Certo, si potrebbe liquidare questa frase con il fatto che Lisi (vedi
infra) è indagati, e dunque aveva fatto male i suoi conti, credendo di
essere "protetto" dalla magistratura che non indaga a sx (un'ulteriore
prova de 'sta cazzata); tuttavia, c'è una lettura anche peggiore, in
questo scandalo bipartisan: la certezza che i delinquenti (di sx o di
dx) si ritengono più o meno tutelati (persino dalla magistratura; e a
torto, fortunatamente) a seconda dell'entità dei "grossi affari" che i
loro clan (i comitati d'affari, locali e nazionali, dei partiti ai quali
fanno riferimento) sono in grado di imporre allo Stato.
http://www.giornalettismo.com/archives/1295677/appalti-aquila-ennesima-vergogna/
Il terremoto a l’Aquila, un «colpo di culo»
di Alberto Sofia - 11/01/2014 - Il Fatto quotidiano pubblica le
intercettazioni scandalo, risalenti al 2010, tra l'ex assessore Ermanno
Lisi (Udeur) e un architetto, dove il sisma viene definito come un
«colpo di culo». «Tu ancora non te ne stai a rende conto ma L’Aquila si
è aperta…le possibilità saranno miliardarie. Da fessi farsi scappare
'ste opere».
Il terremoto a l'Aquila, un «colpo di culo»
Il terremoto dell’Aquila? Per qualcuno, come l’ex assessore Ermanno Lisi
(Udeur), non è stato nient’altro che un «colpo di culo». Una “fortunosa”
occasione per poter far soldi sulla pelle dei morti, come sciacalli. Non
sono bastate le risate al telefono tra l’imprenditore Francesco Maria De
Vito Piscicelli e il cognato che, poche ore dopo il violento sisma del 6
aprile 2009, pregustavano i grandi affari legati alla ricostruzione.
Cinque anni dopo, con l’emergere dello scandalo che ha colpito la Giunta
aquilana, con tanto di tangenti ed arresti di politici e funzionari, il
Fatto quotidiano ha pubblicato nuove intercettazioni vergogna, quelle
che testimoniano la conversazione tra lo stesso Lisi e un architetto,
Pio Ciccone (entrambi archiviati, ndr). «Tu ancora non te ne stai a
rende conto ma L’Aquila si è aperta…le possibilità saranno miliardarie.
Da fessi farsi scappare ‘ste opere». Un nuovo schiaffo alla memoria dei
309 morti del terremoto aquilano, ai quali si aggiunsero circa 1600
feriti e 70 mila sfollati. Umiliati da una ricostruzione segnata da
sprechi, ritardi e scandali.
«CHE CULO IL TERREMOTO» �" Le intercettazioni, che risalgono al 30
novembre 2010, a circa 18 mesi di distanza dal terremoto, mostrano come
l’unico interesse fosse appunto quello di accaparrarsi gli appalti della
ricostruzione. Si legge:
«“Tu ancora non te ne stai a rende conto ma L’Aquila si è aperta… le
possibilità saranno miliardarie. Io sto a cercà di prendere ste 160
case, se non lo pigli mo’ non lo pigli più, questo è l’ultimo passaggio
di vita, dopo sta botta, hai finito, o le pigli mo’…”. “O gli pigli mo’
o non gli pigli più…”, risponde Ciccone. “Esatto”, continua Lisi,
“abbiamo avuto il culo di…”. “Del terremoto!”, interviene Ciccone. E
Lisi conferma: “Il culo che, in questo frangente, con tutte ste opere
che ci stanno, tu ci sta pure in mezzo, allora, farsele scappà mo’ è da
fessi… è l’ultima battuta della vita… o te fai gli soldi mo’…”. “O hai
finito”, conclude Ciccone», riporta il Fatto.
Senza dimenticare la risposta che Lisi fornisce a Ciccone, quando questo
si preoccupa di eventuali inchieste giudiziarie a loro carico: «Tengo
paura, però fino ad un certo punto, lo sai perché? Perché sto con la
sinistra e bene o male, penso che la magistratura c’ha grossi interessi
a smuove». Secondo il direttore Antonio Padellaro, non si tratta
soltanto di sciacallaggio:
«Pubblici amministratori diventati lupi famelici e che pur di rubare e
spolpare non si fermano davanti a nulla. Una volta c’era la bustarella,
poi venne la tangente. Oggi sembrano peccatucci di fronte all’orgia di
una casta criminale e arrogante che sta vampirizzando un paese allo
stremo. E quando i proventi delle rapine non bastano più, costoro
sperano nei terremoti e se i morti sono tanti, meglio ancora. Che culo!»
Tra le conversazioni intercettate �" spiega Antonio Massari �" ci sono
anche quelle che raccontano di lottizzazioni realizzate con pochi
scrupoli. Era stato il commissario Adriano Goio a spiegare
all’assessore l’elevato rischio alluvione che presenta il capoluogo
abruzzese e il progetto d’invaso per impedire l’eventuale allagamento
(già approvato per 60 milioni di euro, ndr). Spiega il Fatto:
«L’ex assessore con l’amico Mimmo Marchetti pensa di lottizzare
immediatamente i terreni, per costruirvi dei capannoni, in modo da
aumentarne il valore, in caso di esproprio: “Io mo non posso entrare per
il conflitto d’interessi, però me ne può fregà di meno perché devo
salvaguardà, tanto non è la mia la terra è di mio fratello, che cazzo me
ne frega, però salvaguardo… un diritto, di tanta gente, in silenzio e
salviamo anche le altre terre, perchè se riusciamo a fare la
lottizzazione e farcela approvà… domani mattina, mettiamo i capannoni,
mettiamo… o quantomeno se ci hanno approvato la lottizzazione, poi mi
devono pagare la terra lottizzata, adesso mi sta a venì questa idea»
Alla fine, sebbene fossero già stati stanziate le risorse, l’invaso non
verrà più realizzato.
MASSIMO CIALENTE E L’IPOTESI DIMISSIONI �" Sono questi i personaggi dei
quali si è circondato il sindaco Massimo Cialente, non indagato, ma
affossato dallo scandalo politico. Il Fatto lo definisce un “cerchio
marcio”, che comprende tra gli indagati anche il vice-sindaco Roberto
Riga (con l’accusa di una presunta mazzetta da 30mila euro). Senza
contare l’accusa di corruzione per l’ex consigliere comunale con delega
Pierluigi Tancredi, (Pdl) accusato di corruzione: la stessa che pesa su
un altro ex assessore (Vladimiro Placidi) e a un ingegnere del Comune
(Mario Di Gregorio). Il Fatto spiega come, di certo, il sindaco Cialente
non poteva non conoscere il modo in un cui si operava nell’ufficio
Viabilità: fu preso in giro in due occasioni dallo stesso Ermanno Lisi a
colloquio con il responsabile del reparto, il geometra Carlo Bolino
(«Non dirlo al sindaco», ripeté, per un aumento dell’importo dei
lavori). Ma Cialente era consapevole di come quest’ultimo avesse
assegnato in passato un appalto (il rifacimento di Via Vicentini, ndr)
alla ditta di un parente, senza gara. Eppure, Bolino restò al suo posto
e non venne rimosso. Cialente ha per ora congelato le dimissioni, ma di
fatto ha spiegato di essere stato già “delegittimato” dal governo, dopo
la decisione del ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia di
decurtare da 3 miliardi a 500 milioni, con l’emergere dello scandalo.
Senza contare come, oltre al rapporto conflittuale con l’esecutivo sulle
risorse per la ricostruzione, Cialente non potrà che essere travolto da
un sensibile colpo di immagine, come hanno già dimostrato le numerose
contestazioni di questi giorni, sia in rete che di fronte alla sede
comunale.
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Namib
.....
Sherif of Wazan: Great Raisuli, we have lost everything. All is drifting
on the wind as you said. We have lost everything.
Raisuli: Sherif, is there not one thing in your life that is worth
losing everything for?
[they both begin to laugh]