Ciao,in sostanza la Sardegna ha diritto ai sette decimi del reddito
fiscale ma da oltre un decennio questo reddito se lo pappa
Romaladrona.Te l'ho strariassunto ma in realta' non e' cosi
semplice.Ti posto un articolo tratto dal sito della regione.(spero di
non aver sbagliato link)
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi a riguardo...in effetti sono un bel
po di soldi e credo che non siano solo 5 miliardi.
Cagliari, mercoledì 19 ottobre 2005, sala Giunta"Buon pomeriggio e
grazie di essere venuti. Volevamo aggiornarvi su quello che sta
accadendo in materia di entrate. Voi sapete che a luglio il consiglio
ha approvato all'unanimità un ordine del giorno che sosteneva e
incoraggiava il lavoro della giunta nel confronto tecnico con lo
Stato, e che riguardava la verifica dei conti e la richiesta del
puntuale adempimento di tutto quanto previsto dall'art. 8 del nostro
Statuto. A quell'ordine del giorno ha fatto seguito un'importante
attività dell'intera commissione bilancio della Regione. I commissari
sono stati a Roma e hanno discusso con la commissione bilancio della
Camera e del Senato, i quali hanno apprezzato il lavoro svolto dai due
organi della Regione. Successivamente è proseguito il confronto
tecnico con la ragioneria generale dello Stato. È stato aperto un
tavolo tecnico e c'è stato uno scambio di dati e di corrispondenze.
Purtroppo il fatto che sia cambiato il Ragioniere generale dello Stato
non ha semplificato le cose: perché, se da un lato un processo era
stato ormai ben avviato, dall'altro siamo arrivati ormai a un punto
chiaro, e cioè che bisogna ripartire da questo documento che è alla
base della nostra discussione.
Voi già sapete che abbiamo rivisto tutti i dati che vanno dal 1991 al
2003, cioè da quegli ultimi dati che sono a noi certi e disponibili.
Abbiamo verificato che in questi 12 anni il prodotto interno lordo
della nostra Regione è andato in maniera quasi uguale al prodotto
interno lordo dello Stato, o meglio, che si è scostato di un punto e
mezzo. Dal 1991 al 2003 il prodotto interno lordo dello Stato è
cresciuto di 20,3 e quello della Regione del 18,8: un punto e mezzo.
Ciò vuol dire che la base imponibile della Regione e dello Stato sono
cresciute in maniera pressoché identica. Però, mentre le basi
imponibili della Regione e dello Stato sono cresciute in maniera
pressoché identica, l'Irpef dello Stato è cresciuto del 38% e l'Irpef
della Regione è cresciuta del 1,9 %. La cosa importante è che questi
non sono più dati prodotti da noi o dalla commissione bilancio, ma
dati ormai che sono stati verificati dalla Regione e dalla ragioneria
generale dello Stato. Quindi, il lavoro che è stato fatto in questi
mesi è stato produttivo. C'è stata qualche piccola differenza: noi
dicevamo che la nostra Irpef era addirittura scesa del 1%. Sono state
allora fatte delle verifiche, degli aggiustamenti. In realtà loro
hanno certificato che - ci hanno scritto una lettera a settembre, con
la quale ci dicono che in effetti si riscontra un'anomalia - l'Irpef
della Regione è cresciuta del 1,95% contro il 38% dello Stato. Ciò
vuol dire che, tolto quel 1,5% di differenza sulla base imponibile,
che riporterebbe il dato dello Stato a 37, ci manca il 35% di
crescita.
E allora, se tenessimo per buono il dato del 1991 - naturalmente il
dato non è buono perché probabilmente mancavano dei soldi già lì - ci
mancano nel 2003 circa 380 milioni. E questo all'anno naturalmente.
Vorrà dire che per il 2003 ce ne mancano 380, per il 2004 ce ne
mancano 400, per il 2005 magari 410 e così via - questo sempre che si
tenga per buono il dato del '91 - ma non è detto che il dato sia
buono-. Quindi, stiamo parlando solo di Irpef, di un dato importante
che ci manca: di circa 380, 400 milioni di euro per l'anno 2005 e, a
maggior ragione, per l'anno 2006, anno di cui si occupa l'attuale
legge finanziaria in discussione. Ugualmente dicasi per l'analisi
fatta insieme alla ragioneria generale dello Stato. Vi tralascio qui
tanti dettagli che riguardano l'Irpef: ad esempio il fatto che,
contrariamente a quanto previsto dallo Statuto, non ci stiano
riconoscendo le imposte sostitutive dell'Irpef, e cioè le imposte che
noi paghiamo per i buoni del tesoro o per le azioni o per altre mille
imposte sostitutive che son diventate una parte sempre più importante
dell'imposta sui redditi delle persone. Seppure abbiano un nome
tecnicamente diverso, si tratta sempre di un modo diverso di tassare i
redditi delle persone e delle società. Quindi, pur tralasciando questa
roba, sono 380/400 milioni.
Ma c'è dell'altro: rimane da chiarire dove siano gli errori. Noi
abbiamo provato a suggerire qualche filone di indagine. Abbiamo detto
che, per esempio, in Sardegna c'è una quantità importante di aziende
che non sono domiciliate fiscalmente qui in Sardegna. Nonostante ciò,
queste aziende hanno in Sardegna molti dipendenti e sono sostituti
d'imposta per questi dipendenti: versano sì l'Irpef per conto dei loro
dipendenti, ma magari la versano a Milano, perché hanno la sede
principale lì, a Milano. Si tratta di dipendenti di una banca o di
dipendenti dell'Enel. Abbiamo chiesto a luglio di fare un'indagine
campionaria al ministero delle entrate. La scorsa settimana ci è
arrivato un documento dal ministero delle entrate che ha verificato 20
nomi, così, presi in maniera del tutto casuale. E in effetti tra
questi 20 nomi per oltre il 25% si sono dimenticati di citare che
stanno pagando l'Irpef dei dipendenti della Sardegna. Quindi oltre il
25% di queste società hanno dipendenti in Sardegna, dipendenti che
sono cittadini di questa Regione, che pagano l'Irpef. Ma il fatto è
che questa Irpef è andata nelle casse di altre regioni, invece di
andare nelle casse della nostra Regione. Il dato è oltre il 25% in
numero, ma se andiamo a vedere la dimensione, questa è anche più
importante.
Quindi, gli errori sono stati certificati. Gli errori esistono e sono
del tutto evidenti. Sono questi errori che non sono imputabili a noi,
ma alle diverse amministrazioni dello Stato. Vanno facendo sì che
circa 400 milioni di euro di Irpef dei nostri cittadini, milioni che
sono dovuti alla nostra Regione, sono distribuiti chissà dove, forse
ad altre regioni o forse trattenuti ingiustamente dallo Stato. Non
sono soldi che stiamo chiedendo allo Stato; sono soldi che, per legge
costituzionale, sono di questa regione. Sono soldi di questa Regione,
incassati dallo Stato, che lo Stato deve immediatamente trasferire di
nuovo. Sono soldi che lo Stato sta ingiustamente e illegittimamente
trattenendo in questo momento. Quindi, non è che stiamo chiedendo
soldi allo Stato, stiamo chiedendo i nostri soldi allo Stato, soldi
che lo Stato sta trattenendo ingiustamente. Per quanto riguarda l'Iva,
in maniera addirittura più eclatante se possibile, dal 1991 al 2003,
quella incassata dallo Stato è cresciuta del 82%, mentre l'Iva della
nostra regione è diminuita del 11%. Cioè, in termini reali,
considerando il valore dell'euro nel 2005 - nel '91 incassavamo 224
milioni di euro di Iva, nel 2003 ne incassiamo 200 esatti -, ne
incassiamo il 12% in meno. E questo mentre ci saremmo dovuti aspettare
l'82% in più: da 224 avremmo dovuto incassare altri 200 milioni. E
quindi, anche qui, sta mancando una quota importante dell'Iva.
L'articolo 8 del nostro Statuto dice una cosa interessante sull'Iva:
esso dice, diversamente da quanto avviene nelle altre regioni a
statuto speciale, che l'Iva non è da stabilire in misura fissa. L'Iva
dovuta alla Regione Sicilia, per esempio, sono i dieci decimi; quella
dovuta alla Regione Friuli sono gli otto decimi, se non sbaglio;
quella dovuta alla Regione Valle d'Aosta sono i nove decimi. La nostra
invece, per lo statuto, è calcolata in misura variabile di anno in
anno, in modo da assicurare alla Regione i fondi necessari per il suo
normale funzionamento. Cos'è successo con l'Iva? L'abbiamo già detto
tante volte, forse non è il caso di ripeterlo: nel 1994, in maniera
del tutto arbitraria, l'Iva è stata bloccata con un ordine del giorno
del Senato. Il Senato ci ha detto: 'Teniamo ferma quella dell'anno
precedente e incrementiamola solo del tasso d'inflazione programmata'.
Così facendo, anno dopo anno, si verifica che il tasso d'inflazione
programmata è diverso dal tasso d'inflazione reale e che, soprattutto,
essa non tiene conto di quell'incremento del Pil - che comunque c'è
stato e che è di circa il 38% - che è stato sottratto al gettito Iva,
alla nostra compartecipazione Iva.
Ma la cosa ancora più importante, e vorrei attirare la vostra
attenzione su questo, è che dal '91 a oggi le spese della nostra
Regione sono cresciute in maniera enorme. Se ad esempio nel '91 noi
partecipavamo al 5% delle spese sanitarie, mentre oggi partecipiamo al
29% di queste spese, è perché ci sono state trasferite nuove
competenze. Mi pare che il dato delle spese che abbiamo avuto in più
dal 1991 a oggi si aggiri a 1.200.000.000 di euro. Quindi, per quanto
riguarda la sola sanità, per passare dal 5 al 29%, ci sono state
maggiori spese per 600 milioni. Se consideriamo le maggiori spese
anche negli altri settori, esse vanno a 1.200.000.000 euro. Per tali
spese l'aliquota IVA sarebbe dovuta crescere in maniera tale da
garantire la sostenibilità del bilancio della Regione. Date come sono
andate le cose, l'aliquota IVA avrebbe dovuto raggiungere i dieci
decimi, come è successo in Sicilia. Ma invece, l'aliquota non solo non
è cresciuta, ma è passata dal 4 al 2%, dai quattro decimi ai due
decimi, dal 40% al 20%. Noi, già da qualche mese, abbiamo detto che
questa fissazione unilaterale dell'aliquota da parte dello Stato era
incostituzionale. Questo è stato accettato, dopo essere stato
riconosciuto dalla ragioneria generale dello Stato.
In questo momento quindi si sta tecnicamente fissando l'aliquota IVA,
il margine di compartecipazione per l'IVA dovuta alla nostra Regione.
Noi abbiamo chiesto, considerato il momento di difficoltà dello Stato
e considerato diverse altre cose, di portarla ai sette decimi. La
nostra è una richiesta ragionevolissima che comporta, se ripartiamo
dai quattro decimi che avevamo nel 1991, l'aumento di soli tre decimi.
Questo vorrebbe dire un aumento di soli 300.000.000 di euro, data la
base imponibile IVA che c'è nella nostra regione. Un aumento di 300
milioni, quando invece le spese che abbiamo avuto aumentate solo per
la sanità sono di oltre 600 milioni. Quindi, con questo aumento
dell'IVA, non stiamo recuperando nemmeno la metà delle spese
accresciute in campo sanitario. Per cui questa nostra richiesta di
sette decimi è ragionevolissima.
Immaginiamoci per il 2005, allora, la nostra richiesta di oggi: quella
di passare per il 2004-2005, e a maggior ragione per il 2006, alla
compartecipazione per sette decimi. Vogliamo far sì che lo Stato ci
debba, per ognuno di questi anni, 500 milioni di euro. O meglio,
diciamo che per il 2006, ad esempio, ci deve 500 milioni di euro. E
allora, mentre tempo fa dicevamo che forse mancavano circa 600 milioni
di euro, quando ne parlavamo in consiglio regionale, ora diciamo che
finora mancano almeno 900 milioni di euro all'anno tra Irpef e Iva:
diciamo 500 milioni di euro di Iva e 400 milioni di euro di Irpef -
380/400 milioni di Irpef -. Si tratta qui non di soldi da chiedere
allo Stato, ma di soldi che lo Stato ci deve restituire. Soldi che
sono già nostri. Soldi che ci sono dovuti sulla base di uno statuto di
cui questa regione già gode, di uno statuto che è costituzionale.
Questo è quello che, nella breve audizione avuta in consiglio dei
ministri, io ho detto loro, al presidente Berlusconi, a Tremonti e a
tutti quanti, e dai quali non ho avuto ancora nessuna risposta.
In seguito abbiamo continuato la discussione con la ragioneria
generale dello Stato e siamo arrivati veramente al punto. La
ragioneria generale dello Stato ci ha mandato una lettera in cui ci
dice: "Ma qual è il significato della dizione 'normale
funzionamento'?" Ieri gliel'abbiamo spiegato: abbiamo detto che c'è
una giurisprudenzaalla corte costituzionale, già del '59, che concerne
la Regione Sardegna e che dice che il 'normale funzionamento' riguarda
tutti i servizi che l'Istituto regionale è chiamato a dare sulla base
dello statuto delle sue leggi. Il 'normale funzionamento' non
comprende le spese degli impiegati. Quindi, stiamo parlando di soldi
dovuti. Allora io capisco, comprendiamo tutti il momento di
grandissima difficoltà dello Stato, il momento di grandissima
difficoltà della situazione finanziaria. Nondimeno segnalo due cose.
Primo: che i conti dello Stato devono essere risolti attingendo alle
risorse dello Stato, e non alle risorse che già sono della Regione
Sardegna; secondo: che risolvere i conti dello Stato non può essere
fatto sulla base delle risorse perché esse non sono più dello Stato,
ma della Sardegna. E allora ho richiamato il consiglio dei ministri, e
ora stiamo richiamando la ragioneria generale. E anche oggi ho
chiamato il sottosegretario Letta, che mi ha detto che ne parlerà e
che mi farà sapere a breve. Ha detto che ne parlerà col presidente del
consiglio dei ministri, in maniera che lo statuto, e quindi la
Costituzione, un pezzo della Costituzione italiana, sia pienamente
rispettata.
Poi, possiamo anche comprendere i problemi, siamo anche disponibili a
discutere, a fare in modo di trovare una soluzione per il pregresso;
ma dal 2006, da oggi in poi, noi vogliamo poter contare su tutte le
nostre risorse. Non abbiamo un pezzo di statuto per il quale la
Regione Sardegna abdica e distribuisce graziosamente alle altre
regioni o a chissà chi. Una possibilità che abbiamo discusso anche col
ragioniere generale dello stato è: tutto questo indebitamento che è
esploso negli ultimi anni è esploso anche perché effettivamente è
mancato il gettito. Noi abbiamo fatto il possibile l'anno scorso, lo
sapete: in un solo anno abbiamo dimezzato il deficit. Quest'anno
faremo ancora un passo successivo. E cioè: noi ci siamo comportati
nella maniera migliore tra tutte le regioni italiane, però è chiaro
che molto di quel debito, che è stato accumulato negli anni scorsi, è
dovuto anzitutto al mancato trasferimento di entrate dovute. E allora
sarà difficile che lo Stato abbia tre miliardi o oltre da
restituirci.
Però quello che stiamo chiedendo, e quello che è possibile, è:
considerare che, comunque, all'interno della contabilità di Bruxelles
il debito della Regione equivale al debito dello Stato, cioè, al
debito del settore pubblico allargato. Lo Stato in questo modo può
farsi carico dei debiti dell'amministrazione regionale senza che
questo infici minimamente nei conti dello Stato. E allora vi
chiediamo, magari, come minimo, che lo Stato si assuma l'onere di
questo debito, l'onere di ripagare questo debito. Abbiamo visto che
l'assunzione degli oneri delle rate di ammortamento di questo debito è
stata studiata in un altro caso. Allora, purtroppo come ho detto, la
discussione con la ragioneria generale dello Stato è durata più tempo
di quanto ci aspettassimo. Ritardi dovuti al cambiamento del
Ragioniere, al cambiamento del ministro dell'economia.
Ora comunque, ormai, c'è una legge finanziaria. La legge finanziaria
sta per arrivare in Senato, sta per essere discussa. E non solo noi
non vorremmo che nella legge finanziaria del 2006 non si dicesse nulla
sulle quote già dovute alla nostra Regione per il passato, ma non
vorremmo neanche che si pensasse di non darci le quote di gettito
dovute alla nostra Regione, e che non si restituissero le quote dovute
anche per il 2006. Allora, sicuramente il governo presenterà un maxi
emendamento. E' assolutamente necessario che questo maxi emendamento
contenga anche le ragioni della nostra Regione. Questo maxi
emendamento non può trascurare il fatto che c'è del gettito fiscale
che non è dovuto allo Stato - che non appartiene allo Stato, ma alla
nostra Regione - e non può trascurare il fatto che ci deve essere
restituito, immediatamente. E allora, questa è una battaglia che
appartiene a tutta la regione. Non vorrei dire nemmeno che essa
appartiene alla politica regionale perché essa appartiene a tutta la
regione: agli enti locali, ai sindacati, alle categorie produttive.
Appartiene a tutti quanti. Appartiene al consiglio regionale, alla
giunta. Appartiene a tutti indistintamente. Tutti indistintamente
abbiamo già dato un segnale di unità, con l'ordine del giorno
approvato in consiglio regionale. Credo che tutti dobbiamo stare uniti
al massimo in questi giorni, tutti, tutte le forze politiche, per
portare a casa un risultato che è di tutta la regione, di tutta la
regione. E di nessuno in particolare. Nessuno è escluso. Bisogna fare
in modo che la finanziaria del 2006 preveda quanto è dovuto alla
nostra regione.
Io ho chiesto di incontrarci domani a Roma insieme, tutti noi, tutti i
parlamentari sardi, anche quelli che non sono eletti in Sardegna,
parlamentari di centro destra ancor più che di centro sinistra, in
maniera da farci portavoce dei nostri diritti. Peraltro segnalo una
cosa, che ci aiuta anche a capire: la formidabile pressione fatta
dalla Regione Sicilia che, perché regione più grande, perché regione
che magari ha relazioni migliori col governo, ha incontrato
Berlusconi. L'ha incontrato oggi alle due del pomeriggio e l'ha
incontrato accompagnato da due ministri siciliani: dal capogruppo di
Forza Italia al Senato e dal ministro delle regioni La Loggia. Oggi
gli mando una lettera e chiedo se accompagna anche me davanti a
Berlusconi. Quindi, questa pressione, che è importante per la Regione
siciliana, spero che sia d'aiuto anche per la nostra Regione. Vorrei
segnalare una cosa: la Regione siciliana, che rivendica il pagamento
delle imposte sulla responsabilità civile auto, sulle assicurazioni
R.C. auto, rivendica anche alcune altre imposte che non sono
certamente pagate. Vorrei dire che sono cose che vanno al di là di
quello che noi abbiamo. C'è da segnalare una dichiarazione importante
del ministro Maroni che dice: 'I siciliani hanno ragione: son soldi
loro e quindi gli debbono essere dati'. Loro chiedono per il pregresso
1.500 milioni di euro, un miliardo e mezzo di euro. Noi ne chiediamo
ormai più di tre miliardi per il passato, ne chiediamo 900 milioni di
euro all'anno. Ma ne sono mancati molti di più, dicevamo, ne sono
mancati molti di più.
Oggi in aula parleremo di statutaria, di statuto. Voglio segnalare che
lo statuto dei siciliani prevede i dieci decimi dell'Iva e i dieci
decimi dell'Irpef. Per restare in tema di dichiarazioni importanti, so
che bisognerebbe dar ragione anche a De Gasperi e allo stesso
Togliatti che invitò, nelle sale delle saline, a prendere quello
statuto che noi non abbiamo preso. Volevo anche segnalare un'altra
cosa, e cioè che la Regione Sicilia, insieme alla Regione Friuli, ha
già depositato in Parlamento le nuove proposte di legge per il nuovo
statuto speciale. L'abbiamo già detto in aula: credo che sia
importante che la Regione Sardegna vada al più presto con la sua
proposta di statuto e che partecipi alla stessa discussione insieme
alla Sicilia, al Friuli, in maniera da fare fronte comune; in maniera
magari da portare a casa qualche risultato in più e magari da portare
a casa qualche differenza in meno rispetto allo statuto della Sicilia.
Domani alle 20 ci dovrebbe essere una riunione, a Roma, a cui
parteciperanno tutti i parlamentari sardi, ai quali ho chiesto di
partecipare compatti. E spero che aderiranno perché questa è veramente
una questione di tutti. Grazie."