di Massimo Gramellini
Osservata dalla prospettiva di un grillino laico, l’immagine di Di Maio,
candidato premier per mancanza di prove, che bacia la teca con il sangue
liquefatto di San Gennaro giustifica una richiesta di asilo politico
all’altro mondo, dove nessuno avrà ancora avuto il coraggio di dirlo a
Dario Fo.
Osservata invece dalla prospettiva di San Gennaro, la visione di un
politico prono davanti alla sua ampolla è il classico déjà-vu: da Gava a
De Magistris, passando per Bassolino, tante sono le labbra di masanielli
devoti che attraverso di lui hanno cercato di ingraziarsi il cardinalone
e il popolino.
Osservata dalla prospettiva di un elettore cinquestelle della prima ora,
la mirabile scena è invece l’epilogo di un’illusione durata dieci anni.
Dieci anni a sperare nella rivoluzione per ritrovarti alla fine
rappresentato da un chierichetto.
Eppure, osservata dalla prospettiva di Di Maio, quel gesto plateale
potrebbe anche essere solo un ex voto per grazia ricevuta. Un giovane
vecchio, senza studi né esperienze lavorative memorabili, che viene
iscritto da un’azienda privata di comunicazione alla corsa per palazzo
Chigi non è un predestinato. È un miracolato. Era giusto che andasse a
sdebitarsi con un esperto del ramo.
http://www.corriere.it/caffe-gramellini/17_settembre_19/operazione-san-gennaro-gramellini-caffe-bbe2b430-9d78-11e7-bc32-abadbc125b15.shtml
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"Contro la stupidita', neanche gli dei possono lottare."
[Friedrich von Schiller - "Giovanna d'Arco", Atto III, Scena 6]