Però ho qualche dubbio sulla durata del faggio all'ambiente che dici, dovrai ripassare l'olio di frequente.
Ciao
Giovanni
Ciao Giovanni e grazie per la risposta.
L'olio di lino è quello di lino cotto, non è vero?
Oggi sono stato da un brico center ed ho visto alcune lattine che recavano
una scritta olio di lino cotto ma anche una seconda scritta applicata con
carta adesiva, che diceva olio paglierino.
Ma l'olio di lino cotto e l'olio paglierino sono la stessa cosa?
Che origini hanno e come si producono?
Ancora grazie, Enzo.
> Ma l'olio di lino cotto e l'olio paglierino sono la stessa cosa?
> Che origini hanno e come si producono?
> Ancora grazie, Enzo.
Se puň esserti utile:
http://www.nautica.it/info/maint/pittura3.htm
Gli olii di lino - o di altra natura similare - sdono detti olii resinosi.
Significa che asciugando - e ci vuole un tempo infinito - formano per
l'appunto una resina, che diventa cornea, elastica e resistente nel tempo.
Ovviamente non è infinita. Ma data nel modo giusto, e aspettando il tempo
suo - che difficilmente può trovare soluzione ideale all'aperto, visto che
si parla spesso di settimane se non di mesi - la patina protegge.
Al di là dei motivi per cui mi intendo di queste cose, posso dare un
suggerimento: io proverei su una piccola porzione di superficie, o su
campione di legno a parte, una miscela composta da 2/3 di olio di lino e di
1/3 di flatting, quello un pò buono. Le proporzioni, se la barca non viene
usata in quel periodo o se sta al coperto, possono anche diventare a 3/4 di
olio e 1/4 di flatting, ma lo sconsiglierei. Il flatting, miscelato puro,
oltre a comportarsi come l'olio - e cioè a resinare, formare la superficie
cornea - serve da agente essiccante. Così, in due o tre giorni il tutto
asciuga. Aumentando la proporzione di flatting i tempi di essiccazione
aumentano notevolmente.
Allora ci si può chiedere: perchè non diluire il flatting, facendolo
assorbire dal legno, magari dando più mani, e finita lì? Perchè l'olio, a
differenza del flatting, ha un'alttra capacità piuttosto importante: è
elastico, quindi sopporta meglio le torsioni.
In poche parole, l'olio dovrebbe impermeabilizzare a fondo il legno, dare
una lucentezza ed un calore che il flatting non dà, aumenta la trasparenza
della pittura - eventualmente risalta le venature del legno, che è uno
spettacolo - e rendere più elastica quest'ultima.
Il flatting fa da agente catalizzante, accelerando l'essiccazione, aumenta
la stabilità della miscela, e aumenta la capacità di impermeabilizzazione.
credo però che su una barca debbano essere date più mani tirate molto bene e
date - almeno le prime- con iil pennello in senso contrario, cioè contro
setole, perchè la mistura penetri a fondo nelle fibre del legno.
E' un lavoracio, e non so se può essere utile per le tue necessità. Ma dove
l'ho usato ha dato risultati spettacolari.
Avrei anche un altro suggerimento, ma magari in un altro momento...
Sperando di essere stato utile.
Andrea S.
"Andrea" <fruttos...@tiscali.it> ha scritto nel messaggio
news:49c48c67$0$6828$5fc...@news.tiscali.it...
.......
Per quel che so l'olio paglierino e olio di lino dovrebbero essere la stessa cosa, il nome paglierino deriva dalla colorazione che da al legno; e non serve a niente miscelarlo con il flatting in quanto cristallizza da solo, ma con il tempo dovuto, oltretutto i residui secchi di vernice a lungo andare provocano lo sfogliamento specie con gli strati delle verniciature successive.
Io lo uso puro, come ho detto, casomai la prima volta a legno nuovo va ripetuta l'applicazione per 3 4 volte in un paio di settimane.
Ma sopratutto VDG non ha mai parlato di barche :)
B.V.
Giovanni
"Andrea" <fruttos...@tiscali.it> ha scritto nel messaggio news:49c48c67$0$6828$5fc...@news.tiscali.it...
> L'olio di lino cotto (come quello crudo) è di razza diversa dai normali olii
> in comercio, specialmente quello paglierino per mobili. Infatti questi
[cut.]
Per quel che so l'olio paglierino e olio di lino dovrebbero essere la stessa
cosa, il nome paglierino deriva dalla colorazione che da al legno; e non
serve a niente miscelarlo con il flatting in quanto cristallizza da solo, ma
con il tempo dovuto, oltretutto i residui secchi di vernice a lungo andare
provocano lo sfogliamento specie con gli strati delle verniciature
successive.
Io lo uso puro, come ho detto, casomai la prima volta a legno nuovo va
ripetuta l'applicazione per 3 4 volte in un paio di settimane.
Ma sopratutto VDG non ha mai parlato di barche :)
B.V.
Giovanni
Eh, eh, vedo che sei un attento lettore...
In effetti, devo trattare dei manici in legno di coltelli di pregio.
Però, da buon napoletano amante del mare, so bene che tutto ciò che
l'esperienza ha suggerito nei secoli per la marineria, è più che valido.
Tornando al problema dei miei manici, ho bisogno di prodotti naturali
(assolutamente non tossici) per ovvi motivi alimentari.
La resistenza che vorrei dare al legno, dovrà servire per farli sopravvivere
ai lavaggi.
Tutto ciò premesso, indubbiamente le notizie che, grazie a tutti voi, sto
apprendendo, possono tornare utili per un'infinità di altri scopi (ad es.
trattamento di infissi esterni oltre che, ovviamente, barche).
... cut ...
> credo però che su una barca debbano essere date più mani tirate molto bene
> e date - almeno le prime- con iil pennello in senso contrario, cioè contro
> setole, perchè la mistura penetri a fondo nelle fibre del legno.
>
> E' un lavoracio, e non so se può essere utile per le tue necessità. Ma
> dove l'ho usato ha dato risultati spettacolari.
>
> Avrei anche un altro suggerimento, ma magari in un altro momento...
>
> Sperando di essere stato utile.
>
> Andrea S.
>
Ciao Andrea e mille grazie per i tuoi suggerimenti!
Sto imparando molto e ciò può tornare utile in mille occasioni...
Ho letto da qualche parte che se voglio rifinire ad olio, devo passarlo a
più mani con diluizioni in trementina decrescenti.
Cioè le prime mani, con forti diluizioni e poi sempre più puro sino ad
arrivare alle ultime mani effettuate con olio al 100 per 100.
Si lo so che è un lavoraccio ma fortunatamente, almeno inel mio caso, si
tratta di piccoli oggetti e non dovrei penarci troppo a fare una mano al
giorno per un paio di settimane..
Il flatting, se non è di origine naturale e del tutto atossico (devo
trattare manici di coltelli che, quindi, andranno a contatto con cibi) non
potrò utilizzarlo.
Che tu sappia esistono flatting con queste caratteristiche?
Enzo.
E bravo anche te!
Ma dillo prima a che ti serve sto' lavoro....
L'olio di lino su attrezzi da cucina è terribile, sa puzza! Puzza, puzza, puzza! :)
A parte che a questo punto ti basta ungere il legno con olio d'oliva....più naturale di così....e quando si assorbe in cucina se ne trova sempre ;-)))
Se invece cerchi veramente un prodotto verniciante veramente ecologico, dalla produzione stessa fino alle immistioni zero nell'ambiante allora cerca i prodotti tedeschi della BIOFA, li vai sul sicuro, l'importatore dev'essere di Merano (BZ).
B.V.
Giovanni
Ma sopratutto VDG non ha mai parlato di barche :)
B.V.
Giovanni
Prima di tutto chiedo scusa per la disattenzione. Leggo molto e scrivo
niente, ma questa mi è sfuggita. Quindi chiedo venia per l'intervento, che
comunque, a'sto punto, di nautico forse ha ben poco.
La differenza tra gli olii è dovuta a molte cose, come sempre quando vi sono
piccole ma numerose differenze. La più importante di tutte, però, è quella
tra olii "volatili" ed oli "resinosi", che hanno un comportamento
completamente differente, nella stesura così come nei passaggi successivi,
fino all'essiccazione, che nei volatili, per l'appunto, non c'è, mentre nei
resinosi sì.
il paglierino è sì così per il colore, ma - e qui ci vorrebbe una
spiegazione pallosa quanto mai per chi non è interessato - basta anche solo
guardare i due oli controluce: uno è liquido e brillante, l'altro è denso e
scuro. Al di là dei processi industriali, quella è la resina.
Lo sfogliamento che dici tu probabilmente, in certe condizioni, può
capitare. Per la mia modesta esperienza, anche in condizioni ambientali
difficili questa miscela resiste alla qualunque. L'ho provata e riprovata
anche in ambiente salmastro - dove ha bisogno di gran cura - ma su barche e
similari sinceramente no.
E terminando il discorso, che mi sembra leggermente OT (ma è colpa mia)
esistono flatting all'acqua, ma la tossicità - una volta essiccati - è un
fattore relativo. A mio avviso i residui di cibo fra lama e manico (specie
in manici di legno) che resteranno lì e non verranno via nemmeno con le
bombe atomiche fanno molti più danni.
Però, eventualmente, possiamo continuare il discorso da un'altra parte, se
l'argomento non interessa la maggioranza, come credo..:))
Scusate di nuovo e saluti
Andrea S.
Non s'è mai finito d'imparere......vero? :-)))
Giovanni
>E bravo anche te!
>Ma dillo prima a che ti serve sto' lavoro....
>L'olio di lino su attrezzi da cucina è terribile, sa puzza! Puzza, puzza,
>puzza! :)
>
>A parte che a questo punto ti basta ungere il legno con olio d'oliva....più
>naturale di così....e quando si assorbe in cucina se ne trova sempre ;-)))
>
>Se invece cerchi veramente un prodotto verniciante veramente ecologico,
>dalla produzione stessa fino alle immistioni zero nell'ambiante allora
> >cerca i prodotti tedeschi della BIOFA, li vai sul sicuro, l'importatore
>dev'essere di Merano (BZ).
>
>B.V.
>
>Giovanni
Ciao Giovanni e grazie per aver risposto.
In effetti avevo pensato all'olio d'oliva (come giustamente dici tu, è
certamente un prodotto naturale ed atossico al punto da essere
commestibile!) ma, leggendo qua e là, ho appreso che tale olio va incontro
ad irrancidimento.
A quel punto, la puzza è altrettanto garantita.
Per i prodotti della BIOFA, cercherò su GOOGLE e vedrò di che si tratta.
Enzo.
Al contrario, la nautica centra eccome!
E' vero che se avessi parlato subito di manici di coltelli da cucina alcuni
avrebbero storto il naso, ma:
1) Questi coltelli saranno con ogni probabilità dotazione di una bel 36
piedi.
2) Ancora oggi, molti appassionati hanno barche in legno (ma anche se lo
scafo è fatto con altri materiali, molti particolari sono comunque in
legno). Avere qualche dritta in più su come si trattano i legni per la
massima resistenza agli agenti ed all'usura, non credo sia OT. Al pari, i
coltelli di cui parlo, subiranno l'azione acida / salina del sudore delle
mani e l'affronto dell'acqua e del detersivo, ogni qual volta saranno
lavati.
> La differenza tra gli olii è dovuta a molte cose, come sempre quando vi
> sono piccole ma numerose differenze. La più importante di tutte, però, è
> quella tra olii "volatili" ed oli "resinosi", che hanno un comportamento
> completamente differente, nella stesura così come nei passaggi successivi,
> fino all'essiccazione, che nei volatili, per l'appunto, non c'è, mentre
> nei resinosi sì.
>
Oh, bene.
Allora significa che dobbiamo pensare ad un olio resinoso che sia comunque
atossico.
> il paglierino è sì così per il colore, ma - e qui ci vorrebbe una
> spiegazione pallosa quanto mai per chi non è interessato - basta anche
> solo guardare i due oli controluce: uno è liquido e brillante, l'altro è
> denso e scuro. Al di là dei processi industriali, quella è la resina.
>
Uhm, allora si può dire che l'olio di lino cotto è resinoso mentre il
paglierino no?
> Lo sfogliamento che dici tu probabilmente, in certe condizioni, può
> capitare. Per la mia modesta esperienza, anche in condizioni ambientali
> difficili questa miscela resiste alla qualunque. L'ho provata e riprovata
> anche in ambiente salmastro - dove ha bisogno di gran cura - ma su barche
> e similari sinceramente no.
>
Ho appreso, da altre fonti, che lo sfogliamento può capitare soprattutto con
olio di lino crudo in quanto forma una sottile pellicola superficiale.
Mi confermi quanto ora riferito (il che comporterebbe l'utilizzo
preferenziale dell'olio di lino cotto rispetto a quello crudo)?
> E terminando il discorso, che mi sembra leggermente OT (ma è colpa mia)
> esistono flatting all'acqua, ma la tossicità - una volta essiccati - è un
> fattore relativo. A mio avviso i residui di cibo fra lama e manico (specie
> in manici di legno) che resteranno lì e non verranno via nemmeno con le
> bombe atomiche fanno molti più danni.
>
Scusa ma perchè dovrebbero restare residui di cibo?
Onestamente, credo che tutti noi laviamo le stoviglie ogni qual volta le
utilizziamo....
> Però, eventualmente, possiamo continuare il discorso da un'altra parte, se
> l'argomento non interessa la maggioranza, come credo..:))
>
Mah, come detto più sopra, l'argomento, non mi pare OT visto che si parla
delle dotazioni di cucina di una imbarcazione e visto che si parla di legno.
> Scusate di nuovo e saluti
>
> Andrea S.
Ma scherzi?
Di che ti scusi, anzi sono io che ti ringrazio per i tuoi contributi che,
spero, non mancheranno nuovamente!
Ciao, Enzo.
> Oh, bene.
> Allora significa che dobbiamo pensare ad un olio resinoso che sia comunque
> atossico.
Bene, allora, visto che a quanto pare non siamo OT...l'atossicità, a mio
avviso, è un concetto relativo: Ciò perchè in primis il prodotto viene usato
quando è asciutto (e quindi eventualmente potrebbero essere tossici i
residui che si staccano durante l'uso) e non da fresco, dove ovviamente è
letale.
Certo è sempre meglio usare vernici atossiche. Il mio dubbio è che non tutti
gli oggetti che si trovano in commercio siano trattati seocndo le vogenti
norme. però se si parla di alimentari è forse meglio usare vernici atossiche
certificate. Anche se il dubbio che il mobile in arte povera che trovo in
certi mobilifici non sia trattato con vernici particolarmente costose
resta..
> Uhm, allora si può dire che l'olio di lino cotto è resinoso mentre il
> paglierino no?
dipende dal paglierino, ma in linea di massima non è resinoso, per il
semplice motivo che deve penetrare nelle fibre del legno e nutrirle. Se
fosse assorbito e poi seccasse le fibre diventerebbero secche e non vi
sarebbe più possibilità di intervento. La prova puoi farla anche tu: prova a
dare del paglierino (che tra l'altro non ho in casa al momento, e quindi non
posso controllare se sia tossico o meno, ma credo di sì) sopra un mobile,
abbondando nelle dosi. Poi prova a togliere l'eccesso: specialmente se il
mobile è vecchio - e quindi non "laccato"- ha le fibre "scoperte", quindi
assorbe in fretta. Al che succedono due cose: o ti rimane l'alone di unto,
oppure dopo che hai tolto l'eccesso ci appoggi una mano e ti ungi
ugualmente, perchè il legno spurga. Pensa cosa succederebbe se il legno
assorbisse gran quantità d'olio che poi secca: Avresti un mobile sformato.
Il paglierino evapora (ma puoi avere conferma in qualsiasi ferramenta o
mobilifico o da qualsiasi restauratore)
>
> Ho appreso, da altre fonti, che lo sfogliamento può capitare soprattutto
> con olio di lino crudo in quanto forma una sottile pellicola superficiale.
> Mi confermi quanto ora riferito (il che comporterebbe l'utilizzo
> preferenziale dell'olio di lino cotto rispetto a quello crudo)?
la differenza primaria tra crudo e cotto sta nella purezza , nella
trasparenza e nella lentezza ad essiccare. A parte che il crudo costa di
più, ma l'olio di lino cotto è, ad esempio, l'unica cosa che si usa per
mantere inalterati nel tempo i pavimenti in cotto (quelliveri, e
specialmente da esterno). I quali, ovviamente, sono sottoposti a lavaggi e
aggressioni di ogni tipo. Tutti gli olii essicanti formano una pellicola
protettiva. Poi dipende dall'uso che se ne fa. Ti faccio un esempio: il
restauro delle opere d'arte è stato impiantanto verso la fine
dell'Ottocento. prima era una cosa amtoriale. Ma anche i materiali da
pittura che conosciamo oggi non esistevano prima dell'ottocento. eppure
milioni di opere d'arte sono arrivate fino a noi intatte, passando guerre,
calpestamenti, arrotolamenti, piegamenti, bagni in liuidi di varia natura e
via discorrendo. La gente non lo sa, ma per quasi cinquecento anni la
Gioconda, per fare un nome, è stata protetta da numerose "velature" di olio
di lino e niente altro. E ha resistito secoli. perchè le vernici non
esistevano.
> Scusa ma perchè dovrebbero restare residui di cibo?
> Onestamente, credo che tutti noi laviamo le stoviglie ogni qual volta le
> utilizziamo....
In ogni coltello al mondo, indipendentemente dal materiale con cui è fatto
il manico, fra lama e attaccatura al manico esistono ed esisteranno sempre
delle microfessure, che in caso di tuilizzo frequente del coltello o di
manici realizzati con materiali morbidi si allargano, fino a creare dei veri
e propri giochi fra lama e coltello. In questi intertizi si annidano residui
di cibo e di sporco, che a lungo andare generano batteri. La situazione è
prevista anche nella regolamentazione sanitaria per la somministrazione di
alimenti e bevande, per esempio. La legislazione in proposito cambia spesso,
ma in linea generale (questo credo possa interessare molti) le stoviglie in
un bar o in un riostorante vengono lavate in apposite lavastoviglie che -
assolutamente virtualmente - dovrebbero igenizzare le stoviglie, cosa che
non accade quasi mai. Dopodichè i coltelli dovevano (o dovrebbero) essere
messi in una rastrelliera immersa in un liquido samitizzante a bagnomaria e
ivi lasciati per qualche tempo per uccidere batteri e quant'altro. Questo
succede anche a casa; chi ha coltelli con lama inserita e non annegata nel
manico può vedere che fra lama e supporto gli spazi - e lo zozzo- ci sono.
In più nella ristorazione si devono usare coltelli appositi (oggi li fanno
in un blicco unico in acciao inox, ma non so quanti li usino davvero)
D'altra parte, avrete avuto spesso occasione di tagliare salame o altri
insaccati da infilare in due fette di pane. La prossima volta che lavate i
coltelli normalmente poi annusateli in quel segmento lì: l'odore c'è
ancora.. Però ad oggi non siamo ancora morti, quindi il problema c'è, ma
insomma ci conviviamo...:-)))
Solo un'ultima cosa: è vero che l'olio di oliva irrancidisce, ma parte da
una considerazione fondamentale: Oliva, semi, sansa, girasole, sono tutti
oliii ALIMENTARI, quindi organici e deperibili. Allora potremmo ingrassare
gli ingranggi con il lardo (cosa che una volta si faceva). Noi invece stiamo
parlando di olii e resine naturali trattate più o meno chimicamente. se poi
non sono addirittura in toto frutto di procedimento industriale - e da qui
nasce il discorso di tossicità
chiedo venia se sono troppo prolisso, ma giuro che sto cercando di dire lo
stretto indispensabile. Alla prossima e saluti
Andrea S.
> chiedo venia se sono troppo prolisso, ma giuro che sto cercando di dire lo
> stretto indispensabile. Alla prossima e saluti
>
> Andrea S.
>
>
Anzi, ti ringrazio per la autorevole risposta che hai dato (che ho letto con
molto interesse).
Dunque, cerco di ricapitolare:
a) L'olio di lino crudo è più indicato di quello cotto per proteggere i miei
manici in legno e non produce pellicola protettiva;
b) Dovrò passare questo olio a più mani, le prime con olio diluito in
trementina e, via via, sempre più concentrato sino alle ultime mani che
passarà con olio senza trementina. Una volta passato l'olio, asporterò
quello in eccesso ed attenderò almeno un giorno tra una mano e l'altra;
c) Di tanto in tanto, dovrò ripassare una mano d'olio, per nutrire il legno
che tende a seccarsi per via degli inevitabili lavaggi cui sarà sottoposto.
Ho capito bene tutto?
l'olio di lino, come tutti gli olii seccativi o essiccanti, produce
pellicola. Nel tuo caso l'utilizzo del solo olio è inutile, perchè per
l'appunto li lavi di frequente e di frequente li usi. Per usare un olio in
quelle condizioni ci vuole un additivo resinoso (un pò come la zanzara
avvolta nella'ambra di jurassic Park). Da qui il flatting, e da qui la
tossicità, relativa o meno.
> b) Dovrò passare questo olio a più mani, le prime con olio diluito in
> trementina e, via via, sempre più concentrato sino alle ultime mani che
> passarà con olio senza trementina. Una volta passato l'olio, asporterò
> quello in eccesso ed attenderò almeno un giorno tra una mano e l'altra;
> c) Di tanto in tanto, dovrò ripassare una mano d'olio, per nutrire il
> legno che tende a seccarsi per via degli inevitabili lavaggi cui sarà
> sottoposto.
> Ho capito bene tutto?
Assolutamente no. Se stiamo ancora parlando dei coltelli, MAI avere a che
fare con le "essenze" o "distillati" resinosi, come appunto l'acquaragia, la
trementina (che è acquaragia distillata), l'essenza di trementina e via
discorrendo. e nemmeno con surrogati. per di più rientrano nella
sottocategoria dei "volatili" - quindi essenze resinose volatili -, con
conseguenze alle vie respiratorie che ti puoi immaginare.
Forse sono io che volendo essere breve non mi spiego bene.
dipende tutto dal tipo di supporto che si tratta e dell'uso che se ne fa. Io
ho cercato di rispondere sul concetto olio e derivati.
Per un manico di coltello in lengo, usato ESCLUSIVAMENTE per scopo
alimentare, sottoposto a lavaggi frequenti, e sopratutto che viene e a
contatto con le mani, io personalmente partirei dal concetto di trattarlo
ogni volta che lo lavo o giù di lì. A tal proposito userei della comune
glicerina (la crema per le mani), che dà risultati strabilianti anche
laddove sia impiegata pelle per rivestimenti (sedili auto, agende, cinturini
d'orologio, insomma pelle che viene "usata" come un manico di coltello ma
non viene lavata), che non irrita, non è tossica (almeno se uno non si
spreme il tubetto in bocca), in linea di massima è idrorepellente ai minimi
termini, e se il coltello viene impugnato da persone con pelli sensibili o
da bambini non irrita. Nutre il legno e preserva l'oggetto. onsigliata
quella senza alcool. da dare per l'appunto ogni volta. La spalmi bene,
massaggi bene il manico, poi passi uno straccetto e sei a posto.
Se i coltelli vengono usati in più modi, allora forse c'è bisogno di un
trattamento più robusto. Se invece sono da tutti gli usi, allora diciamo che
il tossico lascia il tempo che trova, perchè è come impugnare un cacciavite
o un pennello, che proprio pulit non sono.Quindi, in teoria, NON andrebbero
usati per scopi alimentari. Ecco perchè dicevo che forse l'arrgomento era
OT: perchè se parliamo di trattare un legno esposto è una cosa; un
coltellaccio (inteso come utensile) da tutti gli usi un'altra. Un coltello
SOLO da alimentari un'altra ancora. Se il coltello lo usi tu,
sporadicamente, puoi permetterti certe strade. Se ad usarli saranno bambini,
allora devi comportarti in altro modo.
Per esperienza ti posso dire che ciò che davvero fa male, ma male sul serio,
è respirare i vapori dei materiali, che vengono rilasciati anche a lungo
periodo (vedi trementina) e anche dopo l'essiccazione (comunque lenta)
Io ho dei coltelli con manico in legno che uso prevalentemente per tutti gli
usi (un pò come i boscaioli di una volta); quindi sono in mano anche in
condizioni igeniche non perfette, all'aperto, e talvolta servono per
tagliare dei cibi. Fermo restando il modo di avere un minimo di igiene
personale anche laddove non vi siano rubinetti (i sistemi ci sono) il manico
io l'ho trattato con olio di lino crudo - poche gocce, e massaggiato bene -
e poi glicerina. Non essendo su una barca non ho necessità di ripassarlo
ogni volta.
Mentre invece altri utensili, di uso più "spartano" li ho ripassati con olio
e flatting.
Cerco di far capire che le ricette variano moltissimo nelle loro
composizioni, a seconda dei loro usi. Dovrei capire proprio in specifico a
cosa servono i coltelli, se ci sono usi delicati di mezzo oppure no. C'è chi
li passa con il grasso, e se ne frega del tossico.
l'importante, secondo me, è usare ingredienti "morbidi", e nel caso
alimentare partire dal presupposto che ogni tanto li devi ripassare. Quindi
glicerina, o oilio di lino crudo e glicerina. Sulle confezioni di olio di
lino trovi scritto se sono tossici oppure no. io preverei anche a vedere,
dato l'uso limitato che ne devi fare, anche le boccette di olio di lino da
pittura; le trovi dove trattano belle arti, ed è l'olio di lino crudo più
puro che puoi trovare. Al momento non ne ho in casa, e quindi non ti so dire
cosa riporta l'etichetta, ma potrei scommettere che non è tossico.
Infine, dipende molto anche dal concetto di tossicità che hai tu: se io
fossi in barca, tutto ciò che è legno, sopra e sotto coperta, lo tratterei
con miscele a base olio e resine, variate nella composizione - quindi magari
studiate ad hoc - ma che tendano a conservare il legno in primo luogo
(quindi a renderlo resistente a graffi, urti, strisciate, etc), a
impermeabilizzarlo come seconda fase, e a renderlo "immune" ai lavaggi e
alle aggressioni di elementi acidi e/o corrosivi. Male che vada ciò che
viene corroso è appunto la pellicola superficiale, e quindi sotituibile. Se
poi la pellicola è fatta con sostanze resinose, puoi dormire sonni
tranquilli.
Per la cucina, i coltelli li terrei a parte, passati con la glicerina ogni
volta, e avrei risolto il problema.
Alla prossima
Andrea
ciao
vedo che sei super informato e ne approfitto per chiederti se hai mai
sentito parlare
di una finitura x legno con l'urina ed un'altra con il sangue.
Non è uno scherzo, anche se lo sembra...
io so' che era un metodo utilizzato nel medioevo (francia del nord che
ne sappia io...)
sto cercando testimonianze.. dirette o + o -
grazie ste
Io ho sentito spesso parlare di finiture di guano, molto diffuse fuori dal
campo automobilistico nell'attuale Baviera :-)
Ciao, Gof
Al di sopra delle assolute minchiate che scrivi puoi evitare di quotare 100
righe?
grazie
posso quotare certo.... e grazie dei tuoi insulti (evitabilissimi)...
(cmq cerco qualcuno che sappia quello che ho chiesto... dato che è
vero...)
> (cmq cerco qualcuno che sappia quello che ho chiesto... dato che è
> vero...)
Hai qualche riferimento?
Posso sgozzare qualche mio collega per eventuali test...
--
Luca Villani OpenSailing.org NOC manager
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