di Sandro Magister
ROMA, 7 luglio 2005 - A fine giugno l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha
compiuto sessant'anni. Ma l'amministrazione di George W. Bush l'ha
festeggiata a modo suo: le ha negato per il quarto anno consecutivo i 34
milioni di dollari in precedenza dati all'UNFPA, il Fondo dell'ONU per la
Popolazione.
Motivo: le politiche antinataliste che l'UNFPA finanzia in Cina, a sostegno
della sterilizzazione femminile e maschile e dell'aborto forzato dei figli
handicappati o in soprannumero. I 34 milioni di dollari così risparmiati
l'amministrazione
Bush li impiegherà in programmi d'assistenza medica a donne e bambini
poveri, e nella lotta contro il traffico sessuale in Asia.
Negli stessi giorni, l'ONU ha riunito per un'audizione di fronte
all'assemblea
generale una rappresentanza delle 13 mila organizzazioni non governative ad
essa collegate. Ma tra le 200 ONG selezionate non ce n'era nessuna pro-vita
e pro-famiglia. C'erano invece quelle più attive sul fronte antinatalista,
tra cui la International Planned Parenthood Federation, IPPF, e la Women's
Environment and Development Organization, WEDO. Quest'ultima ha fatto
circolare una mozione contro i "fondamentalismi culturali e religiosi" che
ostacolano i "diritti riproduttivi".
Sempre negli stessi giorni, sull'altra sponda dell'Atlantico, il parlamento
dell'Unione Europea ha approvato con 360 voti a favore, 272 contrari e 20
astenuti una "Risoluzione sulla protezione delle minoranze e le politiche
contro la discriminazione". In essa, la libertà religiosa è indicata come
una potenziale minaccia contro la "libera circolazione nell'Unione Europea
delle coppie omosessuali sposate o legalmente riconosciute". A favore della
risoluzione ha votato anche il deputato Vittorio Prodi, fratello di Romano
Prodi, cattolico progressista, capo del governo italiano dal 1996 al 1998 e
presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004.
Nel 2002, con Prodi presidente, la Commissione Europea sopperì alla
decisione di Bush di ritirare i finanziamenti USA all'UNFPA erogando una
somma quasi identica, 32 milioni di euro, alla stessa UNFPA e all'IPPF.
La Santa Sede ha propri rappresentanti sia presso l'UE, sia all'ONU. Nel
Palazzo di Vetro gode di uno status di osservatore permanente, confermato e
rafforzato da una risoluzione del 1 luglio 2004. Ma in nessuna di queste due
grandi organizzazioni internazionali ha vita facile.
Anzi, la Chiesa cattolica è spesso lì trattata come il nemico numero uno. Lo
è in quanto religione monoteista, e come tale ritenuta generatrice di
intolleranza. E lo è soprattutto in quanto antagonista - assieme all'attuale
amministrazione americana - di quella filosofia dei "diritti riproduttivi"
che è il verbo indiscutibile dell'ONU e dell'UE in materia di famiglia e
procreazione.
* * *
In Italia è uscito un libro che mette a fuoco per la prima volta in modo
diretto e documentato questa avversione anticattolica dell'ONU e dell'UE. Il
titolo è esplicito: "Contro il cristianesimo. L'ONU e l'Unione Europea come
nuova ideologia". Le autrici sono Eugenia Roccella e Lucetta Scaraffia. La
prima, non cattolica, è stata esponente di rilievo di movimenti femministi,
la seconda insegna storia contemporanea all'Università di Roma La Sapienza.
Assuntina Morresi ha curato l'appendice documentaria, con un capitolo
dedicato alla storia dell'IFFP e un'altro alla sua fondatrice Margaret
Sanger (1879-1966).
Nell'introduzione al volume, Roccella e Scaraffia individuano la radice
della nuova ideologia nella "separazione fra sessualità e procreazione". Ne
vedono lo sbocco "oltre i confini dell'aborto, nel ritorno strisciante
all'eugenetica".
E concludono:
"Più che di un modello di comportamento sessuale diverso, ma concettualmente
analogo a quelli che l'hanno preceduto nella storia, si tratta di una vera e
propria utopia, perche si fonda sull'idea che gli esseri umani possano
trovare la felicità nella realizzazione dei propri desideri sessuali, senza
limiti morali, biologici, sociali e relazionali legati alla procreazione.
Un'utopia
che ha le sue radici nella rivoluzione sessuale occidentale degli anni
Sessanta, e che risulta tuttora indiscussa anche se non sembra aver
mantenuto le sue promesse. Un'utopia che ne riecheggia un'altra, di infausta
memoria: che la selezione dei nuovi esseri umani possa creare un'umanità
migliore, più sana, più bella.
"L'imposizione di questa utopia ai paesi del Terzo Mondo sembra costituire
lo scopo principale dell'attività di molte organizzazioni internazionali, e
condiziona aiuti finanziari e rapporti diplomatici.
"A questa si affianca, anzi, ne è il logico complemento, l'utopia irenica di
chi crede che solo l'abolizione delle religioni - soprattutto quelle
monoteiste - possa realizzare la fine dei conflitti per l'umanità. Si tratta
di un pensiero così diffuso e così ben radicato che non si può facilmente
mettere in discussione, soprattutto nelle sedi internazionali. E chi osa
farlo, come la Chiesa cattolica, viene criticato, penalizzato e accusato di
voler ostacolare la costruzione di un radioso futuro di armonia".
* * *
Il libro è tutto da leggere. Basta qui richiamarne alcuni spunti di
particolare interesse:
- l'indebolimento negli anni, attraverso successive varianti, della carta
dei diritti universali del 1948, ove ad esempio l'originario diritto di
"cambiare religione" si riduce ad "avere o adottare una religione" e infine,
nel 1981, solo ad "avere una religione";
- la tesi delle organizzazioni dell'ONU secondo cui la famiglia "rappresenta
l'istitituzione per eccellenza ove si definisce la subordinazione femminile"
e quindi va combattuta e tendenzialmentre smantellata;
- l'invenzione e la messa in opera su vasta scala della formula "salute
riproduttiva", secondo cui "il diritto alla vita è riservato solo alle
donne, mentre una politica di severo contenimento demografico si oppone alla
nascita dei figli";
- la dettagliata ricostruzione del sostegno dato dall'ONU - e anche da
esponenti cattolici - a "eventi e organismi interreligiosi finalizzati a
sostituire le religioni tradizionali con una religione unica, mondiale,
basata sulla dichiarazione dei diritti dell'uomo";
- la decisione della Santa Sede, annunciata nel 2000, di sospendere il
proprio contributo finanziario all'UNICEF, perché "trasformato da baluardo
in difesa dei bambini e delle madri in ennesima agenzia per il controllo
delle nascite";
- i ripetuti attacchi della commissione sui diritti umani del parlamento
europeo, nelle sue relazioni annuali, contro la Chiesa cattolica accusata di
"fondamentalismo" in ogni campo, ma soprattutto in quello sessuale;
- l'intreccio strettissimo, fin dal primo Novecento, tra antinatalismo ed
eugenetica, e la continuazione di quest'ultima sotto nuove vesti anche dopo
il discredito ottenuto col nazismo;
- i casi esemplari di Iran, Cina, India, Bangladesh, dove la povertà e
l'assenza
di meccanismi democratici consolidati hanno reso le donne facili vittime di
sperimentazione di contraccettivi rischiosi per la salute, di
sterilizzazioni di massa e aborti forzati;
- il presupposto delle organizzazioni dell'ONU secondo cui l'offerta di
aborto e contraccezione è, in qualunque contesto, il primo elemento di
emancipazione per le donne e il solo perseguito di fatto: come in Iran, dove
i programmi per il controllo della fertilità hanno avuto grande successo ma
le donne continuano a essere soggette all'oppressione maschile;
- l'impressionante contrasto tra l'impegno antinatalista profuso dalle
organizzazioni internazionali nei paesi poveri e l'invarianza nell'ultimo
decennio del numero delle donne morte per parto, più di mezzo milione
all'anno.
Scrive a questo proposito Eugenia Roccella:
"I dati confermano come i cosiddetti servizi alla salute riproduttiva siano
rivolti moltissimo alla prevenzione e interruzione delle gravidanze
indesiderate, ma pochissimo alle cure per le gravidanze desiderate. Il modo
principale con cui si intende ridurre la mortalità da parto è ridurre,
semplicemente, il numero dei parti, e aumentare quello degli aborti".
E ancora, a proposito dei linguaggi adottati in questo campo da ONU ed UE:
"Ad ogni appuntamento internazionale si apre una lotta terminologica che a
un osservatore estraneo potrebbe apparire incomprensibile. Ma dietro le
differenze semantiche si nasconde lo scontro sui concetti. Per esempio, la
scomparsa di vocaboli come madre e padre, in favore di definizioni prive di
caratterizzazione sessuale, come 'progetto parentale' o 'genitorialità', e
la stessa sostituzione delle parole uomo e donna con un termine neutro,
'genere', tendono ad annullare la differenza sessuale e la specificità dei
ruoli di madre e padre.
"C'è un progetto culturale molto diffuso, e in parte inconsapevole, che mira
a sganciarsi il più possibile dal diritto naturale, fondamento dei diritti
umani. Se non c'è più un diritto naturale inalienabile che garantisca
l'eguaglianza
degli esseri umani (per esempio per quanto riguarda il diritto alla vita e
alla libertà personale), tutto diventa contrattabile e relativo. Rafael
Salas, ex direttore dell'UNFPA, ha sostenuto che le spaventose violazioni
dei diritti umani attuate in Cina durante gli anni della politica del figlio
unico non erano tali per i cinesi. Aborti forzati, abbandono e uccisione dei
neonati, secondo Salas, erano metodi che 'per le loro norme culturali non
erano affatto coercitivi'. Questo è relativismo etico: ma è chiaro che si
tratta di una concezione che porta alla distruzione dell'idea stessa dei
diritti umani".
* * *
Sui contrasti tra la Chiesa cattolica e l'Unione Europea ha detto alcune
parole lo scorso 21 giugno il cardinale Camillo Ruini.
Le ha dette presentando a un folto pubblico l'ultimo libro uscito in Italia
a firma di Joseph Ratzinger, con la sua celebre conferenza sul cristianesimo
in Europa tenuta a Subiaco il 1 aprile scorso.
Ruini ha fatto notare che l'Unione Europea "non ha praticamente potere nel
campo della politica estera, ma ne vuole esercitare tantissimo nel campo
etico. Varie risoluzioni del parlamento comunitario muovono nel senso di una
contestazione della predicazione morale della Chiesa sulla famiglia e la
vita sessuale, invadendo in modo fin troppo esteso il campo delle decisioni
etiche dei singoli paesi".
__________
Il libro:
Eugenia Roccella, Lucetta Scaraffia, "Contro il cristianesimo. L'ONU e
l'Unione
Europea come nuova ideologia", Piemme, Casale Monferrato, 2005, pp. 214,
euro 11,50.
> ONU E UNIONE EUROPEA
> NUOVA IDEOLOGIA TOTALITARIA
converrà alla Chiesa Romana appoggiare cosi' sfrontatamente
l'amministrazione Bush?
molti cristiani pur contrari all'aborto si chiedono perchè il signor Bush
si preoccupi solo della vita che nasce e disprezzi completamente quella
che muore per causa sua...
i motivi per cui si va all'inferno possono esser piu' di uno e non si
riscrive il vangelo secondo i propri comodi
--
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http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
La Chiesa insegna che la guerra non è mai il mezzo idoneo per risolvere le
questioni della giustizia perché nella guerra non sempre vince chi è nel
giusto, ammesso che sia facile capire chi è nel giusto, dato che ogni
contendente giustifica sempre molto bene le proprie ragioni.
Tuttavia, la Chiesa insegna che, fino a quando - non ci sarà un'autorità
internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite
tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai
governi il diritto di una legittima difesa - ( Concilio Vaticano II,
Gaudium et Spes n.79 ). Ma anche quando esisterà una vera autorità
internazionale, la Chiesa ricorda che sarà sempre necessario un esercito
internazionale in grado di far rispettare le decisioni del tribunale stesso
con l'uso lecito della forza : - gli uomini, in quanto peccatori, sono e
saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo-
( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.78) .
Per questo coloro che - esercitano la loro professione nelle file
dell'esercito, si considerino anch'essi come servitori della sicurezza e
della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere,
concorrono anch'essi veramente alla stabilità della pace - ( Concilio
Vaticano II, Gaudium et Spes n.79 ): - la pace , infatti, non è la semplice
assenza della guerra (...) ma viene con tutta esattezza definita "opera
della giustizia" (Is 32,7)- ( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.78 ) .
Nel Discorso al Corpo diplomatico del 16 gennaio 1993, Giovanni Paolo II
formalizza per la prima volta anche la nozione dell'intervento umanitario:
"I principi della sovranità degli Stati e della non-ingerenza nei loro
affari interni che conservano tutto il loro valore non possono tuttavia
costituire un paravento dietro il quale si possa torturare e assassinare".
La Chiesa insegna che l'intervento militare deve essere considerato un mezzo
eccezionale: una pratica da scongiurare con ogni sforzo ragionevole.
Tuttavia la Chiesa insegna anche che la valutazione delle condizioni di
legittimità di un intervento militare spetta SEMPRE alle autorità civili
competenti e non alla Chiesa ( cfr CCC n.2308 ).
Valutazioni sull'intervento militare in Irak
La questione Irak deve essere situata all'interno del problema degli stati
cosiddetti "conniventi" con la guerra asimmetrica ( guerra terroristica
globale contro l'occidente e contro gli islamici moderati e conservatori).
Arabia Saudita e Pakistan, anche loro conniventi, avrebbero corretto il
tiro dopo l'11 settembre, e la
prova è che sono essi stessi diventati vittime di attentati terroristici.
( Siria ed Iran restano immuni dagli attentati terroristici...)
Cito un recente articolo del sociologo Massimo Introvigne
Disinformatori e criminali
di Massimo Introvigne (L'Indipendente, 22 settembre 2005)
""C'è il virus dei polli influenzati, ma c'è anche quello dei polli che
credono a tutte le panzane sull'Iraq. Danny Schechter è un panchinaro della
sinistra pacifista americana, mandato in campo dopo gli infortuni occorsi al
titolare Michael Moore, demolito da una decina di saggi che provano come il
regista di Fahrenheit 9/11 si sia servito di documenti falsi e di veri e
propri montaggi. Moore però sta a Schechter come le grandi truffe
internazionali stanno al gioco delle tre carte. Non varrebbe la pena di
occuparsene, se L'Unità non avesse deciso di inondare le edicole italiane
con il film di Schechter Weapons of Mass Deception, "Armi di disinformazione
di massa".
Schechter parte dalla tesi secondo cui le informazioni che arrivano
dall'Iraq
sono false perché il Pentagono ha accreditato nelle zone calde solo
giornalisti "amici" o controllati dalla CIA. Ma questi giornalisti appena
arrivati in Iraq hanno scoperto e divulgato le magagne del carcere di Abu
Ghraib, con le conseguenze che sappiamo. Decisamente, la CIA non deve essere
più quella di una volta.
Nel merito, Schechter e L'Unità sono stati sfortunati. Prima del film è
arrivato infatti in libreria - nei Paesi arabi - il libro-intervista di
al-Zarqawi La seconda generazione di Al Qaida dove il superterrorista
giordano conferma che da ben prima del 2003 era in Iraq, e in stretta
collaborazione con Saddam preparava un'organizzazione clandestina pronta ad
attivarsi in caso di invasione straniera. Intanto si addestrava massacrando
curdi e, ferito mentre svolgeva questo lavoro sporco, fu amorevolmente
curato negli ospedali del regime. Al Zarqawi che era in contatto con Osama
bin Laden già da molti anni, ancorché per diverse ragioni la sua
organizzazione abbia assunto il nome di "al Qaida in Mesopotamia" solo nel
2004. Dunque, il caso è chiuso: prima della guerra del 2003 il regime di
Saddam ospitava, finanziava e armava terroristi legati ad Al Qaida.
Schechter, L'Unità e i tenori della sinistra che cantano canzoni diverse nei
talk show italiani se ne facciano una ragione.
Ma, ribattono i tenori, Bush insisteva sulle armi di distruzione di massa.
L'espressione
fa immaginare a molti immensi arsenali atomici. Ma non siamo più all'epoca
di Hiroshima: la microtecnologia domina, e un convoglio di una mezza dozzina
di camion avrebbe potuto portare altrove in ventiquattr'ore micro-testate e
atomiche "sporche" sufficienti a distruggere una città come Milano. Quanto
alle armi chimiche e batteriologiche, per gas capaci di fare una strage
basta un solo camion, per il kit necessario a scatenare un'epidemia una
valigia. C'era però qualche cosa che Saddam produceva su scala più vasta e
che non si è potuto far sparire: i cadaveri, soprattutto di curdi, trovati a
decine di migliaia nelle fosse comuni e uccisi da gas che sono "armi di
distruzione di massa" per il diritto internazionale e per l'Onu.""
PICCOLA NOTA sull'intreccio mondiale del terrore
1)Khomeini e i kamikaze
Khomeini dà origine all'ideologia dei kamikaze ispirandosi all'opera del
sociologo Alì Shariati.
Alì Shariati si laurea in sociologia alla Sorbona di Parigi nel 1964,
stringe amicizia con Frantz Fanon, ideologo terzomondista, e frequenta la
cerchia parigina del filosofo esistenzialista-marxista Jean Paul Sartre.
Shariati elabora il concetto di martirio in chiave modernista,
terzomondista e antimperialista, dando vita all'ideologia kamikaze che
diventa il fondamento del nuovo scisma islamico.
2) DAL PARTITO BAATH A SADDAM
Michel Aflaq nasce in Siria nel 1910. Si iscrive a filosofia nella
università la Sorbona di Parigi. Studia Mazzini, Marx, Nietzsche ed è
affascinato dalla figura di Hitler. Nel 1934 torna in Patria e dà vita al
movimento del rinascimento Arabo. Fonda il partito Baath e riesce a fonderlo
con il partito socialista siriano.
Verso la metà degli anni Sessanta la sua seconda patria diventa l'Iraq.
Aflaq promuove Saddam Hussein al vertice del Baath iracheno
( CFR Sergio Romano, Faide e Corruzione, il sogno infranto del socialismo
arabo, Il Corriere della Sera, 30 marzo 2003, p.8 ).
Il partito Baath, di Saddam Hussein, è l'ultimo lascito del
nazional-socialismo degli anni trenta di cui fu figlio e fattivo alleato.
Adolf Hitler dichiara che questo movimento"" - rappresenta in Medio Oriente
il nostro alleato naturale. Io ho deciso di accelerare lo sviluppo degli
avvenimenti nel Medio Oriente fornendo appoggio all'Iraq ""-
( Adolf Hitler 23 maggio 1941 ).
Saddam Hussein, dopo la sconfitta militare nel deserto del Kuwait ha
compreso che il panarabismo laico è finito ma da quella sconfitta è nata la
nuova strategia del suo partito: innestare il socialismo arabo nel
fondamentalismo islamico. Wafa fu la prima donna musulmana a farsi esplodere
il 27 gennaio del 2002: è l'inizio di una svolta epocale e terroristica.
Saddam dichiara: "Appoggiamo le operazioni dei martiri.Che Allah
perdoni i nostri martiri e mandi quelli da loro uccisi all'Inferno""
3)LA RELIGIONE DI BIN LADEN
Osama bin Laden, dal punto di vista teologico, segue una letteratura
apocalittica islamica condannata dai "conservatori" mussulmani
dell'Università al-Azhar del Cairo. Tra gli autori di questa apocalittica
modernista islamica figurano Da'ud e Abdallah.
Questi testi si ispirano non solo ai libri islamici ma alla letteratura
fondamentalista protestante e alla letteratura antisemita occidentale, con
riferimenti ossessivi al falso documento dei "Protocolli dei Savi di Sion".
Un altro riferimento dell'apocalittica modernista islamica di Bin Laden sono
le tesi esoteriche di quart'ordine che fanno riferimento a Nostradamus, agli
UFO, al triangolo delle Bermude.
La tesi di questi libri è che l'avvento
dell'Anti-Dio è il risultato di un complotto ebraico che ha come strumenti
gli Stati Uniti e il Vaticano.
In un'opera di Da'ud del 1997 si legge che il risveglio dell'Islam viene
impedito dal Vaticano che, d'intesa con il governo italiano, invia
sabotatori in terra islamica.
Satana e i suoi servi, tra cui figurano molti dirigenti arabi ( considerati
ebrei travestiti) verranno sconfitti dal Mahdi, il messia che unificherà gli
stati islamici e che sarà nello stesso tempo il nuovo Califfo. In questo
libro del 1997 fa impressione leggere che, dopo New York, sarà Roma
l'obbiettivo della collera islamica.
Le origini del movimento terrorista di Bin Laden risalgono alla guerra
afgana.
Quando l'URSS invade l'Afganistan, la Cina, l'Iran, gli USA aiutano la
resistenza Afgana. I servizi segreti Pakistani, a cui arrivano i
finanziamenti dell'Occidente, finanziano anche la brigata
internazionale degli arabi afgani ( guidata da Bin Laden ) che fa
parte dell'Islam radicale: gli islamici radicali, nati dall'incontro
dell'Islam con le ideologie occidentali, condurranno e vinceranno, poi, una
loro guerra personale contro gli islamici cosiddetti "conservatori".
Il Leader afgano "conservatore", Massud ( detto il Leone del Panshir ), dopo
aver combattuto i Russi invasori aveva iniziato la guerra contro i
"talebani".
Massud è morto assassinato da parte dei mussulmani radical-modernisti
proprio negli stessi giorni dell'attentato alle Torri Gemelle.
Pochi sanno che i veri vincitori, contro i comunisti invasori, erano stati
gli uomini guidati dall'alleanza Mujaheddin con a capo Massud.
Scacciare i sovietici costò dieci anni e un milione e mezzo di morti. Ma i
talebani non c'erano.
Il vero protagonista della lotta armata fu Massud e non Bin Laden presente
nella Brigata internazionale degli arabi afgani: Massud, anzi, aveva sempre
messo in guardia contro la Brigata internazionale.
Fu l'epica avanzata di Massud a vincere la guerra contro l'URSS.
I talebani afgani non combatterono affatto contro i sovietici ma si
prepararono soltanto per conquistare il paese dopo l' invasione. Il
conservatore e moderato Massud verrà eliminato proprio in quanto moderato
filo-americano e anti-arabo. Il sociologo Massimo Introvigne cita il libro
di Francoise Causse che informa sul ruolo dei servizi segreti francesi che
avrebbero contribuito all'eliminazione di Massud in quanto filoamericano e
antiarabo.
Bibliografia:
Massimo Introvigne, Osama bin Laden, Apocalisse sull'Occidente, Elledici,
Torino 2001
Massimo Introvigne, Terroristi: figli nostri?, Il Domenicale, 26 febbraio
2005, p.3
Francoise Causse, Quande la France préférait les talibans: Massoud in
memoriam, Les E's de Paris, 2004
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