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Claudio BUZZONI

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Feb 8, 2011, 3:54:23 AM2/8/11
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Svizzera: Galiwa, una nuova mela dolce, biologica e resistente alla ticchiolatura

Una mela dolce, che fosse anche resistente alla ticchiolatura ancora mancava sul mercato, soprattutto in ambito di coltivazione biologica. Un melicoltore della stazione di ricerca svizzera Agroscope Changings-Wädenswil (ACW) ha sviluppato una mela dotata dei requisiti suddetti e denominata Galiwa, dolce, rossa e resistente alla ticchiolatura.

La nuova varietà di mela avrebbe dovuto essere dolce come la popolare Gala. Secondo colui che l'ha selezionata, Galiwa è davvero dolce, con una bassa acidità, ed è inoltre dotata di un bel colore rosso chiaro. I primi test commerciali si sono svolti quest'inverno, inizialmente in quantitativi limitati, presso Coop Naturaplan, nella Svizzera nord-occidentale.

http://www.biojournaal.nl/nieuws/2011/0128/Appel.jpg

La mela Galiwa è stata selezionata da un semenzaio di migliaia di esemplari. Nel 1992 il produttore ha iniziato il procedimento di sviluppo della nuova varietà. L'ACW indica risultati e riscontri finora positivi e anche l'Istituto di ricerche dell’agricoltura biologica (FiBL) di Frick (Canton Argovia) ha reso noto il suo interesse. Perciò non resta che introdurre ufficialmente la varietà sul mercato.


Autore:
Maria Luigia Brusco

Via libera per marchio DOP al Carciofo spinoso di Sardegna

http://www.freshplaza.it/../images/2010/0422/carciofo_spinoso.jpgCon la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, il Carciofo spinoso di Sardegna può fregiarsi del marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta). Fino all'iscrizione nel Registro delle denominazioni d'origine protette, il carciofo, tra i prodotti più pregiati e apprezzati dell'agro-alimentare isolano, poteva godere della protezione transitoria che consentiva di commercializzare il prodotto come Dop ma solo sul territorio nazionale .

"Con l'ultimo passaggio della pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea il marchio Dop per il carciofo spinoso vale su tutti i Paesi Ue - commenta l'assessore regionale dell'Agricoltura Andrea Prato - e ora possiamo dire di aver concluso una procedura che per troppi anni era rimasta bloccata. Grazie però al lavoro di squadra, del ministero delle Politiche agricole, del Consorzio di tutela, dell'assessorato e delle Agenzie Laore e Agris, siamo riusciti a ottenere il marchio per una delle produzioni più caratteristiche del nostro agroalimentare. Si tratta di un primo ma fondamentale passaggio per valorizzarne la produzione, proteggere la sua specificità da abusi e imitazioni, dare valore aggiunto sia all'agricoltore che al consumatore finale".

Ora sono ben 7 le produzioni a marchio di origine (Dop e Igp) in Sardegna. Nell'Isola la superficie coltivata a carciofo (tutte le varietà) è pari a circa 11.000 ettari (circa 1.000 dedicati al carciofo Dop, con una trentina di aziende che lo coltivano). Sassari, Cagliari e Medio Campidano sono, nell'ordine, le prime tre province. Da una recente indagine, è emerso inoltre che lo Spinoso sardo è la varietà preferita dagli italiani per il consumo a crudo, sia per il suo gusto che per le proprietà nutrizionali e depurative.

Fonte: www.agi.it

 

Si potra' stabilire, gia' nelle piantine da seme, se le uve saranno aromatiche

Uva, individuato il gene dell'aromaticita'

 

I ricercatori dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige hanno scoperto il gene che determina l’aromaticità delle uve e sviluppato un metodo basato sul DNA che stabilisce con molta precisione se una vite può produrre uve aromatiche oppure neutre. Le numerose piantine ottenute da seme nei programmi di miglioramento genetico potranno così essere selezionate senza dover aspettare che la vite entri in produzione.

 

Si tratta del gene DXS e il gruppo di genomica applicata del Centro ricerca e innovazione ha associato le sue variazioni alle caratteristiche aromatiche di 150 vitigni che producono uve a diversa intensità aromatica contenute nella collezione dell’Istituto Nazionale di ricerca agronomica di Montpellier.

 

La ricerca, pubblicata recentemente sulla rivista BMC Plant Biology dal ricercatore Francesco Emanuelli e altri membri del gruppo, ha evidenziato che il cambiamento di un amminoacido nella proteina codificata dal gene è responsabile dell’accumulo di monoterpeni nella bacca di uva e dunque della comparsa del tipico aroma moscato nelle piante che portano la variazione genetica.

 

Un’applicazione immediata di questo risultato sarà la valutazione precoce di nuove varietà prodotte dalle attività di miglioramento genetico classico e, infatti, i ricercatori hanno già sviluppato un metodo rapido per lo screening dei semenzali. La coordinatrice del gruppo genomica applicata alla vite, Stella Grando, spiega che il test del DNA, estratto da un piccolo lembo fogliare della piantina appena germinata, indica con precisione se l’uva di quella pianta avrà l’aroma moscato o meno.

 

Combinato con altri test molecolari che predicono, per esempio, il colore e la resistenza a certe malattie, questo approccio permette di scartare la maggior parte delle piante ottenute dagli incroci ai primissimi stadi di sviluppo, concentrando l’attenzione sugli individui che garantiscono le combinazioni dei caratteri desiderati per le varietà del futuro, con una notevole riduzione di costi, spazi e tempi.  

 

Anche nei cloni aromatici di certe cultivar coltivate in Trentino, come Traminer e Chardonnay, si è potuto dimostrare che è importante la forma del gene DXS. Oltre a questi risultati, il confronto delle sequenze genomiche ha suggerito l’ipotesi che i vitigni Moscati discendano da una pianta in cui in passato è comparsa casualmente la mutazione del gene DXS.

 

Contatti:

Istituto Agrario di San Michele all'Adige

Via Edmund Mach, 1

38010 San Michele all’Adige – Trento

Tel. 0461 615126

Fax 0461 615161 

E-mail:silvia....@iasma.it

 

 

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