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Ore felici

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Massimo 456b

unread,
Oct 1, 2021, 12:45:03 PM10/1/21
to
Secondo Einstein la divulgazione non e' altro che questo.
Ore felici di stimolante meditazione.
Chi pretende di piu' non ha capito.
Leggere Einstein mi fa questo effetto.
Benefico e pacifico effetto di chi ti comprende.
Per esempio gli insulti mi rendono infelice. Soprattutto se
vengono da fonti autorevoli.
Che forse la felicita' si impara a scuola?
O si insegna l'infelicita?
Alla scuola di Einstein forse saremmo piu' felici.
Alla Normale di Pisa evidentemente dipende da chi insegna.


"Il presente volume vuole offrire una visione per quanto possibile
esatta della teoria della relatività a quei lettori che si
interessano di tale teoria da un punto di vista scientifico
generale e filosofico, senza avere familiarità con l'apparato
matematico della fisica teorica. L'opera presuppone nel lettore
un livello di cultura che corrisponde, pressappoco, a quello
dell'esame di maturità e richiede ? malgrado la sua brevità ? una
buona dose di pazienza e di forza di volontà.
L'autore ha compiuto ogni sforzo nel tentativo di esporre le idee
basilari nella forma più chiara e più semplice possibile,
presentandole, nel complesso, in quell'ordine e in quella
connessione in cui si sono effettivamente formate. Per
raggiungere la massima chiarezza mi è parso inevitabile ripetermi
di frequente, senza avere la minima cura per l'eleganza
dell'esposizione; ho scrupolosamente seguito il precetto del
geniale fisico teorico Ludwig Boltzmann, secondo cui i problemi
dell'eleganza vanno lasciati al sarto e al calzolaio. Non ritengo
di aver defraudato il lettore di quelle difficoltà che sono
insite nell'argomento. Ho invece di proposito trattato le basi
empirico-fisiche della teoria "come farebbe una matrigna", per
evitare che al lettore, poco pratico di fisica, accada come al
viandante, che passando fra gli alberi non riesce a vedere la
foresta. Possa questo volume procurare a qualcuno ore felici di
stimolante meditazione!"

Albert Einstein
incipit
Über die spezielle und allgemeine Relativitätstheorie
(gemeinverständlich)
Dicembre 1916



--


ciao
Massimo

¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤¤
la password e' pippo


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p'o

unread,
Oct 3, 2021, 3:00:03 AM10/3/21
to
On 28/09/21 11:11, Massimo 456b wrote:
> Secondo Einstein la divulgazione non e' altro che questo.
> Ore felici di stimolante meditazione.

solo i bambini cercano la felicità

Gli umani maturi non cercano nemmeno la perfezione ma la completezza.

Giorgio Pastore

unread,
Oct 3, 2021, 3:45:03 AM10/3/21
to
Il 02/10/21 19:19, p'o ha scritto:
> On 28/09/21 11:11, Massimo 456b wrote:
>> Secondo Einstein la divulgazione non e' altro che questo.
>> Ore felici di stimolante meditazione.
>
> solo i bambini cercano la felicità

Questo classificherebbe come bambini gli autori della dichiarazione di
indipendenza degli Stati Uniti. Se la ricerca della felicità sia un bene
irraggiungibile sulla terra o perfettamemte nelle nostre possibilità è
comunque questione di punti di vista/ideologie personali.


> Gli umani maturi non cercano nemmeno la perfezione ma la completezza.per il fruitore

Lasciamo stare le affermazioni generali e torniamo alla divulgazione. Ci
sono due parti coinvolte: l'autore e chi ne fruisce (legge, ascolta,
guarda). La completezza (entro limiti ragionevoli) è sicuramente un
parametro importante per l'autore ma anche per il fruitore, anche se la
situazione è sbilanciata relativamente alla possibilità di controllo.
L'autore sa o dovrebbe sapere bene cosa ha eventualmente omesso o
trattato in modo incompleto. Il fruitore in genere può accorgersi sono
di incompletzze macroscopiche.

Tuttavia, per quanto completa possa essere un'opera di divulgazione, se
manca anche un aspetto estetico fallisce miseramente. E in questo campo
l'estetica, più che legata a uso del colore o del lessico è strettamente
connessa con la capacità di far provare il piacere intellettuale della
scoperta di nuovi concetti o di nuovi modi di vedere il mondo.

Che poi ci possano essere molti modi diversi di cimentarsi con questa
sfida è un fatto, come è un fatto che persone diverse possono giudicare
diversamente la stessa opera di divulgazione. Ma il giudizio, nel caso
della divulgazione deve tener sì conto della correttezza e completezza
ma non solo. Peraltro, con pesi diversi, questo vale anche per i lavori
scientifici.

Giorgio

Soviet_Mario

unread,
Oct 3, 2021, 6:06:02 AM10/3/21
to
Il 03/10/21 09:30, Giorgio Pastore ha scritto:
imho la divulgazione può avere, secondo il target che trova,
una mistura di varie proporzioni di tre risultati principali

* incuriosire verso materie ritenute ostiche. Talvolta da
cosa nasce cosa, più spesso no, ma cmq escludere a priori il
fatto mi pare sterile


* sapere cosa si sa e cosa non si sa, per sommi capi. In
altre parole, aiuta a collocare una persona nello scenario
del sapere della sua epoca.


* rispondere, anche per grossi capi, a domande generiche sul
tipo "dei massimi sistemi", che la nostra testa
inevitabilmente si pone. Domande antiche spesso rimaste non
risposte sin dall'infanzia, e per le quali i più non sentono
certo l'esigenza di dimostrazioni rigorose o calcoli, che si
è consci di non poter capire, ma anche semplicemente di "a
broader view", di prospettiva. Sono dubbi di senso e di
carattere esistenzialoide. Intendo domande sulle ORIGINI, e
su cosa ci aspetta nel futuro ad un orizzone non
individuale, ma più assolutistico. Molti non tecnici, sono
comunque interessati a sapere se si pensa che l'universo
sarà chiuso o aperto, se tornerà un big crunch o se sarà la
morte fredda eterna. Ci serve a trovare un proprio posto nel
Tutto come esseri senzienti, a darci una prospettiva
globale. Ma i non tecnici sanno che possono limitarsi solo a
leggere le "conclusioni".


nessuna delle precedenti mi pare cosa disprezzabile neppure
isolatamente, diciamo.
Per questo non capisco a volte crociate contro i divulgatori
onesti (mentre posso condividere quelle contro chi scrive
solo per far cassa, disposto a distorcere tutto pur di
risultare accattivante o fintamente ipercomprensibile)

penso anche che la seconda e terza finalità, siano quasi
DOVUTE al lettore inteso come "contribuente", ossia colui
che paga le ricerche sul collisore di adroni o sul tokamak.
Aiuta a dare un significato concreto alle tasse che paga,
diciamo.



--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)

p'o

unread,
Oct 3, 2021, 7:15:02 AM10/3/21
to
On 03/10/21 09:30, Giorgio Pastore wrote:
> Il 02/10/21 19:19, p'o ha scritto:
>> On 28/09/21 11:11, Massimo 456b wrote:
>>> Secondo Einstein la divulgazione non e' altro che questo.
>>> Ore felici di stimolante meditazione.
>>
>> solo i bambini cercano la felicità
>
> Questo classificherebbe come bambini gli autori della dichiarazione di
> indipendenza degli Stati Uniti.

psicologicamente sono infatti bambini

>> Gli umani maturi non cercano nemmeno la perfezione ma la
>> completezza.per il fruitore
>
> Lasciamo stare le affermazioni generali e torniamo alla divulgazione

leggi questi due testi, poi ne riparliamo

Erich Neumann

Storia delle origini della coscienza

La psicologia del femminile

ambedue Astrolabio

Elio Fabri

unread,
Oct 3, 2021, 10:00:02 AM10/3/21
to
Soviet_Mario ha scritto:
> ...
Immagino tu sappia che non condivido quasi niente di ciò che hai
scritto, visto che ne ho parlato in molte occasioni.
E credo anche che tu (e Giorgio) conosciate i miei argomenti, quindi
rinuncio a ripetermi inutilmente.

Per inciso:
> Domande antiche spesso rimaste non risposte sin dall'infanzia,
non è italiano.
Nella mia lingua il verbo "rispondere" segue questo paradigma:
"rispondere qualcosa a qualcuno".
Quindi si può fare il passivo (e il participio passato) in riferimento
al qualcosa, ma non al qualcuno.
Esempio: "ecco che cosa gli è stato risposto".

Invece in inglese "rispondere a una domanda" si traduce
"to answer a question"
e quindi si può usare il participio passato, con significato passivo:
"the question remains unanswered".
--
Elio Fabri

Soviet_Mario

unread,
Oct 3, 2021, 12:00:02 PM10/3/21
to
Il 03/10/21 15:59, Elio Fabri ha scritto:
> Soviet_Mario ha scritto:
> > ...
> Immagino tu sappia che non condivido quasi niente di ciò che
> hai
> scritto, visto che ne ho parlato in molte occasioni.
> E credo anche che tu (e Giorgio) conosciate i miei
> argomenti, quindi
> rinuncio a ripetermi inutilmente.

sì, e non mi trovo in disaccordo su tutto penso.
Perché mi è capitato di imbattermi in divulgazione che
reputo cattiva e che mi ha "indignato".
Altra l'ho trovata buona.
Molta non la so nemmeno giudicare nel merito e boh.

Ma al di là delle mere OPINIONI, siccome mi pareva di avere
citato delle argomentazioni più che opinioni, che opinione
hai sulle stesse ?
Voglio dire, le ritieni non applicabili (se sì, perché ?) o
ritieni di poco valore quei risultati ? E questo,
ovviamente, è insindacabile e non richiede motivazioni ...

>
> Per inciso:
> >  Domande antiche spesso rimaste non risposte sin
> dall'infanzia,
> non è italiano.
> Nella mia lingua il verbo "rispondere" segue questo paradigma:
> "rispondere qualcosa a qualcuno".
> Quindi si può fare il passivo (e il participio passato) in
> riferimento
> al qualcosa, ma non al qualcuno.
> Esempio: "ecco che cosa gli è stato risposto".
>
> Invece in inglese "rispondere a una domanda" si traduce
> "to answer a question"
> e quindi si può usare il participio passato, con significato
> passivo:
> "the question remains unanswered".

sto studiando per il C1 :\ intanto che sono sospeso dal
servizio.

a breve non saprò più parlare in nessuna delle due lingue :D
:D :D

scherzo fino a un certo punto, anzi in realtà non scherzo
affatto : credo di avere un bug nella parte di cervello che,
dicono, serva a eseguire la "commutazione", come capita in
chi cresce bilingue sin da piccolo (e forse anche in chi è
molto portato alle lingue).

Nella mia zucca si contendono invece due strategie assurde
(non riesco concretamente né a scegliere né ad implementare,
nessuna delle due) :
* cercare un sottoinsieme comune ed attenermi a quello, il
che riduce fortemente le possibilità,
* cercare di creare una sorta di UNIONE booleana (questo mi
capita più spesso, anche se ha meno senso del primo). E
questo produce le storture come sopra

Faccio proprio casino.

Con le lingue parlate (o meglio "umane") ho proprio delle
idiosincrasie.


cmq sì, avevo in mente verbi tipo "unaddressed, untapped",
magari scrivevo con un occhio e con l'altro leggiucchiavo
delle riviste sul fotovoltaico e simili :\

Ma tu sai che qui su usenet io non SCRIVO, PARLO solamente :D

ho scritto solo poche volte, su IAS, tempo fa, qualcosina,
sui gatti vari.

Elio Fabri

unread,
Oct 5, 2021, 11:18:02 AM10/5/21
to
Soviet_Mario ha scritto:
> ...
Immagino tu sappia che non convido quasi niente di ciò che hai
scritto, visto che ne ho parlato in molte occasioni.
E credo anche che tu (e Giorgio) conosciate i miei argomenti, quindi
rinuncio a ripetermi inutilmente.

Per inciso:
> Domande antiche spesso rimaste non risposte sin dall'infanzia,
non è italiano.
Nella mia lingua il verbo "rispondere" segue questo paradigma:
"rispondere qualcosa a qualcuno".
Quindi si può fare il passivo (e il participio passato) in riferimento
al qualcosa, ma non al qualcuno.
Esempio: "ecco che cosa gli è stato risposto".

Invece in inglese "rispondere a una domanda" si traduce
"to answer a question"
e quindi si può usare il participio passato, con significato passivo:
"the question remains unanswered".

From: Soviet_Mario <Sovie...@CCCP.MIR>
Newsgroups: it.scienza.fisica
Subject: Re: Ore felici
Date: Sun, 3 Oct 2021 17:58:28 +0200

Soviet Mario ha scritto:
> ...
> Ma al di là delle mere OPINIONI, siccome mi pareva di avere citato
> delle argomentazioni più che opinioni, che opinione hai sulle
> stesse?
> Voglio dire, le ritieni non applicabili (se sì, perché?) o ritieni
> di poco valore quei risultati? E questo, ovviamente, è insindacabile
> e non richiede motivazioni ...
Se tu avessi presenti le mie ripetute osservazioni sulla divulgazione,
avresti già le risposte a queste domande (almeno, quasi tutte).
Se non le hai presenti, o meglio se non le hai capite, trovo inutile
ripeterle.

Però ti voglio citare un esempio freschissimo: un articolo apparso su
"Repubblica" domenica scorsa.
L'autore è Angelo Bassi (Trieste), che mi era sconosciuto ma sembra
essere un esperto con reputazione intermazionale, allievo di Giancarlo
Ghirardi.
Ti riporto in fondo l'articolo, breve e facile da leggere, ma a mio
giudizio pessimo: non posso credere che chi l'ha scritto sia "uno dei
maggiori esperti di fisica quastistica".
Non credo che ti riuscirà di scoprire i non pochi strafalcioni che
contiene, ma qualcun altro di quelli che seguono questo NG ci riuscirà.
Perché lo cito potrò spiegarlo, se occorre, in un altro post.

> cmq sì, avevo in mente verbi tipo "unaddressed, untapped",
> magari scrivevo con un occhio e con l'altro leggiucchiavo
> delle riviste sul fotovoltaico e simili :\
Temevo che ti saresti incazzato :-)
Comunque il problema non sei tu, ma l'ormai larga diffusione di simili
abitudini.

=======================================
Chi, a scuola, non ha scambiato un bigliettino con un amico o
un'amica, passandolo ai compagni oppure lanciandolo attraverso la
classe, quando la professoressa non guardava, confidando nella buona
mira e nella buona sorte? La comunicazione di messaggi riservati è
prima di tutto una questione di fiducia: come essere sicuri che il
bigliettino non sarà letto da altri? La questione diventa ancora più
importante quando il messaggio non è una dichiarazione d'amore o la
soluzione del compito, ma un segreto industriale del valore di
centinaia di mi lioni di euro, oppure un'informazione militare che può
salvare la vita di persone.

La soluzione del problema è la crittografia: scrivere il messaggio in
un linguaggio che solo il mittente e il destinatario sono in grado di
decifrare. Il primo passo è trasformare il messaggio in una sequenza
di numeri, più conveniente per eseguire delle operazioni: esistono
diversi standard internazionali, ad esempio nel codice ASCII binario
alla lettera A corrisponde il numero 01100001 e così per tutte le
altre lettere e simboli. Fin qui il vantaggio è minimo, perché il
processo di decodifica è facile e il messaggio è immediatamente
decifrabile. Il secondo passo è trasformare la sequenza originaria di
numeri in una nuova sequenza del tutto diversa e apparentemente priva
di significato. Questo può essere fatto ad esempio moltiplicando
opportunamente la sequenza per un altro numero, che prende il nome di
chiave crittografica: solo chi conosce la chiave può eseguire
l'operazione inversa, la divisione, e ricostruire il messaggio
originario. In questo modo il problema della comunicazione sicura è
ricondotto al problema della generazione e distribuzione della chiave
crittografica.

La crittografia classica ha escogitato diverse soluzioni molto
sofisticate, che possono essere violate solo se si dispone di una
enorme potenza di calcolo, che al momento nessuno possiede. Al
momento, perché i computer quantistici potrebbero offrire esattamente
la potenza necessaria. Qui interviene la comunicazione quantistica,
cioè un sistema intrinsecamente sicuro per la generazione e
distribuzione delle chiavi, che nessuno può violare perché le leggi
della fisica quantistica lo impediscono.

La comunicazione quantistica si basa sullo scambio di fotoni, l'unità
fondamentale della luce. Un fotone è paragonabile ad una minuscola
trottola che può girare in diverse direzioni, e la direzione può
essere utilizzata per codificare la chiave. Ad esempio, a un fotone
che gira attorno alla direzione verticale può essere associato il
numero 0, e ad uno che gira attorno ad una direzione obliqua il valore
1; li chiameremo rispettivamente fotone 0 e fotone 1. Quindi, se il
mittente vuole comunicare la chiave 101 al destinatario (nella realtà
le chiavi sono molto più lunghe), invierà un fotone 1, seguito da un
fotone 0 e poi di nuovo un fotone 1. Il vantaggio nell'utilizzare i
fotoni risiede in un principio fondamentale della meccanica
quantistica: in generale "non è possibile leggere lo stato di un
sistema quantistico senza modificarlo". Questo accade perché gli
stati quantistici sono estremamente fragili e un intervento esterno li
perturba. Quindi se un hacker cerca di leggere gli stati dei tre
fotoni 101 inviati dal mittente, inevitabilmente li modifica e il
destinatario si troverà ad esempio con tre fotoni 001. Ecco allora
che, confrontando pezzi della chiave, mittente e destinatario possono
facilmente accorgersi di questi cambiamenti, capire se c'è stato un
attacco hacker e, se necessario, interrompere la comunicazione.

(da Angelo Bassi, "Repubblica" 3-10-21)
=======================================

--
Elio Fabri

Gianluca

unread,
Oct 6, 2021, 3:05:02 AM10/6/21
to
Il 05/10/21 17:12, Elio Fabri ha scritto:
> Ti riporto in fondo l'articolo, breve e facile da leggere, ma a mio
> giudizio pessimo: non posso credere che chi l'ha scritto sia "uno dei
> maggiori esperti di fisica quastistica".
> Non credo che ti riuscirà di scoprire i non pochi strafalcioni che
> contiene, ma qualcun altro di quelli che seguono questo NG ci riuscirà.
> Perché lo cito potrò spiegarlo, se occorre, in un altro post.

Non so niente di meccanica quantistica e crittografia; non capisco una
cosa: se "non è possibile leggere lo stato di un sistema quantistico
senza modificarlo" e se un hacker cerca di leggere gli stati dei fotoni
inviati dal mittente, inevitabilmente li modifica, allora anche il
destinatario, leggendo gli stati, li modifica...

Gianluca

El Filibustero

unread,
Oct 6, 2021, 7:48:02 AM10/6/21
to
On Tue, 5 Oct 2021 18:49:38 +0200, Gianluca wrote:

>cosa: se "non è possibile leggere lo stato di un sistema quantistico
>senza modificarlo" e se un hacker cerca di leggere gli stati dei fotoni
>inviati dal mittente, inevitabilmente li modifica, allora anche il
>destinatario, leggendo gli stati, li modifica...

Il fatto e' che al destinatario, una volta che ha letto (e trascritto)
il messaggio, gli importasega di distruggerlo. Ciao

Paolo Russo

unread,
Oct 6, 2021, 3:10:03 PM10/6/21
to
[El Filibustero:]
> Il fatto e' che al destinatario, una volta che ha letto (e trascritto)
> il messaggio, gli importasega di distruggerlo. Ciao

Il problema e` che l'autore dell'articolo non ha minimamente
chiarito che differenza esista tra destinatario e spia (il
classico "man in the middle"), cioe` per quale motivo la
spia non possa semplicemente rigenerare il messaggio che ha
letto e distrutto. In buona sostanza, l'articolo
sacrifica in modo indecente la correttezza per semplificare
il discorso e non riesce ugualmente a spiegare nulla.

Ciao
Paolo Russo
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