a...@libero.it ha spiegato il 07/10/2015 :
STORIA DI UN CAMPIONE SEMPRE SULL' ORLO DI UNA CRISI DI NERVI TITOLO:
Robertino la peste: solo papa' Mantovani sapeva marcarlo - - - - - - -
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Roberto Mancini
aveva ancora la faccia da bambino a fine gennaio del 1987. Stava
appoggiato al muro dell' atrio della vecchia sede della Lega, in viale
Filippetti a Milano, attendendo di venir giudicato dalla Disciplinare.
Dopo Atalanta Sampdoria (1 0, rigore di Magrin, 18 gennaio) l' aveva
detta grossa: "Gli ultra' dovrebbero sfondare i cancelli e andare a
picchiare gli arbitri". Tre giornate di squalifica e mancata
convocazione in nazionale. Chi ora racconta di un Mancini nervoso
dimentica forse che le sue intemperanze sono cicliche. A Wembley (20
maggio 1992), dopo la sconfitta nella finale di Coppa Campioni con il
Barcellona, tento' di scagliarsi, oltre che verbalmente anche
fisicamente, contro Schmidhuber: quattro giornate. Il 20 settembre del
1992, durante Udinese Sampdoria (arbitro Cinciripini) ando' da Eriksson
e gli chiese di venir sostituito: "Mi tolga, altrimenti metto le mani
addosso all' arbitro". La Samp vinse, ma il successo non lo placo' :
"Vado in sala stampa e lo massacro". Tre giornate. Una vita in salita,
la sua: i bastoni tra le ruote, se non se li metteva da solo, ci
pensavano gli altri. Segni particolari: una grande rabbia contenuta a
stento, anche perche' non e' mai stato impermeabile. Matto forse, ma
sensibile, fino all' eccesso, fino a soffrire, in silenzio e senza
invidie, quando finiva in un angolo, spesso spintovi dalla popolarita'
del suo amico Vialli. La verita' e' che piu' che di Genova (come
Vialli), Mancini aveva bisogno della Samp, aveva bisogno di una
famiglia, abbandonata troppo in fretta, prodigio che esordisce in serie
A a neanche 17 anni, il 19 settembre 1981, nel Bologna: la trovo'
indossando una maglia blucerchiata. La verita' e' che Mancini, ora, non
ha piu' la faccia da bambino che sa di averla fatta grossa. Adesso e'
adulto: non ha piu' tutta la carriera davanti, gliene resta solo una
parte, la piu' dura da percorrere. Ma soprattutto non ha piu' il grande
mediatore alle spalle, Paolo Mantovani. Mancini aveva un rapporto
speciale con il presidente della grande Sampdoria e non si scade nella
retorica parlando di legame padre figlio. Se ci fosse ancora Mantovani
senior, i genitori di Roberto non sarebbero dovuti accorrere da Jesi:
multa, ramanzina e caso chiuso. Esistenza difficile, la sua: a Genova
vive ormai da separato in casa con la Samp. Sbagli ne ha fatti, ma e'
stato anche sfortunato. Ricordiamo una fredda sera di giugno del 1987 a
Stoccolma: Vicini lo mise all' ala destra, l' Italia naufrago' e lui,
malasuerte, sbaglio' pure un rigore. In nazionale falli' quasi sempre,
ma in partite in cui quasi tutti andarono a fondo. Non e' mai stato
doppio, non ha mai mentito. E' sempre stato solare, fin troppo. Esplose
nel Bologna, lo catturo' la Sampdoria, ma fino all' arrivo di Boskov a
Genova campo' male: andava e veniva dalla panca, divise il posto con
Beccalossi e pure con Lorenzo. L' altra sera, in Tv, c' erano Bearzot e
Vicini al suo capezzale. Paradossalmente, pero' , Mancini, il rapporto
migliore in azzurro l' ha avuto con Sacchi, prima che Zola gli
esplodesse addosso. Mai presa un' autostrada, solo provinciali. E per
finire anche uno sterrato. Pensava di chiudere in tranquillita' , ma i
sette nani che si riunivano nel ristorante Edilio sono dispersi per il
mondo e Biancaneve e' in pensione. Mai dire favola.
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TITOLO: Per Boskov e' indifendibile "Forse e' un po' montato" - - - - -
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Vujadin
Boskov (nella foto): "Mancini e' indifendibile, anche i suoi amici e
compagni gli hanno detto che ha sbagliato. E il capitano: deve dare l'
esempio, deve controllare la sua squadra. A Genova, forse, gli hanno
dato troppa importanza. Mancini deve capire che e' l' arbitro a
comandare in campo: non si possono cambiare le regole, un giocatore non
si puo' fischiare da solo un rigore". -------------------------
PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: Per Rivera e'
innocente "Regole sotto accusa" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
- - - - - - - - - - - - - - - Gianni Rivera: "Mancini non ha colpa se
ha perso la testa. Il vero colpevole e' il regolamento sulle
simulazioni. Quindi, le norme vanno riviste. Non capisco come gli
arbitri possano giudicare tra simulazione e casualita' . E' mai
possibile che, in questi casi, si ammonisca soltanto l' attaccante che
punta verso la rete e non magari il difensore oppure il portiere? Anche
la moviola dice poco. Sul fallo di simulazione, Casarin e compagni
devono essere piu' cauti. Altrimenti la categoria arbitrale continuera'
a perdere credibilita' ". ------------------------- PUBBLICATO
------------------------------ IL PARERE DI CHI LO CONOSCE BENE TITOLO:
Vialli: "Tutta colpa di un calcio esasperato" L' ex compagno: "Il
business crea troppa tensione". Campana: "Condanno il giocatore ma
capisco l' uomo" - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
- - - - - - - - MILANO . Gianluca Vialli e il pallone avvelenato, una
sorta di contenitore in cui si mischiano i problemi della Juventus e
quelli di un calcio offeso da troppe variabili impazzite. L' attaccante
bianconero esterna a margine del "direttivo" del sindacato della
pedata, cui contribuisce con la forza delle idee e della "fede".
Nonostante questa sia la sua quarta stagione torinese, Vialli continua
a fare rima con Mancini. Vialli e Mancini, i gemelli di una Samp
comunque diversa. Scontato che gli tocchi intervenire sul fumettone del
giorno. "Credo che tutto sia figlio dell' esasperazione e del business
che ormai caratterizzano il calcio. E dalla tensione nascono
atteggiamenti sbagliati. Vincere o perdere una partita e' talmente
vitale che si dimenticano i valori fondamentali dello sport. Noi
giocatori non siamo piu' tranquilli. E allora ecco le proteste, le
simulazioni, il vittimismo. Credo sia ora di accettare con serenita'
anche gli errori degli altri". Disegnato lo scenario, ecco il
protagonista (recidivo). Vialli dipinge cosi' il fratello siamese dei
bei tempi blucerchiati. "Tutti i gesti di Mancini sono legati all'
amore per la Samp e per il mondo del calcio. I suoi atteggiamenti vanno
compresi e giustificati, sono dettati dalla buonafede. Queste sono
reazioni di un ragazzo istintivo ma sincero, che e' convinto di aver
subito un torto". Ora Mancini, si sussurra, potrebbe scegliere la via
dell' esilio o quella del definitivo abbandono. "Io non me ne andrei .
frena Vialli .. Roberto dovrebbe mollare solo dopo avere fatto qualcosa
di eccezionale, non in un momento di difficolta' . Puo' ancora segnare
tanti gol. Al suo posto solo allora me ne andrei. Dopo 15 anni di Samp,
io accetterei la sfida". Il caso di Roberto Mancini e' anche uno
scomodo intermezzo all' interno del vertice dell' Assocalciatori.
Sergio Campana, sindacalista di lungo corso ed ex giocatore, non riesce
a essere severo come forse dovrebbe. "Il comportamento generale dei
calciatori e' certamente migliorato. Ogni domenica scendono in campo
tremila giocatori professionisti. Non bisogna drammatizzare se due o
tre sgarrano. Il comportamento di Mancini come calciatore e come
capitano e' assolutamente da censurare, ma il Mancini uomo
evidentemente ha avuto molti problemi negli ultimi tempi. E io gli
uomini li difendo sempre". Dal calcio isterico di Mancini alle
dissertazioni sulla simulazione, argomento a' la page di questo avvio
stagionale. Sul tema ecco ancora Campana. "Gli arbitri mi sembrano
fortemente condizionati. La loro interpretazione della simulazione e'
molto discutibile: o e' rigore oppure e' simulazione. Ci sono invece
mille situazioni intermedie e chi ha giocato al calcio lo capisce. Il
fenomeno va combattuto sul piano culturale, e invece lo si vuole
combattere a colpi di accetta. Qui si sta stravolgendo il senso della
partita".