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Italia PNRR: prima nei target, indietro negli investimenti effettivi

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ernesto gastaldi

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Feb 22, 2024, 8:00:24 AMFeb 22
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Pnrr, in tre anni spesi 45,6 miliardi su 101 ricevuti. Nel 2023 usati solo 21 miliardi contro i 41 previsti. Meloni: “Serve un’accelerazione”

Pnrr, in tre anni spesi 45,6 miliardi su 101 ricevuti. Nel 2023 usati solo 21 miliardi contro i 41 previsti. Meloni: “Serve un’accelerazione”

La bozza della quarta relazione sull'attuazione del Pnrr. Depurando la cifra da crediti d'imposta e incentivi “automatici”, la spesa effettiva si affloscia ad appena 31,7 miliardi

Il governo è costretto a ufficializzare che l’utilizzo dei fondi europei del Pnrr procede molto più a rilento rispetto a quanto previsto. La quarta relazione sull’attuazione del Piano, arrivata con due mesi di ritardo all’esame della Cabina di regia con i ministri competenti e i rappresentanti degli enti locali, attesta che l’Italia ha speso al 31 dicembre 2023 45,6 miliardi sui 101,93 miliardi ricevuti: meno della metà. Il dato più preoccupante è quello relativo al 2023: nel primo anno “pieno” trascorso da Meloni a Chigi sono stati utilizzati solo 21,1 miliardi di euro. Meno che nel biennio 2021 e 2022, quando la spesa ha superato i 24 miliardi complessivi, ma soprattutto poco più della metà rispetto a quanto previsto dall’esecutivo nella Nota di aggiornamento al Def del 2022.

Non solo: a gonfiare le cifre sono i crediti di imposta di Transizione 4.0 e quelli relativi ai bonus edilizi, soprattutto Superbonus 110%, che non richiedono azioni attive della pa. Depurata da questi e altri incentivi “automatici”, la spesa effettiva si affloscia ad appena 31,7 miliardi, il 31% delle somme incassate da Bruxelles. E se si calcola il peso di quella cifra sui 168,4 miliardi destinati agli investimenti la percentuale crolla addirittura al 18% (dal 6% calcolato a fine 2022 dalla Corte dei Conti). Da notare, peraltro, che quei numeri riguardano il Pnrr nella versione precedente alla revisione approvata lo scorso novembre dalla Commissione Ue, “il quale considera anche le spese (pari a circa 2,6 miliardi di euro) relative alle misure spostate dal Piano per effetto della decisione del Consiglio Ecofin dell’8 dicembre 2023″. Tenendo conto della rimodulazione, dunque, la spesa effettiva scende ulteriormente.

La premier Giorgia Meloni, nella premessa della relazione approvata giovedì, ammette non a caso che serve “un’accelerazione decisiva per l’incremento della spesa delle risorse stanziate e per la rapida implementazione delle nuove misure inserite nel Piano”, visto che nel 2024 dovremmo “misurarci con il conseguimento dei 39 obiettivi e traguardi associati alla sesta rata, pari a 9,6 miliardi di euro, e dei 74 obiettivi e traguardi connessi alla settima rata, pari a 19,6 miliardi di euro”. La presidente del Consiglio, pur rivendicando l’ottenimento della terza e quarta rata grazie ai risultati riconosciuti nel Rapporto della Commissione europea sulla Valutazione intermedia del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, sa bene che di questo passo rischia di perdere la scommessa iniziale del piano: portare la Penisola fuori dal circolo vizioso della bassa crescita e mettere in sicurezza la sostenibilità del debito.

Ora bisogna correre. Ma il ministro competente per il piano, Raffaele Fitto, non è ancora riuscito a portare in consiglio dei ministri il nuovo decreto Pnrr chiamato ad attuare la revisione individuando le coperture per gli investimenti oggetto di rimodulazione, per i progetti definanziati e per il nuovo Capitolo RePowerEU. Il varo slitta da settimane, congelando la spesa effettiva visto che gli enti attuatori continuano a ricevere mini anticipazioni di liquidità pari al 10% del valore delle commesse con cui non riescono a soddisfare le richieste delle imprese appaltatrici.
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