On Fri, 30 Sep 2022 15:49:56 +0200, Roberto Deboni DMIsr
<
ne...@analisienergie.it> wrote:
>A meno di non consultare continuamente il vocabolario, per
>imparare dove vanno le consonanti doppie e' fondamentale
>che esse vengano correttamente pronunciate nel parlato.
>Il bambino (il sottoscritto) che non conosce la lingua
>(arrivando dalle isole britanniche a seguito di genitori
>tornati in Italia) non ha modo di capire quando ci sono
>le doppie. Anzi, vi do' una informazione, a voi che avete
>avuto l'imprinting con una famiglia preferibilmente toscana:
>"Uno dei problemi principali per chi studia la lingua
> italiana e' l’uso corretto delle consonanti doppie."
Questo è risaputo, è una delle poche lingue in cui le doppie sono
presenti a livello fonologico.
Però il problema è particolarmente forte nella pronuncia.
Nello scritto è presente anche in altre lingue.
In italiano ci sono casi in cui la pronuncia non risolve il problema,
in altre lingue non lo risolve mai perché tocca in ogni caso capire
quando scrivere la doppia e quando la singola.
>E visto che per riconoscere se una consonante raddoppia o no,
>in particolare “molto orecchio”, la cosa diventa problematica.
>
>E sfortunatamente, non esiste una regola precisa che stabilisce
>quando una consonante deve raddoppiare.
Non può esserci, perché l'opposizione è fonologica. Cioè, è una di
quelle distinzioni che costruisce il significato della parola.
E' come cercare di capire perché in "casa" c'è una /a/ e in "cosa" una
/O/. Non c'è una regola che te lo dice, le parole sono così "perché
sì".
>E' vero, c'e' una
>casistica, ma non sono omnicomprensive e ogni tanto abbiamo
>l'eccezione.
Le casistiche sono, appunto, solo parziali. Suffissi e prefissi: -one
e -ino hanno la singola, -etto e -accio hanno la doppia.
Un fattore problematico (per quanto riguarda i tuoi scritti) è la
coniugazione di alcuni verbi come "fare" che sono irregolari.
Per esempio, abbiamo "io faccio" ma "loro facevano"; "stiamo facendo"
ma il derivato è "faccenda" (le faccende domestiche).
>Per esempio, le parole che finiscono in "iere"
>se hanno la z la vogliono sempre doppia: tappezziere.
>Ma attenzione, se la z e' seguita da "ione", non va
>raddoppiata: colazione.
E qui la pronuncia non ti aiuta proprio: la zeta è pronunciata sempre
doppia tra vocali, abbiamo "graziella" e "carrozziere" entrambe
pronunciate con la doppia.
Questa, per scriverla, se la devono imparare anche gli italiani.
>Oppure, dove la "s" e' seguita
>da consonante, non va mai raddoppiata. O no ?
Sì, è così. Questa è facile :-)
>Forse l'unico caso facile e' proprio quello di quando una
>parole cambia significato con il raddoppio:
>
>"sono" e "sonno",
>"coro" e "corro"
>"casa" e "cassa"
>
>forse perche' l'uso costante delle due varianti imprime
>nella memoria la differenza e quindi quando ci va la doppia.
Probabile. La capacità distintiva, comunque, non si esaurisce nelle
coppie minime.
>La questione della inflessione dialettale per esempio
>nel Veneto: nella lingua veneta non si pronuncia nessuna
>doppia:
>
><
https://www.youtube.com/watch?v=nVr3B1jF64Y>
>
>Quindi gli stranieri in cui l'inflessione dialettale
>vince sul toscano, sono seriamente in difficolta'
>nell'imparare l'uso corretto delle doppie "toscane"
>(che come spiegato nel video e' l'origine principale
>delle sdoppiatura italiche).
L'uso delle doppie interne alle parole, ormai, è abbastanza diffuso
nel territorio nazionale.
Dove il Nord è assolutamente ignorante è il raddoppiamento
fonosintattico, quello tra (alcune) parole.
Per esempio, al Nord si dice "vado a casa" con una /k/, al centro (e
nei dizionari, che si rifanno al centro) con due.