procura alle liti da cliente estero

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Corrado Amoroso

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Sep 18, 2009, 10:55:24 AM9/18/09
to legalit
Una società di capitali di un paese aderente alla Comunità Europea mi
ha affidato una pratica di recupero credito che molto probabilmente
non si chiudera' con una semplice trattativa stragiudiziale.
Mi si pone il problema della procura alle liti: escludo che io possa
farmi firmare all'estero la procura (non sarebbe valida in quanto il
mio potere di autentica non può estendersi oltre i limiti del
territorio nazionale), ma puo' aver valore una procura rilasciata in
italiano da chi non parla italiano? Sara' un dubbio ozioso da venerdi'
pomeriggio, ma non avendo avuto prima d'ora clienti all'estero le
domande si moltiplicano...
Qualche suggerimento?
Saluti.

Corrado Amoroso
Avvocato in Milano

Francesco Paolo Micozzi

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Sep 18, 2009, 11:58:34 AM9/18/09
to leg...@googlegroups.com
Corrado Amoroso ha scritto:

Il mio suggerimento, basato su un'esperienza relativa, però, ad un
procedimento penale:

Fai la procura in doppia lingua (italiano e lingua del tuo cliente) e
fai autenticare la sottoscrizione del tuo cliente direttamente
all'estero presso un'ambasciata italiana.
cordialità
francesco

--
Avv. Francesco Paolo Micozzi
09128 Cagliari - Via Domenico Cimarosa, 32
tel. +39 070 658 478 - fax +39 070 6851 640
PEC: mic...@legalmail.it
P-blog: www.micozzi.it

Avv. Lanzetti

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Sep 19, 2009, 5:32:34 AM9/19/09
to legalit


On 18 Set, 16:55, Corrado Amoroso <corrado.amor...@gmail.com> wrote:
> Qualche suggerimento?

Mi è capitato per un cliente albanese, gli ho spedito direttamente il
foglio con la procura e gliel'ho fatto autenticare dall'apposito
ufficio in Consolato.

Avv Quadri

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Sep 19, 2009, 8:16:36 AM9/19/09
to legalit
Io di solito mando la bozza della procura nella lingua del cliente,
che il cliente si farà autenticare (ed eventualmente munire di
Apostille, dipende dalla nazione) dal notaio locale, poi quando mi
perviene l'originale faccio fare una traduzione in italiano asseverata.

Corrado Amoroso

unread,
Sep 21, 2009, 4:23:21 AM9/21/09
to legalit
Ringrazio per i suggerimenti, mi pare che per evitare di far andare la
cliente all'ambasciata la soluzione piu' lineare pare essere quella di
mandare il testo della procura per farla autenticare e poi integrare
con apostille da un notaio del luogo.
Posto che in ogni caso alla fine farei una traduzione giurata del
tutto, il problema potrebbe essere quello della lingua (ceco).
Molto piu' semplice sarebbe usare l'inglese, ma non so se sia
possibile...

Ultima ipotesi: e se il rappresentante della ditta avesse motivo di
passare da Milano (cosa da non escludersi) e passasse dal mio studio,
basterebbe una procura "normale", magari con testo bilingue italiano/
inglese?

Ringrazio ancora.

Corrado Amoroso
Avvocato in Milano.

Mario Sabatino

unread,
Sep 21, 2009, 4:32:24 AM9/21/09
to leg...@googlegroups.com
Se il cliente firmasse la delega (in italiano) nel tuo studio in Italia non avresti problemi ad autenticarla come fai normalmente. .

Cordialità,

Mario 



Il giorno 21 settembre 2009 10.23, Corrado Amoroso <corrado...@gmail.com> ha scritto:


Ultima ipotesi: e se il rappresentante della ditta avesse motivo di
passare da Milano (cosa da non escludersi) e passasse dal mio studio,
basterebbe una procura "normale", magari con testo bilingue italiano/
inglese?

Ringrazio ancora.

--
-----------------
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Piazza Risorgimento 14
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Patrizio Menchetti

unread,
Sep 22, 2009, 2:31:22 AM9/22/09
to Gruppo legalit
Il fatto che il notaio possa autenticare o meno atti in lingua
straniera dipende dalla legge notarile del paese (ammesso che
repubblica ceca ci siano i notai ovviamente, ma credo di si'). Dal
punto di vista pratico in ceco o in inglese cambia poco, dato che
come diceva giustamente la collega Quadri occorre produrre la
traduzione asseverata in italiano, ed a Milano non dovresti avere
nessuna difficolta' a trovare qualcuno che ti traduce dal ceco (alle
brutte puoi chiedere al consolato). Personalmente nel caso in
questione eviterei di autenticare procure ad litem.

On 21 Sep 2009 at 9:09, Gruppo legalit wrote:

> Data: Lun 21 Set 2009 01:23
> Da: Corrado Amoroso

>
>
> Ringrazio per i suggerimenti, mi pare che per evitare di far andare la
> cliente all'ambasciata la soluzione piu' lineare pare essere quella di
> mandare il testo della procura per farla autenticare e poi integrare
> con apostille da un notaio del luogo.
> Posto che in ogni caso alla fine farei una traduzione giurata del
> tutto, il problema potrebbe essere quello della lingua (ceco).
> Molto piu' semplice sarebbe usare l'inglese, ma non so se sia
> possibile...
>

> Ultima ipotesi: e se il rappresentante della ditta avesse motivo di
> passare da Milano (cosa da non escludersi) e passasse dal mio studio,
> basterebbe una procura "normale", magari con testo bilingue italiano/
> inglese?
>
> Ringrazio ancora.
>

> Corrado Amoroso
> Avvocato in Milano.


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Patrizio Menchetti
Avvocato au barreau de Milan / bij de balie te Milaan, établi à
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Mario Sabatino

unread,
Sep 22, 2009, 5:46:34 AM9/22/09
to leg...@googlegroups.com
> brutte puoi chiedere al consolato). Personalmente nel caso in
> questione eviterei di autenticare procure ad litem.
>

Eviteresti quindi di autenticare la procura firmata dal cliente ed
inviata per posta presso lo studio. Giusto poichè la procura sarebbe
nulla.

Pensiamo però al caso di scuola in cui il cliente invia la procura per
posta, l'avvocato l'autentica nel suo studio in Italia ed inizia la
causa o compare in giudizio. Cosa accadrebbe ? La controparte potrebbe
eccepire la nullità della procura, ma nella pratica quali elementi
potrebbe porre a fondamento di tale eccezione ? Infine, ammesso e non
concesso che la controparte riesca a spuntarla sulla nullità della
procura, quali sarebbero le conseguenze processuali ? (quest'ultima è
una domanda retorica, visto che con la recente riforma del 182, 2
c.p.c. l'eventuale nullità può essere sanata senza alcuna conseguenza
vista l'efficacia ex tunc della sanatoria).

Cordialmente,

Francesco Cavaliere

unread,
Sep 22, 2009, 6:17:34 AM9/22/09
to leg...@googlegroups.com
Mario,

a me è capitato proprio questo caso di scuola. Il cliente venezuelano, che
viaggiava spesso in Italia, mi aveva conferito la procura in Italia presso
il mio studio a Roma e io avevo regolarmente autenticato la sua firma. Il
collega di controparte aveva eccepito la nullità della procura sul
presupposto (non vero) che io non avessi autenticato la firma del cliente
straniero fisicamente presente nel mio studio, ma che mi fossi fatto mandare
un foglio dal Venezuela, ecc.

Alla mia richiesta di provare il fatto negativo che giustificava l'eccezione
e cioè che il cliente non fosse mai venuto a Roma per rilasciarmi la procura
(prova impossibile come tutti i fatti negativi) e cioè il contrario di
quanto io affermavo e che poteva essere provato anche a mezzo testimoni (i
collaboratori di studio), il collega, anche su "invito" del Giudice, non ha
più insistito.

Il punto è che nel mio caso il cliente parlava perfettamente l'italiano.
Credo che se il cliente straniero non parla l'italiano noi avvocati non
possiamo autenticare la firma neanche se viene nel nostro studio, perché mi
sembra che neanche un notaio potrebbe farlo senza traduzione.

Detto questo, il metodo migliore, se praticabile, secondo me è la procura
presso il consolato italiano, perché può essere preparata già in italiano o,
quanto meno anche in italiano, senza bisogno di successive traduzioni e
quindi è già pronta per l'uso. Inoltre, è un documento italiano a tutti gli
effetti, esattamente come una procura notarile di un notaio italiano. In
effetti, i consolati all'esteri svolgono funzioni notarili vere e proprie.

Al contrario, la procura rilasciata presso un notaio locale, quasi sempre
nella lingua locale, richiede poi la Apostille o la legalizzazione della
firma del notaio da parte del Consolato Italiano per poter essere utilizzata
in Italia.

Saluti.
Francesco Cavaliere


CAVALIERE & CAVALIERE, Studio Legale Associato

Avv. Raffaele Cavaliere, Patrocinante in Cassazione - Partner
Avv. Francesco Cavaliere, Solicitor (England and Wales) - Partner

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00196 - Rome, Italy
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-----Messaggio originale-----
Da: leg...@googlegroups.com [mailto:leg...@googlegroups.com] Per conto di
Mario Sabatino
Inviato: martedì 22 settembre 2009 11.47
A: leg...@googlegroups.com
Oggetto: [legalit] Re: procura alle liti da cliente estero

Mario Sabatino

unread,
Sep 22, 2009, 7:48:13 AM9/22/09
to leg...@googlegroups.com
La legge processuale richiede l'autentica della firma e cioè la
certificazione dell'autografia della sottoscrizione del cliente.

Per il notaio il discorso è diverso. Per gli atti pubblici esiste un
preciso obbligo deontologico di verifica che il documento oltre ad
essere legale corrisponda alla effettiva volontà delle parti; per
quanto riguarda le scritture private, in ordine al contenuto delle
quali il notaio potrebbe anche non mettere bocca, c'è a mio avviso un
semplice dovere di prudenza (che peraltro dovrebbe rispettare anche
l'avvocato).

E' chiaro che se l'avvocato facesse firmare ad un cliente un mandato
per una causa e se poi tale atto dovesse risultare viziato nella
volontà si assumerebbe tutte le responsabilità del caso, Tuttavia se
il cliente straniero firmasse una delega in italiano, pur non
conoscendo la lingua ma essendo ben consapevole della natura, del
contenuto e delle conseguenze dell'atto, non ci potrebbe essere a mio
modesto avviso alcun tipo di problema, a parte l'eccezione capziosa
del collega di controparte che nella peggiore delle ipotesi porterebbe
al rinnovo della procura ex art. 182, 2 c.p.c. con sanatoria ex tunc.

Cordialmente,

Mario

Il 22 settembre 2009 12.17, Francesco Cavaliere
<f.cav...@cavaliere-law.com> ha scritto:


>
> Credo che se il cliente straniero non parla l'italiano noi avvocati non
> possiamo autenticare la firma neanche se viene nel nostro studio, perché mi
> sembra che neanche un notaio potrebbe farlo senza traduzione.
>

--

Mario Sabatino

unread,
Sep 22, 2009, 9:50:54 AM9/22/09
to leg...@googlegroups.com
> Detto questo, il metodo migliore, se praticabile, secondo me è la procura
> presso il consolato italiano, perché può essere preparata già in italiano o,
> quanto meno anche in italiano, senza bisogno di successive traduzioni e
> quindi è già pronta per l'uso. Inoltre, è un documento italiano a tutti gli
> effetti, esattamente come una procura notarile di un notaio italiano. In
> effetti, i consolati all'esteri svolgono funzioni notarili vere e proprie.
>

A proposito di procura presso l'ufficio notarile del consolato. Oggi
l'ufficio notarile presso uno stato appartenente all'Unione Europea mi
ha comunicato che le prestazioni notarili sono dovute solo a favore
dei cittadini italiani e che pertanto la mia cliente deve rivolgersi
ad un notaio locale. Questa pratica non mi sembra corretta soprattutto
se consideriamo che si tratta di cittadina dell'Unione Europea.

-

Corrado Amoroso

unread,
Sep 22, 2009, 12:41:07 PM9/22/09
to legalit
> > Credo che se il cliente straniero non parla l'italiano noi avvocati non
> > possiamo autenticare la firma neanche se viene nel nostro studio, perché mi
> > sembra che neanche un notaio potrebbe farlo senza traduzione.

A parte quanto gia' detto dal collega Sabatino riguardo all'estrema
possibilita' di procedere al rinnovo della procura con effetti
retroattivi, non vedo perche' il cliente straniero non possa essere
accompagnato da un interprete di fiducia che gli consenta di
sottoscrivere validamente la procura.
In ogni caso penso provvedero' a far sottoscrivere una separata
lettera di incarico con testo bilingue.

Rinnovo i miei ringraziamenti a tutti per i preziosi spunti forniti.
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