p.s. : in errori, spero solo di digitazione, ci sono caduto io.
> Dove quindi lo specifico de la psicoanalisi in termini di
>dialogo con "le" neuroscienze?
IMHO la psicoanalisi non puo' dialogare con le neuroscienze, se non c'e'
la psicologia generale a fare da traduttore; ho anche l'impressione che
molti di questi tentativi siano ispirati a un riduzionismo ingenuo che
e' davvero sterile sul piano applicativo e anche scientifico, benche'
suoni bene in termini persuasivi e divulgativi
--
ciao,
Elrond
La psicologia generale cosa traduce della psicoanalisi e cosa delle
neuroscienze? Voglio dire, non che non ci siano elementi traducibli
(trans-ducibili??), ma il topic era iniziato da un vertice differente. Il
dialogo tra neuroscienze e psicoanalisi è possibile, è si sta muovendo
cfr. Siegel, La mente relazionale, Cortina, 2001; Fonagy & Target,
Attaccamento e funzione riflessiva, Cortina, 2001). Certo la strada è lunga,
stanti le immaturità storiche delle discipline in questione e le difficoltà
metodologiche in termine di protocolli utilizzabili e di
operazionalizzazione. Il dialogo c'è, e forse questo spaventa un poco, da
una parte e dall'altra.
dii vortant
(A parere *non solo mio*) la psicoanalisi odierna sta trovando *conferme*
nelle neuroscienze; nel post precedente esponevo che (*questo* a parere mio)
la psicoanalisi
potrebbe essere letta come lo studio della componente psichica "naturale"
della creatura Uomo, generatasi (la componente "naturale") attraverso la
filogenesi.
In questa accezione, la psicoanalisi trova/sembra-trovare molte conferme
nello studio delle strutture nervose sedi delle funzioni psichiche
involontarie, automatiche, determinatesi filogeneticamente, fissatesi per
via di selezione. La conferma delle ipotesi psicoanalitiche verrebbe dal
fatto della *assoluta spiegabilità* della permanenza/presenza nella creatura
Uomo di funzioni non-conscie; queste, infatti, dipenderebbero dalla
permanenza/presenza nella creatura Uomo delle funzioni mentali (*solo*
inconscie) delle creature da cui discendiamo ... e con le quali
*condividiamo* strutture nervose "primitive" e relative funzioni.
Torno a sottolineare che il processo evolutivo *non poteva/doveva* nè
"prevedere", nè tenere in alcuna considerazione che *successivamente* si
sarebbero sviluppate nuove strutture nervose, sedi di nuove funzioni (tra le
quali la "coscienza") ... nonostante l'emergenza della quale ... le funzioni
"inconscie" (delle altre creature) sono rimaste "inconscie" anche nella
creatura Uomo.
Interessante appare lo studio sul *perchè* la non-consapevolezza di quei
processi mentali sia stata/risultata "adattiva" ... e quindi
confermata/riproposta anche a carico della creatura Uomo; oppure ... non è
ancora il momento, evolutivamente parlando? In fin dei conti, "noialtri"
siamo qui da "solo" 500mila anni: una bazzecola, in termini di
evoluzione/selezione ...
Ciò premesso, però ... l'ipotesi di poter spiegare *nei dettagli* la
complessità delle funzioni psichiche attraverso le neuroscienze ... appare
un riduzionismo un po' ingenuo (come già osservato da Elrond!).
Affermare che ogni apprendimento, e ogni altro "comportamento mentale" (tra
cui anche le dinamiche analitiche di transfert e controtransfert) DEVONO
necessariamente fondarsi su modifiche neuronali ... è vero; ma che ce ne
facciamo? Quale importanza ha -a livello neuronale- la trasformazione
dipendente dal transfert?
Nè -sempre come già detto da Elrond- questo tipo di studio a livello
nervoso sarebbe da "restringersi" alla psicoanalisi: varrebbe per ogni
attività mentale, e -per effetto di ciò- sarebbe la psicologia a dover
"interfacciare" la psicoanalisi con le neurosceinze!
Ciao. Vincenzo