È il corriere, non serve l’abbinamento ma basta leggere in modalità
privata. 
Comunque:
“Non avendo la fortuna di essere né interista né milanista, ho assistito
con svizzera equidistanza allo scontro di creste tra i gallinacei Ibra e
Lukaku durante il derby di Coppa Italia e mi sono convinto che la
provocazione del bullo svedese c’entrasse poco con il razzismo. Non solo
perché Ibrahimovic è un crogiolo di etnie, da sempre bersaglio dei razzisti
veri, ma perché nel gridare a Lukaku «Chiama tua madre e vai a fare le tue
str…ate vudù con lei, piccolo asino» il fine dicitore non intendeva
alludere a un pregiudizio generico, ma a un evento specifico, anche se mai
confermato dall’interessato. Anni fa, il presidente dell’Everton sostenne
che Lukaku si era rifiutato di rinnovare il contratto con la sua squadra
dopo l’esito di un rito vudù officiato dalla madre. Ma se, invece che al
vudù, quel presidente avesse detto che Lukaku era ricorso ai tarocchi,
l’altra sera probabilmente Ibra avrebbe urlato «vai a farti fare le carte
da tua madre, piccolo asino» e nessuno si sarebbe sognato di tirare in
ballo il razzismo. La maleducazione, l’insolenza, il riferimento
canzonatorio alla mamma: tutto questo e molto altro fa parte del repertorio
di quel formidabile rissaiolo. Ma il razzismo no. 
Per arrivarci non serve un grande ragionamento, tanto che sono riuscito a
imbastirlo persino io. Ma nel mondo dei social ogni parola sensibile - e lo
sono quasi tutte, ormai - è una muleta sventolata sotto gli occhi del toro.
E si sa che il toro (con la minuscola, eh) non pensa. Carica.”
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R. Saclà