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Pressione e temperatura in volo aerei di linea

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Michele Ancis

unread,
Apr 29, 2004, 4:01:48 AM4/29/04
to
Ciao,

sto cercando di venire a capo di una "leggenda metropolitana"...vorrei
capire se ed in che misura sia fondata l'idea che sia sconsigliabile far
viaggiare strumenti musicali come chitarre classiche o elettriche nella
stiva degli aerei di linea.
Per quanto so io, la stiva degli aerei di linea non ha sistema di
pressurizzazione né di climatizzazione, pertanto si pongono i problemi:

1) stabilire le condizioni di pressione e temperatura nella stiva degli
aerei di linea. Anche probabilmente con attenzione verso l'evoluzione nel
tempo di tali variabili, perché probabilmente anche questo puň causare
"stress" agli oggetti in questione. Non ho la minima idea dei valori in
gioco...a che quota vola un aereo di linea, quale sia la temperatura
esterna e quella interna, in quanto tempo la raggiunge e quanto ci sta...

2) una volta ottenuto un quadro di ciň che accade, stabilire se possa
essere rischioso per tali strumenti, e come si potrebbe risovere eventuali
problemi.


Mentre per il gradiente di temperatura sono sicuro che avrebbe degli
effetti nefasti sui legni della chitarra (qualora ci fosse, č tutto da
vedere come ho detto), ho invece dei dubbi sulla questione della pressione.
Cioč, se avessi un oggetto *rigido*, potrei non interessarmi delle
condizioni di pressione, giusto? Ma se quest'oggetto č elastico, forse
qualcosa cambia...la domanda č come? In che misura?

Vi ringrazio se vorrete chiarire questi miei dubbi o fornirmi qualche
sorgente di informazone sulla rete...

Grazie,

M
--
email: manchee...@THIStiscali.it

Giacomo Ciani

unread,
Apr 29, 2004, 5:44:46 AM4/29/04
to
> sto cercando di venire a capo di una "leggenda metropolitana"...vorrei
> capire se ed in che misura sia fondata l'idea che sia sconsigliabile far
> viaggiare strumenti musicali come chitarre classiche o elettriche nella
> stiva degli aerei di linea.

Da quanto leffo dopo ti preocupi di pressioni e temperature, ma io prima di
tutto mi preoccuperei del modo quantomeno "rude" in cui vengono trattati
tutti i bagagli... quello potrebbe essere molto più rilevante! (a volte si
spaccano anche gli scafi delle valige rigide...)

> Per quanto so io, la stiva degli aerei di linea non ha sistema di
> pressurizzazione né di climatizzazione, pertanto si pongono i problemi:
>
> 1) stabilire le condizioni di pressione e temperatura nella stiva degli
> aerei di linea. Anche probabilmente con attenzione verso l'evoluzione nel

> tempo di tali variabili, perché probabilmente anche questo può causare


> "stress" agli oggetti in questione. Non ho la minima idea dei valori in
> gioco...a che quota vola un aereo di linea, quale sia la temperatura
> esterna e quella interna, in quanto tempo la raggiunge e quanto ci sta...

La temperatura dell'abitacolo è ovviamente "abitabile", quindi intorno ai
20°. Quella esterna a novembre, mente tornavo dall'egitto (bei tempi!), era
intorno ai -30° (o almeno così indicavano i monitor di bordo). Da questi
dati però risulta alquanto difficile immaginare quale sia la temperatura
nella stiova, che comunque non credo scenda sottozero (altrimenti
avvertirebbero, ad esempio, di non metere in valigia contenitori sigillati
pieni di liquido, cosa che non mi risulta facciano).
Quanto al tempo che ci mette a raggiungerla, non direi, ma non credo sia
molto breve: nella stiva non c'è vento e i bagagli sono comunque ammassati e
si fanno "da coperta" l'un l'altro (tra l'altro in genere sono fatti, e
contengono, materiali che non sono buoni conduttori di calore...). In più
immagino che la carlinga sia isolata, e c'è da chiedersi se questo
isolamento riguardi solo l'abitacolo o l'intera fusoliera, stiva compresa...
Per la pressione non saprei... sicuro che la pressurizzazione non riguardi
tutto l'aereo?

> 2) una volta ottenuto un quadro di ciò che accade, stabilire se possa


> essere rischioso per tali strumenti, e come si potrebbe risovere eventuali
> problemi.

E qui smetto di dire anche quelle poche cose scarsamente interessanti che ho
detto finora... non ne so assolutametne niente...

Ciao

Giacomo

Daniel

unread,
Apr 29, 2004, 6:34:28 AM4/29/04
to
> sto cercando di venire a capo di una "leggenda metropolitana"...vorrei
> capire se ed in che misura sia fondata l'idea che sia sconsigliabile far
> viaggiare strumenti musicali come chitarre classiche o elettriche nella
> stiva degli aerei di linea.
> Per quanto so io, la stiva degli aerei di linea non ha sistema di
> pressurizzazione né di climatizzazione, pertanto si pongono i problemi:

Per quanto ne so io, sia la cabina che la stiva degli aerei di linea in
condizioni normali sono tenute in modo uguale e alla pressione che
corrisponde circa a 1500m di quota: diciamo tra 800 e 850hPa. Un aviatore o
un ingegnere aeronautico potra' darti delle informazioni piu' precise. La
pressione viene cambiata in modo abbastanza veloce sia in decollo che in
atterraggio e questo te lo dico semplicemente per esperienza personale
giudicando gli spiacevoli effetti ai timpani. Specialmente in atterraggio
alcuni piloti hanno particolare fretta...

Per quanto riguarda la temperatura, quella della cabina e' piu' o meno
adatta al conforto delle persone; direi sui 18C. Quella della stiva,
invece, nella maggior parte degli aerei su cui ho volato e' certamente molto
piu' bassa e, direi, non lontana dal punto di congelamento anche se,
probabilmente, tendono a non arrivare cosi' in basso per non provocare lo
scoppio delle bottiglie di vino che la maggior parte dei viaggiatori sembra
portare in giro per il mondo.

Altra storia e' l'umidita'. Le cabine degli aerei sono note per il
bassissima umidita' percentuale: prendono aria da fuori a circa 250hPa,
temperatura circa -50C e con contenuto di acqua estremamente basso (rapporto
di mescolamento dell'ordine di 0.1-0.5 g/kg), la comprimono fino a 850hPa
(la devono anche raffreddare, basta fare il conto!) e, forse, ci aggiungono
un po' d'acqua ma non sono sicuro. Comunque, quest'aria portata alla
pressione e temperatura della cabina avrebbe un'umidita' relativa di
(0.5/18.0)x100 cioe' circa 2.8% che, secondo le mie mucose nasali, non si
discosta troppo dalla realta'. Il 18.0 e' circa il rapporto di mescolamento
di saturazione, in g/kg, a 20C e 850hPa.
La stiva, poiche' viene tenuta ad una temperatura piu' bassa avrebbe
un'umidita' relativa maggiore e, facendo semplici conti e considerando una
temperatura di 0C, si ottiene circa il 13%.

> 2) una volta ottenuto un quadro di ciň che accade, stabilire se possa
> essere rischioso per tali strumenti, e come si potrebbe risovere eventuali
> problemi.

L'eventuale esistenza e soluzione di problemi deve essere giudicata caso per
caso. Non c'e' dubbio che per alcuni strumenti e per viaggi lunghi potrebbe
esserci uno stress dannoso. Il legno potrebbe, in particolare, soffrire di
stress da sbalzi di temperatura e di umidita'. Tra l'altro, non ho idea se
sia piu' importante l'umidita' relativa o il rapporto di mescolamento ma non
c'e' da stare molto allegri: entrambe le quantita' sono soggette a forti
variazioni. Le variazioni di pressione invece, a meno che non ci siano
cavita' chiuse ermeticamente, penso che possano essere considerate
abbastanza innoqui.

Daniele Fua'
Universita' di Milano-Bicocca

Mino Saccone

unread,
Apr 29, 2004, 7:14:40 AM4/29/04
to

"Giacomo Ciani" <giacom...@tiscalinet.it> wrote in message
news:c6qip9$em8cf$1...@ID-217833.news.uni-berlin.de...
. . . snip

> > Per quanto so io, la stiva degli aerei di linea non ha sistema di
> > pressurizzazione né di climatizzazione, pertanto si pongono i problemi:
> >

. . . snip

> Per la pressione non saprei... sicuro che la pressurizzazione non riguardi
> tutto l'aereo?

A quel che ne so io, almeno per gli aerei di linea piu' grossi, il reparto
bagagli e' pressurizzato. Il motivo e' semplice: la cabina e' pressurizzata
e il suo pavimento (che la separa dal vano bagagli) e' piatto.

Se ci fosse forte differenza di pressione tra i due vani, non solo il
pavimento dovrebbe essere irrobustito e non di poco (diciamo che debba
sostenere 1/2 kg/cmq = 5000 kg/mq!!!), ma anche la fusoliera esterna
dovrebbe sopportare all'attacco del piano questo inutile sforzo. Molto
meglio pressurizzare e perche' no, riscaldare anche sotto.

Nei vecchi DC10 il vano inferiore era pressurizzato di sicuro. Infatti
quando si apri' per un errore di manovra lo sportello bagagli, il piano
passeggeri collasso' provocando la caduto dell'aereo. Una correzione della
Douglas fu quella di creare numerose aperture (grigliate naturalmente) tra
il vano passeggeri e quello bagagli proprio per garantire l'uguaglianza di
pressione in caso di aperture accidentali sia sopra che sotto.

Dalla presenza di questi fori di comunicazione verrebbe da pensare che anche
il vano bagagli sia controllato in temperatura. Del resto non mi e' mai
capitato, neanche in viaggi di 10 ore di riprendere una valigia fredda.

Saluti

Mino Saccone

Michele Ancis

unread,
Apr 29, 2004, 9:53:38 AM4/29/04
to
In data Thu, 29 Apr 2004 13:14:40 +0200, Mino Saccone ha scritto:

> "Giacomo Ciani" <giacom...@tiscalinet.it> wrote in message
> news:c6qip9$em8cf$1...@ID-217833.news.uni-berlin.de...
> . . . snip
>>> Per quanto so io, la stiva degli aerei di linea non ha sistema di
>>> pressurizzazione né di climatizzazione, pertanto si pongono i problemi:
>>>
>
> . . . snip
>
>> Per la pressione non saprei... sicuro che la pressurizzazione non riguardi
>> tutto l'aereo?
>
> A quel che ne so io, almeno per gli aerei di linea piu' grossi, il reparto
> bagagli e' pressurizzato. Il motivo e' semplice: la cabina e' pressurizzata
> e il suo pavimento (che la separa dal vano bagagli) e' piatto.
>
> Se ci fosse forte differenza di pressione tra i due vani, non solo il
> pavimento dovrebbe essere irrobustito e non di poco (diciamo che debba
> sostenere 1/2 kg/cmq = 5000 kg/mq!!!), ma anche la fusoliera esterna
> dovrebbe sopportare all'attacco del piano questo inutile sforzo. Molto
> meglio pressurizzare e perche' no, riscaldare anche sotto.
>
> Nei vecchi DC10 il vano inferiore era pressurizzato di sicuro. Infatti
> quando si apri' per un errore di manovra lo sportello bagagli, il piano
> passeggeri collasso' provocando la caduto dell'aereo.

Non ho capito: ma se anche il vano inferiore era pressurizzato, perché si è
creato questo scompenso quando i due vani sono entrati in comunicazione?
Erano entrambe pressurizzati, ma a pressioni diverse?

Una correzione della
> Douglas fu quella di creare numerose aperture (grigliate naturalmente) tra
> il vano passeggeri e quello bagagli proprio per garantire l'uguaglianza di
> pressione in caso di aperture accidentali sia sopra che sotto.
>
> Dalla presenza di questi fori di comunicazione verrebbe da pensare che anche
> il vano bagagli sia controllato in temperatura. Del resto non mi e' mai
> capitato, neanche in viaggi di 10 ore di riprendere una valigia fredda.
>

...riguardo alla "valigia fredda": non potrebbe essere che semplicemente
una volta giù riprendono la temperatura dell'ambiente? Non ho la minima
idea delle capacità termiche in gioco, né dei tempi caratteristici per
questi processi. Però se il tutto fosse veloce, sarebbe ancora peggio dal
punto di vista dello "stress termico"...o no?

C'era comunque una domanda a monte, che ripropongo perché vorrei
approfittarne per avere una visione più chiara: è corretto affermare che,
con oggetti solidi e *rigidi*, la variabile pressione praticamente è
ininfluente? Ciò dovrebbe valere anche per i fluidi, perché incomprimibili.
Come cambia il discorso con oggetti *elastici*? Perché alla fine la
chitarra è elastica, anche se non so in che misura sia approssimabile come
"rigida"...

> Saluti
>
> Mino Saccone

Ciao e grazie per le risposte,

Michele
--
email: manchee...@THIStiscali.it

Michele Ancis

unread,
Apr 29, 2004, 10:06:24 AM4/29/04
to

Cioè portandola da 250hPa a 800hPa si scalda più che a T ambiente? Partendo
da -50C?

> e, forse, ci aggiungono
> un po' d'acqua ma non sono sicuro. Comunque, quest'aria portata alla
> pressione e temperatura della cabina avrebbe un'umidita' relativa di
> (0.5/18.0)x100 cioe' circa 2.8% che, secondo le mie mucose nasali, non si
> discosta troppo dalla realta'. Il 18.0 e' circa il rapporto di mescolamento
> di saturazione, in g/kg, a 20C e 850hPa.
> La stiva, poiche' viene tenuta ad una temperatura piu' bassa avrebbe
> un'umidita' relativa maggiore e, facendo semplici conti e considerando una
> temperatura di 0C, si ottiene circa il 13%.
>

>> 2) una volta ottenuto un quadro di ciò che accade, stabilire se possa


>> essere rischioso per tali strumenti, e come si potrebbe risovere eventuali
>> problemi.
>
> L'eventuale esistenza e soluzione di problemi deve essere giudicata caso per
> caso. Non c'e' dubbio che per alcuni strumenti e per viaggi lunghi potrebbe
> esserci uno stress dannoso. Il legno potrebbe, in particolare, soffrire di
> stress da sbalzi di temperatura e di umidita'. Tra l'altro, non ho idea se
> sia piu' importante l'umidita' relativa o il rapporto di mescolamento ma non
> c'e' da stare molto allegri: entrambe le quantita' sono soggette a forti
> variazioni. Le variazioni di pressione invece, a meno che non ci siano
> cavita' chiuse ermeticamente, penso che possano essere considerate
> abbastanza innoqui.
>

Daniele, grazie mille (ma ovviamente anche a tutti gli altri) per le
preziose informazioni: adesso la cosa comincia ad assumere dei connotati
più chiari. Provo a vedere di riassumere quanto ho capito fin'ora:

1) La stiva viene mantenuta alla stessa pressione della cabina, ossia entro
i limiti ben tollerati dall'uomo. Questo non significa però che non ci
siano gradienti di pressione, come si sperimenta normalmente in atterraggio
e in decollo. Però questo non sembra essere un problema molto influente.
Azzardo la ragione: le variazioni di pressione sono tutto sommato contenute
e permettono di trattare gli strumenti come oggetti rigidi.

2) La stiva ha una temperatura superiore allo 0 gradi, altrimenti vi
sarebbero chiare indicazioni per i passeggeri di non portare liquidi che
ghiaccino in valigia...Anche in questo caso, comunque, la variazione
termica è di una certa entità, dalla temperatura al suolo ai 2-3 gradi. Più
che l'escursione, però, potrebbe essere dannosa la rapidità con la quale si
passa da un estremo all'altro. Però sin'ora non ho dati per quantificare il
fenomeno. C'è anche "l'effetto coperta" degli altri bagagli, di cui tener
conto. Ci vorrebbe uno specialista! Comunque direi che lo stress termico
possa essere considerato un problema con cui fare i conti.

3) L'umidità relativa varia parecchio ed anche piuttosto in fretta e questo
può, per il legno, costituire un grosso problema. Domanda: non esistono
materiali che isolino dall'umidità?

Grazie per le risposte,

Michele
--
email: manchee...@THIStiscali.it

Mino Saccone

unread,
Apr 29, 2004, 11:35:46 AM4/29/04
to

"Michele Ancis" <manc...@tiscali.it> wrote in message
news:ajyjsy49gypz.d...@40tude.net...

> In data Thu, 29 Apr 2004 13:14:40 +0200, Mino Saccone ha scritto:
> >
> > Nei vecchi DC10 il vano inferiore era pressurizzato di sicuro. Infatti
> > quando si apri' per un errore di manovra lo sportello bagagli, il piano
> > passeggeri collasso' provocando la caduto dell'aereo.
>
> Non ho capito: ma se anche il vano inferiore era pressurizzato, perché si
č

> creato questo scompenso quando i due vani sono entrati in comunicazione?
> Erano entrambe pressurizzati, ma a pressioni diverse?
>

Mi spiego meglio:

La pressione in cabina e' uguale a quella del bagagliao e, una volta in
volo, molto superiore alla pressione esterna.

Si apre di colpo il portello del bagagliaio perche' era stato chiuso male,
ma la lucetta di controllo sul cruscotto, per un errore, segnava verde.

La pressione in cabina, non essendoci sfoghi sufficienti, resta sempre
quella dei 1000 m (circa 0,9 atm.)

La pressione del bagagliaio scende invece piuttosto rapidamente alla
pressione esterna (diciamo 0,4 atm)

Su ogni cmq di pavimento viene quindi esercitata una spinta di 0,5 kgp

Su ogni mq una spinta di 5 tonnellate.

La cosa pare che ando' cosi:

Il pavimento si sfondo' danneggiando seriamente le fiancate dell'aereo.
Nelle fiancate, purtroppo, passavano i cavi e i tubi dei comandi sia
meccanici che elettrici che idraulici (vado a memoria) dei comandi di coda e
vennero tranciati tutti e tre lasciando l'aereo completamente senza
controllo.

Le azioni correttive della Douglas, sempre stando a quello che riportavano i
quotidiani, furono:

Spia dei portelli che da il consenso solo sulla chiusura completa e non gia'
sul primo scatto.
Bocchette di comunicazione tra cabina e bagagliaio, con una luce totale
paragonabile all'area del piu' grande portello (sopra e sotto), per
riequilibrare la pressione tra sopra e sotto
Comandi che percorrono longitudinalmente l'aereo in punti ovunque ben
distanziati tra loro.

Saluti

Mino Saccone

Michele Ancis

unread,
Apr 29, 2004, 2:29:24 PM4/29/04
to
In data Thu, 29 Apr 2004 17:35:46 +0200, Mino Saccone ha scritto:

> "Michele Ancis" <manc...@tiscali.it> wrote in message
> news:ajyjsy49gypz.d...@40tude.net...
>> In data Thu, 29 Apr 2004 13:14:40 +0200, Mino Saccone ha scritto:
>>>
>>> Nei vecchi DC10 il vano inferiore era pressurizzato di sicuro. Infatti
>>> quando si apri' per un errore di manovra lo sportello bagagli, il piano
>>> passeggeri collasso' provocando la caduto dell'aereo.
>>
>> Non ho capito: ma se anche il vano inferiore era pressurizzato, perché si
> č
>> creato questo scompenso quando i due vani sono entrati in comunicazione?
>> Erano entrambe pressurizzati, ma a pressioni diverse?
>>
>
> Mi spiego meglio:
>

[CUT]

Ok ho capito. Mamma mia che brutta storia.

M
--
email: manchee...@THIStiscali.it

ricky

unread,
Apr 29, 2004, 2:01:06 PM4/29/04
to

"Mino Saccone" <mino.s...@eidosmedia.com> ha scritto nel messaggio
news:c6qo3a$fd29a$1...@ID-123967.news.uni-berlin.de...

> Una correzione della
> Douglas fu quella di creare numerose aperture (grigliate naturalmente) tra
> il vano passeggeri e quello bagagli proprio per garantire l'uguaglianza di
> pressione in caso di aperture accidentali sia sopra che sotto.

Ma un calo di pressione cosě elevato (da 0.8 a 0.25 atm mi par di capire) e
improvviso non sarebbe comunque letale per le persone?

Enrico SMARGIASSI

unread,
Apr 30, 2004, 4:33:24 AM4/30/04
to
ricky wrote:

>Ma un calo di pressione cosě elevato (da 0.8 a 0.25 atm mi par di capire) e
>improvviso non sarebbe comunque letale per le persone?
>
>

Beh, gli alpinisti rimangono per qualche giorno a quote intorno o
superiori agli 8000 metri, ed il loro problema pricipale e' l'ossigeno,
che negli aerei e' fornito dalle maschere che escono automaticamente in
caso di decompressione. E' vero che gli alpinisti sono atletici ed
acclimatati, pero' devono anche lavorare sodo. Per cui penso che una
persona normalmente sana non abbia conseguenze troppo serie per la
decompressione, pur rapida, visto che il tempo di permanenza in quelle
condizioni e' di quei pochi minuti necessari al pilota per riportarsi ad
una quota piu' bassa (credo che sia questa la procedura standard).

--
Enrico Smargiassi
http://www-dft.ts.infn.it/~esmargia

Daniel

unread,
Apr 30, 2004, 4:37:01 AM4/30/04
to
Rispondo alle ultime domande di Michele

> Cioè portandola da 250hPa a 800hPa si scalda più che a T ambiente?
Partendo
> da -50C?

Se prendo aria a 250hPa e -50C e la comprimo in un tempo abbastanza breve,
NON in presenza di acqua liquida, posso utilizzare la formula delle
trasformazioni adiabatiche utilizzando i parametri validi per l'atmosfera
media (costante del gas R= 287 J K^-1 kg^-1 e calore specifico a pressione
costante cp=1004 J kg^-1 K^-1, vedi testi fondamentali). Se la pressione
finale e', per esempio, 800hPa mi ritrovo l'aria ad una temperatura di circa
40C; qualche passeggero brontolone avrebbe di che lamentarsi!

> 3) L'umidità relativa varia parecchio ed anche piuttosto in fretta e
questo
> può, per il legno, costituire un grosso problema. Domanda: non esistono
> materiali che isolino dall'umidità?

L'umidita' (volutamente non definisco meglio quale misura di umidita'
utilizzo) varia effettivamente parecchio. Se vuoi mantenere il tuo legno
alla stessa umidita' hai un po' di problemi perche' devi considerare anche
la pressione e la temperatura. In particolare se metti tutto dentro un
sacco impermeabile (molte plastiche sono dei materiale che "isolano
dall'umidita'" abbastanza bene) per impedire la fuga delle molecole di H2O,
impedisci anche il passaggio delle molecole di aria; che succede, pero',
alla pressione dentro il sacco?
Comunque, per tua tranquillita', la diffusione dell'umidita' all'interno del
legno e' un processo piuttosto lento e anche un volo di 8 ore probabilmente
influenzerebbe solo la superficie del legno dei tuoi strumenti musicali. In
ogni caso, cosi' a naso, se dopo il viaggio lasci lo strumento per
altrettante ore in un ambiente a temperatura e umidita' simile alla sala del
concerto, ripristini le sue condizioni normali.
Se possiedi uno Stradivari o un oboe barocco originale potrebbe valere la
pena costruire un involucro apposito ma non lo farei per una Fender.

Una precisazione: la parola "gradiente" in genere si usa per definire una
variazione nelle coordinate spaziali. Il tuo utilizzo come variazione nel
tempo non e', in principio, sbagliato ma... non si usa.

Daniele Fua'
Univ. Milano-Bicocca

Piercarlo

unread,
Apr 30, 2004, 7:23:24 AM4/30/04
to
Michele Ancis ha scritto:

(...)

> 1) La stiva viene mantenuta alla stessa pressione della cabina,

(...)

> 2) La stiva ha una temperatura superiore allo 0 gradi, altrimenti vi
> sarebbero chiare indicazioni per i passeggeri di non portare liquidi

(...)

La stiva degli aerei di linea č in generale pressurizzata e climatizzata
anche per il fatto che vi possono essere trasportati degli animali in
gabbia. Qualche anno fa, negli USA, un aereo di linea fece un
atterraggio tecnico giusto per mettere in salvo un cane che, rinchiuso
nella stiva, rischiava di morire congelato a causa di un guasto
all'impianto di condizionamento.

Nessuno ebbe da ridire. Il cane era un regolare passeggero, con
biglietto pagato dal padrone. Con i clandestini (umani) non so come
si comportano le compagnie aeree... ;-)

Ciao!
Piercarlo


--

questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it

Michele Ancis

unread,
Apr 30, 2004, 2:10:02 PM4/30/04
to
In data Fri, 30 Apr 2004 08:37:01 GMT, Daniel ha scritto:

> Rispondo alle ultime domande di Michele
>
>> Cioè portandola da 250hPa a 800hPa si scalda più che a T ambiente?
> Partendo
>> da -50C?
>
> Se prendo aria a 250hPa e -50C e la comprimo in un tempo abbastanza breve,
> NON in presenza di acqua liquida, posso utilizzare la formula delle
> trasformazioni adiabatiche utilizzando i parametri validi per l'atmosfera
> media (costante del gas R= 287 J K^-1 kg^-1 e calore specifico a pressione
> costante cp=1004 J kg^-1 K^-1, vedi testi fondamentali). Se la pressione
> finale e', per esempio, 800hPa mi ritrovo l'aria ad una temperatura di circa
> 40C; qualche passeggero brontolone avrebbe di che lamentarsi!
>

Grazie per la spiegazione..devo decidermi a riprendere in mano un po' di
termodinamica...sto messo proprio male ;-)

>> Domanda: non esistono materiali che isolino dall'umidità?
>
> L'umidita' (volutamente non definisco meglio quale misura di umidita'
> utilizzo) varia effettivamente parecchio. Se vuoi mantenere il tuo legno
> alla stessa umidita' hai un po' di problemi perche' devi considerare anche
> la pressione e la temperatura. In particolare se metti tutto dentro un
> sacco impermeabile (molte plastiche sono dei materiale che "isolano
> dall'umidita'" abbastanza bene) per impedire la fuga delle molecole di H2O,
> impedisci anche il passaggio delle molecole di aria; che succede, pero',
> alla pressione dentro il sacco?

E se ti dicessi che non ne ho la più vaga idea? Allora: io parto da
"terra", con un sacco "impermeabile" a pressione, umidità e temperatura
ambiente. Quando salgo in quota, a quanto ho capito cambia solo l'umidità,
giusto? La pressione e la temperatura della stiva sono le stesse
dell'ambiente di partenza...il fatto che l'aria dentro e fuori
dell'involucro abbia un umidità relativa diversa, a cosa da luogo?

> Comunque, per tua tranquillita', la diffusione dell'umidita' all'interno del
> legno e' un processo piuttosto lento e anche un volo di 8 ore probabilmente
> influenzerebbe solo la superficie del legno dei tuoi strumenti musicali. In
> ogni caso, cosi' a naso, se dopo il viaggio lasci lo strumento per
> altrettante ore in un ambiente a temperatura e umidita' simile alla sala del
> concerto, ripristini le sue condizioni normali.
> Se possiedi uno Stradivari o un oboe barocco originale potrebbe valere la
> pena costruire un involucro apposito ma non lo farei per una Fender.
>

OK, mi ritengo pienamente soddisfatto :-) Mi sembra che si possa affermare
abbanstanza sicuramente che chitarre "nella norma" viaggino abbastanza
tranquille, rispetto ai problemi che ho posto. Certo, il trattamento di
carico e scarico è tutt'un altro discorso...


> Una precisazione: la parola "gradiente" in genere si usa per definire una
> variazione nelle coordinate spaziali. Il tuo utilizzo come variazione nel
> tempo non e', in principio, sbagliato ma... non si usa.
>

Si hai perfettamente ragione, neanch'io l'ho mai sentito menzionare se non
in riferimento a variabili spaziali...probabilmente è solo perché se - come
in questo caso - si considera essenzialmente una sola variabile, si parla
di derivata e bon. Comunque, mi piaceva e mi sembra che rendesse "bene",
nonostante la sua fondamentale inappropriatezza :)

> Daniele Fua'
> Univ. Milano-Bicocca

Grazie ancora,
Michele
--
email: manchee...@THIStiscali.it

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