Mi dispiace deluderti, ma a me risulta che il colore sia proprio l'unica
differenza.
Il cemento "normale" è grigio, eurllo bianco va usato quando quello grigio
risulterebbe un pugno nell'occhio...
Saluti Meneldil
a parità di qualità la differenza è solo il colore
però del tipo grigio ne esistono di qualità migliori
pertanto è opinione comune (errata) che sia migliore il grigio
ma ciò deriva solo dal fatto che magari hanno usato un tipo di qualità
superiore e di conseguenza il confronto non era praticabile
non mi fare arrivare fino alla Colacem per chiedere
ma mi sembra una ........ bip bip
"Stucchi" neogotici col Portland bianco. L'oratorio Pesenti in
Montecchio (Alzano Lombardo)
Mariangela Carlessi
Il "cemento bianco"
Nel 1923, dalle pagine di Le industrie Costruttive, lo studioso della
chimica del cemento F. Ferrari ricorda che è stato proprio "l'alto
interesse per la decorazione artistica, della facile disponibilità di un
materiale bianco dai caratteri chimici e fisiomeccanici del Portlandî ad
aver "da gran tempo sollecitato gli sperimentatori alla ricerca di metodi
pratici per l'ottenimento di tal prodotto " (9).
Com'è noto le ragioni di economicità e rapidità d'esecuzione hanno
condotto sul finire dell'Ottocento alla rapida diffusione dei "cementi
decorativi", peraltro già in uso da molti decenni per realizzare
"moulures, corniches et tous autres ornements d'architecture" e destinati
ad avere vasto impiego anche nei cantieri di restauro architettonico (10)
Nelle fabbriche dei Pesenti è però inequivocabile la componente
"propagandistica": attingere alla propria produzione per dimostrarne, in
modo eclatante, la qualità e le potenzialità nel mondo edilizio. A cavallo
del secolo in casa Pesenti l'uso ornamentale dei cementi era già
tradizione: sia nei vari coronamenti apposti al fronte "aulico"
dell'Officina (quello verso valle, più volte riconfigurato) e nei "finti
marmi" dei lambris dei suoi "gabinetti d'assaggio" che, naturalmente,
nelle stesse ville di Augusto, Carlo, Daniele e loro pertinenze. In
quella di Carlo le balaustre, la loggia sul parco, il basamento, le
cornici di porte e finestre sono in graniglia bianca e nera con cemento
grigio: all'interno, oltre ai pavimenti policromi in marmette, lo scalone,
pensato in granito, è interamente realizzato in graniglia di cemento
lucidata sulle vivaci tonalità rosse, nere e gialle.
L'attività dei Pesenti ha svolto un ruolo importante nell'ambito della
progressiva diversificazione dei prodotti e dell'affinarsi delle
cognizioni tecnico-scientifiche in materia di agglomeranti idraulici, con
caratteri peculiari connessi alla produzione di cementi naturali,
all'aggiornamento e alla curiosità sperimentale; aspetti, questi ultimi,
resi possibili anche dalle differenti competenze dei vari fratelli.
Naturalmente l'incertezza nell'uso della terminologia accompagna gli
esordi della produzione dei leganti idraulici cementizi e i primi
tentativi per una loro classificazione e "dettagliata nomenclatura" sulla
base dello sviluppo degli studi e delle cognizioni chimico-fisiche,
consentendo solo in parte di ricostruire tipi e sviluppi della produzione
(11) . Attorno al tema si concentrano ingenti sforzi produttivi e tecnici
nei quali si intrecciano differenti "saperi" (in primis la geologia e la
mineralogia per lo studio metodico dei banchi, la fisica per i processi di
cottura, la chimica per l'analisi e il controllo, la meccanica per la
tecnologia industriale), e dalle generiche categorie di "agglomeranti"
descritti negli opuscoli degli anni Settanta-Ottanta dell'Ottocento (calci
grasse, magre, idrauliche, eminentemente idrauliche, uso Palazzolo,
cementi) si perviene presto ad una ricca articolazione dei soli cementi,
variamente denominati: Portland, cementi a lenta o "calci limite", cementi
Parker, "romani" o a rapida presa, cementi pozzolanici, cementi di
grappiers, i trass, cementi di scorie, cemento bianco, magnesiaco, cemento
selenitoso, "cemento granito", etc. La distinzione fondamentale, anche
perché induce considerevoli varianti nell'organizzazione dei processi
produttivi, resta quella tra naturale e artificiale, avviandosi la
produzione italiana principalmente verso il primo tipo, poiché "le nostre
pietre calcaree si prestano non solo per fabbricare i prodotti cementizii
comuni, ma sono eccellenti anche per fabbricare cementi più fini e
perfetti, ad es.: Grenoble, Kufstein, ecc, che ancora si importano
dall'estero, in grande quantità" (12) . Il Portland, di origine inglese,
appare fin dall'inizio il "re" dei cementi, un "materiale essenzialmente
moderno"(13) : gli sforzi degli industriali, compresi i Pesenti, si
concentrano presto sulla ricerca di calcari marnosi selezionati e la messa
a punto di macchinari e processi di cottura e lavorazione adeguati ad
ottenere tale materiale, dapprima prodotto a Palazzolo artificialmente sul
modello dei procedimenti esteri, e successivamente come cemento naturale
nelle officine casalesi e bergamasche (14).
Nel 1883 "persone competenti e ragguardevoli lavorano con attività per un
processo di preparazione del Portlan" (15) , ma si dovrà attendere ancora
prima che la Ditta F.lli Pesenti possa produrlo, grazie agli studi
sistematici compiuti da Pietro - un altro componente della famiglia,
medico e geologo - sui propri giacimenti nelle colline circostanti (16) e
alle ingenti opere di rinnovo nell'Officina di Alzano (principalmente nei
forni e nei silos) compiute dal fratello Cesare, ingegnere e infaticabile
sperimentatore. Attorno alla metà degli anni Novanta ha inizio la
produzione del Portland, che Cesare Zamboni, chimico della ditta e fra i
principali esperti del cemento dell'epoca, nel suo saggio del 1901
definisce come "il prodotto della cottura spinta sino a cominciamento di
vetrificazione, di una miscela intima, in proporzioni convenienti di
carbonato di calce e d'argilla; la miscela deve essere fisicamente e
chimicamente omogenea in tutte le sue parti. Sotto il nome d'argilla si
suol intendere l'insieme della silice, allumina e sesquiossido di ferro"
(17).
Questo Portland per il suo colore resterà celebre fino a tempi recenti
come il "cemento chiaro di Alzano": tuttavia è proprio verso il 1894 (ma
anche per questa data le fonti discordano) che i Pesenti iniziano a
produrre il cemento bianco, "prima Ditta italiana che ebbe l'idea di
dotare l'industria cementiera nostra (colmando, così, una notevole lacuna)
di questo nuovo ed interessante prodotto" (18) , imitazione "molto ben
riuscita" del celebre Lafarge francese. Zamboni, offrendo alcuni dati
analitici, ci informa che questo "cemento siliceo" è ricavato con
opportuni trattamenti da calcari "subcristallini di tinta azzurra, molto
regolari" che presentano una "composizione da calce limite", cavati da un
giacimento specifico. Tale prodotto, che valse alla ditta un premio dal
Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere nel 1904, era il risultato
"di una fabbricazione minuziosa e speciale", della quale non vengono però
forniti ulteriori dettagli. L'insistenza sulla ricchezza e ottima qualità
dei giacimenti, l'accento ripetutamente posto sul carattere "naturale" del
Portland Pesenti (cioè la marna, grazie alla sua composizione ed
omogeneità, non subisce manipolazioni ma le sole trasformazioni indotte
dalla cottura) e la strutturazione stessa dell'Officina di Alzano Sopra
lasciano presumere che il riferimento alla laboriosa fabbricazione del
cemento bianco non sia da ricondurre al dosaggio artificiale delle materie
prime, bensì all'esigenza di prevedere reparti appositi e separati (quali
la piccola Officina di macinazione sulla Nesa), per garantire la purezza
del materiale (19) . Aspetto non secondario, che distinguerebbe
inequivocabilmente il cemento bianco Pesenti da quelli commentati nei
ricettari o nella pubblicistica. Sulle sue caratteristiche non si hanno
ulteriori dati, se non quelli offerti dalla motivazione che sostanzia
l'attribuzione del prestigioso Premio Brambilla da parte del Reale
Istituto Lombardo di Scienze e Lettere alla ditta nel 1904: in essa, al
"tipo di cemento bianco" prodotto dai Pesenti, pur lodato poiché "assai
desiderato per particolari usi", viene riconosciuto un importante limite,
quello di non raggiungere, né di poter raggiungere, "i requisiti del
portland" (20). Viene tuttavia riconosciuto il suo carattere naturale,
poiché ricavato da una pietra che la ditta "seppe ritrovare a Pradalunga,
donde è trasportata con i mezzi ordinari ad Alzano", a differenza delle
altre produzioni di questo materiale, basate sull'impiego dei "grumi
ribelli dell'estinzione, che residuano dalla burattatura della calce
idraulica" (21).
Il problema principale nella preparazione di un tanto sospirato legante
idraulico bianco è infatti la fase ferrica (celite), che svolge
l'importante ruolo di fondente durante la cottura, ma dalla quale dipende
la varia colorazione grigiastra: nella produzione artificiale, gli
esperimenti furono per questo condotti nel tentativo di abbinare calcare
puro e caolino con l'aggiunta di "materiali ad alto potere fondente"
adeguati (fluoruri di calcio o di sodio, borace o acido borico, leucite),
e ciò collocherebbe l'ottenimento di un vero e proprio Portland bianco
solo agli inizi del Novecento (22).
Sul finire dell'Ottocento inizia a diffondersi il cosiddetto "cemento di
magnesia", ottenuto secondo svariati procedimenti sperimentali: con
magnesia prodotta per calcinazione nel cloruro di magnesia e mescolata con
carbonato di calce, oppure "impastando ossido di magnesio molto fino con
soluzione di cloruro di magnesio" (cemento Sorel), privo il più possibile
di acido carbonico, oppure a base di silicato di magnesia; esso presenta
"un bel color bianco", e "si rapprende in una massa di aspetto molto
simile al marmo, ma molto più dura", ed appare destinato a largo impiego
"per ornamento" (23). Tuttavia le riserve nei confronti delle qualità di
durata e resistenza dei cementi magnesiaci, come pure di quelli "di
gesso", sono frequenti, e continui richiami alla precauzione nel loro
utilizzo sono lanciati dalle pagine de Il Cemento: anche se i cementi di
magnesia, composti da "magnesite calcinata", consentono di ottenere oltre
al desiderato bianco puro "una grande durezza accompagnata da lucentezza
alla superficie" del tutto simile al marmo levigato, tuttavia essi,
commerciati spesso "con nomi scientifici terminanti in ite", non sono in
grado di resistere "perfettamente al tempoî, ed è proprio "questa qualità
la prima e più importante per un cemento qualsiasi" (24).
La ricerca di tecniche atte ad ottenere un materiale con tali
caratteristiche si articola perciò in procedimenti industriali per una
produzione quantitativamente e qualitativamente importante, e in una serie
di formulazioni di "surrogati", espedienti finalizzati forse a lavori di
carattere più modesto. Nei primi anni del secolo vi era largo impiego
nella fabbricazione di piastrelle del "cemento bianco francese" (il più
noto è marsigliese), ottenuto dalla macinazione di grappiers di certe
calci idrauliche (silicee e povere di ferro), che però viene rubricato
piuttosto nella famiglia delle "calci pesanti", anche per la sua tinta
"solo relativamente bianca" (25) Per ottenere un "vero cemento Portland
bianco" Fahnejelm cuoce una miscela di "caolino e di creta (carbonato di
calcio)î lavata, ottenendo un cemento bianco "la cui formola corrisponde a
quella del Portland" (dove tuttavia la mancanza del fondente ferroso
impone una elevazione della temperatura "col rischio di non ottenere che
una calce idraulica"); Ehemann nel 1899 aggiunge feldspato (plagioclasio)
al miscuglio di creta e di sostanza argillosa bianca esente da ferro
(caolino, terra da pipa) per ovviare alla deficienza del fondente ferroso
(ma ancora la temperatura necessaria è troppo elevata); Zulkowsky aggiunge
ai consueti creta e caolino l'acido borico; Ransonne e Berkefeld conducono
altre prove, ma senza successo. Gresly tenta invece di ottenere un cemento
"romano" bianco, ovvero a presa "rapida od attenuata" che richieda
temperature meno elevate: il suo prodotto, impastato con sabbia comune nei
rapporti di 1: 2 _ - 3 consente di realizzare masse che dopo solo due ore
possono ricevere le opere di finitura a scalpello. Il cemento bianco
creato da Leduc deriva invece da una miscelazione di caolino, creta e
gesso, cotti a temperature non superiori ai 1200°C, in grado di ottenere
resistenze elevate, simili a quelle di un buon cemento romano (26). Sul
cemento bianco come "miscela di caolino, marmo e gesso" (simile al cemento
romano "ma con sostituzione, rispetto a questo, di allumina al posto
dell'ossido di ferro") ritorna il ricettario industriale di Italo Ghersi
del 1915, precisando che il bianco della famiglia dei Portland dovrebbe
"sostituire il gesso ed il cemento di magnesio, specialmente per
l'imitazione del marmo bianco e per quei lavori che debbono resistere alle
intemperie". Lo stesso autore propone poi la miscela di carbonato di calce
puro e quarzo, e quella di gesso, solfato di magnesio e ossido di magnesio
(27) . Ancora, un altro tipo di cemento bianco, statunitense, è basato
sull'utilizzo di materie prime prive di ferro contenenti, oltre al
carbonato di calce, una sabbia calcarea bianca, cristalli di spato e
argilla bianca plastica con il solo 0,6 % di sesquiossido si ferro, e
cotte in forni rotativi (28) Nel 1912 Bertelli classifica il Portland
bianco utile all'esecuzione di "lavori in stucco" all'interno dei cementi
magnesiaci, ottenuto impastando calce bianca pura e argilla pura e cotto
in forni rotativi ad olio; alla indispensabile deficienza di ossido ferro
si supplisce "aumentando il tenore di argilla" o, secondo le ricette di
cementi esteri in commercio, con carbonato di zinco. Ancora Ferrari, agli
inizi degli anni Venti, annovera tra i "veri" Portland bianchi quello
prodotto dalla "Stern" e la gliptolite, oltre a ricordare un suo recente
brevetto del quale fornisce i dati dell'analisi (29).
Note
(9) F. Ferrari, "Sul cemento bianco", in Le industrie costruttive, n. 1,
Torino 1923, p.1.
(10) Ciment de Portland Anglais fabriquè par Knight, Bevan et Sturge,
Brest, Roger, s.d. (ma primi anni Sessanta dell'Ottocento), p. 16.
(11) La letteratura che si occupa degli agglomeranti idraulici e ne tenta
una classificazione è notoriamente vasta: oltre ai testi francesi e
tedeschi, si possono ricordare gli opuscoli pubblicitari delle diverse
ditte (specialmente nel Monferrato), i manuali di F. Molinari, Laterizi,
gessi, pozzolane, calci e cementi, Milano 1887; A. Arlorio, Cementi
Italiani, Milano, 1893; L. Mazzocchi, Calce e cementi, Milano, 1895; P.
Vacchelli, Le costruzioni in Calcestruzzo ed in cemento armato, Milano,
1899; C. Zamboni, Il cemento Portland della ditta F.lli Pesenti fu Antonio
di Alzano Maggiore, Bergamo, 1901; gli articoli su Il cemento, dal 1904,
per giungere a L. Bertelli, Cementi e calci idrauliche, Milano, 1912; G.
Sylva, I Cementi, 1913.
(12) Francesco Molinari, Appunti sulle pietre da Calce e da Cemento,
Milano, 1893. Il tema della maggiore affidabilità del naturale o
dell'artificiale registrerà opinioni discordanti nei primi anni Dieci, con
la diffusione del processo artificiale.
(13) L. Mazzocchi, cit., IV ed., 1915, p. XII.
(14) Antonio Pesenti, "Storia del cemento Italiano", I Congresso
Nazionale del Cemento, Casale Monferrato, 1937. Cfr. anche C. Goria,
"Evoluzione storica dei leganti e dei conglomerati dall'empirismo alla
loro conoscenza razionale", in Aa. Vv., Cemento. Storia, tecnologia,
applicazioni, Milano, 1976, pp. 11-80.
(15) Cementi e calci idrauliche fabbricati dalla ditta fratelli Pesenti
fu Antonio, Bergamo, s.d. (ma 1883).
(16) Nel caso della Valle Seriana, la cui geologia era all'epoca indagata
dai primi studi, si tratta di formazioni appartenenti alle Alpi calcaree
meridionali, poste al passaggio dal Cretacico all'Eocene ("Sass de la
luna", "Scaglia lombarda",); cfr. Servizio Geologico Nazionale, Carta
Geologica della Lombardia, Roma 1990.
(17) C. Zamboni, Il cemento Portland, 1901, cit.. Zamboni ricorda inoltre
che "I tre banchi ora coltivati dalla Ditta Pesenti, Ö (anche dal punto di
vista del rapporto tra silice e allumina) Ö pur presentando lievi
differenze tra banco e banco, offrono una più che sufficiente regolarità
di composizione, composizione che raccoglie perfettamente tutte le
condizioni imposte dalle formole del Le-Chatellier". Gli studi sulla
costituzione del Portland dovranno proseguire a lungo: ancora Zamboni nel
1931, alla voce "Cemento", della Enciclopedia Italiana Treccani, quando
ormai i leganti idraulici vantavano una copiosa letteratura, ricorderà che
"il rapporto tra i singoli elementi è variabile, ed è difficile
unificarlo, in mancanza di una formula precisa che determini esattamente
la costituzione chimica del cemento Portland" (p. 702).
(18) G. Rizzi, Materiale del capomastro. I materiali idraulici cementizi,
Milano, Hoepli, I ed. 1910; V ed. 1927, p. 83.
(19) Nella "classificazione dei materiali idraulici" propota da Zamboni
su Il Cemento nel 1904 i "cementi bianchi grappiers" sono inclusi proprio
nel gruppo dei "cementi silicei naturali". Dalle tabelle dei prezzi di
listino dell'epoca sappiamo inoltre che nel 1904 il cemento bianco di
Palazzolo, venduto dalla Società Italiana dei Cementi e delle Calci
idrauliche quale varietà di Portland, costava 5 lire al quintale, contro
le 5,80 del Portland artificiale extra.
(20) In Rendiconti del Reale Istituto Lombardo di scienze e lettere,
Milano, 1905, p. 61.
(21) Ivi La "fortuna critica" del cemento bianco accompagnerà le sorti
successive della ditta, divenuta Italcementi, attraverso l'articolazione
di differenti prodotti: nel corso degli anni Sessanta, oltre all'impianto
di Civitavecchia, a tale produzione verrà riservata la costruzione della
cementeria di Rezzato, sfruttando il giacimento calcareo del territorio di
Brescia cui appartiene anche il Marmo Botticino. Nell'opuscolo
illustrativo dello stabilimento, si legge che i cementi bianchi, "usati un
tempo per impieghi molto limitati" si sarebbero progressivamente diffusi
per il miglioramento delle qualità di resistenza meccanica, nel caso del
Supercemento Italbianco (Portland a rapido indurimento e ad altissima
resistenza) e dell'Aquila Bianca, "ottimo legante bianco" nel quale emerge
"l'elevato valore di brillanza".
(22) Ad opera di Newberry, Richardson e dell'italiano Ferrari. In Goria,
1976, cit., pp. 69-70.
(23) I. Ghersi, Imitazioni e succedanei nei grandi e piccoli prodotti
industriali, Milano, 1903, "Cemento di magnesia", pp. 38 e ss.
(24) "Intorno al cemento di magnesia", in Il Cemento, n.8, agosto 1906,
pp. 205-206.
(25) M.m., "Il cemento bianco", in Il Cemento, 1906, agosto, n. 8,
pp.203-205. Cfr. anche "Procedimento per la fabbricazione del marmo
artificiale", Ibidem, n.8, 1908, p. 210.
(26) "Il cemento bianco", cit.; l'analisi chimica del clinker prodotto da
Leduc mostra una percentuale di silice combinata pari a 17 %, ossido di
calcio: 51,55 %, allumina 2,95%; ossido di magnesio 0,22%, ossido di ferro
pari a 0,15%, ed una perdita di calcinazione pari a circa 15%.
(27) I. Ghersi, Ricettario IndustrialeÖ, Milano, 1915, p. 171, p. 177;
Prodotti e procedimenti nuovi nelle industrie. Materiali naturali e
artificiali, succedanei, surrogati, imitazioni, Milano, 1916, pp. 284-85.
(28) "Cemento bianco", in ll Cemento, 1907, luglio, n. 7, p. 110.
(29) Ossido di silice 26%, ossido di calcio 66%, allumina 6,6%, ossido di
ferro 0,4%, ossido di magnesio e alcali diversi 1%, con l'aggiunta del 2%
di gesso.
Ciaofelix!
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
> No, la colacem non ne ha di buono. Se possiamo provare che e' una
> BIIIIIP sarei contento cosi' randello sulla testa l'architetto.
Allora... è un architetto quindi cosa ci possiamo aspettare? ;-PP
In estrema sintesi e senza tanti giri di parole, possiamo dire che il
cemento, è uno solo, e a seconda di cosa si utilizza per produrlo assume il
colore. Il grigio è dato dai composti che contengono ferro, se lo voglio
bianco uso materie prime che ne sono prive. La resistenza meccanica è la
stessa, il bianco costa di più.
Faccio una premessa: quando serve per fini estetici, al clinker si aggiunge
materiale calcareo macinato, la resistenza meccanica diminuisce ma nessuno
se ne preoccupa visti gli usi cui è destinato. Da qui nasce il
fraintendimento:
Cemento grigio -> impieghi strutturali
Cemento bianco -> rifiniture
Quindi l'uomo della strada quando parla di "cemento bianco" si intende
quello
per le rifiniture, il tecnico per non confonderlo di solito dice "cemento
bianco per calcestruzzo ad alte prestazioni"
Con questo è tutto.
A proposito un architetto direbbe così: "Impiegando in particolare il
cemento bianco, il calcestruzzo, oltre che divenire esso stesso materia
espressiva che, con infinite tonalità coloristiche, esalta una sua funzione
estetica, assume una spiccata validità in campo strutturale a causa delle
sue elevate resistenze meccaniche".
UAZ UAZ UAZ
CIAO!!
vecchia diatriba tra ingegneri ed architetti
p.s.
ai miei tempi era peggio....
eh eh eh
reminescenze scolastiche: non vorrei dire una ca$$ata, ma a me sembra di
ricordare che nella composizione del cemento bianco invece dell'argilla,
viene utilizzato caolino.
dai un'occhiata a questi link:
www.aimat.it/iniziative/ISCHIA_CEM/1.pdf
www.enco-journal.com/abc/c.html
www.meridionaleintonaci.it/vari/index2.htm
spero di esserti stato utile
ciao
> L'arch invece mi disse che quello bianco e' puro e non contiene i
> soliti materiali di scarto più o meno radioattivi, loppe di altoforno
> che, mi dice, per legge vanno smaltiti nel cemento; e' stato usato il
> colacem bianco 32,5 non per rifiniture che sono comunque tutte a
> calce, ma per i massetti ed i solai. Se questo non corrisponde a
> verità l'architetto deve prepararsi ad un brutto momento.
Premessa. Quando hai chiesto le differenza fra cemento bianco e grigio ti è
stato risposto correttamente. Ora che hai aggiunto altre informazioni si può
articolare una risposta più precisa.
Probabilmente, hai un architetto «biologico». Intendo dire quelli che
seguono i principi della bio-architettura o bio-edilizia.
Egli utilizzando cemento bianco, ritiene che questo non sia radioattivo, che
non contenga prodotti chimici di sintesi ed infine che per la sua
produzione, non siano state utilizzate materie provenienti da scarti di
altre lavorazioni.
Visto che (finalmente) descrivi il tipo di cemento che hai utilizzato, posso
risalire alla composizione. Sulla confezione c'è scritto: Tipo II/B-L
significa: Cemento Portland al Calcare costituito dal 65% ÷ 79% di clinker,
mentre la restante parte è costituita calcare ed eventuali costituenti
secondari minori. Nella sua costituzione non è previsto l'uso di loppa,
microsilice, cenere volante e scito calcinati. Pero, visto che ci sono pure
le sigle -ARS dei componenti minori e S sta per loppa d'altoforno dovrebbe
esserne presente al massimo il 5%.
Quindi l'architetto ha detto il giusto.
Tengo però a precisare che tale classificazione vale pure per il grigio.
Infatti sempre rimanendo nell'ambito dei ns. amici di Gubbio, essi
identificano con la stessa sigla (Tipo I 52,5 R) sia il grigio che il
bianco.
Quindi non vale l'assioma cemento bianco => cemento puro o comunque privo di
scorie, perché è la classificazione quello che conta. Ad esempio altri
produttori fanno cemento bianco con le scorie (italcementi, unicum ecc)
E con questo è davvero tutto.
Ora una domanda: ma te hai l'animo nobile della bioedilizia, o è
l'architetto che con i tuoi soldi sta dando soddisfazione a se stesso?
> L'architetto non capisce un accidente di bioedilizia ed ha tentato di
> adeguarsi; l'esigenza di un restauro "sano" era mia, non sono un tecnico,
> ma solo uno
> scemo che i libri di bioedilizia se li e' letti tutti per cercare di
> distinguere
> tra cose serie e fregnacce. :-)
Allora se il tuo scopo era quello di utilizzare un materiale "pulito" per
fare un restauro "sano" ci sei riuscito.