> HA BRUCIATO IL NONNO E ACCUSA DON GELMINI
> di CRISTIANA LODI
> Un pedigree delinquenziale di?MILANO prim'ordine. È alto quindici
> centimetri il fascicolo che racconta la storia giudiziaria di Michele
> Iacobbe, barese di 34 anni e accusatore di don Pierino Gelmini. L'elenco
dei
> reati a lui imputati negli anni fa spavento: tentato omicidio (reiterato),
> detenzione di armi, associazione per delinquere di stampo mafioso, furto
(a
> decine), rapina (a decine), maltrattamento, estorsione, detenzione e
spaccio
> di stupefacenti, reati contro il patrimonio, evasione.
"massivan"
Anche don Gelmini (il fratello di padre Eligio) si fece quattro anni
di reclusione per reati contro il patrimonio...sono entrambi
pregiudicati, inoltre, il prete in cella si distinse per atti di
promiscuità e trasferito.
Non c'è nulla di male a essere omosessuali e a "provarci" ma a avolte
c'è gente che si offende per questo, oppure vuole speculare; sono
inconvenienti prodotti dalla sessuofobia.
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LA STAMPA" SVELA DON GELMINI SEGRETO: "4 ANNI DI GALERA E LI SCONTA TUTTI"
"COME DETENUTO, VIENE ISOLATO PER EVITARE "PROMISCUITÀ" CON ALTRI RECLUSI"
IMBROGLIO IN VIETNAM - 1972, FINI' DI NUOVO IN CARCERE, COL FRATELLO PADRE
ELIGIO
*
Francesco Grignetti per La Stampa
C'è stato un altro *don Pierino* prima di *don Pierino*. Un prete che ha
sempre sfidato le convenzioni, ma che di guai con la giustizia ne ha avuti
tanti, ed è pure finito in carcere un paio di volte. A un certo punto è
stato anche sospeso «a divinis», salvo poi essere perdonato da Santa
Romana Chiesa.
E' il don* Gelmini* che non figura nelle biografie ufficiali. I fatti
accadono tra il 1969 e il 1977, quando *don Pierino* era ancora
considerato un «fratello di». Una figura minore che viveva di luce
riflessa rispetto al più esuberante *padre Eligio*, confessore di
calciatori, amico di Gianni* Rivera*, frequentatore di feste, fondatore
delle comunità antidroga «Mondo X» e del Telefono Amico.
Anni che furono in salita per *don Pierino* e che non vengono mai citati
nelle pubblicazioni di Comunità Incontro. Per forza. Era il 13 novembre
1969 quando i carabinieri lo arrestarono per la prima volta, nella sua
villa all'Infernetto, zona Casal Palocco, alla periferia di Roma. E già
all'epoca fece scalpore che questo sacerdote avesse una Jaguar in giardino.
Lui, *don Pierino*, nella sua autobiografia scrive che lì, nella villa
dell'Infernetto, dopo un primissimo incontro-choc con un drogato, tale
Alfredo, nel 1963, cominciò a interessarsi agli eroinomani. In tanti
bussavano alla sua porta. «Ed è là che, ospitando, ancora senza tempi o
criteri precisi, ragazzi che si rivolgono a lui, curando la loro
assistenza legale e visitandoli in carcere, mette progressivamente a punto
uno stile di vita e delle regole che costituiranno l'ossatura della
Comunità Incontro».
All'epoca,* Gelmini* aveva un certo ruolo nella Curia. Segretario di un
cardinale, Luis Copello, arcivescovo di Buenos Aires. Ma aveva scoperto la
nuova vocazione. «Rinunciai alla carriera per salire su una corriera di
balordi», la sua battuta preferita.
I freddi resoconti di giustizia dicono in verità che fu inquisito per
bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto, e truffa. Lo
accusarono di avere sfruttato l'incarico di segretario del cardinale per
organizzare un'ambigua ditta di import-export con l'America Latina. E
restò impigliato in una storia poco chiara legata a una cooperativa
edilizia collegata con le Acli che dovrebbe costruire palazzine all'Eur.
La cooperativa fallì mentre lui rispondeva della cassa. Il giudice
fallimentare fu quasi costretto a spiccare un mandato di cattura.
Don Pierino, che amava farsi chiamare «monsignore», e per questo motivo si
era beccato anche una diffida della Curia, sparì dalla circolazione. Si
saprà poi che era finito nel cattolicissimo Vietnam del Sud dove era
entrato in contatto con l'arcivescovo della cittadina di Hué. Ma la storia
finì di nuovo male: sua eminenza Dihn-Thuc, e anche la signora Nhu, vedova
del Presidente Diem, lo denunciarono per appropriazione indebita. Ci
fecero i titoloni sui giornali: «Chi è il monsignore che raggirò la vedova
di Presidente vietnamita».
Dovette rientrare in Italia. Però l'aspettavano al varco. Si legge su un
ingiallito ritaglio del Messaggero: «Gli danno quattro anni di carcere,
nel luglio del '71. Li sconta tutti. Come detenuto, non è esattamente un
modello e spesso costringe il direttore a isolarlo per evitare
"promiscuità" con gli altri reclusi». Cattiverie.
Fatto sta che le biografie ufficiali sorvolano su questi episodi. Non così
i giornali dell'epoca. Anche perché nel 1976, quando queste vicende
sembravano ormai morte e sepolte, e *don Pierino* aveva scontato la sua
condanna, nonché trascorso un periodo di purgatorio ecclesiale in Maremma,
lo arrestarono di nuovo.
Questa volta finì in carcere assieme al fratello, ad Alessandria, per un
giro di presunte bustarelle legate all'importazione clandestina di latte e
di burro destinati all'Africa. Si vide poi che era un'accusa infondata. Ma
nel frattempo, nessuna testata aveva rinunciato a raccontare le
spericolate vite parallele dei due* Gelmini*. Ci fu anche chi esagerò. Sul
conto di *padre Eligio*, si scrisse che non aveva rinunciato al lusso
neppure in cella.
Passata quest'ennesima bufera, comunque, *don Pierino* tornò
all'Infernetto. Sulla Stampa la descrivevano così: «Due piani, mattoni
rossi, largo muro di cinta con ringhiera di ferro battuto, giardino,
piscina e due cani: un pastore maremmano e un lupo. A servirlo sono in
tre: un autista, una cuoca di colore e una cameriera».
Tre anni dopo, nel 1979, sbarcava con un pugno di seguaci, e alcuni
tossicodipendenti che stravedevano per lui, ad Amelia, nel cuore di
un'Umbria che nel frattempo si è spopolata. Adocchiò un rudere in una
valletta che lì chiamavano delle Streghe, e lo ottenne dal Comune in
concessione quarantennale. Era un casale diroccato. Diventerà il Mulino
Silla, casa-madre di un movimento impetuoso di comunità.
Gli riesce insomma quello che non era riuscito al fratello, che aveva
anche lui ottenuto in concessione (dal proprietario, il conte Ludovico
Gallarati Scotti, nel 1974) un rudere, il castello di Cozzo Lomellina, e
l'aveva trasformato, grazie al lavoro duro di tanti volontari e
tossicodipendenti, in uno splendido maniero. Ma ormai la parabola di
*padre Eligio* era discendente. Don Pierino, invece, stava diventando *don
Pierino*.
Dagospia 05 Agosto 2007
Come al solito cervello e capacità di ragionamento sottozero!!
Il pregiudizio e l'odio verso i preti viene prima della verità. Fate schifo!
> Come al solito cervello e capacità di ragionamento sottozero!!
> Il pregiudizio e l'odio verso i preti viene prima della verità. Fate
schifo!
"massivan"
Sei strano, dai "del voi" e poi ti esprimi
come un garzone di strada.
> HA BRUCIATO IL NONNO E ACCUSA DON GELMINI
'na mammoletta insomma...subito alla ribalta
grazie alla casta giacobina
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fabbo schifo i bigotti come te.