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Racconto BDSM - Gara (attenzione: piuttosto forte)

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agesilao santander

unread,
Feb 25, 1998, 3:00:00 AM2/25/98
to

La gara


Federica ha sedici anni, è magra, bella. Tiene gli occhi sempre
aperti, verdi, sottili e le lunghe mani da pianista con la sigaretta
accesa. Studia all’accademia di belle arti e si veste alla moda. Ha
piccoli i seni e scavato il ventre con le ossa del bacino che
sporgono. I capelli neri cortissimi, il volto affilato, le natiche
possenti, come quelle di un’adolescente che deve ancora svilupparsi
del tutto. Oggi è contenta perché inizia un gioco e si è messa la sua
salopette migliore, con le superga e una maglietta bianca attillata.
Sorride, fuma e beve da un calice colmo di vino bianco mentre aspetta
la sua amica, seduta ai tavoli di un bar del centro di Milano.
Clara invece arriva in ritardo. È inglese, ma rassomiglia a una donna
del sud. Nei suoi trent’anni ci stanno grossi seni dalla pelle scura,
lughi capelli ricci, un viso ovale fatto apposta per i grandi occhi
scuri. Ha una gonna bianca, corta, che le fascia il culo e una giacca
di uguale colore. È con lei che Federica deve misurarsi.
Non si sa bene chi abbia organizzato la gara e come sia stato
possibile. Le due ragazze si conosco, Clara desidera la giovane
artista da molto tempo, ma non si sono quasi mai sfiorate. Ricordano
entrambe un bacio profondo, in una sera in cui erano sole per motivi
diversi. Ma niente di più. E adesso si salutano piano, col sorriso
complice degli amanti, mentre una decina di amici le stanno
aspettando.
Salgono sull’auto di Clara che guida piano verso la grande casa che le
aspetta. Ci sono cartelli di benvenuto sulle scale, un festone
d’argento sulla porta e un sacco di mani da accarezzare appena varcata
la soglia.
Gli amici le accolgono calorosi con appena un punta di imbarazzo sul
mento. Sono tutti giovani tranne uno, che è il padrone di casa nonché
il vero Demiurgo dell’incontro.
Sulla tavola ci sono vini e piatti freddi, perché il luglio è caldo e
l’ospitalità un’arte.
Mangiano, bevono, scherzano. Parlano della gara che sta per avere
inizio. I seni di Clara sono una meraviglia sotto la giacca bianca e
fantastica è la curva dei fianchi che la salopette di Federica lascia
ampiamente studiare.
Finalmente il vecchio si alza e dichiara aperto il confronto.
- Le regole le conoscete. - dice - Ognuna di voi, a turno, sceglierà
un settore e darà prova delle sue capacità. All’altra spetta o di
imitarla o di alzare la posta a suo piacimento. Vince quella delle due
che non avrà ancora detto basta quando l’altra si sarà arresa. -
Tocca a Clara iniziare. Ed è smaliziata Clara, ha trent’anni e sa dove
andare a colpire.
- Avrei bisogno di sapere se qualcuno di voi sente il bisogno di
orinare. - Due mani si alzano adagio.
- Bene. Potreste farlo qui sul pavimento per favore? - E i due di
prima si alzano dalle sedie, slacciano i pantaloni e formano con il
loro piscio un pozza sul legno del pavimento.
A quel punto Clara si solleva la gonna per potersi inginocchiare.
Sorride all’amica, mostra lo splendido culo appena interrotto dalla
riga sottile di stoffa di un tanga bianco latte e, appoggiandosi con
le mani a terra, inizia a leccare come un gatto l’urina per terra.
Muove la lingua molto lentamente e la striscia con apparente volutta
sul pavimento, raccogliendo ogni volta qualche sorso di liquido
giallo, caldo. Federica la guarda esterrefatta, ma non fa parola. I
ragazzi paiono divertirsi a quell’umiliazione volontaria.
Lo spettacolo dura un paio di minuti e fra la scena e le natiche
esposte generosamente, qualche rigonfiamento ingombra i pantaloni dei
presenti. Infine, aciugato tutto, Clara si alza, si riassetta la gonna
e si siede accanto al vecchio, sicura di aver piazzato un bel colpo,
tanto per iniziare.
- Bene - pensa Federica in piedi in mezzo alla stanza - ma non è
necessario che lo faccia anch’io. Basta che scelga di rilancare. Clara
pensa di avermi già battuto, ma si sbaglia: io posso fare di meglio. -
E mentre pensa questo Federica slaccia le due bretelle della salopette
e si arrotola la maglietta. Si contano le costole sul suo torace e i
piccoli seni sembrano piante grasse nel deserto. Federica porta un
anello d’oro al labbro inferiore. Se lo toglie e apre la chiusura che
da una parte termina con una punta aguzza. Dalla tasca tira fuori un
accendino e brucia la punta dell’anello per sterilizzarlo. Poi, sempre
in silenzio, afferra il capezzolo destro con due dita della mano
sinistra e, lentamente, lo perfora passandolo da parte a parte con
l’anellino. Terminato il piercing solo una stilla di sudore segna il
volto di Federica che si volta trionfante verso Clara e la guarda con
aria di sfida. Intorno alle due donne tutti tacciono.

Adesso è Clara a guardarsi intorno, alla ricerca di un’idea vincente.
Non ha nessuna intenzioni di forarsi un capezzolo, le fa impressione.
Ma questo significa che se vuole proseguire la gara deve inventarsi
qualcosa e rilanciare. Le pareti bianche ruvide le danno l’idea. Si
toglie giaccia e reggiseno e due grandi seni pieni e fermi fanno
irruzione sulla scena. Clara si avvicina alla parete e sfiora con la
mano le punte della calce rustica che le ricopre. Poi piega
leggermente la testa all’indietro e si appoggia coi seni al rustico.
Trattiene per un attimo il respiro e quindi comincia a strusciarli
violentemente contro il muro. La pelle si graffia e quando un
capezzolo viene strappato da una sporgenza più acuta delle altre Clara
manda un piccolo gemito, ma si stringe ancora di più al muro, come
volesse farci l’amore e continua a infliggersi quel supplizio. Due
ragazzi si stanno masturbando lentamente e un terzo bacia
voluttuosamente la bocca di Federica.
Clara a terminato il suo numero e si accosta a Federica per mostrarle
il meraviglioso seno graffiato in ogni centimetro. Come a dire: “E
adesso?”. Ma Federica la coglie di sorpresa.
- Non credo si sia fatta nulla, non è doloroso affatto, qualche
graffietto. A norma di regolamento chiedo che si voti per impostura.
Clara non ha fatto niente di simile al mio piercing e non ha neppure
rilanciato, quindi ha perso la gara e, se vuole continuare, deve
accettare una penitenza. Voglio frustarle i seni, così sentire male
davvero. - Tutto d’un fiato dice questo Federica e gli uomini intorno
sorridono. L’esibizione di Clara è stata dolorosa davvero, ma nessuno
riesce a rinunciare la piacere di vedere quei seni colpiti dalla
frusta e così, compatti, votano contro di lei.
Clara è costretta suo malgrado a sedersi con le braccia strette dietro
lo schienale. Il suo busto urta contro il cielo, ma non fa in tempo.
Federica ha afferrato un manico di cuio dal quale partono tre strisce
più sottili, irte di nodi e ha colpito, forte quanto le riesce, il
seno di Clara. Contrae la bocca la splendida donna, ma non si muove e
non grida. Altri membri sono usciti dai pantaloni e sono in tanti ad
accarezzarseli adagio. Federica colpisce ancora e sempre più forte,
una volta poi di nuovo quasi senza intervallo. E adesso Clara grida
perché il dolore l’ha presa. Ma non si muove e non si copre con le
mani. Federica è esasperata e frusta l’amica oramai senza pausa.
Davvero pensava di averla vinta, però riesce a ottenere solo le sue
urla disperate e strisce rosse e blu sui possenti seni. Alla fine si
arrende e cessa la tortura. Clara ansima forte e due lacrime di dolore
le rigano il volto, ma sorride ugualmente, perché adesso tocca a lei.
- Ho sopportato la prova, quindi adesso tocca a me chiedere
l’autorizzazione di colpire la mia sfidante come meglio credo! - E
nessuno trova niente da ridire.
- Legatela però, perché non credo che riuscirà a star ferma solo con
la forza della volontà. - Qualcosa s’è mosso dentro Clara sotto i
colpi di frusta ricevuti, dall’espressione del volto si vede e i
presenti se ne accorgono.
Federica viene legata stretta a un tavolo alto di legno, le gambe
magre spalancate e imprigionate a terra, il volto libero, sporgente
dall’altra parte. Cinque ragazzi si mettono in fila, nudi dalla
cintola in giù, di fronte alla bocca della ragazzina e Clara prende
posto all’altra estremità. Ha in mano una specie di canna flessibile,
lunga circa un metro, alla cui estremità è fissata una grossa spazzola
di quelle che servono a strigliare i cavalli. Il sesso di Federica
sporge spudoratamente dai glutei e dalle cosce magre. Clara la bacia,
accarezza la peluria, infila la lignua nel buchetto dell’ano e poi,
con un gesto, indica al primo ragazzo della fila la bocca socchiusa di
Federica.
- Dovrai farli godere tutti e cinque. Allora smetterò di colpirti.
Solo allora. -
Con una mano Federica afferra il membro che ha di fronte agli occhi e
con l’altra accarezza i coglioni del ragazzo. Appena prende il cazzo
in bocca Clara sferra il primo attacco. Usa il manico della canna e
colpisce Federica sulle cosce; fa male, la ragazzina ha un sobbalzo,
ma non molla la presa, è sopportabile. Cerca di far venire il ragazzo,
si sforza di ricevere tutto il cazzo in bocca, fino alla radice e
intanto con l’altra mano accarezza i testicoli, sfiora l’interno delle
cosce, penetra per un istante l’ano del giovane. Sta giusto pensando
che le piace quando arriva il secondo colpo, un poco più forte e un
poco più diretto. Una striscia rossa le segna le natiche.
Un altro colpo, un’altra riga rossa, sicura, diritta. Federica
masturba furiosamente il ragazzo. Ha in bocca il suo cazzo fino alla
gola e si muove più velocemente possibile. E poi sente un fiotto caldo
mozzarle il respiro e riempirle la bocca. Dimentica del colpo che
intanto arriva lo assapora per un attimo e poi spalanca le labbra per
dimostrare il suo trionfo. Ma già un altro è pronto e Federica scopre
il glande tirando la pelle e se lo infila subito tra le labbra.
Ma adesso Clara ha impugnato la frusta per la parte giusta, ed è la
spazzola di setole dure come chiodi a minacciare la ragazzina. Clara
aspetta di vedere Federica riprendere a pieno la sua attività e quindi
colpisce, a mezza forza, direttamente il sesso dell’amica.
Un grido spezza l’aria e la schiena si Federica si inarca, mollando la
presa. E subiro un’altra frustata pianta i denti della spazzola sulle
grandi labbra di Federica che urla ancora senza aver neanche il tempo
di respirare. Il ragazzo si diverte, evidentemente, perché afferra con
le mani la testa di Federica in modo da costringerla a riprendere in
bocca il suo cazzo. Ma non è astuto l’uomo e si muove, come la
scopasse in bocca, e così facendo facilità il compito a Federica che
riesce a farsi riempire la bocca di sperma per la seconda volta prima
che arrivi un nuovo colpo a straziarle il sesso.
Ma la nuova tortura arriva senza che lei abbia in bocca nulla. A
Federica sembra che ci siano cento persone, non una, a colpirle con
chiodi la figa. Cerca di alzare le mani per proteggersi, ma di nuovo
il terzo ragazzo le mostra il membro eretto e gonfio e lei deve
succhiarlo. Clara vuole castigarla per aver provato a proteggersi e,
presa in mano la spazzola, gliela ficca direttamente sul sesso,
premendo il più forte possibile. Il dolore è atroce. Oramai Federica
grida e succhia cazzi senza soluzione di continuità. Ma Clara vuole di
più, vuole vincere la gara. Slega la spazzola dalla canna e torna a
premerla di colpo contro il sesso di Federica. Le strazia le labbra,
alcuni aghi penetrano nella carne della vagina. E Federica urla
disperata mollando di nuovo la presa. E il ragazzo, esasperato da
queste interruzioni, le mostra la sigaretta che tiene in mano.
- La prossima volta te la spengo sulla schiena! - E poi più adagio -
Fa parte del regolamento, lo sai. -
Federica riprende il pompino. Clara invece sorride perché è sicura di
avere la vittoria in pugno. Questa volta prende lo slancio e con
l’altra mano allarga il sesso di Federica. Il colpo schizza fulmineo
ed è terrificante. La ragazzina grida ancora e ancora, ma è legata non
può muoversi. E una sigaretta, come promesso, trova pace tormentandole
la schiena lucida di sudore. Federica, a occhi chiusi cerca il cazzo
da succhiare e lo riprende in bocca. Questa volta pero Clara non ha
sollevato la spazzola, ma con entrambe le mani la preme sul sesso
della giovane quasi volesse penetrarla con quella. E in più la muove a
destra e a sinistra, in alto e in basso. Federica sente solo il male.
Ha la bocca piena di dolore, grida e un cazzo umido. Lo prende fino
alle palle e succhia disperatamente. Ma la spazzola le fruga le carni.
Ha i brividi. E non si accorge della sborrata che le cola dalla bocca.
Con la bocca che sbava sperma e saliva rantola e soffre mentre Clara,
impietosa, le cerca il clitoride per farle, se possibile, ancora più
male.
Una graffiata ben assestata di Clara le spalanca la bocca in un urlo
che è interrotto solo dal quarto membro eretto che cerca il piacere
nelle sue labbra. Federica però inizia a sentire qualcosa che si fa
strada nell’animale feroce che le sta torturando il sesso. È un
sottile piacere che sembra così astuto da strisciare tra le pieghe del
dolore e farsi strada. Infatti è bagnata tra le gambe e il suo piccolo
clitoride si erge come chiamasse a gran voce i denti della spazzola a
colpirlo. Con un filo di voce Federica si volta verso Clara e
sussurra: fottimi!
Clara la accontenta. È eccitata dallo strazio della ragazzina e vuole
godere. La slega e Federica si accascia per terra. Il ragazzo torna a
piantarle in bocca il cazzo e Clara prende dalla sua solita borsa un
lungo tubo di plastica con le due estremità arrotondate. Il ragazzo
solleva leggermente le reni prima di venire, schizzando ancora il
volto di Federica, che adesso ha gli occhi che ridono. E l’ultimo
candidato si avvicina col cazzo eretto. E Federica solleva il capo per
raggiungerlo. Lo prende con le mani e lo masturba dolcemente. Poi lo
lecca dall’alto in basso e finalmente se lo introduce tutto in bocca.
E mugola di piacere. Clara l’ha penetrata e ha iniziato a muovere il
fallico tubo mentre con la lingua le succhia gli umori dal giovane
sesso. Le mani di Federica giocano con bel culo muscoloso del ragazzo
al quale sta facendo un pompino. Si passa le dita sul volto schizzato
dal seme di molti ragazzi e poi ne infila una nell’ano di quello che
la sta scopando in bocca. Ogni volta lui ha una piccola sorpresa e
risponde spingendo a fondo il membro nella bocca di lei, fino quasi a
soffocarla. Le piace e le piace anche molto quello che le sta facendo
Clara. Ha dimenticato la gara, la sfida e tutto il male che ha
sentito. Qualche fremito già le risale dal ventre alla testa e non è
lontano da un orgasmo che si annuncia ampio e profondo come pochi.
- Forse sono stati i colpi - pensa Federica - a rendere più sensibili
e miei organi del piacere. -
Ma Clara invece non è affatto distratta. Strizza un occhio al ragazzo
e questi le risponde con un cenno. E poi prende dalla sua eterna borsa
delle meraviglie un piccolo apparecchietto che sembra una trappola per
topi in miniatura. Solo che il ferretto metallico che dovrebbe
bloccare il roditore non è liscio ma seghettato. Federica sta per
godere, le si spalanca la figa e l’ano le si contrae per poi
rilasciarsi. Si gode il cazzo gonfio che ha in bocca e mugola
soddisfatta. Sente uno scatto fulmineo di molla, ma non ci fa caso.
Per un attimo almeno, quello necessario a Clara per riaprire la molla
dopo averla provata.
Quasi simultaneamente il ragazzo si appoggia con tutto il peso sui
polsi di Federica, che serra al suolo, e Clara solleva la bocca dal
clitoride della ragazzina e lo schiaccia tra i cento dentini della
molla che fa scattare. L’urlo che ne deriva non è umano, esattamente
come il dolore che la spacca in due, in mille rivoli rossi infuocati.
Federica sobbalza ma è bloccata a terra. Sente un dolore così forte
che non riesce nemmeno a crederci. Non può essere lei quella che sta
per svenire dal male. Clara si solleva e contempla la sua opera: la
ragazzina magra, sporca di sperma, inchiodata al suolo con un cazzo
che le va avanti e indietro nella bocca e una minuscola trappola per
topi conficcata nella figa che le strappa tanto dolore quanto è
possibile. I sobbalzi di Federica eccitano il ragazzo che muove il
cazzo nella sua bocca come un mestolo nella polenta. E i grido senza
fine affascina tutti.
Una parte lontanissima di Federica, che di per lei è un unico blocco
di acuto dolore, sente un ennesimo fiotto caldo inondarle la gola e il
viso. Dopo un tempo che le è sembrato eterno il ragazzo è venuto e
soddisfatto l’ha lascita libera. A fatica Federica cerca di
controllare gli spasmi quel tanto necessario a togliersi il morso di
fra le gambe. Nessuno l’aiuta. La gara può anche essere crudele. E la
lasciano a rantolare nuda per terra, tra schizzi di sperma e saliva.
S’è tolta quella bestiola feroce dal corpo Federica, non riesce a
chiudere la bocca né a respirare con calma. Ma già medita vendetta.

- Io ho superato la prova. - Afferma Federica, rimessasi in ginocchio
alla bell’e meglio. - Adesso voglio vedere che cosa farà Clara per
rilanciare. - E in effetti adesso tocca alla donna. Molti attorno
pensano questo: che il divertimento consiste proprio nel fatto che
sarà la splendida amazzone a dover inventare una tortura che la faccia
soffrire peggio dello stato nel quale ha ridotto, pochi momenti prima,
la sua amica-rivale. E Clara suda, perché con quella piccola trappola
per topi era convinta di aver risolto la tenzone, ma non è stato così.
Per un attimo nulla rompe il silenzio. E poi.
- Va bene. Ho una proposta. Però dovete dire prima se è da
considerarsi un rilancio valido oppure no. Siete tutti d’accordo? - E
tutti sono d’accordo.
- Allora - prosegue Clara - la cosa funziona così. Qui vicino c’è la
stazione ferroviaria. Ci andremo tutti insieme. Poi qualcuno mi
incatenerà nei cessi, e per due ore sarò a disposizione di chiunque si
trovi a passare di lì. Voi spiegherete tutto a chi sta per entrare
nelle toilettes e controllerete che non accadono pasticci
irrimediabili. Accettate? - E il vecchio signore risponde per tutti un
“va bene” che gela il sangue.
La piccola carovana si incammina a piedi. Qualcuno sorregge Federica
che fatica a stare in piedi, e ha il viso scuro. Appena giunti alla
stazione, un uomo entra con Clara nell’atrio dei cessi, e con delle
corde le lega le mani dietro la schiena e queste poi al tubo di
scarico di un pisciatoio. Hanno scelto la parte riservata agli uomini.
C’è un forte odore di sporco e di urina. Clara giace semiaccovacciata
sul pavimento bagnato. Chiazze le si formano sulla gonna chiara. Al di
sotto della giacca i seni sono ancora graffiati e gonfi di desiderio.
Il primo a passare è un giovane metallaro, con stivaloni, giacca di
cuoi piena di spillette e capelli lunghi. Non gli par vero, quello che
gli dicono, ma non vuole perdersi l’occasione. Entra dalla porta e
trova una bellissima donna accovacciata tra lo sporcizia e il piscio
dei cessi, che lo guarda con aria di sfida. E lui si slaccia i
pantaloni e tira fuori il membro. Lo avvicina alla bocca di Clara e
senza dire una parola lei si protrae per prendeglielo in bocca. Ma il
ragazzotto si ritira subito indietro, come fosse perplesso. Si toglie
dal giaccone due spillette con terribili disegni sopra, resta un
attimo indeciso, finisce per credere a quel che gli hanno spiegato i
due giovani ben vestiti all’ingresso, e appunta le due spillette sui
capezzoli nudi di Clara, una per ognuno. Due piccole gocce di sangue
le colano sui seni. Tutti, tranne i due che sono rimasti fuori per
sorveglianza, si godono la scena. Federica guarda muta il sudore sulla
fronte di Clara mentre le spille le trapassano il seno. Soddisfatto il
ragazzo torna col cazzo fuori vicino alla bocca di Clara, che cerca di
non respirare l’odore acre che avverte e lo prende in bocca fino in
fondo. E inizia il pompino.
Succhia con impegno la donna, forse per dimenticare il dolore che
sente crescere al seno, e il ragazzo viene quasi subito, eiaculandole
in bocca. Clara raccoglie tutto e poi socchiude le labbra per farsi
colare lo sperma sul seno. Il ragazzo la ammira allibito, perché
nemmeno nei suoi sogni ha mai trovato una troja simile. Non si
capacita della sua fortuna. E mezzo intontito si dirige verso un
pisciatoio all’angolo opposto a quello dov’è incatenata Clara. Una
mano lo ferma.
- No. Falla su di lei. - E il ragazzo, con i pantaloni a mezza gamba,
fa qualche passa e molla un fiotto di urina giallastra sul volto di
Clara. L’olezzo è insopportabile, ma la donna spalanca la bocca e beve
tutto quel che riesce a trattenere. La maggior parte però schizza in
giro, bagnandole i vestiti e formando un piccola pozza sul pavimento.
E Clara si tira e contorce per arrivare a leccare anche quella. La
lingua scorre adagio sulle piastrelle lercie del cesso ferroviario. Il
corpo della donna è scosso da conati di vomito, ma non si interrompe
fino a quando, uscito il ragazzo, non entra un coppia di vecchi
signori. Forse commessi, forse chissà che.
Sono ambedue grazzi, uno quasi obeso. Ma al contrario del giovane
afferrano subito che lì c’è da divertirsi. Non sanno il perché, ma non
se ne curano affatto. È gente abituata a cogliere al volo la fortuna.
E “fortuna” per loro significa, per prima cosa, quella meraviglia di
corpo abbondante e perfettamente muscoloso, che si trascina con la
lingua per terra. Chiedono che venga sciolta, e un ragazzo la libera
dal pisciatoio, lasciadole però ancora le braccia legate dietro la
schiena.
E inizia la tortura. Il più vecchio dei due infila il cazzo in bocca a
Clara mentre l’altro si avvicina e si inginocchia di fronte al sesso
della donna. La donna allunga il collo e inghiotte il grosso glande
mentre l’altro la masturba. Non è affatto doloroso, ma l’uomo ha
acceso un bic, uno di quegli accendini da poche lire, di plastica con
un piccolo cappuccio di metallo, giusto dove deve uscire la fiamma.
Tenendolo inclinato fa in modo che la fiamma arroventi il metallo
sulla parte superiore dell’accendino. E poi, tenendo ben separate le
labbra del sesso di Clara, lo preme direttamente sulla pelle.
Clara lancia un urlo, e si ritrova a rotolare tra il piscio e la
sporcizia tenendosi entrambe le mani sopra il sesso. Il capuccio
arroventato le ha marchiato a fuoco la figa. Gli uomini le sono sopra.
Quello più grasso la forza, col suo peso, all’immobilità, e di nuovo
le infila in bocca il cazzo. L’altro riprende il suo giochino con
l’accendino. Clara sente male al seno, dove sono ancora conficcate le
due spillette, e una massa di grasso co un cazzo eretto che le preme
il volto. Ma soprattutto Clara sente fitte atroci levarsi dal suo
sesso. E di nuovo il metallo arroventato lascia una traccia
semicircolare all’interno della figa di Clara. Questa volta l’urlo è
strozzato, perché la donna ha la bocca piena. Ma è più forte il
dolore, e Clara succhia, urla e ansima tutto insieme. Poi l’uomo le
riempe la bocca di sperma che Clara non riesce a inghiottire per il
dolore che sente tra le gambe e che la paralizza. L’uomo non si
solleva ancora, ma dopo un attimo, sempre con il cazzo ben infilato
nella bocca di lei, inizia a pisciare abbondantemente. È passato
troppo tempo, questa volta la parte di metallo dell’accendino è
davvero incandescente. Probabilmente anche l’uomo che la tortura si è
bruciato i polpastrelli per scaldarla. Ma adesso non si accontenta di
premerla contro il sesso della donna. Glielo ficca ben dentro. È
troppo duro il colpo, e questa volta il corpo dolorante di Clara si
incurva come un arco e sbalza il ciccione. Sputa piscio e sperma
Clara, urlando a pieni polmoni, scuotendo le gambe come se potesse far
cadere la figa marchiata a fuoco del piccolo accendino. Ma il sesso
rimane lì, aperto, torturato, che invia dolore atroce da per tutto.
Rotolando sul pavimento Clara si è ferita un poco con le spillette,
una s’è strappata e l’uomo che ha goduto, con una lentezza estenuante,
gliela conficca di nuovo sul capezzolo. E poi si diverte a tirarla,
farla girare su se stessa, per vedere le piccole smorfie di dolore sul
volto della donna che si aggiungo al dolore immenso per il sesso
bruciato a fondo.
L’uomo che non è ancora venuto si china per controllare i tre segni
neri, dove la carne è stata bruciata, sul sesso di Clara. E quindi la
gira sul ventre per sodomizzarla. Suda abbondantemente l’uomo per il
caldo e la fatica, Clara per il dolore che non la lascia. È sporca di
sperma, di urina, coi vestiti stravolti, buttata per terra nel cesso
di una stazione. E l’uomo obeso le infila in culo il membro eretto.
Viene rapidamente e schizza le magnifiche natiche disegnata da una
geniale matita di Clara. La donna tira un sospiro, perché parebbe che
i due abbiano terminato. Invece entrambi si tolgono le cinture dai
pantaloni e cominciano a frustarla con quelle. A quattro zampe,
dolorante, Clara cerca di sfuggire i colpi. Federica osserva sempre in
silenzio. Poi ad uno ad uno anche tre ragazzi impugnano le loro
cinture e si uniscono ai torturatori. Adesso ci sono cinque uomini a
frustare una donna che striscia e geme sui pavimenti del cesso. Le
fibbie delle cinture lasciano segn blu sulla pelle di Clara, che ad
ogni colpo grida e, soprattutto, cerca di proteggersi il volto. Ha
unozigomo segnato, un seno tumefatto dalla grossa fibbia della cintura
di un ragazzo, le cosce, il culo e le gambe segnate da righe rosse. I
colpi cadono in continuazione. Clara geme e cerca una via d’uscita
aggrappandosi ai pantaloni di uno degli astanti, uno di quelli che non
la sta colpendo. Ma questi si sottrae, e un colpo forte le strappa un
urlo e un graffio rosso sangue dalle natiche.
Un animale braccatodalle fruste. Sono adesso in una decina a colpire
Clara da ogni parte. Il dolore comincia a conquistarla, non si muove
quasi più, a mala pena si protegge il volto e intanto colpi su colpi.
Quando ne arriva uno più forte la donna grida. Ma in quella tortura
umiliante sembra che abbia perso l’orientamento. Quando vede un
ragazzo che le si avvicina, ci si butta sopra come a una salvezza
purchessia. Il ragazzo è sdraiato per terra e la solleva per
mettersela sopra, le tiene le braccia serrate dietro la schiena e
spinge con il ventre per penetrare Clara. Federica si china, afferra
la punta del cazzo e la dirige convinta verso l’ano della donna. Il
ragazzo inarca le reni e la penetra. In questo modo il corpo
martoriato di Clara è esposte ai colpi delle cinghie senza difesa o
protezione alcuna. E Federica - che non vuole perdere questa occasione
per concludere la gara - si incarica di peggiorare la situazione. Con
l’aiuto dei due ciccioni tiene ben aperte le lunghe gambe di Clara. Le
cinghie battono sui seni e strappano grida di dolore. Dopo venti
minuti di colpi, della coscenza di Clara non resta quasi più nulla, un
fiotto nero e un filo rosso di dolore acuto che da ogni parte del
corpo le corre per i nervi e le si schianta nel cervello. Urla adesso,
urla a piena gola. Si darebbe per vinta, se solo si ricordasse di
poterlo fare. Il cazzo nel culo è solo un barlume, ma quando una
fibbia riesce finalmente a colpirle in pieno il clitoride sotto il
cappuccio in mezzo alle gambe, Clara contrae così forte tutti i
muscoli che persino l’uomo che la sta sodomizzando sente dolore. E
Federica ride, e si getta a leccarglielo, a pizzicarlo con le dita.
Clara urla di tutto, bestemmie, pietà, grida senza senso. Si dimena
terribilmente, e l’uomo che la sta inculando ne gode assai. E
Federica, nonostante abbia avuto il sesso torturato, si accomoda sopra
i due, sul pavimento, in modo da avere la figa giusto in
corrispondenza della bocca di Clara. E le comanda di leccarla. Quasi
gliela preme sulla bocca. Ma si è fatta dare in mano una delle
cinture, l’ha piegata in due, e con quella colpisce senza posa la figa
della donna. Clara sussulta, bloccate le gambe, un palo di carne in
culo, il tenero sesso della ragazzina piazzato sulla bocca, e una
crudele striscia di pelle che le cava la massima quantità di dolore
possibile a ogni colpo. Clara non lecca, sente solo l’immenso dolore
del suo corpo torturato, ma a ogni colpo che Federica le molla, ha un
ennesimo sussulto, e di quei sussulti si approfittano il membro
dell’uomo e il sesso della ragazzina. Gli altri guardano, perché è
Clara che deve subire la prova, non il magro corpo di Federica che è
l’unica cosa che vedono sopra la sventurata donna torturata.
L’uomo sta per venire e lo dice a Federica, che raddoppia i colpi e
l’intesità. Preme il suo sesso contro la faccia di Clara e colpisce,
colpisce. Un lamento continuo, un mugolio di dolore esce dalla bocca
della donna, e i sussulti si susseguono ormai a un ritmo
incandescente. Con due dita Federica le tiene aperto il sesso, alza il
braccio e cala il colpo. E poi subito lo rialza e colpisce di nuovo.
Nel momento stesso in cui il ragazzo scarica la sborra nel culo di
Clara, il vecchio che ha organizzato la gara, e che fino a quel
momento era rimasto in disparte, annuncia che le due ore previste per
la prova si sono concluse, e Clara ha resistito.
Bisogna strappare a forza Federica per liberare Clara dai trementi
colpi che oramai da un quarto d’ora sta ricevendo in pieno sul
clitoride. Rimane a terra, ancora urlando e dimenandosi la donna. Il
dolore la invade a colpi, la strazia, se la porta via. Gli altri
guardano quel corpo che è di una martire, singultare sul pavimento
sporco dei cessi pubblici, ricoperto di sperma, piscio, graffi rosso
sangue, ecchimosi blu. Ma già pregustano quel che ancora non sanno, ma
che la ragazzina magra in un angolo dovrà subire per continuare la
gara.

Hanno portato a casa Clara mugolante di dolore sul sedile posteriore
di un auto. L’hanno lavata ma non c’è stato modo di rimetterle addosso
dei vestiti, appena la stoffa sfiorava la pelle, urla di dolore
interrompevano l’operazione. Sono di nuovo tutti nel salone della
villa. Clara nuda, in un angolo, sembra in uno stato di shock non
accorgersi di nulla. Federica trema, tocca di nuovo a lei. Che cosa
inventare ancora?
Ma il vecchio prende la parola e spiega che le due ragazze si sono
dimostrate superiori alle migliori previsione, che è molto
soddisfatto, ma che tuttavia bisogna pur porre un termine alla gara.
Allora dispone che l’ultima prova sia ad esaurimento. Entrambe
verranno sottoposte alla stessa tortura, la prima che chiederà pieta,
avrà perso. Le due, domma e ragazzina, verranno bendate e subiranno i
tormenti con le mani legate dietro la schiena. Il vecchio fa portare
due grosse tavole di legno, spesse circa quattro centimetri e con una
paletto, grande più o meno come un enorme fallo, piantato nel mezzo.
- Non devono agitarsi troppo, così le metteremo lì sopra; - e indica i
paletti - con quelli nel culo non andranno in cerca di nient’altro. -
Qualcuno solleva Clara da terra. Ancora intontita, dolorante. Per lei
sarà più duro. La bendano, le legano le braccia dietro la schiena e lo
mettono, gambe aperte e ano in corrispondenza del paletto, sopra la
piattaforma. Anche Federica subisce la stessa preparazione, lei più
cosciente, con le gambe appena piegate e il culo pronto a essere
sfondato.
- E adesso, - ordina il vecchio - impalatevi. -
Federica procede guardinga, ma per quando si sforzi e cerchi di
rilassare i muscoli dell’ano, il grosso palo non riesce a entrarle in
culo. Clara è sempre sorretta da due ragazzi, non fa nulla, e anche
per lei l’impresa si dimostra impossibile.
- Prendi le tenaglie - ordina il vecchio. E due ragazzi escono dalla
stanza e rientrano con quattro tenaglie.
- Sapete cosa fare, non possiamo mica aspettare che le signorine si
decidano. -
Il primo si avvicina a Federica che spalanca gli occhi allibita. Apre
la tenaglia e afferra un capezzolo della ragazza.
- Mezzo giro per cominciare. -
Stringe con forza la tenaglia e torce per cent’ottanta gradi il
capezzolo. Federica urla furibonda dal male e cerca disperatamente di
abbassarsi sul palo. Ma per Clara è peggio. La tenaglia le strizza il
capezzolo più volte perforato dalla spilletta nei cessi della
stazione, e il mezzo giro la fa urlare. Si lascia pesantemente cadere
sul palo e, forse perché più esperta al sesso, questo le entra in culo
di quasi dieci centimetri. Il grido straziante che le esce dalla bocca
è conferma certa del fatto che la penetrazione non sia stata indolore.
Federica è una smorfia, ma a un cenno del vecchio la tenaglia si serra
ancora più forte e un altro mezzo giro le tira fuori un terribile
attimo. Federica è molto magra, i seni piccoli, i capezzoli bruni. La
tenaglia li copre per intero e la torsione le tira la pelle fino a far
sporgere ancora di più le costole. Ma il palo non le entra in culo. E
mentre Clara scivola lentamente in basso fino a toccare la base, venti
centimetri più sollo, del fallo in legno che le apre il culo, una
seconda tenaglia raccoglie dall’altro capezzolo di Federica una
smorfia di dolore.
- Comincia a battere quell’altra a questa ci penso io. - Fa il vecchio
avvicinandosi a Federica. E mentre un ragazzo va nell’altra stanza e
ritorna con bastoni e canne di varie dimensioni, il vecchio di
avvicina a Federica, i cui seni sono orribilmente torturati dalla due
tenaglie che un uomo di fronte a lei tiene serrate.
Non apre bocca il vecchio, ma prende in mano entrambe le tenaglie e
comincia a torcerle fino al limite del possibile. I capezzoli di
Federica sono ormai arrotolati su se stessi come piccoli elastici
ritorti e l’atroce supplizio spalanca la bocca a Federica in un rulo
muto, che il vecchio succhia fino in fondo infilandole la lingua in
bocca. E ancora gira le tenaglie; le pelle sembra strapparsi e i
capezzoli volersi staccare dal corpo. Poi un urlo arriva perché il
palo finalmente le sta entrando in culo e Federica non crede ai suoi
sensi e cerca di espellere il dolore dalla bocca. Su di un corpo così
magro sembra che i venti centimetri di grosso fallo debbano spaccarlo
in due, invece Federica si è messa a baciare furiosamente il vecchio,
a succhiargli la lingua, e intanto si fa scivolare il palo sempre più
a fondo nel culo. E le grida sembra non facciano più distinzione tra
piacere e dolore. Ma di dolore invece, sicuramente, è il ruggito di
Clara, perché mentre Federica, impalata, succhia la saliva del
vecchio, il ragazzo con i bastoni e le canne, s’è preso cura della
donna, sfinita dalle sofferenze, ma ancora abbastanza desta da
raccogliere nuovi tormenti.
Attorno a una sottile canna di bambù sono stati fatti dei piccoli nodi
con del fil di ferro sottile, quasi un filo, di alluminio leggero. La
canna è piuttosto lungo e non colpisce, ma si flette e sferza con
odiosa crudeltà. E i nodi penetrano la carne, graffiano la pelle,
provocano dolore là dove sembrava che nulla potesse più nuocere a un
corpo torturato brutalmente come quello di Clara. Ma la frustata che
le imprime un marchio di piccole segni rossi sul costato invece, le
duole eccome. Il ragazzo non tocca i seni, ma i colpi contro le
costole sono più dolorosi e Clara lo dimostra. Ha le mani legate e un
palo nel culo, non può certo muoversi. Strisce di sangue le segnano il
costato. E i colpi del ragazzo di spostano, mirando al ventre piatto.
Intanto il vecchio ha estratto il cazzo e si sta scopando la ragazzina
magra impalata di fronte ai suoi occhi. Il pene sente attraverso il
sesso della ragazza il bastone che le riempe il culo, ma la situazione
non sembra così dolorosa. Certo Federica per lo meno riesce a
limitarsi ad ansimare forte, mentre ogni colpo che arriva sopra Clara
le strappa un mugolio di sofferenza. La donna ha le costole e il
ventre tutto graffiato; adesso il ragazzo la sta penetrando davanti -
come il vecchio con Federica. Anche la donna cerca di darsi da fare.
Ma le regole della gara sono rigide, e il vecchio sa che Federica è in
credito. E ordina: “marchiatele”.
Non c’è nessun fuoco acceso, solo un grosso apparecchio elettrico che
potrebbe sembrare un accumulatore. Quattro lunghi fili escono dalla
macchina che ronsa sommessamente. A due a due i cavi elettrici
terminano in due grossi morsetti con manici di platica e tenaglie di
metallo brunito. La prima è Clara, ma Federica verrà punita due volte,
per pareggiare i conti.
Il ragazzo che la sta scopando rallenta i colpi, ma non cessa del
tutto. Dietro la donna qualcuno ha afferrato una delle due ganasce e
con forza l’ha aperta, stando ben attento a toccare solo i manici di
plastica, perché la macchina ha arroventato il resto delle tenaglie.
Con una mano afferra un gluteo di Clara e con l’altra applice la morsa
che subito si chiude sulla carne nuda. I piccolo denti della tenaglia
trapassano la pelle e mordono la carne, mentre il metallo rovente la
brucia. L’urlo della donna non si può descrivere. È un rombo di tuono
che le sorge dalle profondità animali, terrore cieco e dolore puro.
Contrae così forte i muscoli da far scricchiolare la base del palo che
ha in culo e un dolore come di fulmine la strazia dal basso verso
l’alto. È quasi svenuta, ma non si può muovere e il ragazzo continua a
scoparla lentamente, godendosi ogni singolo spasimo, ogni contrazione
involontaria dei muscoli della vagina, ogni goccia di sofferenza, ogni
suono.
Federica è impietrita dal terrore. Vorrebbe urlare che basta, che si
arrende. Ma prima che possa farlo la carne viva del suo corpo urla
vendetta e le invia ondate di dolore così forti da farla sobbalzare
sul palo che ha conficcato in culo, come se volesse sodomizzarsi da
sola. E il suo grido si confonde con quello di Clara in un’unica orgia
al limite delle possibilità umane. E il vecchio si accosta ancora di
più a lei, per sentire al contatto scricchiolare le sue ossa, tendersi
i muscoli nello spasimo atroce, e rantolar dolore dalla bocca. Quando
la seconda tenaglia le afferra l’altra metà del culo per marchirla,
Federica si schianta contro il vecchio di fronte a lei, come se si
fosse potuta muovere. Ma è solo un impressione. Perché Federica ha
subito il massimo di dolore che un essere vivente possa provare. Si
agita sul palo che le massacra il culo, ma non sente null’altro che il
morso crudele del fuoco che la marchia. Il vecchio esce da lei e
afferra un bastone sottile.
Persino il vecchio ha un sobbalzo quando il suono che esce dalla bocca
di Clara, che ha ricevuto la seconda tenaglia rovente sul culo,
attraversa la stanza e colpisce il suo orecchio. La testa riversa
all’indietro, Clara si dibatte inculata sul palo come un pesce appena
estratto dall’acqua. E il ragazzo che le è dentro gode mandando un
fiotto caldo di sperma. Ma Clara non lo sente perché è svenuta. Le
regole della gara non permettono si soccorlerla, e rimane lì, infilata
sopra il palo, marchiata a sangue, agonizzante. Ma non ha ancora
vinto. E i ragazzi, che sono allo spasimo del desiderio e vogliono
godere, le si avvicinano per fotterla, gettandole acqua gelida sul
volto perché si riprenda. Rinviene Clara, ma è un fantasma di
umiliazione e dolore, che non è in grado di intendere e volere e
neppure parlare. Ogni tanto torna un onda di dolore a scuoterla,
infilata sul palo, ma questo è tutto quello che esce da lei, mentre un
cazzo dopo l’altro i ragazzi godono la sua agonia e le sborrano nella
figa.
Federica grida ancora, come una sirena della polizia, e questo tien
desta l’attenzione dei ragazzi. Il vecchio le ha tolto i morsetti e la
sta colpendo con bastone dritto sul sesso.
Il dolore deve essere insopportabile e Federica fatica a respirare tra
un urlo e l’altro. Il sesso di Federica si gonfia e geme. Ogni colpo è
più forte del precedente, fino a quando il bastone spesso un dito che
colpisce incontra quell’altro, ben più grande, che Federica ha
piantato nel culo. Oramai la giovane ragazza magra è un urlo continuo
sull’orlo dell’abisso e dolore a schegge impazzite che vagano per il
suo corpo.
Ha appena goduto il secondo ragazza dentro la rantolante sofferenza di
Clara, che qualcuno applica per la terza volta, la tenaglia rovente
alla carne di Federica. Più in basso della volta precedente, i denti
della tenaglia pinzano la carne delle cosce tra l’ano e la vagina.
Federica è allo stremo e piange gridando il suo strazio e violente
convulsioni la agita sopra il palo sul quale è conficcata, ma il
vecchio non demorde e continua a colpirla tra le gambe cercando di
mirare al clitoride. Non so se Federica possa provare più dolore di
così, ma lui continua imperterrito. Ogni colpo è un acuto nell’urlo
continuo della tortura che agita le membra magre della ragazzina. E
l’incoscienza non arriva a soccorrerla. Ma quando l’altra tenaglia
rovente le vien piantata direttamente sulla figa che il vecchio ha
appena finito di rendere un unico pezzo dolorante di carne, e brucia
le labbra vaginali, il pube e la tenerissima pelle della vagina,
Federica di tende come una corda, manda un ultimo altissimo ululato e
perde coscienza.

Ma ha vinto la gara perché in un attimo di lucidità Clara si è arresa,
ha chiesto pietà ed è stata subito slegata, medicata e appoggiata su
di un soffice letto. Anche Federica, svenuta, è stata liberata,
soccorsa, e adesso riposa nella stanza accanto. Sul cuscino al suo
fianco, in una busta, il premio per chi ha vinto la gara.

Andersen

unread,
Feb 25, 1998, 3:00:00 AM2/25/98
to

Sconvolgente. Ben scritto. Ottimo, complimenti.

Andersen

Zarathustra

unread,
Feb 26, 1998, 3:00:00 AM2/26/98
to

Questo racconto era veramente allucinante, sconvolgente....Continua così,
che ti leggo avidamente!
--
*RFD di it.discussioni.Telecom su it.news.annunci/gruppi.*
*Protesta contro TIN!( per aderire visitate questo sito e poi scrivetemi:
http://www.tempolibero.com/user/cultura/yuri/Index.html

Jack

unread,
Feb 27, 1998, 3:00:00 AM2/27/98
to

Ottimo.
Ottimi gli intrecci psicologici.
Sei un maestro del genere.
Spero presto ci siano nuovi seguaci, magari pure io
Saluti Jack

Cristian

unread,
Mar 5, 1998, 3:00:00 AM3/5/98
to

Bravo, veramente complimenti...
un messaggio memorabile,
continua così che ti leggo volentieri

Aspetto altri racconti!!


Cristian

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