Interessantissimo articolo di Giulietto Chiesa sulla fusione fredda..
dove descrive anche quello che è stato il tradimento degli uomini i
scienza, che hanno sempre osteggiato i nuovi sentieri che avessero
potuto mettere a repentaglio i rapporti di potere, i meccanismi di
profitto e la loro forma mentis..
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DI GIULIETTO CHIESA
megachip.info
Ho accettato con piacere di prendere parte a questa discussione non
perché io possa portare ad essa un contributo di merito. Non ne ho la
competenza. Ma perché intendo mettere la mia firma virtuale sotto la
dichiarazione implicita che emerge dal titolo di questa riunione: e
cioè che discutere di fusione fredda è ormai legittimo, oltre che
necessario.
Questo è possibile farlo. Ho letto con attenzione il volume di Roberto
Germano: “Fusione fredda. Moderna storia d’inquisizione e d’alchimia”.
Su sollecitazione del mio caro amico e compagno Paolo De Santis con
cui, come con Germano, sono in rapporti politici diretti all’interno
del Laboratorio Politico Alternativa, mi sono avvicinato al lavoro di
un altro grande fisico che altrimenti non avrei conosciuto: Giuliano
Preparata.
Questo intrecciarsi di incontri è avvenuto – non a caso io credo –
all’interno di una riflessione comune sulla crisi epocale dentro la
quale l’Umanità contemporanea si trova ad agire e che – davvero
incredibilmente – viene ignorata dai più. Dire incredibilmente,
riferendoci all’uomo della strada, non sarebbe giusto. L’uomo della
strada non sa in realtà nulla di ciò che è accaduto nella scienza del
secolo XX, e non sa assolutamente nulla della realtà che lo circonda
oggi, essendo stato imprigionato dentro Matrix, che è la società
virtuale dove è stato docilmente trasformato in consumatore compulsivo
ed è stato simultaneamente espropriato della democrazia e della
libertà che ogni giorno egli continua a considerare elementi
costitutivi del suo vivere sociale.
Dunque considerare “incredibile” il fatto che egli, o ella, non sappia
in quale crisi epocale vive, senza precedenti nella storia umana,
sarebbe ingeneroso e ingiusto. Così come sarebbe ingeneroso e ingiusto
incolpare lo stesso uomo o donna della strada di “non voler sapere”
come stanno le cose nella realtà. Si può infatti decidere di non voler
sapere qualcosa solo quando si è stati portati dalle circostanze a
poter almeno subodorare, intuire, sospettare che questo qualche cosa
esista. Ma se tu non hai avuto la fortuna, o la sventura, di leggere
il primo capitolo, non potrai essere ritenuto responsabile di non
avere proseguito fino in fondo.
Dunque l’”incredibile” non si addice ai più, ma ai meno. Ai pochi
(relativamente pochi) che qualcosa sanno, e che rifiutano di andare in
profondità, più o meno consapevolmente, ma sempre colpevolmente. I
protagonisti di questo tradimento sono proprio gli uomini di scienza.
Noi viviamo all’interno di una lancinante contraddizione, che sta
letteralmente esplodendo sotto i nostri occhi. Questa contraddizione
esiste e opera da quattro secoli almeno e si esprime in due
constatazioni inesorabili: la prima è che uno sviluppo infinito in un
sistema finito di risorse è impossibile. La seconda è che il sistema
economico-sociale nel quale viviamo, detto comunemente capitalismo, o
mercato, è un sistema che esiste soltanto in quanto cresce. Se non
crescesse collasserebbe. Ora noi viviamo esattamente in un sistema
finito di risorse. Comporre una tale contraddizione è stato possibile
finché è esistita una quantità di risorse sufficiente ad alimentare
l’illusione.
Questa illusione ha resistito, contro ogni evidenza, fino agli anni
’60 del secolo scorso. Poi sono apparsi i “limiti” insuperabili dello
sviluppo. Ed è a questo punto che il tradimento della verità e della
realtà da parte dei chierici è stato compiuto.
Essi non potevano (e non possono) non sapere che questa contraddizione
è insanabile. Essa si presenta per la prima volta nella storia umana.
Ma è visibile, è incontrovertibile, è insuperabile. Per ragioni
fisiche, chimiche, biologiche. Eppure l’illusione persiste. E i
creatori primari di questa illusione mortifera sono proprio gli
scienziati.
Senza la loro complicità neanche la grande fabbrica dei sogni e delle
menzogne (cioè il sistema dell’informazione-comunicazione nel quale
viviamo) potrebbe propalare l’illusione con tanta pervicacia
assassina. Assassina perché non si tratta di un’illusione pacifica e
indolore, come un sogno che, quando apri gli occhi, si può
tranquillamente dimenticare. Essa conduce alla catastrofe. Sono ormai
oltre cinquant’anni che la scienza, postasi, nel suo insieme, al
servizio dei potentati irresponsabili che controllano il pianeta,
contribuisce alla smisurata crescita del pericolo per il pianeta e per
l’uomo, che ne è parte.
C’entra tutto questo con la fusione fredda? C’entra in molti sensi.
Politici, pratici, etici.
Questo comportamento della Scienza (con la S maiuscola) è tanto più
stupefacente se si pensa di quale formidabile apparato scientifico e
tecnologico l’umanità contemporanea sia dotata. Deve esistere una
qualche forza immensa per impedire alla conoscenza di poter trarre
delle conclusioni così apparentemente ovvie.
Questa forza immensa è quella di un potere nuovo, anch’esso senza
precedenti nella storia umana. Un potere in grado di imbrigliare le
forze immense che ha evocato. Un potere così concentrato, da un lato,
è così capillare dall’altro, da poter impedire al sapere critico di
raggiungere le soglie del potere politico, e da poter condizionare le
menti di tutti gli altri, semplicemente abbattendo ogni sapere
critico. Questo varrà ancora per un certo tempo, non più lungo,
probabilmente, di qualche decennio, dopo il quale subentreranno una
serie di collassi imprevedibili per portata, per momento, per
concatenazione.
Sarebbe riduttivo e incongruo riesumare i diversi momenti della storia
della scienza in cui coloro che cercarono di mettere in discussione le
certezze della scienza e la gerarchia della conoscenza, in una data
epoca, furono emarginati, impediti, repressi. Galileo Galilei,
Giordano Bruno, Copernico, i creatori della scienza moderna furono
tutti costretti a navigare in acque turbolente e mortifere da parte,
in primo luogo, della stessa comunità scientifica di cui facevano
parte. Ma si trattava di una comunità “accademica” ristretta, che era
relativamente padrona di se stessa, o che era soggetta essenzialmente
al potere religioso diventato terreno. Quel potere fu, volta a volta,
sconfitto dallo sviluppo delle forze produttive Ma era un potere
incomparabilmente minore di quello che controlla le attuali, per
quanto numerose, comunità scientifiche.
Questo potere, per giunta – intreccio inestricabile tra finanza,
corporations,sistemi mediatici e di controllo, sistemi militari,
sistemi energetici controllati centralmente – non è sfidabile da
nessun processo di sviluppo ulteriore delle forze produttive (poiché
losviluppo in quanto tale sta gradualmente diventando impossibile).
Dunque questo potere è soltanto regressivo, distruttore, dunque
violento. È per questo che esso si esplica in forme di spasmodico
controllo sulle comunità umane; è per questo che esso militarizza la
ricerca; è per questo che esso prepara la guerra, poiché sa (loro
dispongono di un’informazione di gran lunga superiore alla nostra,
anche se disporre di tanta informazione non implica padroneggiare
altrettanta saggezza).
Essi appaiono concentrati sull’unica soluzione che sono capaci di
immaginare: prolungare l’attuale assetto della distribuzione delle
risorse disponibili, di quelle energetiche in primissimo luogo. E,
poiché esse si restringeranno per quantità, aumentando il loro costo,
mettersi in condizione di andare a prendersele, con la forza, dovunque
esse si trovino, dietro quali confini e sovranità non importa. Visione
che definire miope o del tutto cieca è evidente. Ma sembra che il
superclan che ci impone i suoi ritmi pensi che “loro” se la caveranno.
Loro e i loro famigli, s’intende.
Si spiega così, per esempio, il fatto che le previsioni del Club di
Roma, che videro la luce alla metà degli anni ’70, siano state così
violentemente ricacciate nel buio, isolate, ridicolizzate, infine
dimenticate. L’intero apparato della comunicazione ottimistica del
potere capitalistico s’incaricò (e incaricò gli scienziati) di
liquidare ogni residuo di credibilità a quella estremamente realistica
descrizione della curva stocastica sulla quale l’Uomo stava salendo.
L’update del 2002, trent’anni dopo, ormai all’inizio della crisi
irreversibile attuale, conferma che gli esiti possono essere solo
catastrofici e che la diversità tra le nove catastrofi possibili,
nelle loro grandi linee, sarà dettata dalla capacità delle comunità
umane di prepararsi a difendersi dai risultati della turbativa
dell’universo che noi abbiamo già irreversibilmente realizzato (per
usare un’espressione del fisico americano Freeman Dyson). Accade sotto
i nostri occhi che verità ormai elementari vengono cancellate e
sostituite a schiera da altre illusioni: quella della crescita dietro
l’angolo; quella della green economy.Accade sotto i nostri occhi che
la comunità mondiale non è capace di prendere decisioni in materia di
riscaldamento climatico.
È per questo che le novità che appaiono sulla scena devono essere
irrise, demonizzate, emarginate. Le forze che compongono questo potere
sono ben più potenti di una comunità scientifica che è già stata in
larghissima parte assoggettata. Eppure, come scrisse Viktor Hugo, “c’è
una cosa più forte di tutti gli eserciti del mondo, ed è un’idea ormai
giunta a maturazione”. E si potrebbe citare anche un illuminante
calembour di Freud: “La teoria non impedisce ai fatti di verificarsi”.
Se non vado errato anche Roberto Germano lo cita nel suo libro.
Se le cose stanno così – e io sono certo che stiano così – allora si
capisce perché la fusione fredda sia stata così implacabilmente
osteggiata, da quel lontano 23 marzo 1989 in cui Fleishmann e Pons
annunciarono la loro scoperta. Essa avrebbe modificato i rapporti di
potere, prima ancora che fornire una soluzione possibile (certo ancora
tutta da verificare) ai problemi dell’esaurimento delle risorse
energetiche fossili e a quelli del riscaldamento climatico, oltre che
a quelli di un nucleare sempre più pericoloso.
In realtà sviluppare questa ricerca è esattamente ciò di cui avremmo
bisogno per affrontare una transizione da questa società, che muore, a
una società completamente diversa in tutti i suoi parametri
fondamentali e nel suo rapporto con l’ecosistema. Una transizione che
sta diventando, giorno dopo giorno, sempre più simile a un cambiamento
di fase. Con le turbolenze incontrollabili che esso comporta.
Dunque occorre provare, intensificare i tentativi, moltiplicare gli
sforzi. Perché è una via pratica di uscita dalla violenza immediata
della crisi, per darci il tempo di percorrere la transizione. E infine
perché noi abbiamo bisogno di idee che siano all’altezza del disastro
che già abbiamo prodotto, per fermare l’overshooting cui stiamo
sottoponendo la natura, cioè noi stessi. Idee la cui complessità e
novità è già pronta, ma che sono state imbavagliate e distorte dalla
stupidità del potere.
Diceva Giuliano Preparata nella prefazione scritta al libro di Roberto
Germano: “Ai miei occhi la fusione fredda è venuta così ad apparire
coma la punta di un iceberg che non solo avrebbe fatto affondare la
nave degli scienziati sciocchi di fine secolo, ma avrebbe fatto
emergere una nuova realtà ben più ricca e sottile di quell’immane
meccano di palline atomico-molecolari la cui inadeguatezza e povertà
concettuale, ahimè, domina oggi fisica, chimica e biologia”. Era il
marzo 1999. Diciamo che abbiamo perduto quindi anni. Questo ritardo lo
dovremo pagare in tanti, a milioni.
Giulietto Chiesa
Fonte:
www.megachip.info/
Link:
http://www.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/8508-fusione-fredda-una-rivoluzione-energetica.html
9.07.2012
Intervento al Convegno sulla Fusione fredda, “Verso una rivoluzione
energetica non inquinante”, tenutosi a Roma nella Sala della Mercede
della Camera dei Deputati. (2 Luglio 2012).