CALMA E GESSO
L'immobilità gli era terribile. Non c'è posizione che possa essere
mantenuta a lungo prima di desiderare cambiarla. Mano male che c'era
mamma. Mamma, da giovane, era stata una nuotatrice di rango. Lunghe leve e
potenza ancora tangibili nel suo fisico asciutto che aveva mantenuto in
forma con frequenti sessioni di nuoto.
Con la sua assistenza, poteva ruotare sul letto di un ottavo di giro a
destra, poi a sinistra, per tornare infine supino al centro. Tutto lì.
Girato, non era molto comodo, ma qualsiasi cosa era meglio dello stare
perennemente immobile.
Per riuscire a girarlo, mamma lo doveva afferrare saldamente: un braccio
sotto la schiena, l'altro sotto le coscie. Sollevare e farlo rotolare
spingendolo con il petto. Era un marcantonio ormai il suo ragazzo. Ogni
volta lo sforzo la lasciava ansimante, ma lo faceva volentieri. Da quando
si era separata dal marito, viveva solo per Angelo.
Dopo la sentenza di divorzio si erano trasferiti nella sua vecchia casa di
famiglia, finalmente libera dagli inquilini e distante un paio di regioni
da dove avevano sempre abitato. Angelo aveva mugugnato parecchio: lì non
conosceva nessuno e avrebbe frequentato la quinta superiore in una classe
nuova. Rosa sapeva di esporlo a possibili ripercussioni negative, ma non
poteva farci nulla. Aveva organizzato il trasloco per tempo e atteso che
Angelo finisse la quarta. Il 20 giugno si erano già sistemati nella nuova
abitazione.
Era un appartamento bello, grande, luminoso e ben arieggiato, appena fuori
dal centro storico di Perugia. Di quelli con alte finestre ed alti
soffitti, come si facevano una volta. Casa e città erano splendidi, come
pure i dintorni. Rosa aveva avuto la speranza di un rapido ambientamento
per entrambi ma si era sentita in colpa per aver sradicato il ragazzo da
dove era nato.
Per addolcirgli la pillola gli aveva regalato quello scooter che tanto
aveva desiderato. Maledetto scooter. Dieci giorni gli era durato. Neanche
il tempo di prenderci confidenza e l'aveva distrutto. E rischiata la vita.
Saltare con lo scooter. Come fosse una moto da cross. Era finito contro un
albero. Ma che gli era preso? Incolpava se stessa per il malessere provato
dal figlio e che l'aveva portato ad un gesto tanto sconsiderato.
Aveva riportato fratture multiple: tibia, femore dell'altra gamba, omero e
clavicola. E meno male che indossava il casco.
La degenza al Silvestrini era trascorsa bene. Il ragazzo era forte e
dotato di buone capacità di recupero. Certo, non era stato piacevole
svegliarsi ingessato quasi dalla testa ai piedi, le braccia bloccate ad
arco e con un male cane. Ma la consapevolezza del rischio corso aveva
stemperato il disagio. Tempo qualche giorno, il dolore era quasi scomparso
e Angelo aveva cominciato scherzare e a ridere sull'accaduto. Mamma era
premurosa e il personale diligente e disponibile.
Il decorso sarebbe stato comunque lungo e l'ospedale non era in grado in
grado di farsene carico; i posti letto erano preziosi.
Trascorsi dieci giorni, le condizioni del ragazzo si erano perfettamente
stabilizzate e doveva solo attendere nell'immobilità la perfetta
calcificazione delle ossa fratturate.
Rosa era stata istruita sul da farsi. Si era dotata di quanto serviva e,
una mattina, Angelo fu riportato a casa con l'ambulanza.
Trasportarlo in casa e metterlo a letto non fu facile ma anche
quell'operazione andò felicemente in porto.
Restarono soli.
Con un eccesso di pudore evitarono di parlare dell'igiene intima e delle
necessità fisiologiche di Angelo. Nelle sue condizioni era completamente
inetto e Rosa si fece carico di quanto necessario.
Trascorsero alcuni giorni e subentrò la routine. Angelo aveva un gesso a
una gamba che arrivava all'inguine per poi circondare la parte superiore
del bacino. L'altra gamba era ingessata fin sopra il ginocchio. Il pube
restava scoperto. Faceva pipì col pappagallo, popò con la padella. Doveva
essere lavato e asciugato. Rosa l'assisteva indossando guanti in lattice
per mantenere quel minimo di distacco dall'intimità del figlio.
Il lavoro la impegnava completamente. Doveva imboccarlo, porgergli il
bicchiere, fargli zapping col telecomando, leggergli qualcosa per
distrarlo e, ogni tanto, rigirarlo.
Non aveva particolari problemi economici, abitando in casa propria e con
la rendita derivante dal lascito del nonno. Avrebbe comunque voluto
cercarsi un lavoro ma rimandò ogni iniziativa a dopo la guarigione del
figlio.
- Mamma. Girami per favore. Non ne posso più. Ho caldo.
- Certo amore - rispose lei posando il libro di Follet che stava leggendo.
Cercava di portare la sua attenzione sull'ascolto di una lettura. Si era
resa conto di come questo lo distraesse facendogli dimenticare la
scomodità cui era costretto, almeno per un po'.
Da due giorni era sopraggiunta un'ondata di caldo africano a peggiorare la
situazione. In casa non c'era condizionamento e Angelo sudava sempre. Lei
cercava di raffreddarlo con panni bagnati, ma serviva a poco. Era anche
infestato da pruriti che cercava di placare infilando ferri da maglia e
stecche varie dentro i gessi.
Stava sul letto, scoperto. Ormai Rosa si era abituata a vederlo così.
Tirando un profondo respiro lo afferrò come sempre. Era pesantissimo ma il
metodo era collaudato e le riusciva bene. Comunque lo sforzo restava
notevole. - Issaaa... - Alzare e spingere col petto. I genitali del
ragazzo stavano a pochi centimetri dai suoi occhi.
- Ecco fatto - Ansimava e sentiva un fortissimo bisogno di farsi una
doccia. Indossava un abito a grembiule leggero, abbottonato sul davanti.
Sotto aveva solo l'intimo ma non sopportava più il reggiseno. Voleva
toglierlo. Più tardi, pensò.
- Grazie sai, mamma. Stai facendo tantissimo. Mi rendo conto di quello che
anche tu stai passando..
- Ma dai, cosa dici? Sei sempre il mio bambino e non mi pesa affatto.
Penso anzi che questa esperienza rafforzerà il nostro legame e di questo
posso essere solo contenta.
Riprese a leggere. Aiutava anche lei a scacciare strani pensieri che
avevano iniziato ad affacciarsi alla sua mente.
Trascorsa circa mezz'ora, arrivata alla fine di un capitolo, lui la
interruppe.
- Basta mamma. Ti vedo stanca e lo sono anch'io. Forse riesco a dormire un
po'. Però devo fare pipì.
- Sì caro. Subito. Frugò nella scatola dei guanti. Vuota. Era stanca e le
toccava andare nello sgabuzzino a prenderne un'altra, ma non ne aveva
voglia, e poi, doveva ammetterlo, la solleticava il pensiero di quella
piccola trasgressione.
Facendo finta di niente gli mise il pene nella boccia toccandolo per la
prima volta a mani nude. Sperò che il ragazzo non ci avesse fatto caso.
Poi, con due salviette umide ripulì e rinfrescò le sue parti intime.
- Buonanotte amore - disse chinandosi a baciargli la fronte - chiama se ti
serve qualcosa.
Angelo restò a fissare il buio del soffitto. L'aveva sentito il calore di
quella mano e continuò a pensarci finchè non si addormentò.
Si svegliò nel cuore della notte, sudato e ansimante.
- Cazzo! - pensò - e adesso cosa faccio?
Il sogno aleggiava ancora vivido nella sua mente: Carlotta, la sua ex, lo
carezzava, sul cazzo. Poi la carezza diventava sempre più decisa,
impugnava decisamente il cazzo e lo masturbava. Carlotta...da quanto non
la pensava. Però, che strano. Carlotta indossava un grembiule uguale a
quello della mamma.
Accantonò il pensiero. Aspettò una qualche impossibile ispirazione ma gli
venne solo lo stimolo di orinare. Inutile tergiversare ancora.
- Mamma!... Mamma! Vieni per favore.
- Un minuto. Arrivo - rispose con voce assonnata dalla stanza accanto.
- Cosa c'è? - chiese entrando e accendendo la luce piccola.
- Mamma, ho fatto un casino. Mi dispiace.
Le fu subito chiaro e colse la mortificazione del ragazzo nel mostrarsi
impotente per l'accaduto. Il pene, ancora semieretto, era imbrattato di
sperma, come pure l'inguine e il pelo pubico.
Chiamò a raccolta il suo migliore autocontrollo.
- Non preoccuparti amore. Sei un ragazzo forte, nel fiore della gioventù.
Era logico che succedesse. Adesso ci pensa la mamma. Tu stai solo
tranquillo.
La situazione era delicata ma anche elettrizzante per Rosa. Quasi si
sentiva contenta per l'accaduto che, dovette ammetterlo, soddisfaceva un
suo latente voyerismo. Senza neppure pensare ai guanti, prese le salviette
e si diede da fare per ripulirlo. Dovette usarne parecchie per arrivarne a
capo e manipolare a lungo pene e testicoli, scoprendogli il glande.
"Quanto sperma" pensò. "E che sesso da uomo ha il mio ragazzo ormai".
Non l'aveva mai visto così. Da quando era avvenuto l'incidente quella
funzione era parsa come sopita.
Per il caldo, dormiva con solo le mutandine quando Angelo aveva chiamato.
Si era alzata di corsa e infilata lo stesso grembiule che aveva prima,
allacciando un paio di bottoni a casaccio.
Impegnata com'era nell'operazione, non si accorse di come, chinandosi su
di lui, la scollatura le si fosse aperta.
Angelo, dalla sua immobilità, fissava il lavoro di sua madre e la sua
scollatura. Non le disse niente per non imbarazzarla, ma non potè
trattenersi dal pensare che il seno di sua madre era proprio bello e sodo
all'apparenza.
- Ecco fatto - commentò Rosa sorridendogli e buttando le salviette nel
cestino - dai, che non è successo nulla di grave. Ti senti scosso?
Qualcosa non va?
- No mamma. E' tutto a posto adesso. Sei una gran mamma e ti voglio bene.
Fammi fare pipì e torniamo a dormire.
- Angelo mio - gli disse abbracciandolo e stringendosi la sua testa al
seno.
Al mattino, ripresero il consueto tran tran. Per Rosa la spesa, qualche
faccenda e poi l'assistenza ad Angelo. Il caldo era soffocante e
minacciava di superare le punte dei giorni precedenti.
Nel primo pomeriggio, nell'ora peggiore, avevano ripreso la lettura del
Codice Rebecca di Follet. Il libro, anche se vecchio di qualche anno, era
piacevole e avvincente. Era tuttavia un libro con situazioni "adulte" che
Angelo avrebbe potuto tranquillamente leggersi per suo conto ma che letto
ad alta voce, da madre a figlio, poteva essere un po' forte in alcuni
passaggi. Specie questo.
Rosa si fermò. Si stava sentendo stranamente solleticata ma riteneva anche
di esprimere almeno una qualche perplessità.
- Perchè ti sei fermata mamma?
- Tesoro. Devo dirtelo. Mi sento a disagio a continuare. Tu sei ancora un
ragazzo e io sono tua madre.
- Mamma, ti prego. Ho diciotto anni. Sono grande ormai e queste cose le
so. Ho già fatto l'amore sai?
Non ne avevano mai parlato prima ma lei lo aveva immaginato. Era una bel
ragazzo intraprendente e ne fu inorgoglita.
- Non mi sorprende. Spero che sia stata una esperienza positiva, per
entrambi, e che tu sia stato corretto con lei e scrupoloso.
- Certo mamma. Sono o non sono tuo figlio? - le rispose sorridendo - e
adesso riprendi a leggere.
A quelle parole Rosa si sentì sciogliere e riprese contenta la lettura.
"...Wolff immerse il pennello nella
ciotola e comincio' a spalmare la schiuma.
Lei era distesa sul letto, con la schiena
arcuata da una pila di cuscini, e lo guardava
sospettosa..
.Poso' il pennello e prese il rasoio.
Ne saggio' la lama affilata con il pollice,
poi la guardo' diritto negli occhi. Lei lo
fissava affascinata come da una malia.
Wolff si chino' ulteriormente, le divarico'
le gambe, le accosto' il rasoio alla pelle,
e lo spinse verso l'alto con movimento
leggero e attento..."
Proseguì nella lettura, la voce morbida, nel silenzio del pomeriggio
afoso. Follet ci sapeva fare. L'atmosfera, nel romanzo e nella casa, si
fece torrida.
"...le poso' il dito sul suo punto piu'
sensibile e comincio' a sfiorarla intorno a
esso. Sonja chiuse gli occhi.
Wolff verso' dell'acqua calda da una pentola
in una ciotola per terra vicino a lui.
Immerse il panno nell'acqua, poi lo strizzo'.
Le premette il panno caldo contro la pelle rasata.
- Ah Dio!-.
Wolff si sfilo' l'accappatoio e rimase nudo.
Prese una bottiglia di olio emolliente, se ne
verso' qualche goccia sul palmo della mano destra,
e si mise in ginocchio sul letto accanto a Sonja.
Poi, le unse il pube.
- Non lo faro'- dichiaro' lei mentre il suo
corpo cominciava a fremere.
Lui prese dell'altro olio, e la massaggio'
in tutte le pieghe e le fenditure..."
Il racconto era eccitante e Rosa non riuscì a evitare un rimescolio nel
basso ventre che contrastò accavallando strettamente le gambe. Indossava
il solito grembiule, senza reggiseno. Non aveva capezzoli molto
pronunciati ma la lettura l'aveva eccitata ed inturgidirono spiccando
sotto il tessuto leggero.
Cercò di cambiare posizione, di spostare strategicamente il libro davanti
a sè per coprirsi, ma si sentì goffa e, per non peggiorare le cose, lasciò
perdere, simulando indifferenza.
Anche Angelo avrebbe voluto mostrarsi indifferente, ma gli fu impossibile.
Come sempre ultimamente, era scoperto. Si era abituato a starvi sotto gli
occhi di mamma, solo che adesso avvertiva lo stimolo di una erezione che
sapeva decisa. Non disse niente. Imprecò mentalmente contro quei gessi
maledetti, il caldo e la sua ottusa testardaggine che lo stava ficcando in
quella situazione imbarazzante.
Il membro pulsava, e cresceva, ruotando lento di quel terzo di giro sino
alla piena estensione.
Rosa, gli occhi sul libro e la mente concentrata nella lettura, non si era
ancora accorta di nulla.
La depilazione ebbe termine. Si sentiva accaldata e rimediò soffiandosi
aria in viso, sporgendo la mandibola, alzò lo sguardo e lo vide. Vide
prima quel cazzo teso svettare e poi gli occhi di Angelo fissi nei suoi.
Le morirono le parole in gola.
Entrambi non sapevano come reagire e restarono a guardarsi in silenzio.
- Il libro ha avuto il suo effetto, pare. Come ti senti?
Angelo girò la testa e tacque.
- Dillo alla mamma, tesoro - continuò dolcemente.
- Mi vergogno - parlò senza guardarla - sono stato uno stupido a dirti di
continuare a leggere.
Gli carezzò amorevolmente la fronte e i capelli ondulati. Allora lui la
fissò.
- Senti. E' inutile che ci facciamo tutti questi problemi. Mettiamoli da
parte e basta. Le cose stanno così. Tu sei bloccato a letto e il caldo è
insopportabile. Ormai sei anche un uomo. Hai le tue reazioni e sono
naturali. Solo, non ce ne dobbiamo spaventare. Se non ti spaventi tu, ti
prometto che farò lo stesso. Tuttalpiù ci scherzeremo sopra. Vuoi? Anzi,
se può aiutarti a farti sentire a tuo agio, mi adeguerò io alla tua moda.
Aveva parlato e agito d'impeto, senza riflettere. Con rapidi gesti
sbottonò e si sfilò il grembiulone. si risedette sulla poltroncina in
midollino con i soli slip bianchi di cotone, i seni generosi svettanti e i
capezzoli eretti come sentinelle.
Angelo scoppiò a ridere e il riso contagiò anche lei. Un riso nervoso ma
anche liberatorio e inarrestabile. I seni di Rosa sussultavano per i
singhiozzi e il membro di Angelo dondolava avanti e indietro. Entrambi
trovavano molto divertente la cosa e continuavano a guardarsi alimentando
nuovi scoppi di risa, arrivando ad indicarsi col dito le parti in
movimento con, in viso, quelle espressioni finto-stupite da comiche del
cinema muto.
Infine le risate si placarono e restarono a fissarsi senza parlare.
Oh..lè..- sdrammatizzò lei - E se c'è qualcosa che riguarda le tue parti
intime e che vorresti dirmi, fallo; anche adesso. Io mi sono stancata di
fare finta di niente.
Il ragazzo si sentì rincuorato e prese coraggio.
- Grazie di quello che hai detto, mamma. Sei davvero super e, visto che ci
siamo, ti dico subito una cosa. Non la dicevo prima perchè...insomma... io
spesso ho tanto prurito lì intorno. Però non dico niente e aspetto il
momento in cui mi rinfreschi con le salviette. Un po' di sollievo me lo
danno. Ma una bella grattatina...- e scoppiò a ridere.
Rise anche lei - Certo. Non trattenerti più e dimmelo quando vuoi che ti
gratti o qualsiasi altra cosa. Dovunque sia.
- Allora mamma, rompiamo il ghiaccio una volta per tutte e dammi una bella
grattata generale. Io non ne posso più.
Ridendo, prese a grattarlo a due mani; i guanti erano ormai solo un
ricordo. Agì con scrupolo, senza trascurare nulla: pube, scroto, perineo,
la base del pene che nel frattempo si era un po' ammosciato ma che,
sottoposto al trattamento, riprese subito vigore.
- OOps..- esclamò lei fissandolo e rimettendosi a ridere - credo che
stanotte ci saranno altri sogni bagnati. Chiamami subito quando succede,
sai, che ti sistemo.
- Va bene mamma.
Si sentirono entrambi molto rasserenati per affrontato e risolto così bene
la spinosa questione.
Sembrava impossibile ma il caldo aumentò ancora. Il telegiornale
annunciava ogni sera la catastrofe climatica. L'emergenza era in tutta
Italia. Molte colture erano compromesse e il bollettino dei decessi si
allungava ogni giorno. L'emergenza perdurava anche nella casa.
Incredibile l'adattamento umano. Passato quel primo pomeriggio, Rosa non
si chiedeva neanche più se doveva vestirsi. Indossava slip bianchi di
cotone e, solo con quelli, girava per casa e stava in compagnia del
figlio. Senza alcuna remora gli si appoggiava quando lo girava, pelle
contro pelle.
Non avevano praticamente pace. Angelo soffriva moltissimo e doveva essere
continuamente accudito. Lei non sapeva più cosa inventarsi per ristorarlo
e distrarlo. Tv, libri, giornali, bibite fresche, ghiaccio. Era tutto un
prendere e lasciare per tentare qualcosa d'altro.
Quel pomeriggio il caldo non fu peggiore del solito. Angelo appariva però
più provato. Ansimava. Era irritabile. Spingeva nel busto, insofferente
alla costrizione. Roteava gli occhi e non aveva attenzione per nulla.
I giorni di afa erano stati troppi anche per una fibra robusta come la sua.
Aveva provato Rosa a cercare un condizionatore, ma erano introvabili.
Aveva anche inutilmente tentato con l'ospedale già sin troppo intasato dai
ricoveri conseguenti il caldo.
L'affanno di Angelo aumentò. Non rispondeva se gli parlava; solo gruniti.
Prese allora a rinfrescarlo con delle pezzuole bagnate. Le appoggiava
sulla fronte, il collo, il torace. Si era preparata un secchio d'acqua
fredda vicino al letto ed era tutto uno inzuppare, strizzare e distendere.
- Ho caldo anche lì, mamma, tra le gambe. Fai qualcosa...
Senza pensarci Rosa prese un'altra pezza bagnata e l'avvolse sui genitali.
Stette a guardarlo maledicendo la sua impotenza, ma in quel momento ebbe
un'idea.
- Ti ricordi quel passaggio del libro, caro? Potrei rasarti l'inguine. Sei
piuttosto peloso e un qualche sollievo l'avresti. Cosa ne dici?
- va bene... quello che vuoi - rispose il ragazzo senza esitare.
Ne fu lieta. Al di là del beneficio, quella attività poteva essere un
piccolo diversivo che l'avrebbe distratto. Andò a prendere forbici, un
rasoio nuovo, schiuma da barba e un asciugamano che gli infilò tra le
gambe e sotto il sedere.
Si mise a sedere in fianco al letto, allargando le gambe per essere più
vicina e iniziò l'opera sforbiciando alla meglio.
Vedeva sempre suo figlio nudo ma non indugiava mai con lo sguardo proprio
lì. Adesso vi era costretta e si sorprese nel non provare alcun disagio.
Spostava delicatamente il membro e lo scroto mentre le lame lavoravano e
in breve accorciò l'accorciabile.
- Fase uno, ultimata - proruppe sorridendo per sdrammatizzare la
situazione - Adesso bagnamo un po' con una pezza...così!-
Agitò la bomboletta prima di spruzzare la schiuma sulla mano e poi la
passò sulle parti frizionando per farla penetrare in ogni piega della
pelle. Prese il rasoio.
- Va tutto bene caro? Io comincio...
Angelo, del tutto abbandonato, non rispose.
Rasare il pube con un usaegetta non è semplice. Le lame si intasano
subito. Doveva risciacquare continuamente il rasoio nel secchio e poi,
chissà perchè, tanti peli sfuggono al taglio e bisogna passare, ripassare,
e ancora, e ancora.
Rosa si mise d'impegno. Spostava, tendeva, passava, risciacquava. Non
finiva mai. Un po' si indispettì, senza darlo a vedere, ma ormai era
decisa a renderlo completamente glabro.
Angelo, guardando il soffitto, stava e sentire tutte quelle manipolazioni
su di sè. Erano piacevoli. Persino troppo. Resistette stoicamente e a
lungo ma arrivò al punto in cui ogni tocco di quelle mani gli procurava
quel solletichio che solletico non è.
- Ho quasi finito, sai...-
Ma era troppo tardi. L'impeto dell'erezione era incontrollabile. Il membro
prese a pulsare e a crescere.
- Ehi, che succede? - chiese lei.
Lui non disse nulla. NOn gli importava, anzi, si sentiva compiaciuto di
potersi sentire così libero davanti a sua madre.
- Vuoi che smetta? -
- Ma no mamma. Finisci. Magari la cosa ti è anche d'aiuto.
In effetti la pelle più tesa facilitava il compito e Rosa, senza neanche
pensarci, impugnò saldamente quel bastone, ben decisa a completare
l'opera. Lo teneva con la sinistra, mentre la destra radeva. Lo sentiva,
caldo e duro nella sua mano e avvertì un brivido tra le sue carni.
Ormai aveva finito. Un'ultima passatina e dovette mollare la presa. Con un
panno bagnato tamponò la pelle rasata.
- Ecco fatto! - disse infine, rimirando il risultato del suo lavoro - Come
ti senti?
- Sto bene mamma, grazie. Non penso neanche più al caldo...
- Mi fa piacere, sai...
- Stavo dicendo che non penso al caldo, però... - e lasciò la frase in
sospeso.
- Però..? - fece eco lei.
- Insomma, non vedi come sono?
- E' perchè ti è diventato duro? Lo sai che non ti devi preoccupare. E'
tutto normale
- Sì, mamma, però... io ho tanta voglia di masturbarmi e non lo posso fare
- concluse lui voltando la testa di lato.
Scese un silenzio pesante. Rosa restò immobile a interrogarsi su cosa
dire, finchè sentì la sua bocca parlare da sola.
- Vuoi.. che lo faccia io per te?
- Io... sì, lo vorrei. In questo momento non mi importa che tu sia mia
madre - e lo disse guardandola in volto.
Non poteva più tirarsi indietro.
- Va bene. Ti capisco. E' da troppo che sei immobilizzato. Farò quel che
va fatto.
Lo decise in un secondo, senza domandarsi altro. Nell'armadietto del bagno
trovò il flacone che cercava e si versò qualche goccia sulle mani per poi
strofinarle. Era piacevole l'olio di mandorle sulla pelle.
Si sedette nuovamente a fianco del letto.
- Chiudi gli occhi e lasciati andare. Penso io a tutto.
Senza indugi, prese a carezzare i genitali del figlio, di vere carezze,
lente, morbide, che l'olio rendeva fluide. Una mano passava dal pene allo
scroto, l'altra carezzava l'inguine con movimenti circolari.
Impugnò il membro ancora duro muovendo la mano. Aveva fatto bene a ungerla
con l'olio.
Il pene era ritto e Rosa lo impugnò decisamente a continuare la
masturbazione. Era bello, quasi solenne. Non voleva darsi alibi. Si guardò
menarlo per tutto il tempo, osservando ogni particolare. Anche lei voleva
quel piacere per suo figlio.
Cercò di dosare la forza della stretta e la velocità del movimento. Da
quanto non ne toccava uno così. Non voleva neppure pensarlo. Ma lo
stringeva. Lo sentiva caldo. E le piaceva. Sentì nella mente fare capolino
pensieri che nulla avevano a che fare con lo spirito di servizio e si
rimproverò per il rimescolio che il suo corpo provava.
Avvertì il rigore che precedeva l'eiaculazione e si preparò a guardarla,
ansiosa. L'orgasmo esplose con intensità, abbondante mentre Angelo
mugolava e si irrigidiva tutto. Lo sperma schizzò fino al gesso sul torace
e altro colò, come lava, lungo l'asta e sulla mano che si muoveva di
movimenti via via più lenti e delicati.
- Mamma.. cosa hai fatto? - disse Angelo con un fil di voce.
Lo guardò, sorpresa dal tono quasi di rimprovero.
- Quello che era necessario, amore mio.
Lui si limitò a fissarla senza dire niente.
Lo ripulì per bene, come aveva fatto quella notte, ma provandone un ben
diverso coinvogimento.
- Torno tra poco, amore - gli disse arruffandogli i capelli.
Andò in bagno. Si sentiva spossata e un tumulto interiore la scuoteva.
Anche le sue energie nervose erano agli sgoccioli. Tolte le mutande, entrò
nella doccia e restò immobile sotto l'acqua che scorreva.
Da quanto tempo? Non lo ricordava neppure. Sensazioni lontane le
affioravano nel ventre. Tuffò una mano nel sesso a cercare la sua
pacificazione. Così non bastava; non era sufficiente. Ripensò agli uomini
della sua vita; non molti. Figure ormai improponibili. Capitoli chiusi che
non riuscivano ad accenderla. Pensò ad altri uomini, anche se non
conosciuti biblicamente. Meglio, ma non bastava.
Un'immagine le tornava prepotente alla mente. La scacciava e lei tornava.
Una, due, tre...dieci volte.
Infine si arrese all'immagine del...cazzo! Il cazzo duro di suo figlio che
lei stringeva nella mano e della sborra calda che la ricopriva.
L'orgasmo sopraggiunse. Violento, sferzante. Si morse le labbra per non
urlare.
Quella notte, Rosa faticò a dormire. Dopo l'accaduto, passata l'emozione,
fu difficile riprendere la routine. Angelo era restato zitto a seguire il
volo di una mosca intorno al lampadario. Rosa non sapeva decidere come
comportarsi e si sentiva di troppo. Scivolava dimessa per la stanza, come
sperando di non essere notata. Era stata combattuta se rivestirsi prima di
rientrare. Infine aveva ritenuto che poteva essere interpretata come
un'ammissione di colpa. Perciò si ripresentò seminuda come sempre, il seno
in mostra e le mutandine bianche. Non le veniva niente da dire e benedì di
poter accendere la tv. Il resto della sera fu imbarazzante: cena, ancora
tv e abluzioni, intervallate da sì e no dieci parole in tutto.
Doveva superare l'empasse. Ma come?
Si rigirava nuda nel letto. "Maledetto caldo", pensava. Ma il caldo non
c'entrava con la sua agitazione. Non era per la ...sega. Sì, aveva fatto
una sega a suo figlio, ma più ancora la turbava di essersi masturbata
ripensandoci. Si sforzava di individuare il punto di svolta. Doveva
esserci. Ma non lo vedeva. Le cose accadono e basta. Lì tutto era
complicato da quella difficile situazione e lo stress aveva dato la
spallata finale. Giustificazioni che le suonavano fasulle come le scuse di
un bambino pescato con le dita nel barattolo della marmellata.
Non è vero che le cose accadono e basta. Un filo invisibile segue gli
eventi. C'è chi lo chiama karma o predestinazione, ma lei non credeva in
quelle sciocchezze. Una predisposizione forse, quella sì. E in fin dei
conti indica la stessa cosa; solo che non fornisce l'alibi
dell'ineluttabile. Oppure sì? ma in quel caso avrebbe significato che...ma
non fu capace di proseguire e indirizzò il pensiero in altre direzioni.
Risposte non ne arrivavano e i pensieri si rincorrevano, sempre più
confusi. La stanchezza la ottenebrava. Senza sapere come, si accorse che
si stava mollemente toccando. "Mi sto toccando la...figa" realizzò. Da
quanto tempo non chiamava le cose per nome? "Io ho una figa. Cosa me la
tengo a fare?" Una parte di lei le fece aprire le cosce. Come una sonda,
la mano la percorse, lentissima, esplorandone ogni piega. Le labbra erano
aperte e la fessura si offrì all'indice. Si frugò dentro tastandone le
pareti col polpastrello. "Sono fradicia, aperta...cosa sto facendo?" Con
l'altra mano la allargò e scoprì il clitoride. Tolse il dito bagnato per
posarlo lì, direttamente. Un gemito rauco le sfuggì di bocca. "Figa,
cazzo, sborra, sborra che cola, calda, dentro la figa, aperta..." a
inseguire pensieri sempre più osceni che mascheravano il vero desiderio:
"Non cazzo, non figa, non sborra..la mia FIGA... la SBORRA del CAZZO di
Angelo..."
Si abbandonò al perverso piacere per la seconda volta quel giorno.
Angelo si svegliò presto. Non chiamò e restò a fissare il soffitto. Aveva
anche lui di che pensare. La serata precedente era trascorsa in un clima
quasi irreale. Mamma era riapparsa visibilmente scossa. Aveva mantenuto
per tutta la sera l'atteggiamento di chi vorrebbe essere invisibile e lui
si era sentito incapace di dire alcun che per sbloccare la situazione
combattuto com'era tra senso di colpa, gratitudine e anche eccitazione.
Non potè trattenersi dal ripensare alla mano di sua madre e ai suoi occhi
che lo guardavano. Ormai era successo.
- Mamma!...Mamma!..- vedendola tardare, la chiamò.
Lei stava aspettando. Si era svegliata tranquilla, con la mente sgombra.
Dopo una breve toilette, si era seduta sul letto in preda ad una sottile
eccitazione. Era rimasta lì, a guardarsi tra le cosce, sentendosi la figa
pulsare sotto le mutandine. E inumidirsi. Avrebbe voluto toccarsi ancora,
ma preferì l'ascolto di quella inebriante indolenza.
Entrò sorridente con un "Buongiorno, caro" e si chinò a baciarlo in
fronte, facendogli dondolare i seni davanti agli occhi.
- Ciao mamma. Fammi fare pipì, per favore.
- Subito tesoro - prese il pappagallo e infilò il pene del ragazzo
nell'imboccatura.
Ma Angelo non parlò e restarono muti a fissarsi. I secondi passavano e il
disagio si faceva palpabile. Il cazzo del ragazzo era eretto e la sua
vista le creava un rimescolio nel ventre. Non riusciva a staccare gli
occhi da lì e lui se ne accorse.
- Non dovevi fare la pipì? - chiese nel tentativo di sdrammatizzare.
- Vedi mamma, è ancora duro.
- Lo vedo. Ma non sentirti a disagio per questo. Ne abbiamo già parlato.
- Non sono affatto a disagio mamma. Mi piace sentirlo duro e mi piace che
tu lo possa vedere così.
- Ti... ti piace stare così davanti a me? - balbettò di rimando.
- Sì mamma. Mi piace e mi piace pensare a quello che è successo ieri. Per
me è stato bellissimo. Non sentirti tu a disagio adesso, perchè è tutto
ok, ti assicuro.
- Sono contenta di sentirtelo dire. Ti confesso che ero molto preoccupata
di aver fatta una cosa... - non voleva dire "sbagliata" e lasciò la frase
in sospeso.
- Non ci pensare, dai. Perchè ti sei messa la maglietta oggi?
- Vuoi che me la tolga?
- Se per te non è un problema...
Rosa se lo chiese, ma intanto la stava già togliendo. Ogni risposta
sarebbe stata superflua. Non riusciva a staccare gli occhi da quel...cazzo
duro. Sentiva il corpo prendere il sopravvento sul raziocinio.
- E rendiamo le cose davvero eque..-
Con naturalezza sfilò le mutandine e restò nuda.
- Ti senti a disagio mamma?
- No Angelo. Sto benissimo. Come non lo sono stata da moltissimo tempo.
- Posso guardarti?
- Guarda quello che vuoi, caro - rispose girandosi verso di lui.
Il pube presentava una rada e corta peluria chiara e si vedeva
distintamente il segno della sua spaccatura, dove la grandi labbra si
congiungevano.
- Hai pochi peli mamma.
- E' vero - rispose lei chinandosi per guardarsi - sono sempre stata così.
Si sentiva imprigionata in quella situazione perversa, e gratificata al
tempo stesso.
- Vorresti vedere anche il resto, amore? Vedere bene come sono fatta?
- Davvero lo faresti mamma?
- Per te farei qualsiasi cosa.
- Sai, non è vero che ho già fatto l'amore. L'avevo detto...perchè
.insomma, per convincerti. Ho fatto altre cose. Con Carlotta ci
toccavamo, ma sempre in situazioni precarie, al buio per lo più e non sono
mai riuscito a guardarla bene. Fammi vedere, dai.
Le sembrò naturale accostare la poltroncina di vimini al letto e sedercisi
per poi allargare le gambe sopra ai braccioli.
- Vedi bene così? - stava abbandonata sulla sedia, le braccia sulle
ginocchia.
Angelo alzò un po' la testa, per quello che gli riusciva e fissò il sesso
di sua madre.
- Spiegami mamma. Spiegami come sei fatta.
- E' solo una... - ma non le riusciva di pronunciare la parola.
- Figa? - completò lui
- Sì, una figa. Non è che sia chissà che. Ogni donna ne ha una.
Comunque... - indicando con l'indice - queste sono le grandi labbra,
spesse e carnose. Appena più interne, più piccole e più lunghe, queste che
sto pizzicando, queste sono le piccole labbra, molto morbide. E poi..vedi?
Qui sopra, proprio sotto questo piccolo cappuccio di pelle..aspetta che lo
scopro - e allargandosi - ecco, questo che si vede sporgere è il
clitoride, il centro del massimo piacere della donna. E' molto sensibile.
Angelo seguiva come ipnotizzato la spiegazione.
- E'..bella. Mi piace. E si vede bene anche la fessura da dove... - e
lasciò la frase in sospeso.
- Sì, qui sotto è l'entrata della vagina.
- Non pensavo che fosse tutto così..aperto e che si potesse vedere così
bene.
- In effetti, di solito le labbra stanno racchiuse su se stesse e coprono
la vagina.
- E come mai adesso stanno così aperte?
La domanda le tolse il respiro. Era inebriata da quanto stava facendo e
quello che stava per dire non faceva che accrescere il suo turbamento e la
sua eccitazione.
- Vedi, e un po' l'equivalente per te di avere il pene eretto. L'erezione
ti comunica che il membro è pronto per la penetrazione. Nella donna accade
che le si inturgidiscano e dilatino le carni. E' il segnale che la
penetrazione è pronta a riceverla. Oltre a quello avviene la
lubrificazione. Quando senti cioè che il sesso della donna è bagnato.
Delle piccole ghiandole secernono un liquido leggermente oleoso che
consente al pene di scivolare all'interno della vagina.
- E la lubrificazione rende la ..figa bagnata e lucida, mamma?
- Sì, esattamente.
- Proprio come la vedo io adesso?
- E' così.
- Allora adesso saresti pronta per essere penetrata?
- Sì, questo dice la fisiologia - rispose sorridendo - esattamente come te
che ora potresti penetrare, avendo il..cazzo eretto, visto che chiamiamo
le cose per nome.
Erano arresi alla scoperta che stavano facendo l'uno dell'altra. Incapaci
di fermarsi ormai. Rosa restò com'era, esposta alla vista del figlio,
mentre continuavano a parlare. Teneva le braccia abbandonate ai lati dei
braccioli e le cosce aperte.
- Tu ti masturbi mamma?
- No, Angelo. Non lo faccio quasi mai.
- Cosa significa quasi?
- Che per moltissimo tempo non l'ho fatto.
- E quando è successo?
- E' successo ieri.
- Capisco. E' stato dopo che tu mi avevi...
- Sì. Ho sentito il riaccendersi in me di emozioni e sensazioni che avevo
dimenticate. L'ho fatto sotto la doccia e stanotte ancora nel mio letto.
- Ed è stato bello? Hai provato piacere? Eri eccitata? - la sua curiosità
era insaziabile.
- La risposta è sì, a tutte e tre le domande. Sul momento mi sono
spaventata ma poi i sensi hanno preso il sopravvento.
- Perchè ti sei spaventata, mamma?
- Perchè, mentre lo facevo, pensavo a te, a come ti avevo toccato e fatto
venire.
La risposta semplice e diretta lo colpì e lusingò.
- Fammi vedere come fai, mamma. Vuoi?
- Vorresti vedere che mi tocco? Qui, davanti a te?
- Lo faresti?
- Per te farei qualsiasi cosa, caro.
Portò la mano al sesso già pronto. Si toccò senza indecisioni di carezze
sconce, spingendosi in avanti, aprendo ancor più le cosce. Con l'altra
mano frugava le sue pieghe e sondava la cavità morbida. Si guardavano
negli occhi e sarebbe stato un orgasmo rapido e devastante a coglierla se
Angelo non l'avesse fermata.
- Fermati, mamma. Vieni da me adesso. Toccami ancora come ieri.
- Certo amore. Basta che tu lo chieda.
Sedutasi sul letto impugno nuovamente il cazzo di suo figlio e iniziò a
muoverlo con carezze lente mentre lo guardava negli occhi.
- Sei un bel ragazzo sai? E anche il tuo cazzo è bello.
- Si mamma - sospirò lui - e mi piace come lo stai toccando. Vorrei
toccarti anch'io.
- Ma certo. Tutto quello che vuoi.
Gli montò a cavalcioni, dandogli le spalle, in una specie di sessantanove.
Le sue gambe erano lunghe e, protendendo il bacino all'indietro, riuscì a
porgere il sesso fino alla mano di Angelo bloccata dal gesso. Per farlo
dovette abbassare la testa sull'inguine di Angelo, a guardarsi, da pochi
centimetri, la mano che continuava la masturbazione.
- Ecco fatto. Tocca la figa di mamma come più ti piace, amore. E' lì per
te - il pensiero di mostrarsi nuda e aperta al suo ragazzo, la stordiva.
Non ricordava nella sua vita un'emozione uguale.
Avvertì movimenti incerti, confusi, di dita che la sfioravano. Un dito si
insinuò nella sua apertura e, forzando il bacino, riuscì a sporgersi
maggiormente per sentirselo arrivare ancora più in fondo. Si sentiva
aperta, fradicia e ricettiva.
Soggiogata dalla risposta del suo corpo a quella situazione, aveva
abbandonata ogni residua resistenza. Prese l'iniziativa e, senza indugio,
si imboccò di quel bellissimo cazzo; dapprima con calma e poi, via via,
sempre più decisa, spingendoselo fino in gola. Non le importava più di
nulla, se non ricevere in bocca la calda sborra di suo figlio.
Angelo ansimava - Mamma...- continuava a chiamare.
Rosa divenne impaziente. Voleva che succedesse, subito. Continuò il
pompino aiutandosi con la mano, sentendo rovente quel cazzo nella bocca.
Avvertì un ultimo irrigidimento.
- Vengo mamma - sentì dire.
Un fiotto caldo e vischioso le esplose sul palato, e ancora e ancora. Le
si spanse per tutta la bocca, tra i denti, sulla lingua, e lei ingoiò,
paziente, aspettando l'ultima goccia, sino a ripulirlo perfettamente.
Avevano oltrepassato il limite. Lo sapevano entrambi. Si guardarono negli
occhi senza imbarazzo. Rosa si accucciò in fianco a lui, su una minuscola
striscia di letto libera. Stettero lì, senza più parlare. Senza chiedersi
cosa sarebbe successo domani.
--
W.
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http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
> CALMA E GESSO
E' veramente bello! Complimenti.
La lettura è scorrevole e avvincente, sebbene lunga e ricca di
dettagli e analisi, non se ne avverte minimamente il peso!
E poi... l'argomento ostico dell'incesto, che farebbe arricciare il
naso a tipi come me che non ne hanno mai subito il fascino, anzi...
l'hai saputo presentare con una tale naturalezza, quasi dolce,
solare... innocente!
Ed eccita! Alla fine ti coinvolge anche su quel piano.
Bravissimo, veramente.
Grazie
> Questo è da un bel po' che me lo palleggio.
> Iniziato un po' per scommessa, non mi ha mai del tutto convinto. Ogni
> tanti mesi lo riprendo, aggiungo una cosa, ne tolgo un'altra...
> E' tempo che me ne sbarazzi ^___^
Di questa idea del racconto d'incesto penso che ne avevi fatto cenno molto
tempo ed ora che posti il racconto la cosa mi torna alla mente. Ho fatto
caso al titolo soltanto dopo avere letto il racconto e penso che sia
davvero appropriato. Beh, quello che posso dire, a parte che è scritto
bene e la lettura fila via che è un piacere nonostante la lunghezza, è che
è uno di quei racconti che mi ha fatto eccitare ehmm...
ciao.
farfallina
--
Devo commentartelo perché mi ricorda troppo da vicino un mio vecchio
racconto (del 1999, pensa il secolo scorso) postato su ISR e che si
intitolava IL BAGNO. (diventato poi di tre puntate)
La situazione era simile, un figlio, una madre sola, un'occasione per vivere
dei momenti di intimità forzosa e poi il cedimento molto imbarazzato alla
passione da parte di entrambe.
Scrivevo allora nella prefazione del racconto queste parole:
"Scrivere un racconto erotico che tratti di incesto credo che ponga scelte
narrative complesse e delicate.
Questo perche' e' difficile trovare un giusto equilibrio tra il bisogno di
presentare personaggi "credibili e verosimili" e la necessita' di
descrivere i comportamenti inevitabilmente devianti o "borderline",
dei personaggi stessi. (come appunto i rapporti incestuosi)
E' un equilibrio molto precario in cui e' facile pendere troppo o da una
parte o dall'altra.
Sta di fatto che molti racconti ispirati a questo "genere" finiscono per
"scompensarsi" indugiando eccessivamente nella descrizione erotica che
trasforma presto l'incesto in un rapporto simile a quello che si instaura
tra due amanti, tra due coniugi o tra una prostituta ed il suo cliente,
finendo per dissolvere proprio la dimensione piu' trasgressiva ed
erotica dell'incesto stesso... e cioe' la sua diversita'. "
A distanza di anni credo che la sfida sia ancora questa, fare percepire al
lettore interamente la diversità del rapporto, la sua eccezionalità.
Io devo farti i complimenti perché credo che tu ci sia riuscito in modo
convincente, hai dimostrato cura nel descrivere le perplessità
dei personaggi, la loro consapevolezza di fronte alla trasgressione e
almeno in parte il disagio che ne consegue.
Il racconto ha però anche qualche elemento problematico.
Si vede che il tuo è un racconto tipicamente "erogeno", (erogeno è un grado
superiore all'erotico... per capirci...) per la cura a volte capziosa che
hai messo in certe descrizioni di carattere sessuale. Benissimo, qui non è
un difetto, anzi...
Il racconto erogeno però ha delle peculiarità ineliminabili: è favoloso se
chi lo legge riesce ad eccitarsi, perché instaura con l'autore una chiara
sintonia di intenti. L'indugiare su questo o quel particolare morboso non
pesa affatto, anzi è piacevole... (piacevole in senso letterario e non,
ovviamente).
Se però il lettore non si eccita la lettura risulta all'opposto pleonastica,
debordante, ricca di particolari poco insignificanti rispetto alla storia e
al resto del contesto narrativo.
Sinceramente in questi casi io preferisco adottare delle vie di mezzo,
naturalmente ok alla descrizione, anche la più esplicita possibile, ma
possibilmente non ridondante. Insomma, ad un certo punto... spazio
alla fantasia.
Nel tuo racconto ho trovato decisamente "debordante" la "lezione" di
educazione sessuale della madre verso un figlio troppo grande per
sembrare ancora così ingenuo. Il resto, invece, rimane sempre nella
soglia dell'accettabilità.
C'è anche un secondo elemento. Il tuo narratore esterno a volte
è troppo onniscente ed in grado di passare con estrema facilità dalla
testa di un personaggio all'altro.
A mio parere, pur mantenendo il narratore esterno, era meglio descrivere
compiutamente e con dovizia di particolari solo la personalità e i pensieri
della madre. (giustamente la più difficile da rendere)
Il figlio invece andava descritto dai dialoghi e da quello che la madre
vedeva, sentiva, percepiva o ricordava di lui. E' una questione di
"prospettiva narrativa" simile alla prospettiva pittorica, dove esiste un
punto di fuoco a cui tutte le linee convergono.
Altrimenti si rischia di "spiegare troppo" (diventando una specie di Esher
della descrizione... magari carino, ma irrealistico)
Per il lettore è importante prendere le parti di un personaggio, (e quello
glielo fai rivoltare come un calzino), gli altri invece devono essere
interpretati, non spiegati, come d'altronde accade nella vita reale.
(Col narratore interno, questo problema ovviamente non si pone)
Modificherei perciò la parte dove il narratore descrive direttamente
il sogno del ragazzo. Magari lo puoi accennare se è importante, ma
dalle parole del ragazzo in eventuale dialogo con la madre.
Tutto ciò che ti ho detto, naturalmente, è IMHO
Comunque a parte queste mie considerazioni di "lana caprina",
devo ammettere che il tuo racconto il chupa l'ha letto molto, ma molto...
volentieri.
Complimenti anche da parte sua.
cer
e il chupacabra
> CALMA E GESSO
Il racconto è lungo, ma scritto molto bene e credibile. C'è una
introduzione alla situazione, lo svolgimento, e la fine che ho trovato
molto intensa e giustamente problematizzata.
I peronaggi ben delineati e il loro progredire verso l'incesto ben narrato
e compreso. Mi è piaciuuto, nonostante le mie riserve sull'argomento....
bravo, W
Ipotesi
--
> CALMA E GESSO
>
>
..
> Nel primo pomeriggio, nell'ora peggiore, avevano ripreso la lettura
> del
> Codice Rebecca di Follet. Il libro, anche se vecchio di qualche anno,
> era
> piacevole e avvincente. Era tuttavia un libro con situazioni "adulte"
> che
> Angelo avrebbe potuto tranquillamente leggersi per suo conto ma che
> letto
> ad alta voce, da madre a figlio, poteva essere un po' forte in alcuni
> passaggi. Specie questo.
Galeotto il libro e chi lo scrisse :-) !!!
>
> L'immobilità gli era terribile. Non c'è posizione che possa essere
> mantenuta a lungo prima di desiderare cambiarla. Mano male che c'era
> mamma.
>
> CUT
>
> Avevano oltrepassato il limite. Lo sapevano entrambi. Si guardarono negli
> occhi senza imbarazzo. Rosa si accucciò in fianco a lui, su una minuscola
> striscia di letto libera. Stettero lì, senza più parlare. Senza chiedersi
> cosa sarebbe successo domani.
>
>
Si legge come bere un bicchiere di acqua fresca. Arrivi alla fine che
nemmeno te ne rendi conto. L'argomento è ostico, di quelli che a me non sono
mai piaciuti. Ha un pregio però questo, è scritto molto bene. E devo anche
ammettere che la lettura eccita quel tanto che basta malgrado una madre ed
un figlio siano i protagonisti della storia incestuosa. Bravo!!!
Mybelline
--
L'angolo discreto di Mybelline
http://it.geocities.com/mybelline80
"T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino."
(FdA)
Questo argomento è uno dei miei preferiti, perdipiù l'hai scritto bene,
anche se avrei preferito un maggiore compiacimento vizioso e concupiscente
da parte della madre, ma questa è la tua "tonalità" per cui va bene così.
Complimenti!
Andrea
> Si legge come bere un bicchiere di acqua fresca. Arrivi alla fine che
> nemmeno te ne rendi conto.
Missione compiuta, allora ^____^
> L'argomento è ostico, di quelli che a me non sono
> mai piaciuti. Ha un pregio però questo, è scritto molto bene. E devo anche
> ammettere che la lettura eccita quel tanto che basta malgrado una madre ed
> un figlio siano i protagonisti della storia incestuosa. Bravo!!!
Di essere riuscito a "smuovere" anche chi é refrattario al genere, è il
miglior apprezzamento.
Grazie a te del buon commento ^__^
ciao
> Questo argomento è uno dei miei preferiti, perdipiù l'hai scritto bene,
> anche se avrei preferito un maggiore compiacimento vizioso e concupiscente
> da parte della madre, ma questa è la tua "tonalità" per cui va bene così.
> Complimenti!
Avrei anche voluto mettercelo quello che dici. Anche a me non dispiace. Ma
allora mi sarebbe venuto... squilibrato. O avrei dovuto riscriverlo di
sana pianta e non mi andava.
Ma ti ringrazio dei complimenti e per la pacatezza-
ciao
> > piacevole e avvincente. Era tuttavia un libro con situazioni "adulte"
> > che
> > Angelo avrebbe potuto tranquillamente leggersi per suo conto ma che
> > letto
> > ad alta voce, da madre a figlio, poteva essere un po' forte in alcuni
> > passaggi. Specie questo.
> Galeotto il libro e chi lo scrisse :-) !!!
E pensare che non l'ho neppure letto ^____^
Il brano in questione ha una sua storia.
Apparve anni fa su discussioni.sessualità e lo postò Anais. Mi colpì e me
ne sono ricordato al momento giusto, anche perchè tratta di uno dei miei
argomenti preferiti ^___^
Su google però oggi non appare, o almeno io non ci sono riuscito. Però
l'ho beccato tra le FAQ della mitica Vale... sembra un secolo.
ciao
> Il racconto è lungo, ma scritto molto bene e credibile. C'è una
> introduzione alla situazione, lo svolgimento, e la fine che ho trovato
> molto intensa e giustamente problematizzata.
> I peronaggi ben delineati e il loro progredire verso l'incesto ben narrato
> e compreso. Mi è piaciuuto, nonostante le mie riserve sull'argomento....
> bravo, W
Ipoooo... ^___^
Ti confesso che il sapere delle tue riserve è stato uno dei motivi
(comunque non l'unico) che mi ha trattenuto dal postarlo prima.
Ora, il tuo gradimento è un bellissimo regalo che incasso con piacere.
bacio ^___^
--
W.
> Di questa idea del racconto d'incesto penso che ne avevi fatto cenno molto
> tempo ed ora che posti il racconto la cosa mi torna alla mente. Ho fatto
> caso al titolo soltanto dopo avere letto il racconto e penso che sia
> davvero appropriato. Beh, quello che posso dire, a parte che è scritto
> bene e la lettura fila via che è un piacere nonostante la lunghezza, è che
> è uno di quei racconti che mi ha fatto eccitare ehmm...
Complimenti per la memoria. la classe non é acqua ^____^
In effetti ne parlai al tempo della rentrée di Lucifer e ci lavorai
subito. Poi... sono cose che hanno il loro decorso.
Mi fa piacere la tua annotazione sul titolo, nato come provvisorio e sulla
base di una considerazione che poi ho eliminato dal testo, ma che ben si
adatta al clima soffuso emerso poi dal racconto.
Piacere di averti... ehmm..allietato ^___^
ciao
--
W.
> E' veramente bello! Complimenti.
> La lettura è scorrevole e avvincente, sebbene lunga e ricca di
> dettagli e analisi, non se ne avverte minimamente il peso!
> E poi... l'argomento ostico dell'incesto, che farebbe arricciare il
> naso a tipi come me che non ne hanno mai subito il fascino, anzi...
> l'hai saputo presentare con una tale naturalezza, quasi dolce,
> solare... innocente!
> Ed eccita! Alla fine ti coinvolge anche su quel piano.
> Bravissimo, veramente.
> Grazie
beh... se non arrossisco, poco ci manca. Sono un timidone ^___^
Sul raccontare di questo tema mi dilungo nel post in risposta a cer. Scusa
ma lo merita.
Comunque era la prima volta che ci provavo e non é stato affatto facile.
E, detto tra noi, non so quanto davvero sia convincente la dolce
naturalezza cui hai accennato. Con questo non è che non apprezzi quello
che hai detto, eh.. ^___^ Sono anzi confortato nel riscontrare che hai
rilevato peculiarità miei intenzionali.
Molte grazie Cagliostrus
ciao
Ullallà! Che commentone... ^___^
> Devo commentartelo perché mi ricorda troppo da vicino un mio vecchio
> racconto (del 1999, pensa il secolo scorso) postato su ISR
Proverò senz'altro a recuperarlo.
> Scrivevo allora nella prefazione del racconto queste parole:
> "Scrivere un racconto erotico che tratti di incesto credo che ponga scelte
> narrative complesse e delicate.
> Questo perche' e' difficile trovare un giusto equilibrio tra il bisogno di
> presentare personaggi "credibili e verosimili" e la necessita' di
> descrivere i comportamenti inevitabilmente devianti
Metti il dito nella piaga
> A distanza di anni credo che la sfida sia ancora questa, fare percepire al
> lettore interamente la diversità del rapporto, la sua eccezionalità.
> Io devo farti i complimenti perché credo che tu ci sia riuscito in modo
> convincente, hai dimostrato cura nel descrivere le perplessità
> dei personaggi, la loro consapevolezza di fronte alla trasgressione e
> almeno in parte il disagio che ne consegue.
Ti ringrazio.
La difficoltà l'ho sentita e parecchio. Il difficile è non trasformare i
personaggi in macchiette e ancora non sono convinto di averlo del tutto
evitato.
Era la prima volta che mi cimentavo e, per di più, sulla base di una
scommessa a tavolino, diciamo. Il non avere un input in partenza che già
ti indirizzi verso una specifica direzione, ti apre un ventaglio di
possibilità tutte affascinanti e di difficile scelta.
Una volta immaginato il contesto dell'immobilità dopo l'incidente, poteva
essere una cosa nata con relativa naturalezza. Ma anche un approfittarsi
della situazione da parte della madre. O anche del figlio che, nonostante
le sue condizioni, forzava la madre a. E poi scrivendolo con l'io narrante
di lui, lei o neutro.
Non riuscivo a decidermi. Il risultato sono state sette diverse stesure,
con molte situazioni tra loro incrociate. Copia e incolla furiosi dall'una
all'altra che incasinavano sempre più le carte.
Alla fine sono rimasto sullo schema della prima stesura, pur con qualche
aggiustamento, nel tentativo di costruire una sviluppo che fosse credibile.
Temo però di essere stato presuntuoso. L'incesto, come giustamente dici, è
un atto deviante che non può trovare giustificazione, almeno all'inizio,
al di fuori della sottomissione dell'una all'altro, o viceversa.
Per cui, sono più credibili racconti in cui l'evento si manifesti più
brutalmente di quanto non accade in questo.
> Il racconto ha però anche qualche elemento problematico.
> Si vede che il tuo è un racconto tipicamente "erogeno", (erogeno è un grado
> superiore all'erotico... per capirci...)
Ottima definizione ^____^ già fatta mia.
> Il racconto erogeno però ha delle peculiarità ineliminabili: è favoloso se
> chi lo legge riesce ad eccitarsi, perché instaura con l'autore una chiara
> sintonia di intenti. L'indugiare su questo o quel particolare morboso non
> pesa affatto, anzi è piacevole... (piacevole in senso letterario e non,
> ovviamente).
> Se però il lettore non si eccita la lettura risulta all'opposto pleonastica,
> debordante, ricca di particolari poco insignificanti
Senz'altro vero. Ti dirò che qui però sono assai poco artefatto. Nel senso
che non indugio minimamente alla "costruzione" di un qualcosa mirata ad
eccitare. Dilato e comprimo tempi e sensazioni secondo un mio naturale
sentire, solo perchè sento di doverlo fare.
Se il risultato sia erogeno, non mi dispiace affatto. Sovente mi sono
sentito dire che il tal racconto era eccitante o molto eccitante, ma per
me, ogni volta, è un enigma dato che scrivere e leggere cose mie a me fa
l'effetto di una triglia lessa.
> Sinceramente in questi casi io preferisco adottare delle vie di mezzo,
> naturalmente ok alla descrizione, anche la più esplicita possibile, ma
> possibilmente non ridondante. Insomma, ad un certo punto... spazio
> alla fantasia.
Fai certamente bene e seguire il tuo orientamento.
> Nel tuo racconto ho trovato decisamente "debordante" la "lezione" di
> educazione sessuale della madre verso un figlio troppo grande per
> sembrare ancora così ingenuo.
Ma ci stava bene ^____^ e poi non scommetterei troppo sulle conoscenze
delle giovani generazioni.
> C'è anche un secondo elemento. Il tuo narratore esterno a volte
> è troppo onniscente ed in grado di passare con estrema facilità dalla
> testa di un personaggio all'altro.
Qui mi pungi sul vivo.
Lo dice anche il RE gran maestro che l'intromissione dell'autore nei
pensieri dei personaggi é una delle più gravi scorrettezze etiche che si
possono commettere a danno del lettore.
Al mio umile livello, per quanto mi riesce, cerco di attenermi, ma temo
sia impossibile evitarlo completamente. Per me almeno.
> Modificherei perciò la parte dove il narratore descrive direttamente
> il sogno del ragazzo. Magari lo puoi accennare se è importante, ma
> dalle parole del ragazzo in eventuale dialogo con la madre.
Me lo segno tra la cose da fare. Una delle molte, ahimè... ^___^
> devo ammettere che il tuo racconto il chupa l'ha letto molto, ma molto...
> volentieri.
> Complimenti anche da parte sua.
Grazie e sentiti complimenti a te per esserti speso in un commento così
articolato e di spessore.
Birra pagata alla prima occasione ^___^
ciao
> E' lunghetto e pure di incesto. Chi non gradisce è avvertito.
Non faro' lunghi commenti, son gia' stati fatti.
Ti diro' che hai scritto bene, ho apprezzato il tuo lavoro e ho letto
con facilita', anche se il tema mi e' francamente ostico. Mi fa persino
un po' senso.
Ho sempre pensato all'incesto come una violenza fatta ad esempio da un
padre su una figlia, proprio ieri a Torino hanno arrestato padre e
fratello che ne facevano di tutti i colori a figlia (e sorella)
Una famiglia numrosa in cui i pregiudicati si sprecano.
Ricordo anche, e mi aveva molto impressionato, l'incesto in un film di
Visconti (la caduta degli Dei) tra Helmut Berger nazista, maniaco e
pazzo e la madre, presa piu' o meno a forza, che il giorno dopo
pallidissma si risposa e si suicida.
Il tuo incesto invece e' << romantico >> il che nasconde, io credo, la
vera natura dei due, che debbono avere turbe tremende se arrivano a fare
quello.......
--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Mamma mia, quanti spunti e quanti temi.
Il primo è quello degli amici degli amici.
Io sono tuo amico ma
non per questo mi limiterò a dei complimenti,
anzi! Cagliostro si sta civilizzando ed è passato
dalla stolida aggressività ai complimenti
ed al ringraziamento e questo
è bello. Vediamo se ci riesce di fargli capire
che qui nessuno mai è un intoccabile, io
per primo.
Secondo,il tema. Credo assolutamente al fatto che qualcuno
ti abbia dato le indicazioni, non osando scrivere in prima persona.
A me capitò, identica, alcuni anni fa e ci provai, per nulla turbato
per il tema ma timoroso per la credibilità
della situazione. Infatti, secondo me, anche se
fu accettato, per il contenuto e per la forma, non
mi convinceva e non mi, convince tuttora.
Dici
> La difficoltà l'ho sentita e parecchio. Il difficile è non trasformare i
> personaggi in macchiette e ancora non sono convinto di averlo del tutto
> evitato.
L'hai detto anche altrove e questo ti fa onore, sei
giustamente autocritico, come lo ero, all'epoca
anche io per me.
Idem sentire, per me ma, perdonami, anche per te,
per il tuo racconto.
Non concordo con l'entusiasmo di molti, specie per
quanto riguarda i dialoghi che,
in questo caso, hanno un peso determinante.
Per mia esperienza, situazioni scabrose come
questa, totalmente priva di prevaricazioni o abusi,
accadono più o meno spontaneamente ma non se
ne parla preventivamente e, forse, nemmeno dopo,
salvo reiterare, nel silenzio imbarazzato.
Tu hai fatto altra scelta e, magari è corretta, anche
per la realtà dei fatti, anche se è noto
che vero e credibile sono, spesso, molto divaricati
fra loro.
Comunque, nel caso, i dialoghi sono, IMHO,
assolutamente forzati, non per
imbarazzo comprensibile, ma per poca
verosimiglianza.
Più che madre e figlio sembrano la tata, la badante
e il giovane uomo (ancora vergine, bada bene)
cha gioca a fare il grande.
E poi la lezione di ginecologia, suvvia,
magari anche vera ma poco credibile,
e goffa anch'essa,
Per me, un lodevole, coraggioso, tentativo ma,
recentemente hai fatto molto di meglio.
lehaim da haimle
> tema dell'incesto è una scelta difficile per un racconto
> a causa quel che significa realmente: violenze e deviazioni sessuali
> patologiche (vedi in particolare il commento di VALERIA).
Queste sono affermazioni moralistiche che, così
formulate, non accetto.
QUESTO incesto non è un altro incesto, tipo segregazione
austriaca o torinese, con la bimba condizionata,
violentata e resa schiava,
Qui abbiamo un adulto, maggiorenne, 18 anni, ed una madre
amorevole e per nulla ricattatoria o aggressiva.
Ricondurre tutto a categorie fisse, come l'incesto in genere,
(l'omosessualità, l'aborto, l'adulterio, lo stupro ecc.)
è poco colto, manicheo e grezzo
Ma guarda ragazzino mio, già qui non hai capito.
> QUESTO incesto non è un altro incesto, tipo segregazione
> austriaca o torinese, con la bimba condizionata,
> violentata e resa schiava,
> Qui abbiamo un adulto, maggiorenne, 18 anni, ed una madre
> amorevole e per nulla ricattatoria o aggressiva.
Ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha!!!!!!! Mi è piaciuta la madre
amorevole....................
Poi se chiami un ragazzo di 18 anni adulto e maggiorenne, allora credo che
dalla vita hai ancora molto da imparare.
> Ricondurre tutto a categorie fisse, come l'incesto in genere,
> (l'omosessualità, l'aborto, l'adulterio, lo stupro ecc.)
> è poco colto, manicheo e grezzo
???? Perché secondo te, quel racconto non era incesto?
E cosa c'entrano l'omosessualità, l'aborto, l'adulterio e lo stupro con
questo?
Va bene ora ti rispondo questo:
Se tu ti fossi dato il tempo di leggere quel che ho scritto, e invece di
lasciarti sopraffare dal tuo stato emotivo, se avessi cercato di mettere in
moto i neuroni del resto del tuo cervello, forse avresti capito meglio quel
che ho scritto.
E poi aggiungo questo come domanda per tutti:
Nel racconto erotico in generale, se ci sono dei contenuti fuori dalla
normalità (e per normalità intendo tutto quel che sta al centro della famosa
curva a forma di campana, senza giudicare - non vogliamo confondere fuori
dal normale con sbagliato), mi sembra evidente che si faranno delle
considerazioni su quel che in tutta coscienza si può accettare -- o no?
> Ma guarda ragazzino mio, già qui non hai capito.
Ciccio, ti ringrazio per l'appellativo. Si vede che mi
conosci e sei in grado di farmi la lezione.
Vediamo
> Ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha ha!!!!!!! Mi è piaciuta la madre
amorevole....................
Come ridi tu non ride nessuno, originale e simpatico.
Perché, non è amorevole? Chiedi a warpp, se non mi credi,
lui la conosce.
O rileggi, perché mi sa che non l'hai fatto,
.
> Poi se chiami un ragazzo di 18 anni adulto e maggiorenne, allora credo che
> dalla vita hai ancora molto da imparare.
Studia diritto. A 18 anni in Italia si è maggiorenni e si vota,
non lo sai?
Beh io li ho compiuti, il 26 marzo scorso e lo so.
Ai tuoi tempi, si arrivava ai 21 anni, vero nonno?
> è poco colto, manicheo e grezzo
> ???? Perché secondo te, quel racconto non era incesto?
Certo, ma solo moralmente, non è rilevante penalmente.
> E cosa c'entrano l'omosessualità, l'aborto, l'adulterio e lo stupro con
> questo?
Quasi tutte condizioni morali, non penali. C'entrano nel senso che
molti, come te,
le aggruppano, dimenticando che ci sono LE omosessualità, GLI aborti,
GLI adulteri ecc. Mica tutto eguale!!
> moto i neuroni del resto del tuo cervello, forse avresti capito meglio quel
> che ho scritto.
Perdonami, non sono in grado di comprendere la profondità
del tuo pensiero, sono troppo emotivo, troppo gggiovane.
> E poi aggiungo questo come domanda per tutti:
Nel racconto erotico in generale, se ci sono dei contenuti fuori
dalla
normalità (e per normalità intendo tutto quel che sta al centro della
famosa
curva a forma di campana, senza giudicare - non vogliamo confondere
fuori
dal normale con sbagliato), mi sembra evidente che si faranno delle
considerazioni su quel che in tutta coscienza si può accettare -- o
no?
Questo è it.sesso.racconti, non it,figlie.dimaria, te ne sei reso
conto?
Nulla di quello che discutiamo è penalmente rilevante e , dunque....
di che vai cianciando?
>
> normalità (e per normalità intendo tutto quel che sta al centro della
> famosa curva a forma di campana
>
>
Qualcuno di voi due saccenti contendenti sa gentilmente spiegarmi cosa si
intende per "tutto quello che sta al centro della famosa curva a forma di
campana" ?
Ringrazio in anticipo,
Dimenticavo: basarsi sul centro della gaussiana per definire la
normalità è, ancora una volta, manicheo ed antidemocratico,
berlusconiano, direi: E le minoranze non hanno diritti?
Non sono "normali"? Solo perché sono di meno?
In Statistica esiste una curva, creata da Gauss, da cui gaussiana,
nota anche come curva a campana o a cappello di carabiniere,
che mostra la concentrazione, nei fenomeni statistici.
Non avevi una laurea in Economia?
> Ringrazio in anticipo
Prego.
>
> Non avevi una laurea in Economia?
>
Ma se non ponevo questa domanda come avresti fatto tu a mettere in mostra la
tua magnifica eloquenza?
Ho scritto eloquenza e non saccenza, non so se lo hai notato la finezza.
Sei, e sempre resterai, un grosso loasso...
Notte e... grazie!
>antidemocratico, berlusconiano, direi
eheheheheheh... ma quanto rosicate... che spreco di dentiere...
> Il racconto è senza dubbio fluido e di lettura facile ma a mio avviso il
> tema dell'incesto è una scelta difficile per un racconto
> a causa quel che significa realmente: violenze e deviazioni sessuali
> patologiche
Sei troppo lapidario.
Che il "centro della campana" nell'incesto abbia le connotazioni che dici,
non significa non sussistano margini per interpretarlo anche in altro
modo, specie con un racconto.
Solo un tentativo il mio, eh..
> L'hai ridotto ad un banale racconto di piacere sessuale, tanto che sembra
> scritto da un ragazzo che vive il suo complesso d'Edipo.
acciderbola!! che psicologo.. ^____^
> E' un racconto poco credibile.
E' un racconto con una sua logica. Non necessariamente una logica
assoluta. Sarebbero tutti uguali se no.
> Inoltre è colmo di situazioni costruite in
> modo piuttosto ingenuo.
> Ad esempio:
> >Per farlo dovette abbassare la testa sull'inguine di Angelo, a guardarsi,
> da pochi
> >centimetri, la mano che continuava la masturbazione.
> Giusto la scusa che serve da tentazione per la fellatio che segue. Mi
> verrebbe da commentare, ma guarda a caso!
Beh, considerate tutte le situazioni ingenue di cui é colmo, quella che
hai citato non mi pare così stonata.
> Non vederlo come un'accusa, la mia vuole essere una critica costruttiva.
Prendo nota dell'intenzione. Grazie del commento ^___^
> Non faro' lunghi commenti, son gia' stati fatti.
Peccato... ^___^
> Ti diro' che hai scritto bene, ho apprezzato il tuo lavoro e ho letto
> con facilita', anche se il tema mi e' francamente ostico. Mi fa persino
> un po' senso.
Ti dirò che l'incesto fa senso a tutti, o quasi tutti, me compreso.
Ma leggerne è un'altra cosa anche se forse per una donna è più difficile
che per un uomo.
> Il tuo incesto invece e' << romantico >> il che nasconde, io credo, la
> vera natura dei due, che debbono avere turbe tremende se arrivano a fare
> quello.......
Ovviamente, quando ho iniziato a scriverlo era per portarlo a quello.
Confesso che ho faticato. Nelle intenzioni doveva accadere senza sforzo,
con naturalezza, ma per quanto lo rigirassi, non mi veniva. Mio limite,
certo. E allora qualche spintarella l'ho dovuta dare, e si sente.
Mi sembra però tu stia giudicando l'incesto in quanto tale, come valore (o
non-valore) dimenticando un po' il contesto nel caso specifico.
Comunque molte grazie per il sia pur solo parziale apprezzamento.
> Per me, un lodevole, coraggioso, tentativo ma,
> recentemente hai fatto molto di meglio.
Sai che ti stimo e tengo in ottimo conto le tua opinioni. So che il
racconto mostra il fianco a svariati appunti che gli si posson fare.
Tuttavia non riesco a vederlo disonesto, aggettivo che invero non hai
usato, ma che il tuo commento mi porta a pensare. (Accidenti al mio
pippismo mentale ^___^ )
Pur coi suoi limiti in termini di credibilità, credo che il racconto
mantenga una sua forza e che riesca a catturare un lettore disposto a
lasciarsi andare.
In una parola, se non credibile in assoluto, è quanto meno "sostenibile"
nella sua logica interna.
Mi sembra che chi l'abbia criticato dimentichi i co-protagonisti della
vicenda: l'ingessatura e il caldo, con lo stress da questi causato ad
entrambi. Veri elementi scatenanti nell'accendere una situazione contro
ogni regola che altrimenti (io lo so ^___^ ) non si sarebbe verificata.
In ogni caso ti ringrazio per la critica "fuori dai denti".
ciao e un abbraccio.
> Comunque molte grazie per il sia pur solo parziale apprezzamento.
> ciao
L'apprezzamento non e' parziale, hai saputo descrivere bene una situazione
<< difficile >> a quanto capisco anche per te.
Non volevo poi << filosofeggiare >> su questa pratica, semplicemente
confrontare la tua << ambientazione >> con quelle che l'incesto mi
suscitano
Ed e' vero che per una donna e' piu' difficile, guarda caso , perlomeno
nei fatti di cronaca, la donna e' sempre quella che lo subisce
Racconto coinvolgente e delicato allo stesso tempo....
Peccato però che non riesca a visualizzarlo completo ...... come mai???
Vedo solo fino al punto qui sopra.
Comunque complimenti
> Racconto coinvolgente e delicato allo stesso tempo....
> Peccato però che non riesca a visualizzarlo completo ...... come mai???
> Vedo solo fino al punto qui sopra.
> Comunque complimenti
Prova qui:
http://www.newsland.it/nr/browse/it.sesso.racconti/51889.html
Grazie per l'apprezzamento.
Ciao
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Vedi che ha una forma che assomiglia ad una campana. Si considerano normali
tutti quelli che ottengono un risultato vicino al centro, ed anormali gli
altri.
Ed ecco perché anormale non è sinonimo di sbagliato: non puoi dire che una
persona con una capacità intellettuale alta o bassa sia da rinchiudere. Il
caso alto sicuramente è in grado di diventare ingegnere o qualcosa del
genere. Il caso basso non lo è, ma invece può avere un'eccezionale capacità
in scienze umane (è un esempio): non sapere risolvere equazioni complesse di
matematica non vuol dire che sei da rinchiudere. Infatti, l'ingegnere è
spesso persona molto rigida e con l'intelligenza emotiva di un bambino.
Purtroppo fino agli anni 60-70 si pensava così: gli idioti venivano
rinchiusi in manicomio.
Allora so che tutto questo a poco a che fare con I.R.S ma spero che i
moderatori me lo concederanno visto che è stata fatta la domanda.
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>Allora so che tutto questo a poco a che fare con I.R.S
come poco a che fare? non e' un fallo taurino imbullonato al pavimento?
g.
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Ad una ad una le notti, tra le nostre città separate,
s'aggiungono alla notte che ci unisce. (Neruda)
> L'apprezzamento non e' parziale, hai saputo descrivere bene una situazione
> << difficile >> a quanto capisco anche per te.
Prendo atto. Grazie.
> Ed e' vero che per una donna e' piu' difficile, guarda caso , perlomeno
> nei fatti di cronaca, la donna e' sempre quella che lo subisce
Mi riferivo ad una minore "disponibilità" femminile a leggere e a
lasciarsi catturare da un racconto sull'argomento.
Lo subisce di più (nei fatti di cronaca) perchè nel rapporto padre-figlia
sussiste spesso la componente dell'abuso e della costrizione, cosa che nel
rapporto madre-figlio è oggettivamente più difficile.
Intendo dire che ad emergere sono casi in cui la componente violenta è
predominante. Viceversa, assai poco si sa dei casi con le parti
consenzienti.
>Magari ho questo desiderio recondito ...
non farmi parlare, figliolo, non farmi parlare!!
Nuovo? Fake di un troll? Troll di un fake? Fake di un fake? Troll di
un troll?
Cheack to cheack?
Proprio accidenti a lui oltre anche, alla mia difficoltà a farmi
comprendere.
Non ti ho detto che non è onesto, né lo pensavo.
Non ti ho nemmeno detto che il racconto, in sè, non va.
Ho cercato solo di sottolineare il problema dei dialoghi,. su cui
mi sembravi dubbioso anche tu, per confermarti il mio pensiero,
che non li sento credibili, "normali", troppo disinvolti per
la situazione che vivono, specie il ragazzo..
Mi spiace se non mi sono spiegato bene.
Mi spieghi dove hai decodificato la disonestà?
Solo per capire.. per me medesimo, ok?
Oh... finalmente l'hai pubblicata! ^_^
L'avevo letta in anteprima una vita fa. :)
--
Geisha Minah (Wanna try?)
Coming out: http://myvelvetwhip.blogspot.com/