Tratto da L'Unione Sarda del 07-01-08
Convegno internazionale sulle conoscenze marinare e i traffici
commerciali: un sistema di torri a guardia delle coste ogliastrine
Fin dal periodo nuragico la Sardegna intratteneva rapporti commerciali
e culturali con il Medio Oriente e i paesi che si affacciano sulla
costa dell'Atlantico mentre gli Shardana erano un popolo di navigatori
intrepidi e competenti.
Favorita dalla natura delle sue coste, l'Ogliastra era costellata di
piccoli e grandi approdi visibili ai naviganti sia di giorno che di
notte grazie ai nuraghe costruiti con un singolare allineamento: da
Cala Luna a Cea fino al porto di Saralapis in territorio di Tertenia.
La prima Conferenza Internazionale sul tema "La Sardegna Nuragica
nella storia delle navigazioni mediterranee" che si è tenuta ieri al
teatro San Francesco di piazza Fra Locci ha avuto il grande merito di
aver rovesciato uno dei luoghi comuni più radicati: il mito negativo
che vuole i sardi storicamente chiusi e diffidenti verso tutto ciò che
viene dal mare.
L'esito delle ricerche condotte da diversi prestigiosi storici e
archeologi in collaborazione con l'Accademia dei Nuraghi e
l'associazione Nura-Culture Mediterranee di Parigi ha dimostrato il
contrario.
Il raggio d'azione dei commercianti e dei marinai sardi dell'epoca è
stato documentato da Pierre Guy Vansis Stephanopulos, l'archeologo
greco-francese che ha effettuato scavi in 17 paesi dell'ambito
mediterraneo e oltre. <<Abbiamo in mano prove scientifiche -sostiene lo
studioso - che dapprima con l'ossidiana ricavata a Monte Arci ed a
seguito con il rame e le ceramiche i sardi commerciavano con regioni
lontanissime>>.Stephanopulos è anche convinto che i nuraghi
costituiscano una forma architettonica più evoluta rispetto al tholos
micenaico ma con destinazione d'uso variabile a seconda dell'orografia
e delle esigenze degli abitanti: per le segnalazioni e la difesa, per
l'osservazione degli astri o come luoghi di culto.
Sul tema più specifico di "Navi, rotte e porti nuragici'" ha parlato
Giangiacomo Pisu comandante di lungo corso e ricercatore . Pisu
sostiene, calcoli alla mano,che le navicelle votive non sono altro che
i modelli in scala delle antiche navi costruite dai nuragici, i quali
dovevano pertanto possedere nozioni evolute di matematica, disegno ed
astronomia. Sul tema "Conoscenza dell'astronomia nelle antiche genti
sarde" ha parlato l'archeoastronomo Gian Nicola Canizza che si è
soffermato su alcuni modelli esemplari di architettura astronomica
come il pozzo di Santa Cristina. I fondali sardi conservano
testimonianze forse più preziose di questo antico popolo di
navigatori, ma non solo. Anche segreti sottomarini, illustrati da
Roberto Barbieri, biologo e ricercatore mentre Eugenio Muroni, sub
della Sovrintendenza di Sassari ha spiegato il valore delle nuove
scoperte a "Cala del vino'' nelle coste di Alghero, destinate a
gettare nuova luce sulla storia dei sardi navigatori. Il pubblico che
ha affollato la Conferenza ha animato il dibattito. Oltre ai temi più
squisitamente legati alla ricerca storica, dagli interventi è emersa
la consapevolezza sul ruolo che la Sardegna e l'Ogliastra sono
destinate a svolgere nel futuro commerciale ed economico del
Mediterraneo. Arriva dal passato l'invito degli antenati a solevare lo
sguardo verso nuove frontiere. Il convegno è stato organizzato dal
Comune di Tortolì e dalla Biblioteca Comunale.
Nino Melis