LETTERA APERTA A TUTTI
Caro Abbiati,
ho ricevuto il n? 2 di Azienda Edicola e finalmente, a
distanza di tre anni dalla scadenza dell'Accordo Nazionale (durissimi per la
nostra categoria) leggo che sono iniziate le trattative con la FIEG per il
rinnovo.
Ancora oggi non riesco a capacitarmi del perche abbiamo aspettato questi tre
anni buoni buoni, zitti zitti, mentre l'aggressivita della nostra
controparte, assecondata dal governo, ha aggravato in modo notevole il
nostro lavoro e ridotto vistosamente i nostri utili aziendali.
Spero che qualche buon'anima, un giorno o l'altro, me lo spieghi
(possibilmente con parole semplici e non in politichese), perche altrimenti
continuera a mancarmi sempre un tassello importante.
Cosi come spero che qualcuno dia una spiegazione plausibile ai nostri
colleghi di Ancona, Macerata e Perugia, che da quasi cinque anni sono
costretti a vendere Il Messaggero ad un prezzo fluttuante da un minimo di
500 lire ad un massimo di 0,52 euro.
Veniamo ora all'apertura delle trattative sul rinnovo dell'accordo, anche se
l'intervista a Flauto, apparsa a pag. 8, ha del tutto smorzato il mio gia
flebile entusiasmo per il nostro futuro.
Se e vero quello che dice il buon Fulvio e inammissibile che si debba
perdere altro tempo perche le OOSS debbano ancora mettersi d'accordo. E se
non e vero quello che dice Flauto, perche non lo smentite sul giornale? Otto
anni dall'ultimo accordo (e quale accordo?) non sono stati sufficienti per
predisporre una nuova bozza di contratto?
Nel suo articolo, Mario Bertolini scrive che, per esigenze di spazio, non si
possono riprodurre i documenti che rappresentano le piattaforme
contrattuali, ma credo che - dopo otto anni - tutti i vostri associati, cosi
come gli associati SINAGI, abbiano il diritto di conoscere la piattaforma
contrattuale, e non solo con dichiarazioni di intenzioni molto generiche.
Flauto punta sullo sviluppo della rete di vendita, in qualita e non in
quantita, ma con la qualita non mangiamo e nemmeno con i certificati
anagrafici.
Non siamo, e non vogliamo fare, i dipendenti comunali.
O meglio, vorremmo avere la stessa retribuzione oraria di un semplice
commesso comunale, ma - come intuisco dalle premesse della piattaforma
contrattuale - ancora ci siamo ben lontani, perche promettere l'agibilita
della rete di vendita per 12 ore giornaliere per sei giorni alla settimana,
piu l'abituale turnazione domenicale, significa impegnarci ancora una volta
a fare 328 ore mensili di apertura, che divengono mediamente 428 ore d'
impegno, perche una medio/piccola edicola si avvale di 1,5 persone, e voglio
essere prudente, poiche le vostre stime parlano di 100.000 addetti, e quindi
2,5 persone per edicola.
Ora faccio una domanda semplicissima: quanto deve essere remunerato il
lavoro mensile di 428 ore, tenendo in considerazione che piu del 10% di
questo monte-ore viene svolto in giornate festive? Naturalmente, in questa
valutazione tenete presente che, per poter accedere alla nostra professione
abbiamo pagato 2/500 milioni per l'avviamento, e che, presumibilmente, dopo
la nuova legge , la circolare 3538/C, ed il prossimo accordo, nessuno ci
restituira piu, in quanto, come ci ricorda la FIEG, oltre 127.000 nuovi
punti-vendita sono pronti ai nastri di partenza.
Ti prego, Armando, per te - ssendo in Confcommercio - e facile, prova a
verificare la retribuzione oraria lorda di qualsiasi categoria, e
confrontala con il servizio che DEVE svolgere il giornalaio, e dimmi in
cifre e non con dichiarazioni d'intenzioni vaghe e generiche, come appare
dalla piattaforma presentata, come pensi che dovrebbe essere pagato il
lavoro che ci viene richiesto di 428 ore mensili?
Voglio ricordarti che oggi, 2002, le donne delle pulizie percepiscono una
retribuzione di ? 15.000 orarie nette, mentre la media delle retribuzioni
lorde orarie dei giornalai di una provincia ricca come la mia, Reggio
Emilia, e di ? 6.000, considerando semplicemente una persona occupata per
edicola.
Come pensi in cifre, e non come sempre a parole, di riuscire a coprire il
gap che ci separa dalla retribuzione tanto ambita delle donne delle pulizie?
La FIEG dice di aver raggiunto "la consapevolezza che i punti non esclusivi
non sono certo in grado di offrire la stessa professionalita nell'attivita
di vendita che contraddistingue i rivenditori esclusivi", ma poi - quando si
passa al capitolo di come remunerare questa decantata professionalita - non
riesce a dire altro che di "eliminare l'imputazione di compensi a titolo di
sovrasconto natalizio, in quanto istituto che mal si concilia con la natura
giuridica imprenditoriale (!!!) propria delle rivendite della stampa".
Pensi di recuperare il gap che ci separa dalle ? 15.000 nette orarie
portando in edicola la free-press e con l'emissione dei certificati
anagrafici che ci costringerebbero - oltre ad un aumento di costi - ad un
aggravio di personale?
Mi piacerebbe tanto vedere un business plan in cifre, e non solo a parole,
di come vedi il lavoro del giornalaio con impegni di personale e relative
entrate.
Si continua a mantenere inalterata, o quasi, la struttura portante dell'
accordo firmato nel 1950, con gli stessi impegni d'orario, di festivita, di
ferie con la medesima retribuzione percentuale dimenticandoci che i bilanci
si fanno non piu con la vendita, ma con la pubblicita che assorbe i maggiori
costi di inserti, cut price, banded eccetera.
Prova a mettere a confronto il bilancio del 1950 e del 2001 di qualsiasi
editore e ti balzera all'occhio netta la differenza.
Cosi come ti invito a confrontare il bilancio di una edicola del 1950 e del
2001.
Ma sono stati gli ultimi 5 anni a scavare un solco molto profondo tra
prestazioni richieste e retribuzioni offerte.
Oltre 6.000 referenze, aggravate da milioni di inserti, che per fortuna sono
nettamente diminuiti dopo l'11 settembre grazie alla gelata della raccolta
pubblicitaria, hanno notevolmente appesantito il nostro lavoro e non quello
degli sperimentali perche per loro l'art. 21 della Costituzione che sancisce
la parita di trattamento piu volte richiamato non esiste.
Il piacere di avere referenze quasi invendibili come per esempio i
quotidianil'Avanti, l'Osservatore Romano, MF, Italia Oggi, Erasmo, .Com,
Secolo d'Italia, Sport e Scommesse, Cavalli e Corse, Avvenire e Liberazione
viene riservata solo a noi esclusivi, mentre il Corriere, Repubblica e la
Gazzetta dello Sport fanno bella mostra sui banchi dei supermercati. E'
questa parita di trattamento?
Noto con piacere che gli imbustati, le raccolte ecc. verranno trattate
economicamente in modo diverso ma concretamente non migliorera di molto il
reddito degli edicolanti perche oramai tutti noi abbiamo trovato strade
alternative a percentuali diverse. Se posso fare un paragone e come se
diminuissero i costi delle pastiglie dei freni del 50%. Non credo siano
sufficienti a diminuire sensibilmente i costi di esercizio delle nostre
auto.
Per migliorare la nostra redditivita e quindi la competitivita sul mercato
dobbiamo migliorare la redditivita sul nostro core-business e quindi dalla
vendita dei quotidiani, dei settimanali, dei mensili e delle enciclopedie.
Solo diminuendo gli impegni che quotidianamente ci attanagliano e aumentando
la redditivita potremo avere piu tempo e risorse per pensare ad investire e
diversificare in nuovi business (computer, schede telefoniche, enalotto,
libri, multimedialita ecc.).
Cambiare il nostro chiosco deve essere una cosa naturale derivante dalle
nostre risorse.
Non vogliamo e non possiamo accettare l'elemosina che ci offre la FIEG.
Anche perche questo ci legherebbe con non so quali altri impegni e obblighi.
Gli strilloni vengono remunerati con 700 ? a copia, gli abbonati vengono
gratificati con sconti oltre il 70%, compiegare gli inserti ha per noi un
costo del lavoro di 200 ? a copia: perche non puntiamo a queste cifre e
queste percentuali?
Oramai e evidente che e importante la diffusione e non tanto la vendita.
Lo notiamo dal progressivo slittamento all'indietro dei prezzi, dai sempre
piu numerosi banded e cut-price e dalla stessa esplosione della free-press
che in poco piu di un anno supera gia i 2 milioni di copie diffuse
quotidianamente.
Lo noteremo ancora meglio tra qualche mese quando, una volta finita la fase
di contrazione attualmente in atto del mercato pubblicitario, lo stesso
riesplodera in tutte le sue forme e mezzi.
E' sufficiente saper leggere i numeri per capirlo: nel 1990 venivano venduti
7.000.000 di copie di quotidiani da 28.000 punti vendita esclusivi. Oggi
vengono vendute circa 4.000.000 di copie in 50.000 punti vendita, poi un'
altra quota di circa 2.000.000 di copie viene da abbonamenti, copie regalate
in Sud America, Canada, Australia ecc., copie regalate a banche, FFSS,
ditte, strillonaggio,"oresette". In piu abbiamo altre 2.000.000 di copie
regalate come free-press.
Il nostro reddito dipende dalle 4.000.000 di copie spalmate in un numero
raddoppiato di punti vendita. Il risultato negativo mi sembra evidente.
Scrivo queste note dal 25 aprile al 1? maggio grazie al tempo concessomi
dalla clientela che in numero molto rilevante ha goduto del ponte di una
settimana, mentre, come tutti i giornalai, ho dovuto garantire il servizio.
Il lato positivo e che file o code in autostrada non vedono mai coinvolti
noi giornalai.
Anche Dio al settimo giorno si riposo. I giornalai nel 2002 non hanno questo
diritto.
Ci sono tante categorie di lavoratori che per la natura del lavoro stesso
assicurano il loro servizio anche nelle giornate festive: polizia,
carabinieri, vigili, benzinai ecc., ma tutti godono di riposi compensativi
durante la settimana. Noi giornalai no. Gli stessi giornalisti lavorano 5
giorni alla settimana. Ma quello che e piu sorprendente e che non e la
controparte (FIEG) a negare questo sacrosanto diritto, ma sono le nostre
OOSS a non chiederlo. Capisco che non sia un problema che riguardi Voi,
dirigenti sindacali, ma ti chiedo dov'eri e cosa facevi alle 4,30 di mattina
quando suonava la mia sveglia i giorni 25,26,27,28,29,30 aprile e oggi 1?
maggio?
Non parliamo poi di ferie perche dal 2000 anche i detenuti hanno diritto
alle ferie, ma i giornalai no! Usufruiscono del miserabile benefit di 17
giorni meno del 30% della categoria perche il rimanente 70% non ha i mezzi
per poter godere di tale beneficio e chi li ha e talmente terrorizzato dal
trauma del lavoro massacrante che ci attende al rientro che preferisce non
farle.
Come mai nonostante l'informatizzazione imperante di tutti gli editori, di
tutte le agenzie di distribuzione e di alcune edicole non riusciamo ad
evitare il trauma del rientro dalle ferie?
Oggi 1? maggio leggo un articolo di Claudio Plazzotta su Italia Oggi (pag.
23) che mi rende felice: con sentenza in appello la piccola SPREA Editori
(Argos, Il mio cane, Il gatto, Il mio acquario, Il fotografo, Professione
Camionista) 5 milioni di euro di fatturato, ha ottenuto dal tribunale civile
di Milano il divieto di cut-price ovvero di vendite sottocosto nel settore
editoriale. D'ora in poi, cioe, sara possibile utilizzare il precedente
giurisprudenziale per mettere in discussione tutte quelle pratiche di taglio
del prezzo, per il lancio di un nuovo periodico o per spiazzare la
concorrenza, che big editoriali usano sempre piu spesso.
Per la prima volta un tribunale stabilisce che non e vero che gli editori
possono fare quello che vogliono a piacimento e senza regole. I grandi non
possono distruggere la concorrenza dei piccoli con pratiche scorrette. Le
vendite sottocosto sono vietate (vedi n? 1 e 2 delle enciclopedie) come
peraltro gli abbinamenti.
Solo che e necessario che qualcuno sporga denuncia.
Cosa che le OOSS non osano fare. Deve agire il singolo giornalaio?
Se non c'e sensibilita ai veri problemi dei giornalai sicuramente possiamo
parlare di incapacita nel tutelare la categoria da tutto quello che gli
editori ci hanno fatto vendere in questi ultimi anni.
Come le possiamo chiamare, se non un chiaro caso di dumping, le 2.500.000
copie settimanali di magazine allegati a quotidiani (Io donna, Venerdi,
Donna, Sette, Specchio, Spotweek) che per qualita di carta e stampa e
quantita di pagine (2/400 con punte di 600) vendute con sovrapprezzo di soli
0,25 euro ed un aggio di soli 0,05 euro compreso il compiegamento per il
giornalaio?
Credo che tali magazine per qualita e quantita possono essere paragonati non
a semplici settimanali, ma addirittura a mensili tipo Elle o Marie Claire
che ci danno un aggio di 0,675792 euro e quindi superiore del 99,86%.
Per fare qualche numero, ti ricordo che Io Donna, nel 2001, ha raccolto
138,741 miliardi in pubblicita diffondendo in media 539.148 copie, e quindi
ogni copia che abbiamo venduto ha portato 5.150 lire in tasca alla Rizzoli,
cosi come D-La Repubblica delle donne ha raccolto 118,023 miliardi con una
diffusione media di 449.130 copie, che corrispondono ad un incasso di sola
pubblicita di 5.255 lire per ogni copia venduta. Leggendo questi dati.
Riusciamo a capire che il prezzo di vendita diviene un optional, cosi come l
'aggio riconosciuto al giornalaio, che pero, a differenza degli editori,
vive di quello.
E che dire del paragone di Autosupermarket con Vendo e Compro di
Quattroruote? Due prodotti esattamente uguali per qualita e quantita, con la
sola differenza di prezzo, e quindi di aggio del 67,75%? E' su queste cose
che si gioca la partita della sopravvivenza della nostra categoria.
La differenza di aggio sulle riviste riciclate o sulle buste di palloncini
sono sicuramente una buona cosa, cosi come riportare le condizioni
contrattuali al vero contratto estimatorio. Ma la vera partita si gioca
sugli oneri da addossare ai punti-vendita alternativi (vera parita di
trattamento, con l'obbligo di tenere tutte le referenze della tipologia
prescelta, e quindi notevole appesantimento del costo del lavoro) e sulla
giusta remunerazione da garantire alla rete di vendita, in base all'
agibilita garantita. Tante ore corrispondono a tanto compenso.
Per le vendite editoriali sottocosto, puoi rivolgerti allo studio legale
Limonati e Jaeger, mentre ti sarei grato se mi inviassi tutti gli indirizzi
e-mail di dirigenti sindacali e giornalai a tua disposizione, per poter
incrementare lo scambio di opinioni. Siamo nell'era di Internet, e credo sia
giusto sfruttarlo. Spero di ricevere via e-mail una tua risposta, e ti invio
i miei piu cordiali saluti.
Paolo Protti, giornalaio Reggio Emilia
e-mail: jacopo...@libero.it, oppure: jacodo...@libero.it, oppure:
ashu...@libero.it
p.s.: siamo alla vigilia di un nuovo accordo, che ritengo decisivo per la
sopravvivenza della nostra categoria. Ogni giorno, dall'inizio delle vendite
sottocosto di prodotti editoriali, e dall'inizio della sperimentazione,
muore un'edicola tradizionale, ma nessuno ne parla. L'unico sciopero che ha
coinvolto la nostra categoria e stato quello del mese scorso riguardante l'
articolo 18. Credo sia giunto il momento di far conoscere il nostro disagio
ai nostri dirigenti sindacali, perche - quando si siederanno al tavolo delle
trattative - abbiano altre idee da mettere in campo. Se vuoi rispondere a
questa lettera te ne sono grato in anticipo, ma quello che ti chiedo e di
far conoscere velocemente la tua opinione e quella dei giornalai a te
vicino ad Anselmi ed Abbiati, perche solo in questo modo riusciremo a dare
loro la forza per perorare un giusto compenso al nostro duro lavoro.
Grazie e buon lavoro.
Paolo.