Fw: Carcere: lettera aperta al Presidente Monti [Numero 37 - Venerdi' 9 novembre 2012]

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Nov 8, 2012, 4:12:38 PM11/8/12
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Sent: Thursday, November 08, 2012 8:34 PM
Subject: Carcere: lettera aperta al Presidente Monti [Numero 37 - Venerdi' 9 novembre 2012]

la Newsletter di Fuoriluogo

La newsletter di Fuoriluogo
Anno XI - Nuova serie, Numero 37
09/11/2012

In questo numero

Con il voto storico di Colorado e Washington l'America sembra voltar pagina. Per la prima volta dall'avvio della war on drugs si introduce un sistema per la regolamentazione legale della canapa. In Olanda invece il nuovo governo ha raggiunto un compromesso (al ribasso) sul wietpas: il divieto agli stranieri sarà "concordato" con le autorità locali.

In Italia invece siamo ancora qui a tentare di far uscire i tossicodipendenti dalle carceri. Sì, proprio quelli che secondo Giovanardi non ci sarebbero mai entrati e per i quali Serpelloni starà elaborando l'ennesimo progetto... Così è partito un digiuno a staffetta ed una lettera aperta al Presidente del Consiglio Mario Monti per chiedere alcune modifiche urgenti alla legge Fini-Giovanardi, alla ex Cirielli e alle norme sulla recidiva.

Per decreto, e subito.

 

In copertina

Lettera aperta al Presidente Monti e ai Ministri Severino e Riccardi

mario-monti.jpg

Lunedì 22 ottobre è iniziato un digiuno collettivo che coinvolgerà decine, forse centinaia, di esponenti delle associazioni che si occupano di giustizia e del carcere, del volontariato, di avvocati e di operatori penitenziari, di garanti dei diritti dei detenuti e di esponenti della società civile: in una lettera aperta le richieste al Governo.

Aderisci anche tu alla lettera aperta. Per aderire al digiuno scrivi a dig...@francocorleone.it.

Carcere e democrazia. Franco Corleone spiega i motivi del digiuno su il Manifesto.

In Primo Piano

L'America volta pagina. Sì alla canapa ricreativa.

colorado-washington-marij-008.jpg

Colorado e Washington non sono solo i primi stati americani, ma anche le prime giurisdizioni nel mondo ad approvare un regime di regolamentazione, tassazione e controllo della marijuana simile a quello applicato all'alcol. Un fatto storico, che speriamo possa travolgere anche quel che resta del proibizionismo nostrano.

Le forze del ordine

itardd.gif

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di ITARDD (Rete Italiana Riduzione del Danno) sull'assalto al Rave party di Cusago da parte delle forze dell'ordine meneghine sabato scorso.

Addio Wietpas (almeno ad Amsterdam)

Eberhard-van-der-Laan.jpg

"Sappiano i turisti che saranno ancora i benvenuti nei coffeeshop di Amsterdam": così il sindaco di Amsterdam Eberhard Van Der Laan ha anticipato la decisione della coalizione "violetta" sui Wietpas. Pronta smentita del Ministero della Giustizia Opstelten, che però secondo le indiscrezioni dovrà piegarsi ad una contrattazione con le amministrazioni locali. Massimiliano Sfregola per le cronache dal nuovo fronte occidentale. Commenta sul blog di fuoriluogo.it.

ENCOD: l'UE deve dare priorità alla riduzione del danno

Eu_Commission.jpg

ENCOD – la coalizione europea di associazioni, operatori, cittadini e consumatori che lotta per una radicale riforma delle politiche comunitarie sulla droga, lancia un appello in vista del varo della nuova strategia comunitaria sulle droghe. Questo il loro comunicato.

No al taglio dei docenti nelle comunità terapeutiche

Don Zappolini: “Il Governo cancelli la norma prevista nella legge di stabilità”

Nota a Margine

Severino&Rocco

L'iconoclasta torna sul'apologia del Codice Rocco fatta in Parlamento dal Ministro alla Giustizia Severino.

Alfredo_Rocco.gifEcco lo stenografico del 17 ottobre 2012 al Senato sul disegno di legge sulla corruzione:

Mi fa piacere che sia stato ricordato un ritorno al codice Rocco, perché, vedete, esso rappresenta ancora oggi un faro di civiltà giuridica. E’ considerato in altri Paesi europei ed extraeuropei un codice tecnicamente perfetto, un codice che, una volta epurato di alcune normative che erano legate al periodo fascista, a tutt’oggi, non solo è in vigore ma viene applicato con dei risultati straordinariamente positivi. Ho allora molto rispetto del nostro codice. Il codice Rocco è adottato in tantissimi Paesi, addirittura con delle norme che ancora oggi sono all’avanguardia: pensate all’obbligo giuridico di impedire l’evento come regolamentato nel codice Rocco e come invece previsto in altri  ordinamenti europei, in modo tale da richiedere interventi terribilmente incisivi. Di questo codice sono personalmente orgogliosa, perché è stato redatto da chi, essendo un tecnico e vivendo in un  periodo estremamente negativo nella sua significatività, ha saputo mantenere la barra del timone dritta e costruire un codice valido tecnicamente, tant’è che ancora oggi, a decenni di distanza, è in vigore”.

L’avv. Paola Severino dimostra una crassa ignoranza storica. Rocco era certo un insigne giurista ma era anche un politico, esponente del movimento nazionalista, direttore della rivista “Politica”, prima del fascismo. Il codice penale che porta il suo nome rappresenta il fondamento teorico dello stato etico e della dittatura, cioè del fascismo.

Basta leggere la biografia di Mussolini di Renzo De Felice per comprendere il ruolo fondamentale nella costruzione del Regime.  

La rubrica su FL sul Manifesto

L’Agenzia Tossicodipendenze di Roma ci riprova

Stefano Regio, Cooperativa Il Cammino, per la rubrica di fuoriluogo su il manifesto del 24 ottobre 2012.
Dossier sui servizi Act su www.fuoriluogo.it.

act-sede.jpgCi risiamo: ancora una volta l’Agenzia Capitolina per le Tossicodipendenze penalizza le cooperative storiche nell’affidamento dei servizi per le dipendenze da sostanze psicoattive. La storia si ripete dal Febbraio 2011, quando l’assessore alla famiglia con delega all’Act, Gianluigi De Palo, in seguito alle molte proteste ritira i bandi emessi a dicembre 2010 relativi al Nuovo Quadro dei Servizi Cittadino, salvo riemetterli pochi mesi dopo senza sostanziali differenze. Il risultato delle gare espletate coi criteri di questi bandi, nel febbraio 2012, è la cancellazione di tutte le realtà storiche che, in alcuni casi da più di venticinque anni, gestivano i servizi per le dipendenze: a vantaggio soprattutto di nuove associazioni con scarsa esperienza nel settore ma molto vicine all’area politica del sindaco Alemanno (cfr C. De Angelis, 29/2/2012 in questa rubrica). In marzo, in seguito alle proteste e ai ricorsi al Tar degli enti estromessi, l’Act è costretta a sospendere gli esiti delle gare, ad azzerare la commissione valutatrice, composta in modo irregolare, e a nominare nuove commissioni. Si arriva così al 5 ottobre scorso, quando escono le decisioni della nuova commissione: di nuovo le cooperative che fanno capo al Cnca del Lazio sono tagliate fuori. Alla cooperativa Il Cammino, particolarmente penalizzata nella prima tornata, viene assegnato un punteggio addirittura sotto i 60 punti (il minimo previsto per essere ritenuti adeguati a gestire uno qualsiasi dei servizi messi a bando). Perciò la cooperativa Il Cammino, quella che ha gestito per oltre venticinque anni il Centro Diurno Roma Nord e la Comunità per tossicodipendenti di Città della Pieve, quella che ha visto il proprio modello d’intervento riconosciuto e apprezzato dalla comunità scientifica, quella che dalla sua fondazione si è sempre occupata di dipendenze, proprio quella, è giudicata inadeguata.
Così come a marzo non era credibile che realtà con pluridecennale esperienza, tutte afferenti al Cnca del Lazio, non fossero all’altezza di gestire i servizi, può essere oggi plausibile che alla cooperativa Il Cammino siano attribuiti 56 punti, valore che impedisce l’inserimento in graduatoria per l’affidamento del servizio?  L’accesso agli atti – che, ancora una volta, abbiamo richiesto– potrà far luce non solo sui motivi di tale umiliante valutazione, ma forse anche sulle competenze e sull’esperienza pregressa in materia di dipendenze dei nostri severi giudici. Quanto alla proposta presentata da chi ha vinto la gara, dai documenti già in nostro possesso sappiamo che sono presenti vizi di forma tali da spingerci a presentare un nuovo ricorso al Tar.
Ancora: è accettabile che l’Act, a ridosso della scadenza del mandato dell’amministrazione capitolina e tanto più dopo un iter degli appalti così discutibile, dia in gestione la comunità per ben nove anni al Ceis di Roma, quando tutti gli altri servizi sociali della città vengono prorogati di mese in mese in attesa dell’approvazione del bilancio? Senza contare gli effetti devastanti della vicenda per gli utenti e per gli operatori dei servizi: i primi, costretti a vivere nell’incertezza e nel conflitto, i secondi, privati perfino del giusto riconoscimento del proprio bagaglio di capacità e di esperienza.

Alcol, il limite della legge

Franca Beccaria, Sociologa (Eclectica, ricerca e formazione, Torino) scrive per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 31 ottobre 2012.

no-alcool.jpgMi occupo di aspetti sociali legati al consumo di bevande alcoliche ormai da vent’anni, ma quando mi è stato chiesto un articolo sull’emendamento bipartisan che introduce il divieto di vendita ai minorenni, approvato dalla Commissione Affari Sociali della Camera, sono stata tentata di rifiutare perché la complessità dell’argomento è difficilmente sintetizzabile in un breve articolo.
Comincio sgombrando il campo dagli equivoci. Le evidenze scientifiche indicano chiaramente che i ragazzi dovrebbero astenersi dal consumare bevande alcoliche prima dei 16 anni e gli organismi internazionali invitano gli Stati ad assumere politiche che riducano l’accessibilità all’alcol, in particolare da parte della popolazione giovanile, anche attraverso la regolamentazione dell’età consentita per l’acquisto di bevande alcoliche. Non si può inoltre non pensare alla responsabilità di chi vende alcolici davanti a notizie come quella di un sedicenne che ha rischiato di morire, abbandonato per strada dagli amici spaventati dal suo stato di coma etilico.
Perché dunque resto perplessa di fronte a questa decisione? Innanzitutto perché in Italia il divieto di somministrare alcolici ai minori di 16 anni è in vigore fin dal 1931 e nel 2011 una circolare del Ministero dell’Interno lo ha esteso alla vendita nei negozi, anche se tale norma è stata, fino a pochi anni fa, totalmente ignorata (nel senso etimologico del termine) non solo dai giovani, ma anche da operatori sociosanitari e gestori di locali pubblici. Solo in tempi recenti è aumentata la conoscenza dell’esistenza della legge, ma non ancora la sua concreta applicazione.
Il primo dubbio è dunque spontaneo: perché, prima di elevare l’età non avviare una politica di controllo sull’applicazione della norma in vigore, valutandone gli effetti?
E’ diffusa la convinzione che a norme più severe e applicate con rigore corrisponda una minore rilevanza del bere eccessivo. Eppure non sempre è così. Gli abusi alcolici tra i giovani nei paesi mediterranei sono infatti inferiori rispetto a quelli di Gran Bretagna, paesi baltici e scandinavi, dove i limiti di età sono più elevati e la norma è applicata con rigore; e non sono superiori a quelli degli Stati Uniti, dove per bere occorre aspettare i 21 anni.
E’ lecito dunque domandarsi quali altri meccanismi di regolamentazione agiscano sui consumi alcolici, nonché quali possono essere gli effetti non previsti delle norme. E’ anche lecito chiedersi come e dove si procurino gli alcolici i tanti ragazzi che si ubriacano regolarmente in paesi dove tale divieto è seriamente in vigore e quale significato assuma il consumo di una sostanza “proibita” rispetto a una legale.
Ritengo dunque che, prima di elevare l’età di accesso all’alcol, sarebbe più opportuno procedere in modo graduale, attraverso una seria applicazione delle norme in vigore, attuando controlli sia nei locali pubblici che nei negozi. Una scelta coraggiosa sarebbe poi quella di investire risorse per indagare quello che recentemente alcuni colleghi scandinavi hanno definito “il mistero italiano”, una cultura del bere che a dispetto di quanto si creda continua a essere molto diversa da quella del resto dell’Europa, al fine di individuare politiche sull’alcol appropriate ed efficaci.

Cannabis pass, si cambia?

Tom Blickman (TransNational Institute, Amsterdam) scrive per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 7 novembre 2012. Testo integrale e speciale coffeeshops su www.fuoriluogo.it.

coffee-shop.jpgDopo le elezioni in Olanda, la nuova coalizione governativa dei liberali-conservatori (Vvd) e dei socialdemocratici (Pvda) ha da poco presentato il programma di governo. Nell’accordo, è abolito il cannabis pass, necessario per entrare nei coffeeshops. Dal maggio 2012, i coffeeshops sono stati trasformati in club privati, cui solo i residenti possono accedere dietro registrazione. Il pass è in vigore solo nei centri del sud, ma dovrebbe essere esteso a tutto il paese dal gennaio 2013.
Anche se il pass è stato abolito, è ancora necessario mostrare la carta d’identità o un certificato di residenza per entrare nei coffeeshops. Continua dunque la vecchia politica del precedente governo di centrodestra, anche se il nuovo accordo di governo specifica che “il principio di residenza sarà applicato in consultazione con i comuni interessati”, in modo da permettere “un approccio su misura” a livello locale. L’accordo ha tutto l’aspetto di un mezzo compromesso fra le posizioni, diametricalmente opposte, dei due partiti di governo, ma la posizione del Vvd, in continuità con la vecchia politica, sembra avere la meglio. L’unico varco sembra consistere nella menzione dell’approccio “su misura”, unica concessione ai sindaci e ai consigli comunali che sono contrari al pass.
I sindaci delle quattro maggiori città dell’Olanda (Amsterdam, Rotterdam, L’Aia e Utrecht) hanno già preso apertamente posizione contro l’estensione a livello nazionale del pass. Il sindaco di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb, ha già detto che il cannabis pass non funziona e non funzionerà mai. Anche il più grande sindacato di polizia ha dichiarato che il pass è una decisione dei politici, senza alcuna attenzione ai problemi concreti.
Quanto al sindaco di Amsterdam, Eberard van der Laan, ha annunciato che non sarà proibito l’ingresso nei coffeeshops ai turisti e di avere un accordo in tal senso col ministro della Giustizia.
Nelle città dove il pass è in vigore, come Maastricht, i coffeeshops hanno visto una caduta verticale di clientela perché gli abitanti sono riluttanti a farsi registrare. Di conseguenza, è aumentato lo spaccio di strada.
Queste difficoltà stanno alla base dell’accordo fra le forze di governo, che sembra spianare la strada all’autonomia delle città più grandi. Ma non c’è ancora niente di definitivo. Al ministero della Giustizia sarà riconfermato Ivo Opstelten, cui si devono le nuove regole. I socialdemocratici in campagna elettorale hanno avversato il pass, sostenendo la necessità di legalizzare l’approvvigionamento ai coffeeshops. Nell’accordo, sostanzialmente hanno ceduto all’approccio “duro” del Vvd.
Il prossimo mese uscirà il rapporto ufficiale di valutazione sull’introduzione del pass, a cura dell’istituto Bonger dell’università di Amsterdam e del Centro di Ricerca e Documentazione del ministero della Giustizia. Dalle anticipazioni emerge una diminuzione di turisti della cannabis, a prezzo però di un aumento dello spaccio di strada e del disordine pubblico, nonché della separazione dei mercati fra droghe leggere e pesanti. Non si sa se il rapporto farà cambiare idea a Opstelten, poco incline a sacrificare il suo populismo sull’altare delle evidenze scientifiche; ma rafforzerà comunque la posizione dei molti sindaci e consigli comunali che si oppongono a continuare l’esperienza.
Per ora, si può dire che l’accordo di governo non ha affatto risolto il problema.

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Da ITARDD

Le forze del ordine

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di ITARDD (Rete Italiana Riduzione del Danno) sull'assalto al Rave party di Cusago da parte delle forze dell'ordine meneghine sabato scorso.

itardd.gifSabato 27 ottobre 2012 circa 1500 persone, riunite per ascoltare musica, sono state esposte a notevoli rischi per la loro incolumità fisica a causa di un pesante intervento repressivo delle forze dell’ordine.
Nello sgombero del rave party di Cusago ancora una volta possiamo vedere come codici culturali  differenti da quelli ritenuti dominanti – come quello espresso da giovani che si autorganizzano per ascoltare musica, vengano repressi con la violenza, e questa e solo questa sia la “politica” che le istituzioni riescono a inventare.

I tentativi di mediazione delle sound system organizzatrici dell’evento – che tra l’altro si erano preoccupate di avere all’interno del rave interventi di prevenzione, riduzione dei rischi correlati all’uso di sostanze e pronto soccorso - non hanno trovato ascolto nel cercare di spiegare alle Forze dell’Ordine che i partecipanti al rave non potevano essere fatti defluire nel giro di pochi istanti, ma che era invece necessario ridurre gradualmente la musica e terminare l’evento per le prime ore dell’alba, per permettere ai ragazzi di lasciare tranquillamente il luogo, usufruendo della luce del giorno.
Al contrario, l’intervento messo in atto dalle forze dell’ordine ha rischiato di provocare danni sia ai partecipanti dell’evento che ad altre persone: molti ragazzi e ragazze sono stati obbligati a mettersi alla guida in un momento in cui sarebbe stato meglio poter usufruire di uno spazio di decompressione dove poter riacquistare la lucidità e la tranquillità necessaria alla conduzione di un mezzo di trasporto: non si intende alludere solo agli stati alterati di coscienza dati dall’assunzione di alcool e droghe ma anche allo stato di agitazione e di shock in cui una persona può sentirsi dopo essersi ritrovata all’interno di una guerriglia, mentre pensava di essere a una festa. Ci sono stati feriti e danni ingenti a strumenti e materiali. I soccorsi sono stati rallentati, le ambulanze tenute lontane.

Come operatori delle dipendenze, esperti di riduzione dei rischi nei luoghi del divertimento giovanile, stigmatizziamo questa scelta politica repressiva, che non fa che ampliare l’area della invisibilità e della
criminalizzazione di comportamenti che nulla hanno di criminale, aumentando insicurezza e rischi.

Stigmatizziamo il fatto che anche l’intervento di Cusago rientra nella sciagurata linea del Dipartimento
nazionale antidroga, che ripetutamente e ufficialmente ha invocato l’approccio repressivo contro le feste non legali invece di preoccuparsi – come dovrebbe – di offrire in quei luoghi - legali o illegali che siano- servizi e interventi utili a metter in sicurezza i contesti e a proteggere i giovani. Decenni di esperienza europea e anche italiana insegnano come gli interventi di riduzione dei rischi siano funzionali in questi ambiti: in Italia faticano ad affermarsi evidenze di questo genere per assurde resistenze ideologiche, ma qui si è passato il segno perché la strategia posta in essere è stata improntata all’incremento dei rischi e solo una causalità di eventi favorevoli ha evitato che alle lesioni seguissero dei lutti… Una ragazza è ora in coma farmacologico, non per un overdose da sostanza psicotropa, non perché abbia causato un incidente sotto l’effetto di alcol, ma perché è stata brutalmente picchiata da chi avrebbe formalmente il compito di tutelarla… non è accettabile. E non è più accettabile che governo e regioni taglino i fondi per interventi mirati alla salute e alla sicurezza dei più giovani, mentre sperperano denaro in operazioni di polizia dannose, rischiose e fuori controllo e in campagne mediatiche solo allarmistiche, terrorizzanti e stigmatizzanti.

Itardd (Rete Italiana Riduzione del Danno) - http://www.itardd.net/

Oltre la Carta

Carcere e droghe in tempi di politiche securitarie

dossier-summer-2012.png

I materiali della Summer School 2012 disponibili on line. Le presentazione dei relatori e il dossier di documentazione in formato pdf.

A Fresh Approach to Drugs

Il rapporto finale della UK Drug Policy Commission. (pdf, inglese, 1,8mb)

La biblioteca di FL

Il delitto della pena

img-delittipena.png

E' uscito in tutte le librerie il volume curato da Franco Corleone e Andrea Puggiotto su pena di morte ed ergastolo, vittime del reato e del carcere.

3° Libro bianco sulla legge FIni-Giovanardi

Alla vigilia della giornata mondiale dell’Onu sull’abuso di sostanze stupefacenti ecco il 3° libro bianco sugli effetti della legge Fini-Giovanardi. Lo studio, giunto alla terza edizione, è curato da Antigone, CNCA, Forum Droghe e Società della Ragione, con l'adesione di Magistratura Democratica, Unione Camere Penali.

Dopo la guerra alla droga

blueprint-cop.pngEcco la traduzione italiana del volume "Blueprint for regulation" a cura di Transform.

Presentazione di Sandro Del Fattore e Giuseppe Bortone, prefazione di Franco Corleone e Grazia Zuffa.

Acquista sul sito dell'editore.

Carcere e droghe in tempi di politiche securitarie

dossier-summer-2012.pngOn line il dossier di documentazione della Summer School 2012 di CNCA, CTCA e Forum Droghe.

L'Agenda di FL.it

Disabili in manette

Il 9 novembre manifestazione a Piazza Montecitorio promossa dai Radicali.

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