Sabato 10 maggio scorso, ancora una volta migliaia di Valsusini hanno manifestato contro un altro cantiere TAV: il terzo dopo Chiomonte, San Didero e ora proprio a Susa. Contro l'insistenza di continuare un progetto inutile, il TAV Torino-Lione, con una devastazione immensa del territorio e addirittura con la previsione ora di eliminare anche la Stazione Ferroviaria per lasciar spazio all'uscita del tunnel TAV in quell'area e il collegamento treno per e dalla Valle e Torino!
Sono i Bugia Nen (*)
Coloro che da oltre 25 anni combattono contro tale opera "strategica".
Comunicato del Comitato NOTAV Valsusino
""Il territorio valsusino, da decenni nel mirino degli interessi di governi e partiti di ogni colore che hanno da sempre avuto come unico obiettivo quello di puntare al guadagno dei soliti noti, vede oggi uno scarto in avanti: oltre a dover contrattaccare alle mosse del partito del tav ci si deve attrezzare a fronte di un orizzonte che lo individua come zona sacrificabile sotto tutti i punti di vista. In una fase generale di progressiva crisi e disinvestimento in tutti gli ambiti che riguardano i servizi che dovrebbero garantire la vivibilità di un territorio, il tav diventa doppiamente mortifero, diventa il simbolo tangibile di una dinamica estrattivista che punta a prendere tutto ciò che è possibile da un territorio lasciando dietro di sé abbandono e inaridimento. Nonostante in questi anni non ci sia stato alcun tipo di investimento nel territorio sul piano del welfare, ne sono la testimonianza la chiusura del punto nascite a Susa, gli accorpamenti degli istituti superiori previsti, il rischio di chiusura della stazione ferroviaria, la cattiva gestione del dissesto idrogeologico e degli incendi, l’inquinamento da pfas, ciò che ancora oggi garantisce la vivacità di un territorio è proprio l’aggregazione intorno al no alla mala opera e a tutto ciò che ne consegue. Una valle che ha lottato fianco a fianco per trent’anni oggi rilancia con il chiaro obiettivo di voler difendere un territorio da tutte le conseguenze che il tav porta con sé, opponendosi a una gestione del territorio che ne vorrebbe fare un deserto sociale. Nella giornata di ieri, tremila persone si sono riversate nelle strade di Susa per affermare un forte e determinato “no” alla discarica di smarino e alla chiusura della stazione. Alla marcia erano presenti tantissimə studentə delle scuole superiori insieme ad ancora giovani e meno giovani. Presenti al corteo anche 13 sindaci e rappresentanti delle amministrazioni locali oltre che la Comunità Montana. Una valle intera in marcia per il proprio futuro. La coloratissima marcia popolare ha preso il via dalla Frazione Traduerivi, costeggiando l’attuale zona dell’autoporto e la pista di guida sicura, dove, in base all’attuale progetto è stato installato il cantiere nel quale dovrebbero essere stoccati milioni di metri cubi di smarino provenienti dagli scavi del Tunnel di base dell’Alta Velocità Torino-Lione. Montagne di rocce e terra contenenti materiale nocivo per la salute dei e delle cittadine che andrebbe ad inquinare irreversibilmente tutto il territorio: polveri sottili e fibre di amianto che viaggerebbero nell’aria, PFAS utilizzati nei lavori che si riverserebbero nelle sorgenti e centinaia e centinaia di camion contenenti materiale di scavo contaminato su e giù per la valle da Chiomonte a Susa, da San Didero a Caprie. Nel primo pomeriggio il corteo ha raggiunto il centro di Susa per dare il via ad una serie di azioni dimostrative in alcuni luoghi simbolo della devastazione del paese segusino, dalla stazionall’ospedale, passando per il Comune e i due istituti superiori. Davanti ad ognuno di questi luoghi, comitati, collettivi e realtà presenti hanno voluto evidenziare tutti i disagi che porterebbe con sé l’inizio della cantierizzazione sulla piana di Susa, chiudendoli simbolicamente con del nastro rosso e bianco. Se il progetto dovesse realizzarsi infatti, la stazione verrebbe inevitabilmente posta in disuso e, di conseguenza, ogni abitante della valle perderebbe la possibilità di spostarsi da e verso Susa e di raggiungere l’ospedale e le scuole superiori cosa che, inevitabilmente porterà ad una drastica diminuzione delle iscrizioni e di conseguenza ad un probabile accorpamento del Norberto Rosa e dell’ITIS Ferrari minando così l’autonomia dei singoli istituti e peggiorando la qualità della didattica con l’aumento del lavoro precario e del numero di alunn* per classe. Le ricadute negative sul territorio non si fermerebbero qui. Uno dei rischi più gravi e assolutamente tangibili, sarà l’aumento delle malattie cardiocircolatorie e respiratorie che la discarica di amianto provocherà a causa della diffusione nell’aria di polveri sottili pericolosissime per la salute di tutte e tutti. A fronte di tutto ciò, le risposte dell’amministrazione locale vengono indirizzate, non alla tutela dei e delle valsusin* e alla salvaguardia del territorio, quanto piuttosto al soddisfacimento degli interessi di Telt e della lobby del Tav. Tutto ciò in un quadro in cui la priorità nazionale é sottrarre fondi pubblici alle reali esigenze di popolazioni e territori per investirli in grandi opere, spese militari e riarmo. La marcia di ieri è solo l’inizio di una grossa mobilitazione, partecipata e comunitaria che vuole difendere la propria terra dall’ennesimo disastro di cemento, infiltrazioni mafiose e inquinamento.
Vogliamo una vita dignitosa. Vogliamo vivere in armonia con la Terra."""
(*) ""L'espressione Bugia Nen, avrebbe origine dalle gesta dei soldati sabaudi durante la battaglia dell'Assietta a 2.566 m slsm un significativo episodio della guerra di successione austriaca che ebbe luogo il 19 luglio 1747. In quell'occasione, 4.800 soldati austro-piemontesi si trincerarono in due bastioni e una serie di muri a secco per fermare l'avanzata di 40.000 francesi. Sottoposto a una serie continua di assalti, il comandante generale Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio decise di chiamare a raccolta tutte le truppe a difesa del bastione del Grand Serin[1] ma nonostante l'ordine di ritirata arrivasse per tre volte[2] all'avamposto della Testa dell'Assietta, oggetto di assalti altrettanto violenti, il comandante dell'avamposto Paolo Federico Novarina Conte di San Sebastiano[3][4] (figlio di primo letto della Marchesa di Spigno, sposata morganaticamente da Vittorio Amedeo II prima dell'abdicazione), pronunciò la frase[5]: "In faccia al nemico le Guardie non possono volgere le spalle" [6]e aggiungendo, secondo tradizione, in piemontese “Noiàutri i bogioma nen da sì” cioè "Noi da qui non ci muoviamo"Il risolversi dell'impari battaglia a favore degli austro-piemontesi fece in modo che quella frase diventasse un motto popolare molto diffuso e la parola "bogianen" usata per indicare i piemontesi, con riferimento alla loro testardaggine e risolutezza.
Un Bugia Nen a Scandici - Firenze
fernando r.