Le magnitudini degli oggetti "estesi" vengono assegnate nello stesso
identico modo utilizzato per quelli "puntiformi" (stelle).
Dette m1 ed E1 la magnitudine e la densita' di flusso (erg/cm^2 s) della
radiazione di una stella assunta come riferimento e detto E2 la densita'
di flusso della radiazione che si riceve a terra da un qualsiasi corpo
celeste ("esteso" o "puntiforme") la magnitudine apparente m2 e' data
dalla relazione di Pogson (il Log e' in base 10)
m2=m1-2.5*Log(E2/E1)
C'e' da notare che, per corpi celesti con un diametro apparente sensibile,
l'indicazione della magnitudine apparente non aiuta piu' di tanto a capire
come si presenteranno al telescopio. Infatti molto dipende anche
dall'estensione angolare dell'oggetto. A parita' di m l'oggetto piu'
esteso (pensiamo a due galassie) sara' piu' difficile da scorgere
dell'altro.
Ciao
Albino
news wrote:
> Chi mi sa indicare i criteri o principi fisici in base ai quali vengono
> attribuite le magnitudini visuali (e fotografiche) ad oggetti estesi, quali
> ammassi , nebulose etc.? Forse in base alla stella più forte distinguibile
> nell'ammasso e alla luminosità per unità di superfice (quale?) per le
> nebulose / galassie?
> Grazie a tutti
> Angelo
> La magnitudine visuale di un oggetto esteso viene calcolata in funzione della
> dimensione angolare apparente dell'oggetto stesso. Esiste una formula, che
> purtroppo al momento non ricordo, ma potro' postarti in seguito, che tiene
> conto della magnitudine integrata e delle dimensioni angolari.
C'e' una contraddizione. Infatti la "magnitudine visuale" coincide con la
"magnitudine integrata", a meno che tu non intenda per magnitudine
integrata quella "bolometrica" ma non mi sembra il caso altriemnti
dovresti parlare anche della "correzione bolometrica", BC.
Sei sicuro di non confondere la magnitudine apparente con la brillanza
superficiale?
Per il calcolo della magnitudine apparente di un qualsiasi oggetto con la
formula di Pogson basta misurare il flusso di radiazione E ricevuto a
terra (ad esempio con un tubo fotomoltiplicatore). Dopo di che si puo'
calcolare la brillanza superficiale B come
B=E/s (1)
dove s e' l'angolo solido sotteso dall'oggetto in steradianti. La misura
quantitativa di B comunque non e' necessaria per la stima della
magnitudine apparente.
Nell'osservazione di oggetti estesi l'occhio misura B ed e' per questo che
e' importante per la visione all'oculare di una galassia. Infatti il
flusso registrato dall'occhio e' dato da
f=B*S/(F^2) (2)
dove S e' la superficie della pupilla e F la lunghezza focale dell'occhio.
Maggiore B e meglio si vedra' all'oculare il corpo celeste "esteso".
Se si vuole stimare con l' occhio la magnitudine di una cometa (ad
esempio) allora si sfuoca l'immagine di una stella in modo che
la s della stella coincida con quella della cometa. Per la (1) si ha
(Bc/Bs)=(Ec/Es) (3) c=cometa, s=stella
Quindi il rapporto delle brillanze (che l'occhio riesce a stimare per via
della (2)) da' una misura del rapporto dei flussi. Usando la relazione di
Pogson si ottiene la magnitudine apparente dell'oggetto esteso.
Questo procedimento tuttavia non viene utilizzato, perche' poco preciso,
se si usano strumenti in grado di misurare direttamente E (ex: fotometro
fotoelettrico).
Ciao
Albino