Ipocrisie atomiche - Nelle fosse comuni dell’Ucraina è sepolta anche la
presunta superiorità morale della sinistra
Nessuno pensa che si possa scherzare con il pericolo di una guerra
nucleare. Ma chi lo agita per sostenere che dobbiamo scaricare Zelensky
deve dirci cosa pensa che accadrà, durante e dopo l’ipotetico negoziato,
nelle zone sotto occupazione russa
Francesco Cundari
Qualunque cosa si pensi della cosiddetta egemonia della sinistra
comunista e post-comunista – io penso sia stata assai sopravvalutata
anche nei suoi anni d’oro, figuriamoci ora – è indiscutibile che si
basava su due cardini: il fondamentale contributo dato dal Pci alla
Resistenza e il collegamento, ovviamente carico di forzature
propagandistiche, tra quell’esperienza e la tradizione risorgimentale.
L’autorità del Pci di Palmiro Togliatti e dei suoi successori, anzitutto
su un certo mondo della cultura, veniva da lì, da quell’operazione che
aveva sin dall’inizio puntato a depotenziare il più possibile le spinte
rivoluzionarie di una parte del movimento partigiano, che pure c’erano,
per inserirlo piuttosto nel novero dei movimenti di liberazione e
indipendenza nazionale, sotto l’effigie di Giuseppe Garibaldi.
L’operazione aveva una sua forza perché i comunisti a quella lotta di
liberazione dal fascismo e dall’occupante tedesco avevano pagato il
prezzo più alto di tutti. Le radici della cosiddetta superiorità morale
della sinistra – comunque la si intenda e la si giudichi – affondano lì.
Ecco perché fa oggi particolare impressione sentire tanti presunti eredi
di quella tradizione fare a gara con Giuseppe Conte nell’indebolire il
sostegno italiano alla causa ucraina, formulando odiose circonlocuzioni
per mettere in discussione gli aiuti, anche militari, alla resistenza
del paese aggredito e alla sua lotta per la libertà, che è prima ancora,
banalmente, lotta per la sopravvivenza della sua popolazione. Se ne è
avuto più di un esempio anche dal dibattito nella direzione del Pd (dove
comunque, grazie al cielo, simili posizioni appaiono ancora minoritarie,
almeno ufficialmente).
Da quando è cominciata la controffensiva ucraina, praticamente ogni
giorno, nelle zone via via liberate, emergono nuove fosse comuni e nuove
camere di tortura, insieme con le infinite testimonianze sulle atrocità
commesse dagli occupanti russi.
Nessuno pensa che si possa scherzare con il pericolo di un conflitto
nucleare. Come si vede dalle ultime dichiarazioni di Biden, nemmeno gli
Stati Uniti. Ma coloro che da tempo agitano questo spettro per sostenere
che dobbiamo scaricare Zelensky, che dobbiamo pensare alla pelle nostra,
che dobbiamo distinguerci dalla posizione di quei paesi che più si sono
impegnati nell’appoggiare la controffensiva ucraina (definendoli
addirittura «bellicisti», perché non avrebbero risposto alla richiesta
d’aiuto degli aggrediti dicendo di mettere dei fiori nei loro cannoni),
tutti costoro devono dirci cosa pensano che accadrà nei territori ancora
occupati dai russi, durante e magari anche dopo l’ipotetico negoziato di
pace da loro auspicato.
Tutti vogliamo la pace e speriamo che la guerra finisca al più presto.
Io però mi sento di aggiungere che vorrei finissero anche i massacri, le
torture, le deportazioni e tutte le atrocità di cui, da Bucha in avanti,
abbiamo avuto una quantità di prove e testimonianze indipendenti che
nessuna persona in buona fede può più mettere in dubbio.
Qualunque cosa accada, è inevitabile ormai che con l’andare del tempo
quelle immagini e quelle testimonianze si accumulino e presentino il
conto, oggi dalle pagine dei giornali e domani da quelle dei libri di
storia. Da quelle stesse pagine i nostri figli e nipoti potranno sapere
con precisione dove è sepolta la presunta superiorità morale della
sinistra italiana. Là dove l’hanno portata i tanti politici, giornalisti
e intellettuali che in questi mesi hanno ripetuto senza un fremito tutte
le veline del Cremlino: nella più ignominiosa delle fosse comuni.
https://www.linkiesta.it/2022/10/ucraina-sinistra-pacifismo/