DARKNES
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QUI SONO RIPORTATE SOLAMENTE ALCUNI DELLE STRAGI COMPIUTE DAI "LIBERATORI"
NELLE "GLORIOSE" GIORNATE DEL 25 APRILE 1945
La strage di Oderzo (Treviso)
Negli ultimi giorni di aprile del 1945, esattamente il 28, 126 giovani
militi dei Btg. "Bologna" e "Romagna" della GNR e 472 uomini della Scuola
Allievi Ufficiali di Oderzo della R.S.I. (450 allievi pi� 22 ufficiali) si
arresero al C.L.N. con la promessa di avere salva la vita. L'accordo fu
sottoscritto nello studio del parroco abate mitrato Domenico Visentin,
presenti il nuovo sindaco di Oderzo Plinio Fabrizio, Sergio Martin in
rappresentanza del C.L.N., il Col, Giovanni Baccarani, comandante della
Scuola di Oderzo e il maggiore Amerigo Ansaloni comandante del Btg. Romagna.
Ma quando scesero i partigiani della Brigata Garibaldi "Cacciatori della
pianura" comandati dal partigiano Bozambo l'accordo fu considerato carta
straccia e il 30 aprile cominciarono a uccidere. Molti furono massacrati
senza piet� fra il 30 aprile e il 15 maggio. La maggior parte, ben 113, fu
uccisa al Ponte della Priula, frazione di Susegana e gettati nel Piave. Pare
si trattasse di 50 uomini del "Bologna", 23 del "Romagna", 12 della Brigata
Nera, 4 della X^ MAS, e gli altri di altri reparti fra cui gli allievi della
scuola. Altri furono trucidati sul fiume Monticano.La banda di "Bozambo",
"boia di Montaner", al matrimonio tra Adriano Venezian e Vittorina Arioli,
entrambi partigiani, al banchetto di addio al celibato di Venezian uno della
banda afferm� :- Ti auguriamo che tu abbia ad avere dodici figli e perch�
questo augurio abbia ad essere consacrato domandiamo che siano uccisi,
vittime di propiziazione, dodici fascisti -.Fu cos� che la mattina del 16
maggio scelsero tredici allievi ufficiali della Scuola di Oderzo e li
assassinarono nei pressi del Ponte della Priula. (Particolare delle stragi
di Oderzo). (Contributo di Francesco Fatica dell'ISSES Napoli)Vedi anche,
qui appresso i caduti sulla corriera della morte. In totale le vittime fra
gli ufficiali della scuola di Oderzo furono 144.
La corriera della morte
Verso la met� di maggio (esattamente nella notte fra il 14 e il 15) tre
camion della Pontificia Opera di Assistenza venivano dal bresciano e
trasportavano verso sud reduci della R.S.I. che cercavano di rientrare a
casa. Uno veniva da Rezzato, uno da Erbusco e uno da Brescia. Su quest'ultimo
c'erano anche 15 o 16 allievi della scuola di Oderzo. A Bondanello, per�, la
polizia partigiana che aveva sede nella casa del popolo di Moglia, ferm� i
camion (almeno due). Il primo, proveniente da Brescia trasportava 43
persone. Queste furono consegnate alla polizia partigiana di Concordia che
ne rinchiuse 25 (pare) a Villa Medici, ribattezzata "Villa del pianto".
Questi furono depredati di tutto e massacrati il 17 maggio. Gli altri, due
notti dopo, vennero caricati su un camion e fatti proseguire per Carpi . Ma
giunti a San Possidonio furono scaricati, condotti a gruppi nella campagna
circostante, depredati, seviziati e uccisi. Era la notte del 19 maggio. Fra
tanto orrore un fatto ancora pi� orrendo: fra quei poveretti c'era anche una
giovane donna con marito e figlio. Questi ultimi finirono massacrati con gli
altri. La donna, al sesto mese di gravidanza, fu violentata da nove uomini e
poi abbandonata in stato confusionale davanti ad un albergo di Modena. Dalle
risultanze processuali pare che gli uccisi fossero, in totale, pi� di
ottanta. Diversi responsabili furono identificati ma, come al solito, pur
essendo stati ritenuti colpevoli, beneficiarono dell'amnistia (e del
minaccioso sostegno del partito comunista) e rimasero impuniti.
Gli uccisi di Pescarenico (Lecco)
La sera del 26 aprile transit� per Lecco una colonna di 160 uomini del
Gruppo Corazzato "Leonessa" e del Btg. "Perugia" che ripiegava su Como. A
Pescarenico furono attaccati dai partigiani. Asserragliati in alcune case i
militi si difesero per tutta la notte e per tutto il giorno 27. A sera,
avendo quasi esaurite le munizioni, fu trattata la resa. Le condizioni erano
che i militi dovevano avere la libert� e gli ufficiali la prigionia secondo
la Convenzione di Ginevra. Dopo la resa tutti gli uomini furono picchiati e
insultati e minacciati tutti di morte. Il giorno 28 i tredici ufficiali e
tre vice brigadieri furono uccisi. Prima di morire lasciarono ai religiosi
che li assistettero,toccanti lettere per i familiari.
La strage di Monte Manfrei (Savona)
In questo luogo isolato dell'Appennino Ligure, fra Genova e Savona, nei
giorni tragici di fine aprile, primi maggio 1945, i partigiani trucidarono i
200 mar� del presidio di Sassello della Divisione "San Marco", quando la
guerra si era ormai conclusa. I cadaveri, sepolti sotto poca terra nei
dintorni, non sono stati ancora rinvenuti tutti, anche per l'omert� delle
popolazioni, minacciate ancora adesso dagli assassini dell'epoca. Una grande
croce ricorda ora i caduti e ogni anno, l'8 luglio, numerose persone salgono
lass� e li ricordano con una toccante cerimonia.
La strage di Rovetta (Bergamo)
Il 26 aprile 1945 un plotone della 6^ Compagnia della Legione Tagliamento di
presidio al Passo della Presolana, al quale si aggiunsero alcuni militi
della 5^, sentite le notizie della disfatta tedesca decise, malgrado la
contrariet� di alcuni, di arrendersi, sollecitato in tal senso anche dal
Franceschetti, proprietario dell'albergo che ospitava i militi e si diresse
verso Clusone. Ma, giunti a Rovetta (BG), trattarono la resa col locale
C.L.N. che promise un trattamento conforme alle convenzioni internazionali.
Erano 46 militi comandati dal giovane S.Ten. Panzanelli di 22 anni. Deposte
le armi, furono alloggiati nelle locali scuole elementari. Il prete del
luogo, Don Giuseppe Bravi, era anche segretario del C.L.N. locale e
garantiva il rispetto degli accordi. Ma una masnada di feroci partigiani,
giunti da Lovere su due camion, impose la consegna dei prigionieri e il 28
aprile, dopo feroci maltrattamenti, 43 di loro (uno, Fernando Caciolo, della
5^ Cmp, sedicenne di Anagni, riusc� a fuggire e tre giovanissimi, Chiarotti
Cesare, 1931, di Milano, Ausili Enzo, 1928, di Roma e Bricco Sergio, 1929,
di Como, vennero risparmiati) vennero condotti presso il cimitero di Rovetta
e qui fucilati. Ben 28 di loro avevano meno di 20 anni. L'ultimo ad essere
ucciso, dopo aver assistito alla morte di tutti i camerati, fu il Vice
brigadiere Giuseppe Mancini, figlio di Edvige Mussolini sorella del
Duce.Dopo la guerra alcuni di quei partigiani ritenuti responsabili della
strage furono individuati e processati. Ma la sentenza fu di non luogo a
procedere in forza del Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 194 del 12
aprile 1945, firmato da Umberto di Savoia, che in un unico articolo
dichiarava non punibili le azioni partigiane di qualsiasi tipo perch� da
considerarsi "azioni di guerra". Fu, cio�, dalla vilt� dei giudici,
considerata azione di guerra legittima anche il massacro di prigionieri
inermi compiuta, per giunta, quando la guerra era ormai terminata.
La strage di Lovere (Bergamo)
Mercoled� 25 aprile 1945 un piccolo presidio della Legione "Tagliamento", 26
militi della 4^ Cmp, II Rgt, di stanza nell'edificio delle scuole elementari
a Piancamuno in Val Canonica venne sorpreso da un gruppo di partigiani fra i
quali erano dei polacchi in divisa tedesca. Malgrado la sorpresa i militi
reagiscono, ma le perdite sono gravi : 9 morti fra cui il comandante
aiutante maresciallo Ernesto Tartarini e tre feriti. Anche il comandante
partigiano, per�, tale Luigi Macario, viene ucciso insieme ad altri due,
cosicch� i partigiani, rimasti senza comandante, cedono al fuoco intenso dei
militi superstiti e si ritirano. A questo punto giunge in aiuto una squadra
del plotone Guastatori al comando del brigadiere Amerigo De Lupis.Egli si
rende conto che i tre feriti che giaccioni all'Ospedale di Darfo non hanno
una assistenza adeguata. Uno dei tre, infatti, Sandro Fumagalli, muore la
mattina del 26Allora nel pomeriggio il De Lupis, con una piccola scorta,
porta i due feriti. ancora vivi all'Ospedale di Lovere, sul lago d'Iseo. Ma
egli non sa che i partigiani stanno occupando la citt�. Al mattino, infatti,
il locale presidio del 612� Comando Provinciale della G.N.R. comandato dal
Ten. Agostino Ginocchio si � arreso a un gruppo di partigiani e altri
partigiani stanno affluendo dalle montagne. Cos� il De Lupis e i suoi uomini
vengono sorpresi all'uscita dall'Ospedale e catturati. Condotti presso la
casa canonica (Palazzo Bazzini) che veniva utilizzata come prigione, vennero
rinchiusi insieme agli uomini del Ten. Ginocchio. Testimoni dell'epoca
affermano che ai prigionieri vennero inflitti pesanti maltrattamenti. Il 30
aprile un legionario, Giorgio Femminini di 20 anni, ottenne di potersi
sposare con la sorella di un commilitone, Laura Cordasco, cos� fu condotto
in chiesa col De Lupis e il commilitone Vito Giamporcaro come testimoni. Ma
poich� la cerimonia si prolungava i partigiani condussero via tutti gli
uomini del De Lupis e li portarono dietro il cimitero dove furono massacrati
con raffiche di mitra. Gli uccisi furono sei: Amerigo De Lupis, Aceri
Giuseppe, Femminini Giorgio, Mariano Francesco, Giamporcaro Vito, Alletto
Antonino. I due legionari: Le Pera Giovanni e De Vecchi Francesco,
ricoverati, come si � detto, in ospedale per gravi ferite, furono quasi ogni
giorno percossi e maltrattati e, infine, prelevati da partigiani fra il 7 e
l' 8 di Giugno, oltre 40 giorni dopo la fine della guerra, percossi,
seviziati e, infine, gettati nel lago e annegati.
I massacrati di Ponte Crenna (Pavia)
Il 12 agosto 1944 quattro giovani militi venivano catturati dai partigiani e
barbaramente assassinati a Ponte Crenna nell'Oltrepo Pavese. Fra essi Walter
Nannini, medaglia d'Argento alla memoria.
La strage di S.Eufemia e Botticino Sera (Brescia)
Fra il 9 e il 13 maggio 1945 furono prelevati 11 fascisti a Lumezzane e
altri a Toscolano Maderno. Orribilmente seviziati, 23 vennero uccisi proprio
di fronte alla chiesa di S.Eufemia mentre altri 16 vennero uccisi e gettati
in una fossa a Botticino, in una localit� detta Mul� de l'Ora. I civili
erano 16 e 23 i militari di cui 9 erano della Divisione San Marco. I
cadaveri furono ritrovati in stato di avanzata decomposizione, con tracce di
inaudita violenza e le unghie strappate. Autori dell'eccidio furono i
partigiani comandati da tale Tito Tobegia.
L'eccidio dell'Ospedale psichiatrico di Vercelli
Nei giorni dal 23 al 26 aprile 1945 si erano concentrate a Vercelli tutte le
forze della R.S.I. della zona, circa 2000 uomini, che andarono a costituire
la Colonna Morsero, dal nome del Capo Provincia di Vercelli Michele Morsero.
Tale colonna part� da Vercelli alle ore 15 del 26 aprile, dirigendo verso
nord per raggiungere la Valtellina. I reparti che costituivano la colonna
erano : Il 604� Comando Provinciale GNR Vercelli Comandato dal Colonnello
Giovanni Fracassi, la VII^ B.N. "Punzecchi di Vercelli, parte della XXXVI^
B.N. "Mussolini" di Lucca, CXV� Btg "Montebello", I� Btg granatieri
"Ruggine", I� Btg d'assalto"Ruggine", I� Btg rocciatori (poi controcarro)
"Ruggine", III� Btg d'assalto "Pontida". La colonna raggiunse Castellazzo, a
Nord di Novara, la mattina del 27 aprile e, dopo trattative, la sera decise,
dopo molte incertezze, di arrendersi ai partigiani di Novara dietro promessa
di essere trattati da prigionieri di guerra. Il 28 aprile i prigionieri
vengono condotti a Novara e rinchiusi in massima parte nello stadio. Subito
cominciarono gli insulti e i maltrattamenti e il 30 cominciarono i
prelevamenti di gruppi di fascisti dei quali non si ebbe pi� notizia. Lo
stesso accadde nei giorni successivi insieme a feroci pestaggi. Il 2 maggio
Morsero viene portato a Vercelli e fucilato. Intanto sono giunti gli
americani che tentano di ristabilire un minimo di legalit�. Ma il Corriere
di Novara dell'8 maggio parla di molti cadaveri di fascisti ripescati nel
canale Quintino Sella. Finch� il 12 maggio giungono da Vercelli i partigiani
della 182^ Brigata Garibaldi di "Gemisto" cio� Francesco Moranino che
prelevano circa 140 fascisti elencati in una loro lista. Questi uomini
saranno le vittime della pi� incredibile ferocia. Portati all'Ospedale
Psichiatrico di Vercelli saranno, in buona parte massacrati all'interno di
questo. Le pareti dei locali dove avvenne l'eccidio erano lorde di sangue
fino ad altezza d'uomo. Altri saranno schiacciati in un cortile da un
autocarro, altri fucilati nell'orto accanto alla lavanderia, altri, pare
tredici, fucilati a Larizzate e altri ancora, infine, portati con due
autocarri e una corriera (quindi in numero rilevante) al ponte di Greggio
sul canale Cavour e qui, a quattro a quattro, uccisi e gettati nel canale.
Nei giorni successivi i cadaveri ritrovati nei canali di irrigazione
alimentati dal canale Cavour furono pi� di sessanta. Solo il giorno 13
maggio, domenica, gli americani prenderanno il controllo dei prigionieri ed
eviteranno altri massacri. Era gi� pronta la lista dei prigionieri da
prelevare quello stesso giorno alle ore 18.
Il massacro di Schio (Vicenza)
La notte del 7 luglio 1945 una pattuglia partigiana irruppe nel carcere di
Schio dove erano detenute 91 persone presunti fascisti. Di queste, che erano
state radunate in uno stanzone e contro cui furono sparate molte raffiche di
mitra, ne furono massacrate ben 54 di cui 19 donne, mentre 14 rimasero
ferite (11 in modo grave). Il tribunale militare alleato individu� alcuni
degli esecutori materiali del crimine ed emise alcune condanne, per� mai
eseguite. Dai dibattimenti emerse che molte di quelle persone non avevano
alcuna colpa e nei loro confronti era gi� pronto l'ordine di scarcerazione.
Il governatore militare alleato ebbe ad affermare che i fatti di Schio
"costituiscono una macchia per l'Italia ed hanno avuto una larga pubblicit�
nei giornali statunitensi, britannici e sudafricani dove vengono considerati
senza attenuanti".
Il massacro di Avigliana (Torino)
Qui furono uccisi, a guerra finita, dopo che si erano arresi ed erano stati
disarmati, 33 militari della R.S.I..
I morti di Agrate Conturbia (NO)
"Caduti per la Patria" sta scritto su una croce che fa la guardia a 33 salme
di fascisti senza nome, trucidati nel sottostante bosco detto "la
Bindellina".
I feroci massacri del Biellese
A Bocchetta Sessera (Vercelli) una stele ricorda le decine di cadaveri di
fascisti, non solo uomini ma anche donne, stuprate e seviziate prima di
essere uccise, che si presume ancora si trovino nel bosco sottostante. Fu
questa, una delle zone dove la ferocia partigiana tocc� livelli
inimmaginabili. Qui operava Francesco Moranino detto Gemisto che,
ricordiamolo, nel 1955 fu condannato all'ergastolo dalla Corte d'Appello di
Firenze per strage di partigiani non comunisti e che fugg� a Praga, da dove
rientr� in Italia dopo che il P.C.I. lo ebbe fatto eleggere Senatore.
Gli N.P. trucidati a Valdobbiadene (Treviso)
Qui, dopo che il 9 marzo 1945 il grosso del Btg N.P. della X^ fu trasferito
sul fronte del Senio, rimasero a presidio soltanto 45 mar�. Essi, che
avevano sempre vissuto in buona armonia con la popolazione e, quindi,
pensavano di non avere nulla da temere, dopo il 25 aprile, a guerra finita,
si consegnarono ai partigiani della Brigata "Mazzini" (Comandante
Mostacetti). Ma nella notte fra il 4 e il 5 maggio essi furono divisi in tre
gruppi per essere, si disse loro, trasferiti altrove. Il primo gruppo fu
condotto in localit� Saccol di Valdobbiadene, spinto in una galleria e, qui,
trucidato a colpi di mitra e di bombe a mano. La galleria, poi, fu fatta
saltare per occultare il crimine. Il secondo gruppo fu condotto in localit�
Madean di Combai. Qui ai mar� vennero legate le mani dietro la schiena con
filo di ferro, indi, dopo essere stati depredati, vennero uccisi e bruciati.
Stessa sorte ebbe il terzo gruppo, condotto in localit� Bosco di Segusino.
L'eccidio del 2� R.A.U.
Gli uomini del 2� R.A.U. ( Reparti Arditi Ufficiali) appartenente al R.A.P
(Raggruppamento Anti Partigiano), che operava in Piemonte, si arresero ai
partigiani il 27 aprile a Cigliano, a nord di Torino, essendo stato promesso
il trattamento dovuto ai prigionieri di guerra e l'onore delle armi. Ma il
29 vengono divisi in due gruppi: nel primo vengono inclusi quasi tutti gli
ufficiali, le ausiliarie e due signore mogli di ufficiali, nel secondo gli
altri. Il primo gruppo viene condotto a Graglia fra inauditi maltrattamenti,
senza cibo ne acqua per tre giorni. Fu negata l'acqua anche alla signora
Della Nave, incinta. Il 2 di Maggio 1945 furono divisi in tre gruppi: il
primo fu condotto al ruscello che divide il comune di Graglia da quello di
Netro, il secondo in localit� Paiette e il terzo alla Cascina Quara presso
il Santuario. E furono tutti trucidati. Oggi tutte le salme riposano in una
tomba-ossario nel cimitero di Graglia dove una lapide bronzea recante il
gladio della R.S.I. che ne ricorda il sacrificio.
L'eccidio dei fratelli Govoni
Alle ore 23 dell'11 Maggio 1945, venerd�, ad Argelato (Bologna), frazione
Casadio, podere Grazia, assieme al altri dieci fascisti prelevati a San
Giorgio in Piano, partigiani emiliani trucidavano, dopo averli condotti,
legati a 3 a 3, presso una fossa anticarro, i sette fratelli Govoni che
erano stati prelevati a Pieve di Cento la mattina alle 6,30 : Dino, 40 anni,
falegname, Marino, 34 anni, contadino, Emo, 31 anni, falegname, Giuseppe, 29
anni, contadino, Augusto, 27 anni, contadino, Primo, 22 anni, contadino e
Ida, di appena venti anni, sposata ad Argelato e madre di un bambino. Prima
della morte tutti furono picchiati a sangue e seviziati in vario modo. Solo
Dino e Marino avevano militato nella R.S.I., Marino come brigadiere della
G.N.R. e Dino come semplice milite. Nel 1951, quando fu scoperta la fossa
dove giacevano i corpi dei 7 fratelli insieme a quelli degli altri dieci
fascisti, si scopr� l� vicino un'altra fossa con i resti di 25 cadaveri.
Gli uccisi del XIV Btg Costiero da Fortezza
Il 5 Maggio 1945, a guerra ormai conclusa, 20 militi del battaglione, che
aveva valorosamente combattuto a difesa dei confini orientali, si
consegnarono ai partigiani, fidando nelle leggi internazionali che tutelano
i prigionieri di guerra. Ma i partigiani, totalmente irrispettosi di ogni
legge, li condussero, dopo molte marce, a Sella Doll di Montesanto e qui,
fattili inginocchiare sul bordo di una trincea della prima guerra mondiale,
barbaramente li uccisero con un colpo alla nuca.
La strage di Codevigo (Padova)
Qui nei primi giorni del Maggio 1945 (fra il 3 e il 13) furono seviziate e
uccise oltre 365 persone fra cui 17 fascisti (uomini e donne) dello stesso
Codevigo (12 maggio). I militari, appartenenti a formazioni R.S.I. della
provincia di Ravenna, erano stati catturati negli ultimi giorni di aprile e
chiusi in carcere. Ma i partigiani romagnoli di Arrigo Boldrini li
prelevarono dicendo che li avrebbero condotti a Ravenna. Li condussero,
invece, a Codevigo e qui, dopo averli seviziati, li condussero al ponte sul
fiume Brenta e li uccisero a due a due, gettandoli poi nel fiume. Molte
salme furono trascinate via dalla corrente. Altre, gettate nei cimiteri dei
dintorni, furono recuperate per l'opera instancabile di Rosa Melai che, il
27 maggio 1962 riusc� a inaugurare l'Ossario dove pot� radunare le salme
ritrovate. Oggi sono 114 i caduti che qui hanno trovato riposo e rispetto.
I trucidati a Ponte di Greggio (VC)
I fatti avvennero nei primi giorni del Maggio 1945.
I massacri dei bersaglieri del "Mussolini"
Come � noto il Btg di bersaglieri volontari "Mussolini" fronteggi� gli slavi
del X� Corpus sul fronte orientale fin dal 10/12 ottobre 1943. Il 30 Aprile
1945, dopo la morte di Mussolini e la resa delle truppe italo-tedesche,
anche gli uomini del "Mussolini" decisero di arrendersi ai partigiani di
Tito, alle condizioni stabilite che prevedevano l'immediato rilascio dei
soldati e la trattenuta dei soli ufficiali per accertare eventuali
responsabilit�. Ma i "titini" si guardarono bene dal rispettare le
condizioni concordate e, invece di lasciare liberi i soldati, condussero
tutti a Tolmino e li rinchiusero in una caserma. Da qui qualcuno
fortunatamente riusc� a fuggire, ma, dopo alcuni giorni, 12 ufficiali e
novanta volontari furono prelevati, condotti sul greto dell'Isonzo e, qui,
trucidati. Dopo altri giorni altri dodici furono prelevati, condotti a Fiume
e uccisi. E ancora il 18 maggio dall'Ospedale Militare di Gorizia furono
prelevati 50 degenti e uccisi. Dieci erano bersaglieri. Intanto i
sopravvissuti avevano iniziato una marcia allucinante, senza cibo n� acqua,
picchiati e seviziati, e altri furono uccisi durante la marcia. Finalmente
giunsero al tristemente famoso campo di prigionia di Borovnica ove fame,
epidemie, sevizie e torture inumane seminano morte fra gli odiatissimi
bersaglieri. Alla chiusura di quel campo, nel 1946, i sopravvissuti furono
internati in altri campi ove le condizioni non migliorarono assolutamente.
Alla fine, il 26 giugno 1947, soltanto 150 bersaglieri, ridotti in
condizioni inumane, poterono tornare in Italia. Dei quasi quattrocento
caduti del battaglione, ben 220 furono quelli uccisi dopo il 30 aprile 1945.
La strage delle Ausiliarie
Negli ultimi giorni dell' Aprile e nei primi di Maggio 1945 l'odio bestiale
dei partigiani si scaten� con particolare accanimento contro le donne che
avevano prestato servizio in qualit� di ausiliarie nell'esercito della
R.S.I. Esse subirono torture, pestaggi, sovente stupri ripetuti, e si tent�
di umiliarle in ogni modo, spesso denudandole ed esponendole cos� al
ludibrio di folle imbestialite.Giorgio Pisan�, nella sua "Storia delle Forze
Armate della R.S.I." (cui si rinvia per approfondimenti) ricorda diecine di
casi di ausiliarie, spesso giovanissime, catturate da sole o in piccoli
gruppi e, poi, martirizzate e trucidate. L'elenco delle ausiliarie cadute
che compare in detta opera � di 200 nominativi, ma si avverte che tale
elenco non � completo proprio perch� non � mai stato possibile fare luce
completa sulla quantit� di crimini commessi dai partigiani in quella
primavera di sangue a danno di queste giovani donne coraggiose e fedeli fino
alla fine. Nella sola Torino ne furono massacrate 18.
L'olocausto della "Monterosa"
Tra il 24 e il 25 Aprile tutte le truppe schierate sul fronte alpino
occidentale ricevettero l'ordine di ripiegare sul fondovalle. Cos� anche gli
uomini della Divisione Alpina "Monterosa" iniziarono il ripiegamento. E, a
cominciare dal 26 aprile, molti reparti, ad evitare spargimenti di sangue
ormai inutili, si arresero al C.L.N. della zona avendo formali promesse di
trattamento conforme alle leggi internazionali. Purtroppo tali leggi non
furono rispettate e anche qui, come altrove, decine e decine di uomini ormai
disarmati, furono trucidati con bestiale ferocia. Non � possibile
ricostruire tutti i fatti, molti dei quali, probabilmente, non sono mai
stati resi noti. E' molto noto, invece, il caso degli uomini del Btg
"Bassano" che si erano arresi il 26 aprile al C.L.N. di Saluzzo. Come al
solito essi avevano avuto ampie garanzie di salvaguardia della loro
incolumit�. Ma, ancora come il solito, tali promesse non erano state
rispettate. E l'Avv. Andrea Mitolo di Bolzano, gi� ufficiale del "Bassano",
con una circostanziata denuncia alla Procura della Repubblica di Saluzzo,
descrive la fine di ventidue uomini, ufficiali e soldati, trucidati dai
partigiani di "Gianaldo" (Italo Berardengo) dopo che si erano arresi ed
erano stati disarmati.N�, parlando della Monterosa, possiamo non ricordare l'infame
attentato alla tradotta che trasportava sul fronte occidentale gli uomini
della "Monterosa" che erano stati ritirati dal fronte della Garfagnana. Tra
Villafranca e Villanova d'Asti fu minata la linea ferroviaria e l'esplosione,
provocata al passaggio della tradotta, travolse due vagoni e uccise 27
alpini ferendone altri 21 anche in modo molto grave. Malgrado l'odiosit� del
vile attentato non fu attuata alcuna rappresaglia.
I trucidati della Divisione "Littorio"
Negli ultimi giorni di Aprile anche i reparti della "Littorio" che, come �
noto, difendevano i confini occidentali, iniziarono il ripiegamento verso il
fondo valle. Anche qui, come altrove, i reparti che rimasero in armi fino
all'arrivo degli anglo-americani, si consegnarono a questi e furono avviati
ai campi di concentramento.Quelli, invece, come il III� Btg del 3� Rgt
granatieri, si consegnarono ai partigiani, ebbero sorte diversa. Era stato
raggiunto un accordo coi partigiani del capitano Aldo Quaranta per un
indisturbato deflusso di tuti i reparti e il III� Btg, giunto il 27 aprile a
Borgo San Dalmazzo, si arrese al capo del CLN del luogo, tale Oratino. L'accordo
era che i militari sarebbero stati messi gradualmente in libert� forniti di
lasciapassare. Fra gli uomini del Btg e i partigiani non c'erano mai stati
scontri o altri incidenti, per cui il patto fu accettato dagli uomini della
"Littorio" fidando nella parola dell'Oratino. Ma anche questa volta gli
uomini del CLN e i partigiani non tennero fede alla parola data e il
Maggiore Grisi, comandante del III Btg, il maggiore Montecchi, il Ten.
Buccianti, il Cap. Calabr�, i Marescialli Sanvitale e Magni, il Caporal
Maggiore Sciaratta ed altri furono uccisi alcuni dopo un processo sommario,
altri senza processo e, soprattutto, senza che fossero loro contestate reali
colpe.
I morti della Divisione "San Marco"
Negli ultimi giorni di Aprile, a guerra conclusa, molti uomini della
Divisione "San Marco" furono uccisi dai partigiani. Giorgio Pisan�, nella
sua "Storia delle Forze Armate della R.S.I." ne elenca alcune centinaia fra
cui circa 300 ignoti ancora in divisa ma privi di ogni segno di
riconoscimento, trucidati a Colle di Cadibona, Monte Manfrei (vedi sopra),
Passo del Cavallo, Santa Eufemia e in altri luoghi.Il Deposito Divisionale,
ritiratosi a Lumezzane V.T., qui il 27 aprile accett� la resa con l'onore
delle armi e un promesso salvacondotto per tutti. Ma una volta deposte le
armi i partigiani, fedifraghi come sempre, condussero gli ufficiali a
Gardone e, dopo due giorni, li trucidarono a S.Eufemia della Fonte (BS). Fra
di essi il Comandante del Deposito Ten. Col. Zingarelli, la cui salma,
ritrovata con le altre orrendamente mutilate, pot� essere identificata in
virt� di un maglione blu che era solito indossare.
I trucidati della 29� Divisione SS italiane
I reparti pi� atti al combattimento di questa divisione ( Btg "Debica" e
Gruppo di combattimento "Binz") si arresero agli americani nei giorni 29 e
30 aprile. Il resto della divisione, invece, ( Btg Pionieri e Btg dislocati
a Mariano Comense e a Cant�) dopo una strenua resistenza condotta fino all'esaurimento
delle munizioni, fu catturato dai partigiani. Gli ufficiali furono tutti
trucidati. Il Ten. Luigi Ippoliti, ferito, fu prelevato in ospedale il 5
maggio 1945, condotto presso il cimitero di Meda e qui massacrato legato
alla barella.
I caduti del 3� Rgt. Bersaglieri volontari
Il I� Btg era schierato a Genova e a levante di Genova. I reparti che erano
a levante di Genova si sacrificarono quasi interamente per contrastare l'avanzata
del negri della 92^ Div. "Buffalo". I reparti che si trovavano in citt�
furono attaccati dai partigiani e si difesero fino all'ultima cartuccia.
Essendo ormai disarmati, furono catturati e, immediatamente, quasi tutti
uccisi. Il II� Btg si trovava, invece, in Liguria in difesa del confine
occidentale. Quando giunse l'ordine di ripiegamento, risal� insieme alla 34^
Div. Tedesca fino a Quagliuzzo in Piemonte e qui, il 3 maggio, si arrese al
CNL locale previo rilascio di un lasciapassare per tutti gli uomini.
Malgrado il lasciapassare, per�, il Cap. Francoletti e il Ten. Casolini
furono condotti sul greto della Dora e qui massacrati. I corpi non furono
mai ritrovati. Questo Btg ebbe anche due giovani mascotte, di quattordici e
dodici anni, assassinate dai partigiani.
I caduti dei Guastatori del Genio II� Btg.
Anche questo reparto (che aveva poi assunto il nome di II� Btg Pionieri
"Nettuno") ebbe i suoi caduti dopo la cessazione delle ostilit�. Nei giorni
successivi al 25 aprile 1945 il Btg fu sciolto a Somma Lombardo (Varese). La
popolazione del luogo si adoper� in ogni modo per salvare gli uomini del
Btg, favorendo il rientro nelle loro famiglie. Malgrado il generoso
intervento, i partigiani catturarono il Capitano Dino Borsani e, dopo due
settimane di torture, lo trucidarono insieme a tre militari sulle rive del
Ticino. Era il 10 maggio 1945.
Gli uccisi del Btg Volontari Mutilati "Onore e Sacrificio"
Anche questo Battaglione che la Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi
di Guerra aveva voluto costituire (come gi� accadde durante la campagna
etiopica del 1936), ebbe trucidati molti dei suoi appartenenti. Il Btg era
stato costituito a Milano e qui era sempre rimasto, a svolgere compiti
territoriali. Dopo la resa anche su questi mutilati infier� la ferocia
partigiana e, allorch� ebbero deposto le armi, molti furono gli assassinati.
L'eccidio di Ozegna
Pur non essendo accaduto dopo il termine della guerra, si ritiene opportuno
narrare qui anche questo fatto, per la vigliaccheria con cui venne consumato
l'agguato. L'8 di luglio del 1944 un reparto motorizzato del Btg "Barbarigo"
della X^ MAS, che dalla met� di giugno si trovava in Piemonte, al ritorno da
una missione fece sosta nella piazza di Ozegna. Lo comandava il Capitano di
Corvetta Umberto Bardelli, comandante del Battaglione. Sulla stessa piazza
si trovavano alcuni partigiani coi quali Bardelli avvi� una pacata
discussione invitandoli a non combattere contro altri italiani per conto
dello straniero invasore. La conversazione fu pacata e i partigiani ammisero
che occorreva fare fronte comune contro gli stranieri. Ma l'atteggiamento
remissivo e non ostile nascondeva l'agguato. Infatti, mentre essi parlavano
in quel modo con Bardelli, un centinaio di partigiani si ammassarono nelle
vie che sboccavano nella piazza e, non appena i parlamentari partigiani si
allontanarono, un inferno di fuoco si scaten� sugli uomini del "Barbarigo".
Bardelli tent� di organizzare la resistenza, gridando: - Barbarigo non si
arrende - , ma cadde quasi subito sotto il fuoco delle armi partigiane della
banda di Piero Urati (detto Piero Pieri) insieme a dodici mar�. I
sopravvissuti, molti dei quali erano feriti, dovettero arrendersi.
Il massacro del Distaccamento "Torino" della X^
Il 26 aprile 1945 le forze del Presidio militare di Torino lasciarono la
citt� agli ordini del comandante regionale militare Gen. Adami-Rossi. Ma il
distaccamento "Torino" della Decima Flottiglia MAS non le segu� e si chiuse
nella caserma Montegrappa preparandosi ad una resistenza ad oltranza.
Disponeva anche di qualche carro armato. La resistenza dur� tre giorni ma
alla fine, esaurito il carburante per i carri e scarseggiando le munizioni,
il 30 aprile cess�. Qualcuno riusc� a mettersi in salvo attraverso certi
cunicoli sotterranei, ma sui rimasti si abbatt� la ferocia partigiana. Circa
70 uomini furono fucilati nel cortile della caserma, altri furono massacrati
dalle varie formazioni partigiane che avevano partecipato all'assalto e alla
cattura di prigionieri. Alla fine, dopo che avevano dovuto assistere al
martirio dei camerati, vennero fucilate anche tutte le ausiliarie del
reparto.
Il sacrificio della Compagnia "Adriatica" della X^ MAS
All'atto dell'abbandono di Ravenna il Ten. Di Vasc. Giannelli costitu�, coi
marinai presenti, una compagnia di fucilieri. Era il 1� dicembre 1944.
Spostatasi a Chioggia, la compagnia si aggreg� alla X^ e, nel gennaio 1945,
part� per Fiume e, da qui, si port� sull'isola di Cherso. Qui, nel maggio
1945, la compagnia si sacrific� pressoch� per intero per la difesa dell'isola.
Il sacrificio della Compagnia "D'Annunzio" della X^ MAS
Costituitasi a Fiume nel maggio 1944, fu l'estremo avamposto della Decima
sui confini orientali. Posta alla difesa di Fiume, costitu� anche tre
distaccamenti: Laurana, Lussimpiccolo e Lussingrande. Il 25 aprile 1945
Laurana venne attaccata dai "titini" e i 130 marinai si difesero
strenuamente fino all'arrivo dei soccorsi. Ma ben 90 caddero nello scontro.
Gli altri due distaccamenti si difesero eroicamente fino alla totale
distruzione. Fiume si difese con uguale valore fino al 1� maggio, nella vana
attesa di uno sbarco anglo-americano. E il 2 maggio i superstiti furono
catturati dagli iugoslavi. Ben pochi rientrarono dalla prigionia nel 1947.
Il sacrificio della Compagnia "Sauro" della X^ MAS
Costituita a Pola nel settembre 1943 con gli uomini del deposito del
Reggimento San Marco rimasti, dopo la visita di Borghese pass� alle
dipendenze della X^. A fine aprile e fino al 3 maggio combatt� strenuamente
fino all'ultimo per la difesa della citt�. Pochi sopravvissero e furono
catturati dagli slavi.
I trucidati della base operativa "Est" della X^
La Base "Est" aveva sede a Brioni Maggiore ma, a fine aprile, col
precipitare degli eventi, si concentr� presso il Comando di Marina-Pola.
Dopo aver partecipato alla difesa della citt�, quando essa cadde il
personale fu catturato dagli slavi. Solo quattro marinai furono risparmiati.
Ufficiali, sottufficiali e 50 fra graduati e marinai furono trucidati a
Portorose, a Brioni e a Pola.
Il sacrificio della Scuola Sommozzatori della X^
Questa scuola, costituita a Portofino nel gennaio 1944, nell'estate fu
trasferita in Istria, sul confine orientale, a Portorose. Una parte del
personale, catturata negli ultimi giorni di aprile, fu subito passata per le
armi. Altri, caduti prigionieri a Pola ove si erano concentrati, finirono
nei terribili campi di concentramento iugoslavi. Pochi i sopravvissuti.
I morti del Btg. "Sagittario" della X^
Il 30 aprile 1945 il Btg., insieme ad altri reparti del II� Gruppo di
Combattimento, raggiunse Marostica e qui, secondo gli ordini, si dette in
prigionia agli americani. Ma, dopo la resa, il Comandante Ten.Vasc.F.M. Ugo
Franchi e numerosi marinai, furono prelevati e assassinati dai partigiani.
L'assassinio del Maggiore Adriano Visconti
Il 29 aprile 1945 a Gallarate il Primo Gruppo Caccia dell'Aeronautica
Repubblicana si arrendeva al CLN del luogo previo accordo che garantiva a
tutti l'incolumit�. Gli ufficiali vennero condotti a Milano nella Caserma
del "Savoia Cavalleria" in Via Vincenzo Monti. Qui, contrariamente agli
accordi, gli ufficiali, cui era stato concesso di tenere le proprie armi,
vennero disarmati. E mentre attraversavano il cortile della caserma, il
Maggiore Adriano Visconti, comandante del Gruppo e il S.Ten. Valerio
Stefanini, Aiutante Maggiore, vennero vilmente assassinati con raffiche di
mitragliatore sparati alle spalle. Furono sepolti nel cortile stesso della
caserma.
I massacrati del Btg. "Folgore"
Il 29 aprile 1945 il Btg. "Folgore" del Rgt "Folgore" si stava dirigendo
verso Venaria Reale. Contemporaneamente una pattuglia su un autocarro si
diresse a Torino per ritirare alcuni autocarri presso il deposito
reggimentale e per recuperare i feriti del Btg presso l'O.M. Ma a Porta Susa
un blocco partigiano imped� la realizzazione del progetto. Allora il
sottufficiale capo-pattuglia parlament� coi partigiani ed ebbe l'assicurazione
che i feriti sarebbero stati rispettati. Purtroppo, invece, tutti i feriti
furono massacrati. Il 1� maggio il Btg., giunto a Strambino il giorno prima,
si sciolse, e il Capitano Fredda sciolse gli uomini da ogni obbligo. Ma
quasi nessuno abbandon� il reparto che il 5 maggio, ad Ivrea, si consegn� in
prigionia di guerra agli americani ricevendo l'onore delle armi. L'ausiliaria
Portesan e il sergente maggiore Ciardella furono i soli a lasciare il Btg il
2 maggio, ma, appena fuori dalla zona presidiata, furono trucidati dai
partigiani.
Le stragi di Genova
Fra il 26 e il 27 aprile 1945 cessava la resistenza dei presidi della GNR
rimasti in citt�. Con l'assunzione del potere da parte del CLN iniziarono i
massacri che coinvolsero anche gran parte dei familiari dei militi. Massacri
che continuarono anche dopo l'arrivo a Genova della 92^ Div. "Buffalo"
americana.
Le stragi di Imperia
I partigiani entrarono in Imperia il 25 aprile 1945. Fu subito costituita
una "commissione di giustizia" che arrest� 500 fascisti o presunti tali. Si
disse che era per salvaguardarne la vita. Ma il 4 maggio una quarantina di
loro fu seviziata e uccisa. E anche nella provincia avvennero massacri
spaventosi.
Le stragi di Milano
Il 608� Comando Provinciale GNR, fedele alle consegne, non si sband� il 25
aprile 1945 e, chiusisi i vari distaccamenti nelle caserme, resist� fino all'ultima
cartuccia. Dopo di che, malgrado le promesse di rispetto della vita, ci
furono i massacri, compiuti prevalentemente dai partigiani dell'Oltrepo
pavese. Interi plotoni vennero passati per le armi. E le uccisioni
continuarono anche quando i pochi superstiti ritornarono alle loro case dai
campi di concentramento.
Le stragi di Varese
Anche qui le forze del 609� Com. Prov. GNR rimaste sul posto, dopo essere
state sopraffatte il 26 aprile 1945, subirono le atroci vendette dei
partigiani che, dopo aver subito fucilato il Cap. Osvaldo Pieroni con alcuni
altri, continuarono fino a tutto maggio le esecuzioni sommarie, abbandonando
insepolti i cadaveri, spesso rimasti senza nome.
Le stragi di Como
Nella notte del 27 aprile 1945 il Colonnello Vanini aveva ordinato la resa e
lo scioglimento del 610� Com. Prov. GNR. Ci� fu fatto, come dagli altri
reparti della R.S.I., per evitare il bombardamento della citt� che sarebbe
stato richiesto dai partigiani. Subito dopo cominciarono, anche qui, le
sevizie e le uccisioni di numerosissimi militari, che continuarono per quasi
tutto maggio.
Le stragi di Sondrio
Il 25 aprile 1945 a Sondrio comandava i circa 3000 uomini della R.S.I. il
generale Onorio Onori che avrebbe dovuto organizzare il famoso ridotto della
Valtellina. Altri 1000 uomini al comando del Maggiore Renato Vanna sono a
Tirano e cercano di raggiungere Sondrio. Il Maggiore Vanna, con 300 uomini,
tenta di forzare gli sbarramenti opposti dai partigiani, ma ecco che il
generale Onori e Rodolfo Parmeggiani, federale di Sondrio, gli vanno
incontro a Ponte in Valtellina, a 9 Km da Sondrio, gli comunicano di essersi
arresi il giorno prima e lo invitano a fare altrettanto. E' il 29 aprile.
Tutti i prigionieri vengono chiusi nel carcere di via Caimi o nell'ex casa
del Fascio. E qui, malgrado le solite promesse di trattamento civile e
conforme alle convenzioni internazionali, ai primi di maggio ebbero inizio
le uccisioni di massa. Il 4 maggio furono prelevati 8 uomini, condotti ad
Ardenno, obbligati a scavarsi la fossa e uccisi. Il 6 maggio ne furono
prelevati 13, condotti a Buglio in Monte e uccisi. Il 7 maggio fu la volta
di altri 15. Condotti vicino a Bagni del Masino, furono mitragliati alle
gambe e, poi, bruciati vivi. Si calcola che, in totale, gli uccisi siano
stati oltre 200. Secondo alcuni addirittura 500. Fra gli uccisi anche l'ausiliaria
Angela Maria Tam, il maggiore Vanna e due Capitani medici. Il S.Ten.
Paganella fu gettato da un campanile. Molti uccisi ebbe anche il I� Btg
Milizia Francese, dipendente dallo stesso Comando.
Le stragi di Brescia
Gli uomini del 613� Com. Prov. GNR si arresero fra il 28 e il 30 aprile
1945. Subito ci furono sevizie e uccisioni compiute dai partigiani. Il
maggiore Spadini sub� un vergognoso processo e fu condannato a morte e
fucilato il 13.2.1946. Il 23.4.1960 la vedova ricevette una telefonata del
Ministro di Grazia e Giustizia On. Guido Gonella che gli annunciava l'annullamento
della sentenza della Corte d'Assise Straordinaria di Brescia e la
riabilitazione del marito.
Le stragi di Pavia
Le forze del 616� Com. Prov. GNR furono particolarmente pressate dalle
ingenti bande partigiane della zona. Il 25 aprile 1945 il presidio di
Strabella visse un episodio eroico. Per consentire al grosso delle truppe di
ritirarsi verso nord, dodici giovanissimi volontari si assunsero il compito
di impegnare le forze partigiane. I dodici giovani, poi ridotti a sei, si
difesero disperatamente per tutto il giorno e tutta la notte. Poi
accettarono la resa con l'onore delle armi. Ma poco dopo, furiosi per essere
stati tenuti in scacco da sei ragazzi, i partigiani li prelevarono (ad
eccezione di uno che riusc� a fuggire) e li fucilarono insieme ad altre 14
persone. La stessa sorte fu riservata a molti militi degli altri presidi.
Le stragi di Vicenza
Gli uomini del 619� Com.Prov. GNR, all'atto dello sfondamento del fronte
nell'aprile 1945 si ritirarono verso le montagne. Ma qui dovettero
arrendersi ai partigiani. Vari distaccamenti, per�, si difesero strenuamente
finch� vennero sopraffatti e massacrati con inaudita ferocia. Vedi anche il
terribile massacro di Schio.
Le stragi di Treviso
Anche in questa provincia gli uomini del 620� Com. Prov. GNR, dopo la resa
avvenuta fra il 27 e il 30 aprile 1945, subirono la feroce vendetta
partigiana. A Revine Lago, a Oderzo, a Susegana furono soppressi centinaia
di uomini. Quelli del presidio di Fregona, arresisi il 27 aprile, furono
portati a Piano del Cansiglio e infoibati.
Le stragi di Padova
Il 623� Com. Prov. GNR cess� di esistere il 28 aprile 1945. In tutta la
provincia infierirono gli uomini della brigata garibaldina di "Bulow"
(Boldrini) che commisero innumerevoli eccidi.
Le stragi di Bologna
Il 629� Com. Prov. GNR partecip�, il 21 aprile 1945, alla difesa di Bologna,
poi si ritir� verso il Po e qui si sciolse. I suoi uomini furono braccati e
moltissimi furono gli assassinati e lasciati senza sepoltura.Pare che gli
uccisi dopo il 21 aprile 1945 nel bolognese ammontino a 773 di cui 334
civili fra cui 42 donne.
Le stragi di Parma
Il 631� Com. Prov: GNR partecip� alla difesa della citt� il 23 aprile 1945,
poi una colonna si ritir� fino a Casalpusterlengo ove si sciolse. Ma i
presidi di Colorno e di Salsomaggiore furono massacrati al completo. E il 26
aprile a Parma in via Giuseppe Rondinoni furono uccisi 10 bersaglieri della
divisione "Italia".
Le stragi di Modena
Il 633� Com.Prov.GNR nell'aprile 1945 si ritir� ordinatamente fino quasi a
Como dove si sciolse. Ma nella provincia di Modena le uccisioni
indiscriminate di fascisti continuarono fino al 1946. I fascisti uccisi nel
modenese pare ammontino a 893.
Le stragi di Forl�
Gli uomini del 636� Com. Prov. GNR ripiegati al nord, confluirono nel Btg.
"Romagna" che fu inviato nel Veneto. Qui, negli ultimi giorni di aprile 1945
avvenne la resa e, dopo la resa, il pressoch� totale annientamento ad opera
dei partigiani.
Le stragi del 3� Rgt M.D.T. "D'Annunzio".
Il 3� Reggimento "Gabriele D'Annunzio", che era di stanza a Fiume, negli
ultimi giorni di aprile 1945 tent� il ripiegamento verso Trieste e Gorizia.
I suoi uomini, costretti ad arrendersi agli slavi il 3 maggio subirono
orrende sevizie, numerose uccisioni, e anche infoibamenti.
La strage di Graglia (Bi) : 2 maggio 1945.
Il 27 aprile 1945, dopo un disperato combattimento durato 14 ore, si
arresero ai partigiani una trentina di persone appartenenti al R.A.U.
(Raggruppamento Arditi Ufficiali) e al R.A.P. fra cui 28 ufficiali cinque
ausiliarie e due mogli di ufficiali che avevano raggiunto i mariti. Una di
queste, moglie del Ten. Della Nave, era incinta. I fatti accaddero a
Cigliano (Bi) nell'albergo "Cavallino Bianco" dove era trincerato il grosso
dei soldati. Il R.A.P. di presidio a Cigliano era comandato dal Ten Mancuso
mentre il 2� R.A.U. giunto di rinforzo era comandato dal Magg. Filippo
Galamini. I prigionieri vennero concentrati in parte al "Cavallino Bianco" e
in parte altrove. Il mattino del 28 gli uomini del RAU vengono condotti
prima a Dorzano, poi ad Aral Grande, infine, il 1� maggio a Graglia ove
tutti furono rinchiusi in una stanza dell'albergo "Belvedere" di Graglia.
Furono giorni terribili di percosse e sevizie, pressoch� senza mangiare.
Alla donna incinta fu negato anche un bicchiere d'acqua. Il giorno 2 maggio,
poi, in pi� riprese, vennero condotti fuori. Il primo gruppo fu condotto
presso un ruscello che divide il comune di Graglia da quello di Netro e qui
tutti furono massacrati. Il secondo gruppo viene massacrato in localit�
Pairette. Il terzo gruppo fu ucciso alla cascina Quara nei pressi del
Santuario, il quarto in localit� Portioli. Ultime a morire furono le donne,
uccise dietro il cimitero. Non ci fu piet� neppure per la donna incinta.
Essa, gettata a terra con uno spintone, fu uccisa con una raffica di mitra
insieme al bambino che portava in grembo.
1 maggiore INVREA Marcello
2 maggiore GALAMINI Filippo
3 capitano ANDRIULLI
4 capitano TOPPI Guido
5 capitano GILI
6 capitano CASINI
7 tenente DELLA NAVE
8 tenente VISCONTI DI MODRONE Emanuele
9 sottotenente CANDORELLI Salvatore
10 sottotenente PICCINELLI Luigi
11 sottotenente GOBBI Giorgio
12 sottotenente TOSCANO Guerino - 17 anni
13 sottotenente MATTARESE
14 sottotenente CIAMPOLILLO
15 sottotenente RENZI
16 sottotenente PICCIONI
17 sottotenente SCALSEGGI
18 sottotenente PETRICCI
19 sottotenente GIOVANNETTI Paolo
20 sottotenente COLUCCI Gelsomino
21 sottotenente CANEPA
22 sottotenente COTTALORDA
23 sottotenente BRIGANTI Lauro
24 sottotenente FOSSATI Benito
25 sottotenente TOSI Romano
26 sottotenente PAPIANI Giovanni
27 sottotenente GIACCONE
28 sottotenente CORTI
29 ausiliaria ROCCHIETTI Lucia
30 ausiliaria GIRARDI Italia
31 ausiliaria CHANDRE' Rina
32 ausiliaria "ROSA"
33 ausiliaria "VITTORIA"
34 PAOLUCCI Carla (incinta) - moglie del tenente Della Nave
35 ANTONIETTA - moglie del capitano Toppi Guido