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L'inganno dietro lo scaffale

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sergio

unread,
Aug 5, 2003, 5:10:46 PM8/5/03
to
L'inganno dietro lo scaffale
Il direttore di Agernova: l'etichetta nei cibi non tutela i consumatori
LUCA FAZIO
Giuseppe Altieri, professore di agroecologia e entomologia e direttore di
Agernova ricerca per l'agricoltura biologica, sostiene che l'etichettatura
degli organismi geneticamente modificati è «la Caporetto degli scaffali».
Proprio il contrario di chi invece pensa che l'etichettatura sia una
sconfitta per le multinazionali

Lei dice che il nuovo regolamento Ue è una legalizzazione delle frodi perché
di fatto mangeremo ogm senza saperlo. Perché la soglia dello 0,9% non
sarebbe una garanzia?

Le multinazionali vogliono vendere ogm, impedendo la distinzione tra cibi
artificiali (transgenici) e naturali, perché i sondaggi prevedono il
fallimento commerciale dei prodotti che segnalassero contenuti di ogm o
derivati. Potenti lobby sono riuscite così ad ottenere 3 anni fa la
cosiddetta "soglia di tolleranza" dell'1%, sotto la quale non si deve
etichettare la presenza di ogm autorizzati in Europa. E se fin'ora nessuna
etichetta si è vista sul mercato, vorrei sapere perché dovrebbero apparire
d'incanto, quando la "tolleranza" è rimasta praticamente la stessa a 0,9%?
Inoltre, se oggi è possibile impedire presenze illegali di ogm non
autorizzati nell'Ue con la tolleranza zero, il nuovo regolamento prevede la
soglia senza etichetta allo 0,5% anche per ogm non autorizzati che saremo
costretti a mangiare senza saperlo.

Perché mai non dovrebbero essere sufficienti analisi e controlli per
scongiurare questo pericolo?

Innanzitutto soglie di presenza senza etichette impediscono di evitare i
rischi da ogm, ovvero di individuare alimenti "ogm free" al 100%. Il diritto
di libera scelta e informazione è sancito dai trattati sul commercio. Solo i
prodotti biologici hanno "tolleranza zero ogm" e, casualmente, in questi
anni hanno moltiplicato i fatturati arrivando al 12% della superficie
coltivata italiana, con una domanda molte volte superiore all'offerta. Un
trend economico senza precedenti. Ma la chiave della questione etichette è
nel sistema dei controlli. L'analisi di presenza/assenza (Pcr-Qualitativa)
rileva ogni particella di dna-ogm con controlli semplici ed agevoli.
L'analisi "Quantitativa" è invece complessa, costosa ed imprecisa, perché la
moltiplicazione del dna dipende da molti parametri difficili da
standardizzare, con elevati margini d'errore sulla reale percentuale di ogm
nel prodotto di partenza, il tutto amplificato dal fatto che i diversi
laboratori non hanno condizioni di estrazione ed analisi del dna
perfettamente identiche. Introdurre una "soglia di tolleranza" consente di
non etichettare praticamente nulla, in quanto le ditte possono contestare le
"analisi di prima istanza" che rilevassero ogm superiori alle soglie, e
chiedere "revisioni" all'Istituto Superiore di Sanità, una sorta di "Corte
di Cassazione" che spesso applica metodiche differenti e annulla il faticoso
lavoro di repressione delle frodi. Il sistema di "legalizzazione delle
frodi" con le "controanalisi" è tipico di molti problemi alimentari, quali
le farine animali, Bse, ormoni, antibiotici e pesticidi per i quali,
nonostante un referendum, non si è ancora stabilita la sommatoria dei
residui che si possono trovare negli alimenti.

Le industrie alimentari e i produttori temono il giudizio del consumatore e
non ne vogliono sapere di ogm. Nemmeno questo servirà a garantire le
scatolette sugli scaffali?

Se le industrie applicassero tolleranza zero con criterio "presenza/assenza"
potrebbero dichiararsi "ogm free", ma in base alle soglie di tolleranza se
non si trovano etichette sugli scaffali, non vuol dire che non ci sono gli
ogm. Oggi è meglio acquistare alimenti direttamente dai produttori agricoli
che, come dimostra la mobilitazione della Coldiretti e di centinaia di
migliaia di addetti del biologico, sono assolutamente contrari agli ogm, più
costosi, meno produttivi, e sottoposti a "diritti sul raccolto". Oggi la
tradizione agricola tipica e biologica mediterranea, libera da ogm, sta
conquistando i mercati mondiali. Una sfida entusiasmante, se riusciremo a
non farci bombardare dal polline transgenico che tutto contamina. Il 50%
degli americani ha capito che si fanno grossi affari importando i nostri
alimenti tipici e non esportando schifezze transgeniche, dannose per la
salute.

Come cambierebbe il regolamento sulle etichettature?

Fatta salva la necessità di una moratoria in stile norvegese, per tutelare
la libera scelta è necessaria una semplice modifica del regolamento
indicando i contenuti in "tracce" degli ogm importati, con diverse etichette
senza tolleranze. 1: Contiene ogm o derivati, nel caso di presenze note
negli alimenti e mangimi in commercio. 2: Contiene tracce di ogm o derivati
nel caso di presenze involontarie rilevate da analisi qualitative. 3: negli
alimenti biologici e "ogm free" (Dop, Igt) va mantenuta "tolleranza zero",
abolendo la deroga che consente mangimi non biologici nella bio-zootecnia e
sementi non biologiche nella bio-agricoltura. Questa è l'unica garanzia
possibile per la tracciabilità degli ogm e delle filiere ogm free.

Perché cita la Norvegia come esempio da seguire per arginare la "dittatura
agroalimentare"?

La Norvegia non è entrata in Europa perché gli agricoltori non hanno voluto
ed oggi ha applicato il principio di precauzione con grande senso sociale.
Ha proibito alimenti e semi ogm finchè non ne sarà dimostrata l'innocuità,
la necessità, e il rispetto dei criteri Onu sullo sviluppo eco-sostenibile.
Quello della necessità è a mio parere il punto più importante poiché se
applichiamo il confronto tra tecnologie diventa evidente che gli ogm non
hanno necessità tecnico-produttiva, viste le alternative disponibili.
Inoltre non funzionano, perché insetti ed erbacce diventano resistenti e
sono altamente inquinanti. I sistemi agricoli tradizionali di piccola e
media scala, basati su policolture, rotazioni e agroforestazione, dimostrano
incrementi produttivi anche del 100% rispetto alle coltivazioni industriali
chimiche. E' l'Agricoltura biologica l'alternativa ai pesticidi, non certo
gli ogm.


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