Premetto che non ho niente contro il CVC, anzi, la ritengo una struttura che
ha fatto solo del bene alla vela, soprattutto negli anni in cui questo sport
non era di moda.
Vorrei però sentire le vostre opinioni sulla scuola in questione.
Io personalmente ho avuto in barca, o come allievi di Patente, decine di
'Caprerini', che avevano fatto da uno a 3 livelli di Deriva o Cabinato.
Tutti, indifferentemente, mi hanno parlato della scuola come di un periodo
bellissimo, divertente, con gente simpatica ed appassionata. E su questo non
ho dubbi.
Quello che contesto è legato ad altre cose che mi hanno detto, del tipo "Io
finchè non avrò fatto il livello xyz del CVC, di andare in barca con altra
gente non ci penso neppure. E' da pazzi!"
Siccome questa frase, o altre molto simili, me le hanno dette un buon 40-50%
dei Caprerini, mi è sorto il dubbio che il CVC stia attuando una politica,
giusta commercialmente ma discutibile sportivamente, del tenersi legato il
cliente inculcandogli timori e paure probabilmente esagerate.
Oltre a questo, ho dovuto mio malgrado constatare che questi ragazzi, pur
appassionati e volenterosi, avevano già fatto due o tre livelli, senza
essere andati in barca altro che a Caprera.
E purtroppo la loro competenza era spesso abbastanza scarsa.
Mi viene in mente quando ho fatto il corso Padi per immergermi: terminato il
primo livello, senza che avessi ancora fatto una sola immersione oltre
all'esame, mi hanno tampinato, inutilmente, per farmi fare i livelli
successivi. Alcuni miei amici, ingasati dall'istruttore, sono diventati
assistenti istruttori in pochi mesi, avendo alle spalle non più di una
ventina di immersioni, in pratica quelle dei vari esami. In diverse
immersioni in compagnia, mi sono trovato (io, 'povero' ADV) a dover spiegare
a diversi 'Divemaster' delle cose per me elementari, o a dover aiutare a
preparare l'attrezzatura.
In sostanza, ho l'impressione che le nuove leve del CVC ricevano una
preparazione medio-bassa, che crea in loro entusiasmo, ma anche la
sensazione di aver ancora bisogno di tornare a Caprera, altrimenti il mare è
off-limits.
Opinioni??
Ciao
Alberto
PS: So che adesso risponderanno tutti i Caprerini del NG, con cose del tipo
"io dopo il corso sono andato in barca coi miei amici...", ma mi piacerebbe
avere un'opinione NON tanto sulle proprie esperienze personali (che leggo
comunque sempre MOLTO volentieri), quanto su cosa ne pensiate sui miei
dubbi.
il problema è che diventano istruttori, sia x la vela che
sott'acqua... semplicemente pagando...
ho cominciato a frequentare una scuola sub (FIPS) nel 81/82 la subacquaea
allora non era di moda. Ho impiegato oltre 6 anni tra passaggi di grado e
centinaia di immersioni prima di diventare a mia volta istruttore. Posso
garantire che una volta arrivato al grado di istruttore non mi sono fermato
e non ho mai fatto di questa mia passione una attività economica. Da almeno
un lustro però non partecipo più ai programmi federali di insegnamento
proprio perché ho trovato in questo, solo business. Infatti sono nati corsi
brevi, senza preparazione e "invenzione" di nuovi brevetti (grotta, fotosub,
archeosub, I°A, I°B; II° ecc.) solo per spillare denari ai corsisti. Tra le
cose da insegnare c'erano i limiti che potevano essere superati solo con il
conseguimento del brevetto superiore.Quindi sono nate una infinità di scuole
che proliferano solo sull'insegnamento e non sulla passione e
frequentazione.
Quando, sono stato sui banchi di scuola, invece, i limiti non erano imposti
solo dal pezzo di plastica che ti veniva rilasciato, ma era un limite che ti
si plasmava attorno in base a quante ore d'acqua avevi "addosso" e si
cercava di andare in acqua (e portare anche i meno esperti con i limito
dovuti) anche in condizioni avverse (freddo, torbido, notte, grotta,
ghiaccio, lago, fiumi con corrente). Questo ti insegna ad ascoltare i
segnali di tutto quello che ti circonda e del tuo fisico sempre con umiltà
perché l'anello debole della catena è l'uomo.
Proprio come nella vela.
Non conosco il CVC ma in ogni caso un buon corso vale oro; solo che non puoi
trascorrere la vita basandoti solo sulla teoria.
Una buona scuola deve insegnare ad avvicinare le nuove cose con umiltà e con
passione e fornire quei rudimenti di base per limitare i danni che
immancabilmente all'inizio si combinano.
Insomma la scuola, tutte le scuole, dovrebbero insegnare ad imparare.
Ciao a tutti.
Enrico
Bye
anch'io li trovo un bel pň fanatici...sopratutto pieni di dogmi, e di paure.
E mi chiedo se faccia bene, anche poco, per chč a sentirli parlare molti si
spaventano, e non si avvicinano neanche alla vela. E la paura, che č diversa
dal giusto timore, paralizza la mente.
In piů, trovo non abbiano autonomia, e non capiscano davvero cosa fanno ma
imparino meticolosamente le sequenze di operazioni.
E qui, avendo tempo, si potrebbe parlare per ore di insegnamento, timore,
coraggio, incoscienza...
Non voglio poi entrare in questi assurdi sistemi gerarchici con "assistenti
istruttori" e cazzate varie.. anche l'ammissione al corso istruttori fiv non
č serissima, ma almeno il circolo che invia i candidati dovrebbe avere una
coscienza, e le cose che vengono insegnate sono tante, dal pallossissimo
corso CAS-CONI, a come gestire i genitori degli allievi ;-))
--
Nat
Ciao.
Ti confermo che, da esperienza personale (io non ho fatto Caprera) tutti i
Caprerini che ho incontrato, freschi o meno, avevano un concetto
dell'andare a vela assurdo, quanto lontano da quella che personalmente
considero la vela.
Caprera essenzialmente č una vacanza con un po' di caserma, bella, ma non
certo per voler uscire velista esemplare.
Ma per imparare ad andare in barca veramente e regatare... mille miglia la
distanza.
--
Ciao
Al
Buon Vento
Enrico
> Vorrei però sentire le vostre opinioni sulla scuola in questione.
Premesso che per scelta personale non ho mai voluto appartenere a club,
scuole, associazioni e simili posso sintetizzare la mia esperienza indiretta
con istruttori/rappresentanti di + o - rinomate organizzazioni sportive,
lavorative, sociali e scolastiche:
ho sempre potuto ricondurre tutte queste persone due sole distinte categorie
- quelli che lo fanno con passione (e per denaro);
- quelli che lo fanno per pavoneggiarsi (e per denaro).
Circolo tennistico, scuola sci, corso di enduro, rotary, 118, protezione
civile .... sempre e comunque solo due categorie di persone.
Solo che i primi vivono il loro ruolo di istruttori (o trasmettitori di
conoscenza) sia nell'associazione, sia nella vita quotidiana mentre i
secondi sono maestri (a volte incompetenti) solo nel piccolo mondo della
loro associazione.
Con questa premessa, credo che i dubbi da te sollevati siano riconducibili
principalmente al singolo individuo piu' che all'associazione; ovviamente
piu' e' prestigiosa la tal associazione, piu' elevata e' la probabilita' di
incontrare un ''pompato''.
In tutto questo l'allievo, attratto dal blasone dell'associazione, deve solo
sperare di capitare sotto l'istruttore ''giusto'' per avere speranza di
imparare qualcosa di utile o meglio, come scriveva qualcuno in questo
trhead, per aver speranza di imparare ad imparare nel settore specifico.
E se l'allievo alle prime esperienze non e' accorto, rischia di partire con
una impostazione ed uno spirito sbagliato.
Credo che in campo nautico la situazione sia la stessa, indipendentemente da
CVC, FIV o altre.
Questo parto quasi filosofico ha messo seriamente in crisi il mio
mononeurone quindi,
Buon Vento a tutti :-)
WolfOne
Ho appreso i primi rudimenti della vela ( mai neppure montato in barca,
prima) a Caprera nel 1985..allora il punto di riferimento era rigorosamente
la scuola dei Glenans ( consigliavano pure di comprare il manuale..). Le
barche erano di legno ( Caravelle e Vaurien per i l primo corso , Nonche' un
pericolosissimo lancione di 10 metri ex a remi ( credo residuato del
Palinuro..) e trasformato a vela ( o ritrasformato) con due vele auriche e
niente zavorra ne deriva...si usciva anche con piu' di 20 nodi di vento un
paio di volte ha corso il rischio di scuffiare con 8 persone a bordo...E'
vero la rigidità tipo caserma era probabilmente esagerata ( ed anche
mitizzata); lo scopo , dicevano, era di imparare che su una barca in
navigazione di altura la deprivazione del sonno e la fatica sono una cosa
naturale; Il secondo corso, itinerante copn i Mosquetaire ed i Meteor,
sempre di legno, ci ha finalmente insegnato ( sulla nostra pelle ) i
rudimenti della vela " cabinata", l'istruttore non era presente su tutte le
barche quindi pur navigando in flottiglia ne abbiamo combinate di tutti i
colori; Le barche erano addirittura primordiali ( niente manovelle dei winch
ad esempio si cazzavano tutte le manovre correnti a mano); anche allora
ritenevamo questa concezione della vela arcaica e superata, dato che ci
saremmo poi trovati su Laser , First, Gibsea o chissa quali barche ma
comunque di plastica e con scafo "tondo" ( si imparava a sfruttare le
caratteristiche degli scafi a spigolo per virare e navigare sui bordi senza
timone, etc..); i principi della sicurezza erano assai considerati
infinite prese di uomo a mare, infinite prese di gavitello ed accosti in
banchina a vela); ho verificato che gli istruttori pur seguendo una rigida
gerarchia interna avevano competenze e qualità veliche completamente diverse
ed indipendenti dall'età o dal valore " gerarchico", Al terzo corso si
andava sui Comet 9,10, finalmente una barca normale, e si girovagava fino a
Calvi o Porto Vecchio; Si facevano le prime esperienze di navigazione
notturna, di calcolo stimato della rotta, di rilevamento, etc. in pratica
quasi tutto il programma per la patente oltre le sei miglia.Ho assistito
anche ad errori ( col senno di poi) clamorosi, in particolare una
terrificante notte, nel 1987 A Maddalena Porto con Maestrale di 40 nodi,
dove abbiamo rischiato di affondare un paio dei comet 9,10 della scuola e
magari qualche altro malcapitato...Anche allora gli scemi ( ce ne sono
sempre..) si sentivano chissacchi per il fatto di essere Caprerini.. noi
comuni mortali no.. ci sentivamo solo gente che aveva un sacco di cose
ancora da imparare .
Il meccanismo di selezione degli istruttori ( tutti volontari e non
remunerati, ai tempi, credo che sia ancora cosi) era basato sulle conoscenze
veliche solo in parte, prevalendo su queste la capacità di fare gruppo e le
qualità di leader vere o presunte...Il mare era meraviglioso, il vento
tanto, caprera era off limits per tutti fuori che per noi, ci siamo
divertiti molto.
Infine l'atteggiamento della scuola: era senza dubbio quello di renderci
indipendenti ed autonomi nelle scelte; l'istruttore interveniva solo in caso
di baggianate clamorose e non prendeva mai il timone..lo scopo dichiarato e
ribadito era quello di formare persone in grado di navigare in autonomia nei
tre corsi previsti. Il quarto corso era destinato alla navigazione d'altura
e serviva a coloro che volevano farsi l'atlantico...dopo qualche anno
semifallimentare è stato abolito. A quei tempi ( solo a quei tempi?) di
Italiani navigatori ce ne erano pochi...
Alcuni episodi restano indimenticabili: come quando, durante la nostra
miniregata giornaliera di ritorno a Caprera, a S di S.stefano incrociammo
con il Mosquetaire ( 6,5 metri di barchetta rossa) con diritto di rotta
Azzurra 2 in allenamento, loro ci dettero acqua, (sic!) cercando
contemporaneamente di fare un peeling con lo SPI, col risultato di tirare su
il secondo Spi per una Bugna: Enorme caramellona! Mi ricordo ancora i
sinistri sgricchiolii dell'albero, i moccoli in Monfalconese stretto di
Pelaschier e gli accidenti di Cino Ricci.. ( C'era ancora a bordo, poi se ne
sarebbe sbarcato per sempre). Concludo dicendo che una scuola , buona o
cattiva, non basta mai a cambiare un carattere, quello uno se lo porta
dietro. I presuntuosi Caprerini, sarebbero stati presuntuosi comunque, anche
se bisogna ammettere che a quei tempi Caprera forniva istruttori edi
ispirava i metodi a tutte le altre scuole Italiane, quindi un po di sicumera
sicuramente aleggiava; poi sono arrivati nuove barche, nuove persone, nuovi
metodi, nuove basi.. insomma i tempi cambiano ed ora probabilmente la scuola
vive un po troppo sulla gloria..probabilmente i vecchi metodi non funzionano
piu' bene con le nuove barche e probabilmente Il CVC ha imparato a fare i
conti trasformandosi piu' nettamente da fondazione senza scopi di lucro in
impresa commerciale, non avendo pero' il coraggio di dichiararlo
apertamente...Resta il fatto che la posizione Geografica della scuola e' a
tutt'oggi insuperabile e l'esperienza che alla fine resta e' quella del mare
totale. Del resto n'nso'....
Pietro
Neanch'io ho frequentato il CVC ma nelle pagine del loro sito si legge
che il corso prevede otto ore di vela al giorno (sic). Perchè dunque
alludi al fatto che al CVC si insegna solo teoria?
> Una buona scuola deve insegnare ad avvicinare le nuove cose con
> umiltà e con passione e fornire quei rudimenti di base per limitare
i
> danni che immancabilmente all'inizio si combinano.
Intendi dire che al CVC non ammettono che un allievo possa commettere
errori?
Leggendo le loro pagine sembra che l'umiltà, il buon carattere e la
sicurezza in mare siano gli elementi cruciali in ogni loro corso. Va
be'... tra il dire il fare c'è di mezzo (appunto) il mare :-)
> Insomma la scuola, tutte le scuole, dovrebbero insegnare ad
imparare.
Parole sante!
> Ciao a tutti.
Paolo
Ciao Claudio
P.S.- Il cliché del marinaio duro e puro risale a qualche anno fa. Oggi non
e più cosi, ne potrebbe esserlo.-
Enrico Mizar <enfa...@libero.it> wrote in message
aa3sqg$c30$1...@lacerta.tiscalinet.it...
il mio è un discorso generale che si basa sulle affermazioni di Aberto V che
sembrano confermare la tendenza di alcune scuole, non solo nautiche, di
trasmettere tanta teoria (meno costosa) e mettere in secondo piano la
pratica (più costosa e difficile da portare avanti), L'allievo di quasiasi
disciplina deve essere messo in condizioni mentali e fisiche di poter
sbagliare da solo, altrimenti dovrà camminare sempre "con il girello".
> Neanch'io ho frequentato il CVC ma nelle pagine del loro sito si legge
> che il corso prevede otto ore di vela al giorno (sic). Perchè dunque
> alludi al fatto che al CVC si insegna solo teoria?
>
non lo ho affermato e non ho elementi per farlo eppoi non è questione di
quanta teoria o pratica si fa ma di quanto l'istruttore riesce a trasmettere
e su questo nessun sito, nessun catalogo, nessuna pubblicità potrà dare
misure reali.
Ciao a tutti.
Enrico
> P.S.- Il cliché del marinaio duro e puro risale a qualche anno fa. Oggi
non
> e piů cosi, ne potrebbe esserlo.-
Dici ? Chiedilo a quelli della VolvoOceanCup durante la rotta a sud...
Se non sei duro e puro non sopravvivi...
Per il resto Caprera č un ottima vacanza ma certo non ti consente di
attraversare i mari con sicurezza, senza corsi od esperiensze sucessive
importanti.
--
Ciao
Al
sono caprerino, convinto e tenace sostenitore della scuola, ma anche socio
lega navale, che ho frequentato per prendere la patente. per questo non
conosco solo la realtà di caprera. detto questo vorrei commentare alcuni
passi del tuo pensiero.
> Quello che contesto è legato ad altre cose che mi hanno detto, del tipo
"Io
> finchè non avrò fatto il livello xyz del CVC, di andare in barca con altra
> gente non ci penso neppure. E' da pazzi!"
questa frase l'ho pronunciata anche io a mio tempo, quando ero all'inizio.
i miei istruttori sono stati i primi a dire "vai tranquillo..naviga e fatti
le tue esperienze." e questo dopo poco. senza spillarmi quattrini con il
terrore psicologico (tipo vanna marchi).
> Siccome questa frase, o altre molto simili, me le hanno dette un buon
40-50%
> dei Caprerini, mi è sorto il dubbio che il CVC stia attuando una politica,
> giusta commercialmente ma discutibile sportivamente, del tenersi legato il
> cliente inculcandogli timori e paure probabilmente esagerate.
attenzione. caprera di commerciale ha molto poco. gli istruttori non sono
pagati.
diverse persone sono state allontanate da caprera alla fine del corso,
perche' non adatte al tipo di scuola (avrebbero potuto dire "se ti fai
ancora due o tre corsi diventi bravo").
credo che su questo aspetto ti sbagli di grosso.
potrebbe forse essere che gli allievi sono spaventati dalle cose "estreme"
che fa a caprera, sotto la guida dell'istruttore. per esempio: una presa di
banchina a vela con il dheler 25 con 20 nodi di vento e altri 6 dehler che
cercano di prendere contemporaneamente la stessa banchina un po' agita
l'allievo, se pensa che potrà capitare di farle senza istruttore. in relatà
non capiterà mai nella vita.
> E purtroppo la loro competenza era spesso abbastanza scarsa.
non fare di tutta l'erba un fascio.
il poco che so me lo hanno insegnato a caprera (e in parte anche alla lega),
ma non credo di essere scarsino...e neanche i miei compagni di corso.
> In sostanza, ho l'impressione che le nuove leve del CVC ricevano una
> preparazione medio-bassa, che crea in loro entusiasmo, ma anche la
> sensazione di aver ancora bisogno di tornare a Caprera, altrimenti il mare
è
> off-limits.
sbagliatissimo.
la preparazione dei caprerini è fondamentalmente pratica. la teoria si fa la
mattina presto in mezzo ai cespugli e ai maiali selvatici di porto palma,
tra sbadigli e appisolamenti. alle 9.30 si è già in barca, e si sbarca alle
18. la teoria la impari alla lega navale, prima di fare la patente.
gli istruttori di caprera sono molto preparati.
sono contento di questo scambio di opinioni e di poterti dire la mia.
saluti.
alex
> Neanch'io ho frequentato il CVC ma nelle pagine del loro sito si legge
> che il corso prevede otto ore di vela al giorno (sic). Perchè dunque
> alludi al fatto che al CVC si insegna solo teoria?
non è vero.
le miei esperienze mi dicono che si fà praticamente solo pratica.
massimo 2 ore al giorno di teoria e 9 ore al giorno di mare.
> Intendi dire che al CVC non ammettono che un allievo possa commettere
> errori?
sbagliato.
l'allievo che sbaglia viene quasi premiato. mi ricordo che alla fine di un
corso hanno dato un cestello pieno di "cazzate" a quello che ne aveva fatte
di piu'.
comunque gli errori sono sempre ben accetti alla fine della giornata, quando
si discutono tutti insieme.
> Leggendo le loro pagine sembra che l'umiltà, il buon carattere e la
> sicurezza in mare siano gli elementi cruciali in ogni loro corso. Va
> be'... tra il dire il fare c'è di mezzo (appunto) il mare :-)
in questo caso non c'e' di mezzo niente.
credimi! l'Umiltà del capoturno l'ho vissuta nell'ultimo corso che ho fatto.
si parlava di fini regolazioni delle vele e il capoturno alla fine è
sbottato dicendo: "ragazzi...per andare in barca non servono tutte queste
cose. basta uno scafo, una vela a prua e una randa."
la sicurezza è ai massimi livelli.
il buon carattere e l'amicizia la respiri.
saluti.
alex
esageri.
hai conosciuto i "peggiori", che per caso sono passati da caprera.
saluti.
alex
"Alberto V" <vaccariTO...@hotmail.com> ha scritto nel messaggio
news:aa3ibe$8ev$1...@newsreader.mailgate.org...
> In sostanza, ho l'impressione che le nuove leve del CVC ricevano una
> preparazione medio-bassa, che crea in loro entusiasmo, ma anche la
> sensazione di aver ancora bisogno di tornare a Caprera, altrimenti il mare
è
> off-limits.
Frequentare una scuola di vela (non solo Caprera) e' anche un modo per
trovare da navigare in compagnia senza assumersi troppe responsabilta'. Io
sono stata Caprerina ennanta anni fa e non ti so dire che ambiente ci sia
oggi, ma frequento un'altra scuola come simpatizzante laterale ;-) e vedo
che molti tornano volentieri a fare corsi didattici perche' non hanno la
barca e/o la compagnia e perche' e' piu' divertente e meno impegnativo.
Probabilmente questo e' dovuto all'allargamento della *base*: quando ho
cominciato io se volevi noleggiare una barca dovevi andare in Francia
perche' qui non ce n'erano ma noi eravamo talmente assatanati che facevamo
qualsiasi sacrificio pur di navigare. Ho avuto la prima barca a 22 anni
(un'Alpa S), quando mi sono sposata invece dei mobili ho comprato un
catamarano (ma di lamellare di mogano!) e i miei bambini li ho portati in
crociera su Fun...
Gli assatanati ci sono anche oggi, e sono piu' o meno lo stesso numero di
allora, pero' molto maggiore e' la quantita' di tiepidini che vanno
volentieri in barca ogni tanto ma senza farne una malattia. Per loro trovare
una organizzazione che li fa divertire con la scusa di imparare va
benissimo, e fa niente se da una volta all'altra passa tanto tempo che si
dimenticano tutto, tanto c'e' l'istruttore e per tre giorni saranno solo
virate e strambate per ripassare.
Poi tornati a casa si sentono molto fighi e dicono: "io faccio vela" :-D
Non credo sia colpa di Caprera.
Ciao
bianca
Parlavo del cliché, non delle palle fumanti, quelle ci voglione sempre :-)
>
> Per il resto Caprera è un ottima vacanza ma certo non ti consente di
> attraversare i mari con sicurezza, senza corsi od esperiensze sucessive
> importanti.
Dici? Non sono d'accordo. E' pacifico che non si finisce mai d'imparare, ma
se hai la posibilità di mettere in pratica da subito l'esperienza maturata
al cvc, magari grazie al fatto di possedere una barchetta (anche piccola
piccola) e di essere giustamente assatanato dalla vogla di navigare (come
dice giustamete Bianca) guarda che corsi come l'intinerante o l'altura sono
tosti e ritengo completi. Si naviga anche per più giornate organizzando i
turni, pianificando la rotta e gestendo le informazioni meteo, vedi tu.....
Ciao Claudio
--
>
>
> Ciao
>
> Al
>
>
>
>
>
Qui sono d'accordo con Claudio, ma con un distinguo.
E' vero che un buon corso è indispensabile.
E' anche vero, e nessuno lo nega, che dopo il corso ci voglia la pratica.
E qui casca l'asino: molti Caprerini vengono indotti, per ovvie e
comprensibili ragioni di marketing, a andare in mare SOLO con il CVC. Le
motivazioni che adducono i caprerini, quando rifiutano l'invito a fare un
week-end, sono di due tipi:
1) Io vado a vela seriamente, non vengo con il vostro Bavaria con il boiler
dell'acqua calda.
2) Non sono ancora al livello xyz, per cui senza un istruttore di Caprera
non esco.
Se queste cose me le avessero dette un paio di ragazzi, fra le decine di
caprerini che conosco, sarebbero statisticamente irrilevanti. Quando invece,
come dicevo nel post che ha aperto il thread, questa cosa te la dice il
40-50% degli ex allievi CVC, ti sorge il dubbio che ci sia qualcosa di
strano.....
Ciao
Alberto
>Quello che contesto è legato ad altre cose che mi hanno detto, del tipo "Io
>finchè non avrò fatto il livello xyz del CVC, di andare in barca con altra
>gente non ci penso neppure. E' da pazzi!"
>Siccome questa frase, o altre molto simili, me le hanno dette un buon 40-50%
>dei Caprerini, mi è sorto il dubbio che il CVC stia attuando una politica,
>giusta commercialmente ma discutibile sportivamente, del tenersi legato il
>cliente inculcandogli timori e paure probabilmente esagerate.
Boh. Il CVC avra' mille difetti, ma una cosa e' certa: incoraggia ad
andare in barca il piu' possibile ed ovunque.
>Oltre a questo, ho dovuto mio malgrado constatare che questi ragazzi, pur
>appassionati e volenterosi, avevano già fatto due o tre livelli, senza
>essere andati in barca altro che a Caprera.
>E purtroppo la loro competenza era spesso abbastanza scarsa.
Chiaro che se hanno fatto due o tre corsi di sei - dodici giorni e
nient'altro in due o tre anni non possono essere bravi come chi si
allena per tre anni in una scuola agonistica.
>Mi viene in mente quando ho fatto il corso Padi per immergermi: terminato il
>primo livello, senza che avessi ancora fatto una sola immersione oltre
>all'esame, mi hanno tampinato, inutilmente, per farmi fare i livelli
>successivi.
Io ho preso l'AOWD Padi nel 1989, da allora solo immersioni, da solo o
nei diving, basta corsi e brevetti, nessuno mi ha mai proposto di
farne alti. Forse sono cambiati i tempi.
Gof
g....@xciaoweb.it - leva le x per rispondere
E' proprio questo il punto: gli ex allievi CVC sono molto restii ad andare
in barca al di fuori dei corsi CVC. Verificato di persona, e confermato da
altri del NG.
> Chiaro che se hanno fatto due o tre corsi di sei - dodici giorni e
> nient'altro in due o tre anni non possono essere bravi come chi si
> allena per tre anni in una scuola agonistica.
Appunto.
> Io ho preso l'AOWD Padi nel 1989, da allora solo immersioni, da solo o
> nei diving, basta corsi e brevetti, nessuno mi ha mai proposto di
> farne alti. Forse sono cambiati i tempi.
Stesso periodo anche per me. Ma con me hanno insistito parecchio. Per cui
evidentemente dipende dalla singola scuola. E questo conferma il mio
discorso iniziale relativo all'atteggiamento del CVC.
Ciao
Alberto
>
>E' proprio questo il punto: gli ex allievi CVC sono molto restii ad andare
>in barca al di fuori dei corsi CVC. Verificato di persona, e confermato da
>altri del NG.
Io posso solo confermarti che, alla fine dei corsi che ho fatto, gli
istruttori hanno sempre raccomandato di continuare ad andare in barca
con chiunque ed il piu' possibile.
Il Cvc poi mi ha sempre inviato per posta il programma annuale dei
corsi, senza alcun sollecito ad iscrivermi.
Ciao.
6.30
(alle 6 e un quarto e' solo per la comandata che prepara la colazione)
il motivo e' stare il piu' possibile in barca.
La colazione e' alle 7.
La lezione di teoria inizia alle 7,30 - 7,45 fino alle 8,30.
Si riesce cosi' a stare in barca dalle 9 fino alle 13.
Pranzo veloce, lezione di teoria.
E di nuovo in barca dalle 14,30 fino alle 18,30.
Cena alle 20 e riassunto della giornata fino alle 22.
Piu o meno fanno 8 ore di barca al giorno + commenti e lezioni di teoria.
Il messaggio generale del corso e':"andare in barca".. qualsiasi tipo,
meglio se a vela, ma anche a motore, su un gozzo o sul canotto o su una
zattera.. per acquisire il senso nautico.
non e' assolutamente l'unico metodo, l'unico posto o l'unica scuola per
imparare ad andare per mare. il mare e' grande abbastanza.
ognuno fa quello che vuole... il mondo e' bello p.che' e' vario.
ciauz,
i u g i n