Luca Rossetto Casel
unread,Dec 3, 2010, 11:40:20 AM12/3/10Sign in to reply to author
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to LAMAndria
...riprendo.
Dunque, come stabilire la qualità di un pezzo di per sé, al di là
della sua esecuzione, o di una possibile esecuzione? E, di
conseguenza, in base a quali caratteristiche l'interpretazione di tale
pezzo potrà essere considerata "buona" o "non buona", adeguata o
inadeguata?
Personalmente, ho sempre trovato affascinante il principio di
valutazione ideato da Eduard Hanslick (1825-1904), uno dei "padri
nobili" della critica musicale moderna. Lo espone, con molta
chiarezza, in un saggio del 1854 intitolato _Del bello musicale_ (che
potete trovare nella biblioteca al secondo piano. Per Hanslick,
l'unico aspetto della musica che si presta a un giudizio estetico
oggettivo è quello formale: il pezzo va osservato e valutato da un
punto di vista architettonico, in base alla coerenza interna della
propria struttura. L'analisi musicale è perciò sostanzialmente analisi
della forma.
Ora, Hanslick elabora la sua teoria in un contesto storico e culturale
ben preciso, che ne determina in una certa misura la formulazione.
Però, credo che il principio generale rimanga comunque valido: la
validità di una composizione risiede nella composizione stessa, nella
coerenza della sua costruzione, nella funzionalità della sua
struttura.
Che ne dite? È un discorso un po' complesso, soprattutto senza la
possibilità di applicarlo su qualche esempio, ma spero di essere
riuscito a renderne i tratti generali. Resto comunque a disposizione!