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Purtroppo non posso aiutarti, invece tu forse si...
Mi sai dire qualcosa di questo benedetto esperanto?
Che fine ha fatto? Dov'è arrivato?
> Saluti,
> Angelo.
Baciamo le mani
Zio
--
Antonio
WebMaster di http://www.IoGuadagno.it
Ma soprattutto, perchè?
vavin
1 - cosa è l'Esperanto?
L'Esperanto è una lingua *artificiale* (il termine più appropriato
sarebbe *pianificata*) basata sui principi grammaticali esposti per la
prima volta dal Dr. Ludovico Lazzaro Zamenhof, nel 1887. Lo scopo
principale di Z. era quello di creare una lingua molto facile da
imparare, che permettesse a tutti di superare le barriere linguistiche
che dividono i popoli. Constatando che le principali difficoltà
nell'apprendimento delle lingue sono le irregolarità, creò un sistema
grammaticale molto semplice, che le riducesse al minimo.
Il progetto di Z., oggi è una lingua viva, con una comunità di parlanti
sparsi in ogni regione del globo, migliaglia di libri pubblicati,
pubblicazioni periodiche regolari, trasmissioni radio anch'esse
regolari, associazioni professionali, federazioni nazionali, congressi
internazionali, ecc... ecc... (Per approfondire,
http://www.esperanto.it). Per avere un'idea della sua diffusione,
consiglio di inserire la parola chiave "esperanto" su "Google", e
contare quante pagine esistono sull'argomento, e quante di queste sono
in esperanto.
2 - che fine ha fatto?
Nel mondo, il movimento appare vivo e vitale. In alcune regioni
(Brasile, Cina, Giappone, Corea) è in crescita, in Europa esiste una
salda tradizione, specialmente nei paesi dell'Est e del Nord. In Italia,
esistono gruppi piuttosto attivi in Nord Italia. In Sicilia, fino agli
anni '70 esisteva un movimento notevole, in particolare a Palermo.
Attualmente, il movimento è praticamente finito nella nostra regione, è
i pochi esperantisti sono isolati. A testimonianza dell'importanza del
movimento fino a pochi lustri fa, restano varie "via Esperanto" e "via
Zamenhof" in varie città siciliane (Ragusa, Vittoria, Agrigento,
Sciacca, Catania).
3 - perché?
Non riesco a capire riguardo a cosa mi venga chiesto il "perché". Se a
riguardo del motivo per cui ho pubblicato il post, è perché mi sono
stancato di dover tenere rapporti con esperantisti che vivono a non meno
di 800km da me, per cui se a Palermo c'è qualcuno interessato, non mi
spiacerebbe saperlo.
Spero di essere stato esauriente,
saluti,
> Spero di essere stato esauriente,
> saluti,
> Angelo.
Cazzo ... esaurientissimo.
Ma ripeto, perchè?
Perchè imparare l'esperanto, perchè un'altra lingua?
L'inglese non ti pare abbondantemente internazionale?
Che cultura c'e' dietro l'esperanto?
Quale letteratura?
Quale poesia?
Quale arte?
Quale civiltà?
Quale popolo?
Quale storia?
La lingua è il risultato di tutto ciò e di tant'altro: non si imparerà nessun
nuovo idioma se non serve a capire la cultura di un popolo.
Se poi mi dici che studi l'esperanto per hobby, allora hai il mio pieno appoggio
e la mia piena considerazione.
Anch'io ho passioni di cui mi vergogno in pubblico. :-)))
Saluti.
vavin
> Perchè imparare l'esperanto, perchè un'altra lingua?
> L'inglese non ti pare abbondantemente internazionale?
Secondo il mio punto di vista, principalmente una lingua è un mezzo per
comunicare. Se ti trovi a Pechino, senza uno straccio di guida
turistica, rimpiangerai di non aver mai studiato il cinese, non perché
il quel momento stai perdendo l'occasione di conoscere la cultura del
"Celeste Impero", ma perché non riesci a trovare una maniera per trovare
un tassì e tornartene al tuo albergo. Senza dubbio la conoscenza
dell'inglese può aiutarti, ma secondo te, quanti dei cinesi che ti
stanno circondando hanno avuto la fortuna di poter frequentare una
scuola decente per una decina d'anni, di avere avuto buoni professori e
di aver potuto fare qualche viaggetto all'estero per imparare la lingua
di Shakespeare? Se alla fine uno di loro ti troverà un tassì, potrai
ritenerti fortunato, e difficilmente potrai discutere con qualcuno di
loro di poesia, di arte, letteratura, e credo che dovrai rinunciare
anche all'idea di trovarti una ragazza in cina :-)
La lingua inglese, e la stragrande maggioranza delle lingue nazionali,
sono, come hai giustamente affermato tu, strettamente legate al popolo e
alla storia che le ha generate, definirle *internazionali* non è
corretto. Questo significa che sono piene di costruzioni ed espressioni
che richiedono per la loro sforzo notevole e lunga applicazione da parte
dello straniero. Oltretutto, la storia ha riempito le lingue nazionali
di irregolarità e altre peculiarità, che ne rendono terribilmente
difficile l'apprendimento. Basta pensare alla nostra lingua: per noi
italiani l'automobile è femminile, mentre il treno è maschile. Uno
straniero deve imparare ad uno ad uno il genere di ogni nome italiano,
questo significa alla fine soltanto una cosa: anni di studio e
investimento economico! Non sono in molti a poterselo permettere. Anche
l'inglese, è un affare d'elite.
L'Esperanto è stato pensato con una grammatica molto semplice, pensando
alla mia esperienza personale, la si può imparare in 10 settimane, con
due ore di studio per settimana, e poi si può cominciare a fare pratica,
e nel giro di un anno, sempre facendo riferimento alla mia situazione
personale, puoi discutere di qualsiasi argomento (purché tu sappia
qualcosa di quell'argomento, ovviamente!). Dubito che nello stesso tempo
si possa raggiungere lo stesso livello con l'inglese. Se esiste la
possibilità di acquisire uno strumento di comunicazione con così poco
sforzo, io penso che valga la pena investirci quelle 20 ore in due mesi.
Questo h motivato la mia scelta. Per quel che riguarda la letteratura,
la storia e tutto il resto di quanto può esserci intorno ad una lingua,
questo viene costruito giorno per giorno dalla comunità dei parlanti.
Nell'anno 1000 la lingua italiana aveva meno letteratura dell'Esperanto
oggi, tuttavia, non mi sembra che abbia deluso nel seguito :-)
Saluti,
> Che cultura c'e' dietro l'esperanto?
[snip]
> La lingua è il risultato di tutto ciò e di tant'altro: non si imparerà nessun
> nuovo idioma se non serve a capire la cultura di un popolo.
Particolarmente opinabile. L'inglish parlato da gran parte della
popolazione mondiale non ha niente a che fare ne' con Shakespeare ne'
con Piccadilly Circus ne' con nient'altro di anglosassone. E' puro
strumento di comunicazione.
L'e., a quanto ho capito, si propone(va) di essere puro strumento di
comunicazione, solo privo dei retaggi culturali che questo inglish si
porta appresso. Una lingua puramente artificiale, razionalista, utopica.
Ciao
--
Francesco Giannici -- zena...@libero.it
http://iamr.cjb.net
"You should pay rent in my mind" -- Fugazi
Non è prorpio così.
Lo scopo principale è (non _era_, il movimento esperantista è vivo ed
anche abbastanza dinamico) quello di offrire una lingua facile da
imparare, priva di tutte quegli ostacoli che rendono l'apprendimento di
un idioma straniero lungo e costoso (come ad esempio, l'incomprensibile
rapporto fra pronuncia e scrittura nella lingua inglese, o i nostri
terribili verbi). L'Esperanto non è al giorno d'oggi un semplice
progetto, ma una realtà viva. Il fatto che a Palermo non se ne senta
parlare da 20 anni, significa solo che la nostra città ha perso una sua
piccola ma brillante realtà culturale.
Saluti,
Purtroppo, tante cose a Palermo si sono perse.
Questa con le altre, e me ne rammarico.
vavin
innanzitutto non credo proprio che tu possa citare l'esperanto come un
grande successo... sappiamo entrambi che una cerchia più o meno vasta di
cultori e basta non era quello a cui il suo creatore aspirava.
In secondo luogo una lingua non è uno strumento per comunicare, è una cosa
viva, è qualcosa che parla di te, della tua famiglia, regione, stato,
storia, vita, arte, tutte cose che l'esperanto non conosce nemmeno (come ha
giustamente detto vavin)
in terzo luogo: e su un miliardo di cinesi devi beccare proprio quello che
conosce l'esperanto?!? ti assicuro che non è semplice
quarto: studio inglese da più di dieci anni, adesso sono quasi bilingue,
studio il francese da otto, e lo parlo molto bene, e ti assicuro che questo
piacere (quello di apprendere con difficoltà, di capire a poco a poco, di
leggere un giornale che parla di cose vere, di leggere Jane Austen ed Emile
Zola, di sentire gente vera che parla una lingua vera...) non me lo leverà
mai nessuna lingua posticcia.
quinto: con tutto questo, ti dico anche che mi documenterò, perchè comunque
in quanto linguista, mi hai fatto incuriosire...
sesto: nessuno, io per prima, ti vuole levare il piacere di divertirti con
l'esperanto. e se mi sono scaldata, è semplicemente per il mio background
culturale che cozza con l'essenza stessa di questo esperimento. ma davvero,
dubito che nel 3000 esisterà una Divina Commedia in esperanto...
> in terzo luogo: e su un miliardo di cinesi devi beccare proprio quello
che
> conosce l'esperanto?!? ti assicuro che non è semplice
D'accordo
> mai nessuna lingua posticcia.
D'accordo
> in quanto linguista, mi hai fatto incuriosire...
D'accordo
> sesto: nessuno, io per prima, ti vuole levare il piacere di divertirti
con
> l'esperanto. e se mi sono scaldata, è semplicemente per il mio
background
> culturale che cozza con l'essenza stessa di questo esperimento. ma
davvero,
D'accordo
> dubito che nel 3000 esisterà una Divina Commedia in esperanto...
Mmmmmmmmmmmmmmmm sicura??
C'è tanta gente che non ha "chiffare"... figurati se nei prossimi 998
anni non traducono la Divina Commedia anche in Esperanto!
:oDDDDDDD
Baciamo le mani
Zio
PS chi vive d'Esperanto... muore desperato?
>(...) non credo proprio che tu possa citare l'esperanto come un
>grande successo... sappiamo entrambi che una cerchia più o meno vasta di
>cultori e basta non era quello a cui il suo creatore aspirava.
Su questo hai in buona parte ragione. Uno (non il solo!) obiettivo del
movimento esperantista, a partire dal primo congresso (1905 Boulogne
sur Mer) è stato quello di proporre a _tutto_ il mondo una _seconda_
lingua molto facile da imparare, per contribuire ad abbattere le
barriere
che dividono i popoli. Sul fatto che questo obiettivo di universalità
non sia stato raggiunto, non ci sono dubbi. Le persone che hanno
l'Esperanto come madre lingua (cioè sono nati da genitori che hanno come
lingua comune solo l'Esperanto) sono circa 1000, le persone che lo
padroneggiano a livello di madre lingua sono nell'ordine di 10.000,
quelle che lo reggono fluentemente 100.000, e quelle che ne hanno una
conoscenza accettabile circa 1.000.000 (le stime sono state fatte,
classificando i parlanti secondo criteri che solitamente vengono
usati per classificare coloro che parlano le lingua straniere)
Per cui, l'obiettivo, "seconda lingua per tutti", è certamente non
raggiunto.
>(..)In secondo luogo una lingua non è uno strumento per comunicare, è una cosa
>viva, è qualcosa che parla di te, della tua famiglia, regione, stato,
>storia, vita, arte, tutte cose che l'esperanto non conosce nemmeno (come ha
>giustamente detto vavin)(...)
Sul fatto che una lingua è strettamente legata alla comunità che la usa,
rispecchiandone la storia, il pensiero, le vicende sociali, poliche,
religiose e quant'altro, non ne ho dubbi. Comunque, quello che _fa_ una
lingua, è il suo uso! Esistono lingue senza stato (Jidish, Baschiro,
Curdo, Tataro, ad esempio), ma non credo che si possa dire che non siano
lingue, essendo parlate da milioni di persone e avendo una letteratura
importante. Esistono lingue con storia recente, come il Bahasa Indonesia
o
il Bahasa Malesia, che sono state _create_ quasi a tavolino negli anni
20,
per dare una lingua comune ad un'area in cui vivono circa 150milioni di
persone, allora usanti centinaia di diversi dialetti, che costituivano
altrettante barriere linguistiche. Nonostante la giovinezza di tali
lingue,
entrambe sono lingue nazionali nei loro rispettivi paesi, entrambe hanno
letteratura, radio, televisione, scuole e università. Dobbiamo per la
loro giovinezza dire che non sono lingue?
>(...)in terzo luogo: e su un miliardo di cinesi devi beccare proprio quello che
>conosce l'esperanto?!? ti assicuro che non è semplice(...)
Be, quattro o cinque li conosco :-)
>(...) studio inglese da più di dieci anni, adesso sono quasi bilingue,
studio il francese da otto, e lo parlo molto bene(...)
Qui hai toccato il punto chiave! Studi inglese da più di dieci anni,
e sei _quasi_ bilingue! Secondo te, quante persone possono dedicarsi
allo studio di una lingua per dieci anni? Fra l'altro, credo che le
lingue siano il tuo principale oggetto di studio! Io ho studiato
inglese per 12 anni, ho raggiunto un ottimo livello nella comprensione
di testi tecnici, che leggo praticamente come se fossero in italiano,
al punto che mi hanno anche pagato per tradurre libri, regolarmente
pubblicati e venduti a caro prezzo! Ma io e te siamo delle persone
fortunate, che hanno potuto dedicare tempo allo studio delle
lingue. Il mio inglese colloquiale è una frana invece! Credo che il
massimo successo ottenuto da me in questo campo, sia stata una lite,
condotta in modo esemplare, con la maschera di un cinema a New York!
Questo accade per il fatto che il tempo che ho dedicato allo studio
dell'inglese familiare, è stato pochissimo, in quanto i miei interessi
principali sono sempre stati altri. Nonostante questo, io sono molto
più fortunato della maggioranza della popolazione mondiale. Invece,
l'Esperanto l'ho imparato in meno di un anno, e ho avuto il piacere
di riuscire a sostenere una conversazione sul "Pan Tadeusz", che è
in pratica la "Divina Commedia" dei polacchi, con una ragazza con cui
avevamo in comune solo l'Esperanto! Sono riuscito anche a tradurre
(e dovrei pubblicarli, se mi danno i permessi!) un racconto di Benni e
uno di Camilleri. E questo dopo un solo anno di studio!
Conta gli anni che sono necessari per fare questo in Inglese o Francese.
>(...)e ti assicuro che questo
>piacere (quello di apprendere con difficoltà, di capire a poco a poco, di
>leggere un giornale che parla di cose vere, di leggere Jane Austen ed Emile
>Zola, di sentire gente vera che parla una lingua vera...) non me lo leverà
>mai nessuna lingua posticcia.(...)
E nessuno te lo vuole togliere, non mi risulta che il movimento
esperantista
sia un ammasso di fanatici che vuole distruggere il patrimonio culturale
mondiale e negare gli interessi e i piaceri che una persona desidera
godersi,
anzi, desidera offrire un altra possibilità per poterlo fare.
>(...)sesto: nessuno, io per prima, ti vuole levare il piacere di divertirti
con l'esperanto.(...)
Constato con piacere che sei liberale quanto me :-)
>(...) ma davvero,
>dubito che nel 3000 esisterà una Divina Commedia in esperanto...(...)
Guarda, che esistono già due traduzioni della "Divina Commedia" in
Esperanto.
Una, completa, ad opera di Peterlongo (non ricordo il nome adesso,
accontentati del cognome :-) ) pubblicata nel 1936, un altra,
incompleta,
comprende solo il "Paradiso", ad opera di J. Kalocsai, ungherese, fra il
1920 e il 1930 se ricordo bene.
Un esperantista milanese ha "passato allo scanner" le pagine della
"Commedia"
di Peterlongo, in due colonne con testi italiano e esperanto affiancati,
e li ha pubblicati in internet. Il link è:
http://www.cilea.it/~bottoni/eo/dk/c01_1.htm
Adesso vi saluto!
Non scusarti per esserti scaldata, ogni tanto occorre alzare la
temperatura
dell'encefalo, se è un po' tiepido, rende meglio :-)
io però non parlavo di traduzione... parlavo di un testo dalla valenza
storica e culturale simile alla Divina Commedia scritta in esperanto, e non
tradotta....
In questo caso, il problema non č la lingua, ma che ci sia qualcuno in
grado di scrivere una "Commedia".
Dopotutto, non č stata la lingua italiana a scrivere la "Commedia", ma
Dante, lui la lingua l'ha solo usata.
Fino ad ora, il poeta esperantista che ha ottenuto il piů alto
riconoscimento č stato W. Auld, che dal 1999 č
candidato al premio Nobel per la letterature.