MotoMorini una casa motociclistica italiana. Fondata a Bologna nel 1937, ha sede a Trivolzio (PV). Lo stabilimento precedente, occupato dagli anni duemila e lasciato nel maggio del 2014[1], si trovava a Casalecchio di Reno (BO).
Per scelta strategica la societ si posizionata, negli anni duemila, in una nicchia di mercato di alto livello, sia come componentistica che come qualit produttiva: basandosi su un telaio comune e su un propulsore 1200cc, produce infatti artigianalmente[2] con processi industriali, assemblando le moto interamente a mano sia per la rete di concessionari che anche su richiesta dei clienti[3], potendo quindi personalizzare ogni esemplare in stile one-off. Nell'ottobre 2018 la societ Autjann, holding della famiglia Jannuzzelli[4], ne cedette l'intero capitale al gruppo cinese Zhongneng Vehicle Group, che ne divent proprietario[5]. Fra il 2021 e il 2022, il nuovo management muta la mission e la fascia di mercato: cessa la produzione del 1200, subentrando a listino una serie di modelli costruiti attorno a nuovi telai e a un inedito propulsore di 650 cc.
Nel 1925 Mario Mazzetti, che aveva progettato e costruito una moto di 125 cm, la MM 125 cc, prende come socio Alfonso Morini il quale corre e vince per lungo tempo diverse competizioni ufficiali e conquista diversi record mondiali.
Nel 1937 Alfonso Morini decide di intraprendere in proprio l'attivit di costruttore di moto e si fa liquidare da Mario Mazzetti. Viene fondata la Moto Morini - con sede a Bologna, in via Malvasia[6] - che all'inizio della sua attivit si dedica alla costruzione di motocarri e motori, per rispettare l'accordo assunto con l'ex socio Mazzetti di non produrre motocicli.
Nel 1939 la Morini si afferma nel settore con lM610, robusto motocarro con trasmissione a cardano, lubrificazione a carter secco e cambio separato. Ancora una volta la guerra a fermare Alfonso, che si trova costretto a convertire la fabbrica per la costruzione bellica, cosa che continua sino al 1943, quando un bombardamento rade al suolo l'edificio.
Appena finita la guerra la sede viene spostata in via Berti[7]. Alfonso Morini ricomincia subito a lavorare alle moto che ha sempre amato, riprende l'attivit nel 1946 a Bologna in via Berti, e presenta la T125, monocilindrica di 125 cm 2 tempi (ispirata alla tedesca DKW RT 125. un successo immediato. Nel 1947 nasce la T125 Sport.Da ex pilota e valido progettista qual era, essendo le competizioni l'unico mezzo allora esistente di pubblicizzare un marchio, Alfonso Morini non perde tempo e comincia a gareggiare. Gi l'anno successivo, il 1948, Raffaele Alberti si laurea campione italiano Motoleggere pilotando una Moto Morini 125 Competizione. L'anno successivo il successo viene ripetuto con Umberto Masetti. Questa moto, monocilindrica a 4 tempi gi allora capace di girare a 10.000 giri/min, nel Motomondiale 1952 regala i primi successi del Campionato Mondiale nel Gran Premio delle Nazioni e nel Gran Premio di Spagna, grazie a Emilio Mendogni.
Dalla "175" deriva la "Settebello Aste Corte", alla cui guida il debuttante Giacomo Agostini, destinato a divenire un campione di motociclismo, conquista il campionato cadetti nel 1962 e, nell'anno successivo, i campionati italiani di velocit Juniores e della Montagna.
Contemporaneamente Alfonso Morini, Dante Lambertini e Nerio Biavati sviluppano la 250 Bialbero, che nel 1958 vince il Nazioni con Mendogni ed seconda con Zubani. Nel 1960 alla guida della 250 Bialbero arriva Tarquinio Provini, che nei due anni successivi si laurea campione italiano. Nel Motomondiale 1963 la Moto Morini si cimenta nella classe 250 del campionato mondiale, contro le allora imbattibili Honda. Il sogno di vincere il Campionato Mondiale sfuma per per soli due punti, a causa del ristretto budget aziendale che non consente la partecipazione ad alcune gare e ad un banale malanno di Tarquinio Provini all'ultima gara.
Proprio il Corsarino, prodotto e venduto in diversi modelli (Z, ZZ, ZT, Scrambler e Super Scrambler) ininterrottamente dal 1963 al 1977, diventa uno dei modelli pi popolari della casa bolognese. Pur essendo un ciclomotore secondo la normativa italiana, era in realt costruito come una moto vera e propria con telaio a doppia culla e motore a 4 tempi, divenendo ben presto uno dei mezzi pi ambiti dai giovani dell'epoca. Di questa moto venne anche prodotta una versione con motore maggiorato a 60 cm (denominata "Pirate" o "Twister"), per l'esportazione negli USA.
Nel 1970 arriva il progettista, il rinnovatore e l'anima stessa della Moto Morini negli anni a venire, Franco Lambertini, proveniente dalla Ferrari. Spesso indicato come ingegner Lambertini, in realt sostenne solo pochi esami del corso di laurea e, nonostante le inesatte notizie di stampa al riguardo, non aveva alcun rapporto di parentela con l'omonimo tecnico del reparto corse.
Vede cos la luce il nuovo propulsore pronto ad equipaggiare una lunga serie di motociclette che si faranno apprezzare in tutto il mondo per i successivi venti anni. L'architettura scelta quella del bicilindrico a V longitudinale con un angolo tra i due cilindri di 72, un ottimo compromesso tra la soluzione pi equilibrata a V di 90 e quella a V decisamente stretto, pi favorevole in termini di ingombro. La distribuzione ad aste e bilancieri ottimamente si sposa con le valvole parallele, e nei primi anni settanta, assai prima dell'affermazione definitiva delle distribuzioni a 4 valvole per cilindro, una soluzione che permette ancora di ricavare potenze specifiche sufficienti per i motori di serie.A conferma di ci basti ricordare che con poco pi di 100 CV/litro la 350 Morini si rivel la moto pi veloce della sua categoria, rimanendo tale per svariati anni. Questo bicilindrico vantava valide soluzioni, al tempo stesso all'avanguardia ed inusuali per l'epoca, come la cinghia per il comando della distribuzione (primo motore motociclistico al mondo ad impiegare questa soluzione) e la frizione multidisco a secco, prerogativa allora delle moto da competizione.Viene presentato al Salone di Milano del 1971, creando grande clamore.
Negli anni ottanta i vari modelli hanno subito numerosi aggiornamenti, soprattutto stilistici (si veda, per esempio, la 350 K2 del 1983), cercando di emulare le nuove tendenze del sol levante, e via via perdendo l'apprezzata e sobria linea classica italiana, ma riscuotendo in ogni caso un buon successo tra gli utenti pi legati ai contenuti che ai condizionamenti dalle mode.
Ad affiancare la linea delle stradali, nel frattempo ampliata con due monocilindriche da 125 e 250 cm e due bicilindriche da 250 e 500 cm, si decide di approntare una 500 da enduro, la Camel. Questa moto, capostipite di una lunga e fortunata serie (anche nella cilindrata di 350 cm, chiamata Kanguro), dimostr ottime doti e permise agli appassionati del Marchio di emozionarsi nuovamente al suo apparire nelle nuove e seguitissime competizioni nel deserto come la Parigi-Dakar o la Sei Giorni 1981 all'Isola d'Elba, dove riscosse un bel successo davanti alle concorrenti Honda.
Riprendendo la narrazione sulla produzione Moto Morini si arriva alla seconda met degli anni ottanta, quando, sempre grazie alla versatilit del suo propulsore, non ha problemi a seguire le nuove tendenze del mercato che vedono un calo nel settore enduro a favore dei modelli di stile U.S.A. conosciuti come Custom. Nasce cos una nuova coppia di modelli, si tratta delle Excalibur nelle versioni 350 e 500 cm che diventano cos le moto di punta della produzione Moto Morini.
Nel 1989 vengono poi presentate le New York, sempre declinate nelle stesse due cilindrate, dalla linea meno estrema ma anche pi piacevole. Sempre in questi anni da un restyling delle precedenti Camel e Kanguro XE nasce l'ultima enduro della casa bolognese, la Coguaro, che non ebbe una grande diffusione.
Queste moto montano l'ultima evoluzione del bicilindrico bolognese, con cilindri a canna integrale trattata al nichel carburo di silicio ed un efficace motorino d'avviamento posto davanti al basamento, poich la soluzione adottata nelle precedenti versioni era critica e poco efficace.
Questa versione del propulsore equipaggia nel 1988 anche l'ultima 350 stradale, la Dart (costruita per i mercati esteri anche nella versione da 400 cm) dalla linea piacevole ma impersonale, visto che la nuova propriet Cagiva si limitata a montare nella ciclistica della sua Freccia 125 il bicilindrico Moto Morini.
Il responsabile tecnico Franco Lambertini nella seconda met degli anni ottanta aveva progettato un nuovo motore, ancora una volta dall'architettura modulare, con cilindrate previste di 350, 500 e 750 cm, a due cilindri a V di 67 longitudinale, distribuzione monoalbero a catena con 4 valvole per cilindro e raffreddamento a liquido (l'albero motore aveva i perni di biella disposti in modo da farli lavorare come un V di 90 a perno unico per ridurre al massimo le vibrazioni).
Il prototipo di 720 cm erogava 86 CV a 7200 giri. La direzione Cagiva si dimostr disinteressata a questo nuovo propulsore, affossando definitivamente ogni speranza di rilancio del marchio.Franco Lambertini decise cos nel 1989 di lasciare la Moto Morini in favore della Gilera del gruppo Piaggio.
Il marchio, inutilizzato, subisce una serie di passaggi di propriet. Inizialmente segue il destino di Ducati che - nel 1996 - era stata ceduta dai Castiglioni al gruppo statunitense TPG Texas Pacific Group. Successivamente viene acquisito - nell'aprile 1999 - dalla Moto Morini s.p.a., azienda di nuova costituzione, fondata dalla famiglia Morini, azionista della Morini Franco Motori s.p.a. che opera dal 1954 nella progettazione e costruzione di motori per motocicli, congiuntamente a Gianni, della famiglia Berti, industriali dell'elettronica di consumo con il marchio Sinudyne dal 1946.[10] Dopo tale operazione finanziaria i marchi Moto Morini e Morini Franco Motori seguiranno le stesse sorti aziendali: praticamente la nuova gestione user in futuro solo marchio e logo di Moto Morini nella fabbrica dove prima si producevano le motociclette marchiate Morini Franco Motori.
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