giova977
unread,Aug 24, 2014, 9:08:16 AM8/24/14You do not have permission to delete messages in this group
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Il decadimento è quasi completo, non sono da tempo immemore più neppure un windsurfista della domenica. La mia condizione è quella miserrima di windsurfista estivo. E' però necessario che illustri brevemente le varie categorie a partire dalla più eccelsa dei praticanti di questa favolosa disciplina acquatica fino a quella meno nobile.
Al primo posto si colloca il vero ed autentico Windsurfista che è colui che esce tutto l'anno, primavera-estate-autunno -inverno, nei giorni di festa come in quelli lavorativi, senza distinzione di sorta. Poi c'è il windsurfista della domenica, che è colui che esce solo nelle festività ma che si arrangia ad uscire tutto l'anno. Sull'ultimo gradino delle categorie si colloca il windsurfista estivo, che è colui che esce solo quando è in ferie, solitamente quindi in luglio ed agosto.
Una serie di vicissitudini, delle quali ben poche positive, mi hanno relegato in questa bassa e poco apprezzata posizione. Ma tant'è.
E così, mio malgrado, gli ultimi dodici mesi sono trascorsi nell'assenza di una qualsiasi pratica sportiva, compresa quella del windsurf. Altri impegni ed altre vicissitudini di cui preoccuparmi, ed a cui pensare, hanno fatto cadere quasi nell'oblio tutto il magico mondo che ruota attorno al mondo della tavola a vela.
Ma finalmente, arrivata questa strana estate e giunto nel mio spot di adozione (la mia nascita al mare avvenne invece al Quaglio), mi sono giunti alla mente i dolci ricordi di una pratica non dimenticata, tanto profondamente radicata, che certe mattine credevo avermi sognato in una qualche bella uscita di vento e di onde.
Sceso al mare con una spalla fuori condizione per via di una fastidiosa calcificazione al sovraspinato e fuori forma per via dell'immobilità dell'ultimo anno, ero quasi rassegnato a perdere anche l'ultima posizione nella scala windsurfistica per passare fuori categoria e diventare un comune bagnante.
Così la mattina del 19 agosto non avevo potuto resistere alla tentazione di scrutare i miei infallibili siti meteo, selezionati nel corso dei lunghi anni trascorsi nello studio delle carte isobariche alla ricerca del gradiente, ed avevo pronosticato una giornata di scirocco. Nonostante questa certezza ero sceso in spiaggia nella mia inconsolabile veste di bagnante, certo del fatto che sarebbe stata una imprudenza riprendere il mare in una giornata di vento sui 24 nodi con 145 litri ed una ingombrante vela da 6.3. Senza contare il fatto, non affatto trascurabile, che lo scirocco mi avrebbe inesorabilmente spinto verso gli scogli del porticciolo.
Ero quindi tranquillamente rassegnato a trascorrere un'altra giornata di sole, quando, l'aumentare del vento mi ha costretto, alle 10,30 a chiudere l'ombrellone per non farlo volare via. E così, mentre alcuni bagnanti abbandonavano la spiaggia infastiditi, non vedevo però arrivare nessun windsurfista. Questa cosa mi rassicurava perchè, pensavo, non arriva nessuno in quanto probabilmente viene stimato che il vento, anziché sui 20 nodi, sarà solo sui 10 ed i professionisti non scenderanno certo in acqua per così poco. Quest'ultima considerazione mi ha persuaso e sono andato a prelevare l'attrezzatura. Mi ha alquanto emozionato riprendere quel rito, una volta consueto, ma ormai divenuto così desueto. E così ha richiesto un certo impegno riportare alla mente tutta la procedura e ritrovare i vari pezzi sparsi a giro per casa dopo la lunga pausa. La cosa divertente è stata che, preoccupato per i pezzi più piccoli, cacciavite, base d'albero e piedino, stavo dimenticando il boma !
Giunto in spiaggia il vento era aumentato ma ancora nessun surfista oltre me era in spiaggia. Questo mi ha ulteriormente rassicurato ed ho iniziato, senza fretta, ad armare la vela. Non ho mai armato così bene la vela ed una soddisfazione interiore mi ha fatto tornare indietro nel tempo, come se l'ultima uscita fosse stata appena il giorno precedente. Ho infine indossato i sacri paramenti, la muta xcel integrale 3.2, il salvagente omologato CE, ed il trapezio. Infine ho indossato una lycra blu alla Trix sopra tutto. Ho impugnato il boma e la tavola attraverso una strep e sono entrato in acqua.
A chi non ha cognizioni veliche è necessario spiegare che il moto del windsurf è abbastanza limitato: non è come in auto che la propulsione del motore può essere indirizzata in ogni dove grazie allo sterzo, nella tavola a vela il motore è il vento e la partenza la si può effettuare solo muovendosi perpendicolarmente ad esso. Una volta individuata la direzione del vento si traccia una linea immaginaria che congiunge il punto di origine del vento alla tavola, la direzione da percorrere per partire la si ottiene tracciando un'altra linea immaginaria perpendicolare alla precedente. Tale linea la si può percorrere in un senso o nell'altro dando sempre le spalle al punto da dove il vento proviene. Se dando le spalle al vento la prua della tavola (la punta della tavola) si trova alla nostra destra vuol dire che siamo mura a dritta, viceversa se la prua della tavola si trova alla nostra sinistra vuol dire che siamo mura a sinistra. Nel caso dello scirocco la linea immaginaria da percorrere per partire và nella direzione della spiaggia nel caso di mura a dritta oppure sugli scogli del porticciolo in caso di mura a sinistra. Per questo non mi è stato possibile stupire i miei spettattori con una partenza dalla spiaggia ma ho dovuto allontanarmi a nuoto verso il mare aperto per avere più margine di manovra per non finire spiaggiato o frantumato sugli scogli.
Una volta trovata la giusta distanza ho voluto provare una partenza dall'acqua ma sarebbe stato veramente troppo padroneggiare i bilanciamenti della vela dopo un anno di fermo. Così mi sono alfine deciso a recuperare con l'apposita cima la vela. Questa operazione consiste nel mettersi in piedi in posizione centrale sulla tavola con i piedi alla base dell'albero della vela ed a tirarla su utilizzando tutte e due le braccia grazie ad una cima (corda) che è legata al boma. Quando facevo palestra una sezione degli allenamenti era dedicata a quest'esercizio con serie da 60 Kg fino ad esaurimento. E' bastato il primo recupero per rendermi conto che la condizione del sovraspinato non mi avrebbero consentito di effettuare nemmeno una serie di tale movimento. A quel punto una persona sana di mente si sarebbe risoluta a rientrare immediatamente, giacchè l'effettuare la partenza dall'acqua sarebbe stata una eventualità del tutto casuale ed il numero di recuperi effettuabili alquanto limitato. Ma ero lì vicino alla spiaggia, con le ochette che si venivano formando in ogni dove, con una vela super cazzata e pronta a spingermi sempre più al largo dove il vento sarebbe stato ancora più steso e forte. Alla fine ho considerato che comunque, qualsiasi inconveniente avessi avuto, lo scirocco mi avrebbe spinto comunque verso il porto, certo, verso gli scogli del porto, ma comunque sempre e comunque verso terra. Per gli scogli poi ero abbastanza tranquillo in quanto una linea di boe del corridoio di lancio mi avrebbe consentito di aggrapparmi alla corda per evitare di frantumarmi sulle dure pietre.
E così ho iniziato i miei bordi non plananti giusto per allontanarmi dagli scogli. Ho così iniziato a riassaporare il gusto dell'adrenalina che comincia a scorrere nelle vene ed il cuore a pompare in preparazione della planata. Il vento era ulteriormente aumentato e mi sono lanciato mura a dritta verso la spiaggia planando ed infilando anche tutti e due i piedi nelle streps. E' stato come un sogno che si avvera ritornare a planare dopo un anno di assenza da quelle emozioni e scoprire che tecnicamente tutta quella pausa non mi aveva fatto dimenticare niente. Anzi una volta caduto in acqua ho voluto provare una partenza dall'acqua che mi è magicamente riuscita. Una volta posizionato la tavola e la vela nel modo giusto salire è niente. Il difficile al momento per me è appunto posizionare la tavola e la vela nel modo giusto, cosa che dovrebbe essere la cosa più semplice del mondo una volta imparati quei due tre trucchetti che servono a capire come gestire la vela a pelo d'acqua. E così dalla spiaggia, viste le mie planate, i windsurfisti prima mimetizzati sono scesi in acqua pure loro. Quasi sempre sono il primo a scendere in acqua in quanto mi basta poco vento e quindi costituisco l'anemometro umano per i professionisti che vedendomi possono rendersi conto delle condizioni del vento nel mio percorso. Dopo un'ora dalla mia discesa in acqua ho contato più di cinque windsurfisti e quella presenza mi ha tranquillizzato anche se ciò significava che il vento era aumentato. Planavo solo mura a dritta in quanto la direzione della spiaggia mentre per le mure a sinistra preferivo rinunciare alla planata per non scarrocciare verso gli scogli ed evitare di ritrovarmi in una situazione problematica. Nel trascorrere del tempo la mia 6.3 era divenuta enorme ed ingestibile e avevo infine smesso di planare per avvicinarmi alla riva perchè, se avessi continuato a planare, mi sarei pericolosamente allontanato troppo da riva. Ho fatto un paio di bordi con la vela completamente aperta avvicinandomi un pò a riva ma sono caduto. Il vento era divenuto troppo forte per permettermi di recuperare con la spalla così priva di forza e così ho deciso di utilizzare quella situazione per provare di nuovo la partenza dall'acqua. Sono rimasto una mezz'ora buona a riprovare la partenza dall'acqua ma non padroneggiando affatto la manovra il vento troppo forte mi faceva partire in catapulta o orzare completamente come mi avvicinavo alla vela. La mia inettitudine ha indotto perfino un francese con la moto d'acqua a venirmi vicino per chiedermi se andasse tutto bene. Gli ho mostrato il pollice verso l'alto per rassicurarlo del fatto che stavo bene e che il vero problema era che non sapevo gestire la partenza dall'acqua ...
Così nei vani tentativi ho sortito l'effetto che volevo: mi sono avvicinato agli scogli del porticciolo, a quel punto ho dovuto solo trascinare nuotando la tavola per una ventina di metri per raggiungere la corda delle boe e quindi utilizzando la corda come un corrimano ho riguadagnato la riva.