Ora c'è anche chi chiede che «il contratto stipulato tra Tony Renis e la Rai
sia sottoposto alle verifiche antimafia alla stregua di quanto avviene negli
appalti per i lavori pubblici» (Antonello Falomi, senatore Ds). In realtà
appare perlomeno infelice l'intervista rilasciata ieri al Corriere della
Sera dal direttore di RaiUno, Fabrizio Del Noce, sulle frequentazioni
mafiose dell'"amicone di Berlusconi" Tony Renis imposto al servizio pubblico
televisivo come direttore artistico del Festival di Sanremo. Frequentazioni
che non si riferiscono agli antichi sospetti italiani su certe amicizie
siciliane del Cavaliere, a cominciare da Dell'Utri e dallo "stalliere"
Mangano. Né alla più recente accusa mossa da Luciano Violante a Berlusconi,
grazie al cui governo la mafia non correrebbe pericoli. Le frequentazioni di
Tony Renis che Del Noce liquida con colpevole sottovalutazione - e che in
questi giorni ha documentato sullUnità Nando Dalla Chiesa - hanno nomi,
diciamo così, di un certo peso: Joe Adonis (fondatore di Cosa Nostra Usa,
capo dell'"Anonima Assassini" e inventore/controllore del ruolo della mafia
siciliana nel traffico mondiale degli stupefacenti), John Gambino (boss di
Brooklyn), gli Spatola (capi siciliani del traffico di droga inchiodati da
Giovanni Falcone) e Michele Sindona, il mitico bancarottiere legatissimo
alla mafia e alla P2, e finanziere di fiducia di Cosa Nostra.
«Prendiamo Frank Sinatra», fa un significativo paragone Del Noce,
confermando la fiducia e l'incarico a Tony Renis. «Era amico di Sam Giancana
ma anche dei Kennedy». Anzi, «vorrei conoscere chi, frequentando gli
ambienti musicali negli Stati Uniti, non si sia imbattuto in certe persone».
In realtà Tony Renis non si è semplicemente e casualmente imbattuto nei capi
storici della mafia. Ne era amico fraterno e protetto. A parte il ruolo di
intermediario o di copertura attribuitogli ai tempi del finto
sequestro-Sindona nel 1979 (sul quale fu interrogato dai magistrati, che
accertarono la sua presenza a Palermo, nella "villa hollywoodiana" degli
Spatola proprio nei giorni in cui lì Sindona si era autosequestrato e lì era
arrivato John Gambino in persona), ecco alcune significativissime
dichiarazioni d'annata dello stesso Renis.
«John Gambino è una persona squisita, un signore», disse mentre l'amicone
era latitante. «Lui, la sua famiglia, i suoi amici, con me si sono
comportati da fratelli. Sono stato anche quest'anno ospite loro a Staten
Island. Ospite nel senso che mi pagavano l'albergo... E perché non dovrei
essere amico di John Gambino? E' un uomo che stimo, che lavora,
intelligente, dotato di una gran personalità. E generoso: è sempre il primo
a esserti utile. E poi, per finire con questa mia incresciosa avventura,
voglio dire un grazie a ogni italo-americano d'America, grazie con la G
maiuscola. Se i nostri connazionali possono oltrapassare l'oceano lo
dobbiamo a loro, che ci tendono la mano e cercano di darci spazio nel mondo
della canzone. Un piatto di minestra ce lo danno sempre, grazie a loro e a
John Gambino». Proprio come ha fatto con lui stavolta, da quest'altra parte
dell'oceano, l'amico Berlusconi.
E nei giorni del finto sequestro Sindona, «sono andato da Rosario Spatola
nella sua villa hollywoodiana sui colli di Palermo». Ma cosa pensava Tony
Renis degli Spatola, finiti in galera per complicità con Sindona? Niente
pensava, niente vide, niente sapeva. Letteralmente: «Io non penso mai, non
mi occupo degli affari degli altri, non giudico perché giudicare è difficile
e non vorrei mai essere nei panni di un giudice, è brutto mestiere. Questa è
la mia dottrina e quando mi sveglio ogni giorno mi dico: giudica solo te
stesso. Che ne so io, della gente, delle cose degli altri?»
All'uscita dall'interrogatorio subito da Ferdinando Imposimato (che lo aveva
chiamato come testimone, era stato costretto a minacciarlo di arresto per
reticenza e poi lo licenziò come indiziato di reato), Tony Renis assicurò di
essersi lasciato bene col giudice, aggiungendo sibillinamente: «Io canto
solo per la Warner Brothers, non canto altrove» Commento dei giornali:
«Questa frase è sembrata ad alcuni osservatori un messaggio, quasi un
segnale in codice», magari per i brothers Gambino. E lui stesso, Renis,
confermerà indirettamente questa interpretazione qualche anno dopo, sempre
in linguaggio sibillino: «Il giudice mi voleva fare cantare, ma io avevo
perso la voce».
E' questo l'uomo che, come degno amico del Cavaliere, la Rai-Tv ha posto
alla testa del business sanremese. E che Del Noce, in queste ore, conferma,
mentre ai sindacati si nega la possibilità dire la loro in Tv sulle
pensioni, nonostante l'orientamento positivo e la determinazione della
presidente Lucia Annunziata. Invece che a lei, forse i sindacati avrebbero
potuto più proficuamente rivolgersi a Tony Renis.
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Saluti & Salute
Pomero
> Tony Renis protetto della mafia?
Oggi in edicola su Urania !
Come sono ridotti...........
E il cane di Berlusconi è colluso anche lui con la mafia ?
Clas
Ciao
Giovanni
Sbagli, il cane di Berlusconi si chiama Carmelo e porta la scoppola.
Clas
ciao
Giovanni