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Gaza: l’appello di oltre 3mila accademici italiani

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pirex

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Nov 11, 2023, 8:21:16 AM11/11/23
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Venerdì, 10 Novembre 2023

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

All’attenzione del Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione
internazionale
Antonio Tajani,
della Ministra dell’Università e della Ricerca
Anna Maria Bernini,
e alla Conferenza dei Rettori delle Università italiane

Appello da parte di accademici e accademiche italiane per chiedere
un’urgente azione per un cessate il fuoco immediato e il rispetto del
diritto umanitario internazionale.

In quanto membri delle comunità accademiche e dei centri di ricerca
italiani, scriviamo questa lettera in nome della pace e della giustizia,
uniti dalla richiesta di porre un’immediata fine alla guerra in corso
contro Gaza. Riteniamo sia nostro dovere individuale, comunitario e
accademico, dissociarsi dalle posizioni finora intraprese dal governo del
nostro Paese, ed assumerci la responsabilità di azioni e richieste per
contrastare il crescente livello di violenza al quale stiamo assistendo
impotenti.


Rivolgiamo questo appello al nostro ministro degli Esteri, perché si
mobiliti per richiedere e sostenere un immediato cessate il fuoco, la
fornitura di aiuti umanitari e la protezione delle Nazioni Unite per
l’intera popolazione palestinese. Rivolgiamo questo appello alla ministra
dell’Università e della Ricerca ed alla CRUI, perché possano amplificare
le nostre voci e le nostre richieste, ricordando la missione centrale
delle nostre istituzioni accademiche rivolta alla produzione di conoscenza
e rispetto dei diritti umani.

Come docenti, ricercatori e ricercatrici della comunità accademica e di
ricerca italiana, da molti anni assistiamo con dolore e denunciamo ciò che
accade in Palestina e Israele, dove vige, secondo Amnesty International,
un illegale regime di oppressione militare e Apartheid [1]. Ancora una
volta, ci sentiamo atterriti e angosciati dal genocidio che sta accadendo
a Gaza, definito a ragione dalla scrittrice Dominque Eddé come ‘un
abominio che bene esemplifica la sconfitta senza nome della nostra storia
moderna’ [2].

Da tre settimane, a seguito delle brutali azioni perpetrate da Hamas il 7
ottobre che hanno causato la morte di oltre 1.400 persone (la maggior
parte dei quali civili) e portato al rapimento di circa 200 ostaggi [3],
assistiamo a massicci e indiscriminati bombardamenti condotti
dall’esercito di Israele contro la popolazione della Striscia di Gaza, che
si configura come una punizione collettiva contro la popolazione inerme e
imprigionata in un territorio di poco più di 360 km2 [4]. Mentre
scriviamo, a Gaza il bilancio delle persone uccise supera i 9.000 morti,
di cui 3.760 bambini, circa 22.900 feriti e 1.400.000 sfollati [5].
Secondo le Nazioni Unite, allo stato attuale sono circa 2.000 le persone
disperse, presumibilmente intrappolate o uccise sotto le macerie [5,6].

Interi quartieri abitati, ospedali, scuole, moschee, chiese e intere
università (Islamic e Al-Azhar University tra le più grandi e rinomate)
sono state completamente rase al suolo [5,7].
Il governo israeliano ha intimato ad oltre un milione di abitanti nella
striscia di lasciare le loro case in vista di un attacco da terra, sapendo
che non vi sono via di fuga e via di uscita dalla Striscia di Gaza.
Molti di questi sfollati sono stati poi bombardati nelle “zone sicure”
del sud della Striscia di Gaza, rivelando un chiaro intento di pulizia
etnica da parte del governo israeliano.

Questa situazione ha reso ancora più grave e urgente la crisi sanitaria e
umanitaria all’interno della Striscia di Gaza, già al collasso ben prima
del 7 ottobre 2023 per via dei 16 anni di quasi totale embargo e assedio
illegale imposto dall’esercito israeliano su Gaza [8]. Assedio ed embargo
che il governo israeliano ha inasprito dal 7 ottobre, imponendo un blocco
totale di beni essenziali per la sopravvivenza quali acqua, carburante,
cibo e elettricità [9,10,11,12]. All’interno di questa catastrofe
umanitaria e sanitaria senza precedenti, anche per le Nazioni Unite e per
le organizzazioni internazionali risulta pressoché impossibile operare a
supporto della popolazione civile.

L’Association Jewish for Peace ha chiamato tutte “le persone di coscienza
a fermare l’imminente genocidio dei palestinesi”
(https://www.jewishvoiceforpeace.org/2023/10/11/statement23-10-11/).
Già il 25 ottobre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato di
non essere in grado di distribuire carburante e forniture sanitarie
essenziali e salvavita agli ospedali nel Nord di Gaza per via dei continui
bombardamenti israeliani [9,10]. La quantità di beni di prima necessità e
soccorso che Israele ha permesso di far transitare a Gaza il 21 ottobre è
stata dichiarata sufficiente a mantenere in funzione solo alcuni ospedali
e ambulanze per poco più di 24 ore [13, 14] .
Secondo l’UNICEF “Gaza è diventata un cimitero per migliaia di bambini”
[15]

Inoltre, l’escalation di violenza si è estesa anche in Cisgiordania, con
violenze e aggressioni quotidiane, numerose vittime ed espulsioni di
intere famiglie dalle loro case e terre.
Diversi sono i report delle Nazioni Unite che denunciano come dal 7
ottobre l’esercito israeliano abbia attaccato diverse aree della West
Bank, causando la morte di almeno 96 palestinesi, e ferendone circa 1.800.
Di questi, due sono bambini, e molti altri giovani adolescenti [16, 17].
Inoltre, 74 famiglie (circa 600 persone) appartenenti a 13 comunità di
pastori e beduini nei territori palestinesi sono state espulse dalle loro
terre, sei scuole e 1875 studenti sono stati colpiti durante gli attacchi
[16, 17].
Tutto questo costituisce una evidente violazione del Diritto
Internazionale e della Convenzione di Ginevra.

In tutti i report messi a disposizione dalle Nazioni Unite e dalle
numerose organizzazioni umanitarie (ad esempio Amnesty International e
Human Rights Watch), è segnalata l’importanza di considerare e comprendere
le determinanti e antecedenti a questa violenza, da ricercarsi nella
illegale occupazione che Israele impone alla popolazione palestinese da
oltre 75 anni, attraverso una forma di segregazione raziale ed etnica [1,
18, 19, 20].
Comprendere e analizzare queste determinanti è l’unica possibilità per
poterne riconoscere le radici, contrastare l’escalation e sperare e
reclamare pace e sicurezza per tutti.

È fondamentale ricordare come riconoscere il contesto da cui nasce
quest’ultima ondata di violenza non significa sminuire il dolore e la
sofferenza delle vittime israeliane e palestinesi, ma costituisce il
cruciale impegno per sostenere la dignità, la salute ed i diritti umani di
tutte le parti coinvolte.
È possibile e necessario condannare le azioni di Hamas e, al contempo,
riconoscere l’oppressione storica, disumana e coloniale che i palestinesi
stanno vivendo da 75 anni.
Come affermato dall’organizzazione pacifista Jewish Voice for Peace [21,
22], l’escalation a cui assistiamo rappresenta l’ennesimo esempio di come
gli attacchi coloniali e illegali perpetrati da Israele contro la
polazione palestinese costituiscano un rischio per la vita di tutti coloro
che vivono nella regione, siano essi israeliani o plaestinesi.

In qualità di accademici e accademiche italiane riteniamo che sia nostro
dovere e responsabilità attivarci e contribuire a contrastare queste
escalation di violenza e sostenere i diritti umani, la salute, la dignità
e il benessere. Crediamo fortemente che l’unico modo per promuovere una
coesistenza pacifica sia lavorare insieme per denunciare e porre fine al
prolungato assedio di Gaza e all’occupazione illegale (in ottemperanza con
la legge internazionale) dei territori palestinesi.

Pertanto,

– chiediamo urgentemente al Ministro Antonio Tajani di adoperarsi
diplomaticamente e pubblicamente per l’urgente rispetto del diritto
umanitario internazionale da parte di tutte le parti e la condanna dei
crimini di guerra e l’immediato cessate il fuoco, la fornitura di aiuti
umanitari e la protezione delle Nazioni Unite per l’intera popolazione
palestinese;

– chiediamo alla Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria
Bernini di farsi pubblicamente portatrice delle nostre rivendicazioni
nelle apposite sedi istituzionali;

– sottolineiamo la necessità anche da parte della CRUI e dei singoli
Atenei di non limitarsi a sostare in una dolorosa impotenza ma di agire
con tutte le azioni necessarie e possibili nei singoli contesti. Come
studiosi e studiose del mondo universitario italiano guardiamo con
preoccupazione alla diffusione di misure di limitazione della libertà di
dibattito e di delegittimazione delle richieste di cessazione della
violenza. Chiediamo quindi di ribadire l’impegno per la libertà di parola
e garantire il diritto degli e delle studenti delle università italiane al
dibattito, e di favorire momenti di dibattito e discussione all’interno
degli atenei.

Chiediamo inoltre di pronunciarsi con chiarezza sulla necessità da parte
dei singoli atenei italiani di procedere con l’interruzione immediata
delle collaborazioni con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane
fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale
e umanitario, cessati i crimini contro la popolazione civile palestinese
da parte dell’esercito israeliano e quindi fino a quando non saranno
attivate azioni volte a porre fine all’occupazione coloniale illegale dei
territori palestinesi e all’assedio di Gaza.

Crediamo che queste azioni siano irrimandabili sia per contribuire a
ripristinare i diritti umani e la giustizia globale sia per non continuare
ad essere spettatori conniventi e silenziosi di una tragedia umanitaria e
della cancellazione del popolo palestinese.

Con profonda preoccupazione,

I firmatari (seguono oltre 3.000 firme).

Si può continuare a firmare tramite il seguente link:
https://tinyurl.com/yp7zsrm2

Il testo è stato diffuso il 3 novembre 2023

<https://www.unimondo.org/Notizie/Gaza-l-appello-di-oltre-3mila-accademici-italiani-245972>

--

pirex, stesso nick da oltre vent'anni
pirex <mok...@pakita.sus>

Diffidate dei poveri mentecatti, odiatori di professione, bugiardi
xenofobi nazifascioidi dai mille nick
che per farsi leggeggere le loro Fake News utilizzano anche il mio nick

https://tinyurl.com/2natj737
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