Il cappellano
Il cappellano sulla spiaggia, era intento a guadare il mare. -
Cavalloni d’onda salivano fino a lambire i piedi, reclinando schiumosi
preparavano l’attesa per il colpo di slancio operoso; durante un
tentativo successivo era bagnato, l'onda di rincalzo montava ancora
più in alto, toccava le vestimenta.
Dai suoi pensieri immersi nel profondo scuote il mento, alza le vesti
il cappellano, e con gesto di delicata finezza, appena un passo a
ritroso sul bagnasciuga, ed a lei, linea in ammollo, mostrando il
bianco candore delle sue caviglie, liberandole dall’ombra di riparo,
indietreggia sulle punte dei piedi. - Figura esile di tessuto nero
avvolgente, al movimento di un braccio aleggia conservare alla
salsedine, nell’aria le sue vesti, da mantenere linde e pure.
Inavvertitamente, rientrando cauto, all’agile creatura dalla battigia
di un tempo, cade il binocolo nel turbinio della risacca che trascina
tutto a mare, e sabbia e ciottoli che si rincorro-no e s’azzuffano; il
Cappellano si precipita a raccogliere le sue lenti, dimentico
dell'abito talare lasciato libero di fluttuare al vento, senza le mani
a sorreggerlo risulta il panno, in prima supplica di riparo dai
marosi, si osserva al rientro sulla rena asciutta, fino alle
ginocchia, bagnato sul davanti. Santa Pazienza! - Esclama il
cappellano alla Provvidenza. – Si compiace d'aver lasciato le scarpe
sopra di qualche lunghezza: una due, tre, il resto contale tu, tante
onde dalla distanza di sicurezza, giunte a destinazione si placano e
la scena continua, e più in là si scorgevano le calze uscire dai
mocassini allacciati, all'asciutto, color rosso porpora ruffiano.
Signore, sia forse io il prescelto su questo mare, ad essere distolto
dall'osservare il profondo di questo attimo, immerso nell'orizzonte
che gli uccelli non vedo passare? - Che sia io a chiedere risposta e
migrando d’ingegno esorto per farli tornare? – Il mare sale e quelli
restano lì a giocare? I cappellani sulla spiaggia, quadro poco
distante, giocano dando calci al pallone ed a guarda-lo poi, nel suo
abito talare bagnato, si complimentano come mai avesse evitato di
rimare sospeso con i piedi su, a fior d’acqua di miracolo, lui
notoriamente non gioca a palla, neppure sa nuotare ed a scorgerlo
sull’arenile, dal mare è boccia da boa a galla, la quale si nota
fluttuare sull’onda e tale è dal cannocchiale sull’orizzonte pretino
che balla. Il cappellano non risponde, è accaldato, estrae il
fazzoletto dalla tasca in linea con il bordo longitudinale del suo
abbigliamento sacerdotale, fazzoletto nero, da bagnare per coprire la
fronte, corpo saldo con il tessuto, senza tagli sui fianchi. - Toglie
il cappello - asciuga il sudore - mostra la testa lucidissima, sì come
bagliore madido di luce dal raggio toccato. – Emoziona-to guarda il
cielo, cercando di ricordare se quel mattino le nuvole fossero in
movimento, del loro essere creature inanimate, non di rado molto
particolari, disegno grigio fosforeo di materia cervicale, crescono,
gonfie di piani, figure argento da quadro, transitano o sostano
davanti la luna, bagnano la natura svuotandosi o come altre volte,
allorquando appaiono alte, bianche, filanti, mentre dirigendosi in
direzione del sole si trasformano per salutare scioglien-dosi nei
fasci di luce di calore stellare o quando non riconosciute nelle loro
forme se ne vanno, a volte giallo cineree, lasciandoci a chiedere se
mai avessero dimenticato un segno tangibile per noi da ricordare nel
tempo, e lui resta lì a catalogarle, al fin d’evitare che svani-scano
nell’anonimato.
L'odore di salsedine sale forte dal mare e dai vestigi, intanto in cor
s'acquieta l'animo, i piedi sono asciugati - il Cappellano si rassegna
- il pomeriggio è breve - il tempo deve ancora trascorrere, durante
l’attesa avanza l'onda tra lui e l'eternità, in un cappello di nuvole
da cucina ancora non passate di qua.
Amen.
Fine
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14.1.2006
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From: Riccardomustodario
Date: Sun, May 21 2006 10:36 am
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