Alfredo Bodoira
unread,Feb 12, 2024, 8:23:49 AMFeb 12You do not have permission to delete messages in this group
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di Eugenio Montalmone
Il poeta descrive in modo mirabile l'esperienza di una partita allo stadio pareggiata dal Torino contro l'ultima in classifica, sotto la presidenza di Urbano Cairo.
Pariggiare pallido e assorto
neppur un conveniente muso corto (1),
ascoltare tra i rutti e gli scherni
schiocchi di pali, strusci se esterni.
Dalle curve di stadio o da lo palco
spiar le file di granate formiche (2)
ch’ora si rompono ed ora s’inciampano
a sommo di invisibili buche
Osservare iracondi il balbettare
lontano di maglie da levare (3)
mentre si svuotano tremuli spicchi
schifati dei Cairo pacchi.
E guardando il Toro che sbadiglia sentire
con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare
una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia (4).
(1) Tratto dal gergo delle corse di cavalli e delle zebre, significa vittoria di stretta misura, anche con molta fortuna, poco merito e possibile furto con destrezza
(2) Lo stadio Grande Torino è anche detto da Bug World per la sua visibilità da distante, molto distante.
(3) A qualcuno la levano, anche, talvolta, il problema è a chi poi la danno.
(4) Gli ultimi tre versi sono una citazione di una poesia del quasi omonimo Eugenio Montale, che apparivano perfetti così anche per il Toro.
Eugenio 'Genio' Montalmone è un poeta tifoso granata, la cui tematica principale è la 'condizione granata lin sé considerata: non questo o quello avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo; significa solo coscienza, e volontà, di non scambiare l'essenziale col transitorio (...)'. La sua raccolta più famosa è Ossi di Pecchia (1999-2000). E' anche giornalista, anche se a Tuttosport non l'hanno assunto in quanto aveva purtroppo il grosso difetto di scrivere in italiano senza errori. Troppo elitario. conosceva la lingua italiana.