Giovedì 25 Dicembre 2025
NATALE DEL SIGNORE(s); S. Anastasia di Sirmio; S. Eugenia; S. Alberto Chmielowski
NATALE DEL SIGNORE
Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18
Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio
PREGHIERA DEL MATTINO
"Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato". Ecco che l'ingenerato
genera e la Vergine concepisce, il tempio della sua verginità è rimasto
inviolato poiché è Dio che viene al mondo, è la luce stessa che vede il giorno,
il tempo e lo spazio sono trascesi in modo definitivo e quest'oggi è un giorno
che decide del domani. Gesù entrerà nella stanza dove si nasconderanno i
discepoli, pur essendo chiuse porte e finestre, egli entra allo stesso modo nel
nostro mondo poiché la luce vince l'opacità della materia. Luce da luce, Dio
vero da Dio vero! Ormai ti manifesterai quando vorrai e non sarà miracolo ma
semplice realtà della presenza. Che meraviglia fu per noi il Signore! Bambino,
io ti adoro.
ANTIFONA D'INGRESSO
È nato per noi un bambino, un figlio ci è stato donato: egli avrà sulle spalle
il dominio, consigliere ammirabile sarà il suo nome. (cf. Is 9,5)
COLLETTA
O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più
mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa' che possiamo condividere la vita
divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana. Egli
è Dio, e vive e regna con te...
PRIMA LETTURA
Tutti i confini della terra vedranno la salvezza
del nostro Dio.
Dal libro del profeta Isaia 52,7-10
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del
messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion:
"Regna il tuo Dio". Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore
ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. Il Signore ha snudato il
suo santo braccio davanti a tutte le nazioni; tutti i confini della terra
vedranno la salvezza del nostro Dio.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 97)
Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.
Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
SECONDA LETTURA
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Dalla lettera agli Ebrei 1,1-6
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri
per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per
mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale
ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della
sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la
purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei
cieli, diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è
il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto:
"Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato"? E ancora: "Io sarò per
lui padre ed egli sarà per me figlio"? Quando invece introduce il
primogenito nel mondo, dice: "Lo adorino tutti gli angeli di Dio".
Parola di Dio
CANTO AL VANGELO
R. Alleluia, alleluia.
Un giorno santo è spuntato per noi: venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
R. Alleluia.
VANGELO
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo
a noi.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli
era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di
lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la
luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno
vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come
testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo
di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel
mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è
stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra
i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato
potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali,
non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati
generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi
abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene
dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e
proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me,
perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia
su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità
vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio
unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.
OMELIA
E' nato! Nasce oggi per noi. È vivo tra noi. Il Verbo si è fatto carne. Dio è
diventato uomo, è il più piccolo di noi. L'ha accolto prima il seno verginale
di Maria, ora una grotta e una mangiatoia. Vuole immergersi così nelle viscere
della terra, nel nostro mondo. Chiede accoglienza e un po' di calore umano.
Vuole scuoterci dal nostro torpore e dalle nostre assurde distrazioni. Viene ad
operare un recupero totale della nostra umanità. Vuole distoglierci dalla
antica e perenne tentazione di poter agire senza di Lui o contro di Lui. Egli
sa che la vera miseria che ci opprime consiste nell'aver perso la nostra
primitiva identità: non siamo più in grado di comprendere e vivere la nostra
figliolanza e la nostra fraternità divina. Ci ritroviamo estranei e pellegrini
senza meta. Mostrandoci nello specchio limpido della sua natura il volto di
Dio, egli vuole farci recuperare l'iniziale nostro splendore. Questa è la luce
vera del Natale, questa dobbiamo sorbire nella fede, in questo senso noi
guardiamo le luci che brillano dovunque: vogliamo la luce vera che illumina
ogni uomo, vogliamo la grazia che ci santifica e rende presente in noi la
divinità. Il Natale vero avviene allora dentro di noi: è una nascita misteriosa
ma reale, diventa orientamento per la vita, diventa amore alla vita, diventa
gioia della verità e certezza di essere amati per essere poi a nostra volta
capaci di amare. In quella nascita c'è un germe di vita nuova, c'è un monito da
non disattendere, c'è una grande lezione, grande di umiltà e di autentica
grandezza. Sono le virtù più urgenti per tornare a Dio. (Padri Silvestrini)
PREGHIERA SULLE OFFERTE
Ti sia gradito, Signore, questo sacrificio, espressione perfetta della nostra
fede, e ottenga a tutti gli uomini il dono natalizio della pace. Per Cristo
nostro Signore.
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
Il Verbo si è fatto carne e noi abbiamo visto la sua gloria.
PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE
Padre santo e misericordioso, il Salvatore del mondo, che oggi è nato e ci ha
rigenerati come tuoi figli, ci comunichi il dono della sua vita immortale. Per
Cristo nostro Signore.
MEDITAZIONE
La Chiesa di Betlemme è questa donna e questo uomo chinati su una culla,
costituita da una mangiatoia... Maria, ancora tutta commossa, ma rassicurata
dalla presenza del suo meraviglioso compagno, medita "nel suo cuore"
gli avvenimenti che le hanno sconvolto la vita: l'incontro del messaggero di
Dio, l'annuncio dell'impossibile concepimento, la visita ad Elisabetta,
l'ordine imperiale, il viaggio faticoso, l'impossibilità di trovare un posto in
albergo, la ricerca di un rifugio di fortuna, il parto, in una strana calma,
del bel bambino, frutto della sua fede quanto del suo corpo, al quale sono
venuti a rendere una strana visita alcuni pastori della zona e alcuni Magi
dell'Oriente. Giuseppe veglia sul bambino e sulla madre: il bambino così vicino
e così lontano, che egli ha il compito di proteggere e di riconoscere, al quale
egli deve dare un nome; la madre, che gli ispira tanta tenerezza e venerazione.
Servitore disponibile e vigile, egli attende che Dio gli dia di nuovo un segno.
Il bambino dorme, si sveglia, sorride, piange, beve con gioia il latte materno,
sorride di nuovo, si riaddormenta. Talvolta "si agita un po', mormora
vagamente, tende le braccia, tenta di svegliarsi, ma non può". Appena
percettibile, la sua respirazione dà il ritmo al silenzio della notte. Una pace
indicibile inonda il cuore dei genitori. "Silenziosa come il respiro che
esala, l'esistenza eterna riempie l'ambiente, uguale a tutte queste povere cose
innocenti ed ingenue, quando è con noi, nessun male ci può capitare..." .
La Chiesa di Betlemme sono i pastori, i figli di Israele disprezzati dalla
sinagoga, emarginati, rassegnati al loro stato di "poveri del paese",
improvvisamente avvolti di luce, spaventati, subito calmati e mandati alla
grotta dal messaggero celeste. Trovano Maria, Giuseppe, il bambino che giace
nella mangiatoia e se ne vanno contenti a raccontarlo agli altri e a lodare
Dio. La Chiesa di Betlemme sono i Magi, i figli d'Oriente, sapienti e
religiosi, guidati da una stella cometa verso il Re dei loro sogni. Si
prostrano, offrono i loro doni e ritornano alle loro dimore seguendo il nuovo
cammino che Dio mostra loro. La Chiesa di Betlemme è questa parte minuscola
dell'umanità riunita attorno al suo Salvatore, protetta dal tiranno furbo e
assassino grazie alla presenza del Principe della Pace che la Vergine piena di
grazia ha partorito, mandata a proclamare la lieta novella a tutti gli uomini
vicini e lontani. Mentre Cesare Augusto fa un censimento della terra piegata
sotto il suo potere, mentre Erode affila le spade del massacro, "la
speranza risplende come un filo di paglia nella stalla" dove dorme il Re
dei re. Salvatore disarmato, senza forza, senza ricchezze e senza voce,
totalmente dipendente, totalmente affidato ad altri, egli sfuggirà al massacro
degli innocenti aspettando di subirlo, trentatré anni più tardi, sommerso dalle
grida confuse della folla di Gerusalemme e dei soldati di Roma, di fronte alla
madre addolorata e al discepolo prediletto. È dopo la Pentecoste, nel primo
fervore della fede in Cristo Risorto, che la Chiesa commemora, con
l'evangelista Luca, autore degli Atti degli Apostoli, e Matteo, uno dei dodici,
la nascita di Gesù. Anch'essa, come Maria, serba tutte queste cose meditandole
nel suo cuore. La Chiesa capisce di non avere altra culla tranne quella di
questo bambino, altra madre tranne la sua. Si stupisce di riconoscersi nella
grotta di Betlemme, in questo primo cenacolo. Si sente sollevare in essa, come
i due tempi di una stessa respirazione, il duplice desiderio che costituisce il
ritmo della sua vita: gridare su tutti i tetti la scoperta inaudita e
sprofondare nel silenzio della contemplazione... Si raccoglie nella presenza,
nell'attesa della seconda venuta, e se ne va, per affrettarla, verso i quattro
punti cardinali. Si raccoglie e si disperde, accoglie e dà, adora e divide. Non
smette di ringraziare. Essa scatena contro il Principe delle tenebre e contro i
suoi sottoposti una battaglia accanita, battaglia spirituale che continua la
vittoria decisiva del suo Signore sul peccato, sulla fatalità e sulla morte. Ne
esce spesso ferita, talvolta martire, mai però disperata. E proprio all'interno
della prova a cui la spingono le sue lotte, con allegria irresistibile,
l'allegria pasquale, essa intona alla lode della gloria di Dio il canto
natalizio degli angeli.
Card. ALBERT DECOURTRAY