On 08/05/18 11:44, [Claudio] Red-Block ! wrote:
> Il 06/05/2018 17:50, Adriano ha scritto:
>>
>>> Oppure ancora, per l'acqua hai una singola utenza condominiale eppoi
>>> i contabilizzatori per ogni alloggio. Per analogia, e' concorrenza al
>>> gestore dell'acquedotto...?
>>
>> anche qui mai capitato. Probabilmente negli edifici piu' recenti si
>> prevedono gia' i contatori separati; diverso il caso del riscaldamento
>> che e' abbastanza spesso centralizzato e qui (da qualche anno almeno)
>> si e' passati dalla suddivisione per millesimi a quella basata sul
>> contatore di calorie.
>
> L'acqua è spesso così in alcune zone ma perché i gestori hanno scelto
> che sia così
Probabilmente per i limiti imposti storicamente o dalla cittadinanza
(negli enti locali medio-piccoli, non e' raro uno stretto legame tra
"volonta'" degli elettori ed operato dei sindaci) o dal blocco
delle assunzioni, per cui la gestione individuale dei contatori
avrebbe richiesto l'assunzione di ulteriori impiegati per la
fatturazione.
> ed hanno fatto dei contratti che sono intestati al condominio
Niente affatto: non esisteva alcun contratto di "tipo condominiale",
come invece si sono inventati nel settore elettrico da quelli
dell'ENEL e che poi sono stati scopiazzati dall'AEEGSI/ARERA che
vuole imporlo ai rivenditori elettrici.
PS: in passato avevo passato il condominio ad un ottimo contratto
per aziende con E.ON Energia, che essendo tedeschi (ma potevano
anche essere francesi o di altro paese europei) non conoscevano
queste carognate fasciste di divisione per categorie.
Quando alcuni anni dopo i tedeschi hanno scoperto che potevano
abusare del condominio o era arrivata la "circolare" AEEGSI (non
e' dato sapere cosa ha mosso l'ufficio commerciale ad imporre
il cambio contrattuale), ci hanno passati dal convenientissimi
contratto aziendale al contratto da strozzini per condominio.
Lei, quanti allacciamenti "collettivi" (cosi' si chiamavano)
ha stipulato in passato per potere affermarzioni con tale
certezza ? Nella mia esperienza, la decisione di intestare al
condominio era una decisione puramente pratica, ma non era
raro decidere di gestire separatamente, con una comunione
autogestita da parte dei consumatori, se in presenza di tanti
inquilini ed i padroni di casa non volevano essere tirati in
ballo. In fatto, dove la legge e le amministrazioni condominiali
"funzionano", i proprietari sono obbligati a coprire i buchi
monetari lasciati dagli inquilini e se il condominio aveva in
gestione anche il servizio acquedotto, poi nascevano discussioni
se faceva o meno a parte dei servizi di condominio con conseguente
responsabilita' in solido. Sicome una volta molti proprietari
(specialmente quelli che si ricordavano il ventennio) non
erano degli stupidi fascistini, ci mettevano poco a consultarsi
con amici legali per trovare una soluzione che separava le loro
responsabilita' in solido per le faccende condominiali con invece
le responsabilita' dei consumatori di acqua, che come scritto, nel
loro condominio erano in maggioranza inquilini. L'autogestione
tramite i consumatori era molto piu' efficiente e, non essendoci
allora presenza di immigrati (che se ne fregano degli italiani),
la pressione "sociale" era piu' che sufficiente a premere perche'
tutti pagassero puntuali. Oggi ovviamente i tempi sono cambiati,
ed infatti c'e' l'abbandono dei contratti collettivi (che esistevano
anche per l'energia elettrica, senza alcuna menziona alla parola
"condominio"), ma non mi risulta che le clausole dei contratti
collettivi siano cambiate da allora. Altrimenti mi si citi un
esempio.
> il quale contabilezzerà con contatori divisionali
"divisionali" ?
E' un ex-militare ?
> ai singoli
> (per mano dell'amministratore o di una ditta specializzata) e risponderà
> direttamente al gestore versando la somma complessiva (con distacco
> dell'intero palazzo in caso di morosità).
>
> I contratti della corrente non sono così,
Insomma, un condominio allacciato in media tensione non puo'
fare contratto ?
Mi ricorda la tesi di coloro che mi negavano la possibilita' di
condividere una connessione ADSL. Eppure ho una lettera della
SIP/Telecomitalia che mi confermava la liceita' di cio' che
avevo intenzione di fare e poi ho fatto (il sottoscritto, nel
caso di dubbio, non fa il "tagliano", ma scrive una raccomandata
all'ufficio legale del fornitore per avere una risposta scritta,
caso mai in futuro si inventano nuove regole senza avvisare ...)
> non prevedono la rivendita dell'energia.
La questione e' tutta nella definizione di "rivendita".
E' rivendita quanto i "clienti" sono tutti "soci" ?
Per ore, consideriamo la tesi sua del divieto di
rivendita, e domandiamoci se la *rivendita* c'e' per
qualsiasi caso di "cessione" di un bene o servizio.
Le risparmio la fatica di replicare oppure la furbizia di
sparire:
Esiste una chiara suddivisione giuridica tra cessione con
profitto e cessione senza ricarichi:
a) se lo scopo principale della persona giuridica e' il
commercio, cioe' la cessione con profitto (la rivendita),
allora si tratta di attivita' commerciale che va gestita
fiscalmente e contrattualmente come previsto dalle leggi
e norme; non entro nel merito se e' lecita una attivita'
di acquisto e rivendita di energia elettrica, perche' ormai
tutti dovrebbero conoscere la risposta
b) se lo scopo principale della persona giuridica non e'
il lucro (come accade nel caso del condominio, che
esiste per uno scopo ben preciso, parificato fiscalmente
alle persone fisiche, salvo qualche eccezione aggiunta
nel tempo, come l'obbligo spregevole di ritenuta d'acconto),
allora e' ammesso anche una marginale attivita'
commerciale: si puo' acquistare energia elettrica e
rivenderla con un profitto, anche non associati
(ad esempio gli inquilini, nel caso del condominio)
c) se lo scopo principale della persona giuridica e'
la fornitura di energia elettrica, allora, per evitare
di scivolare nel caso a) (ed il fisco sarebbe pronto a
sanzionarvi come di tale attivita'), non deve esserci
rivendita, ma solo suddivisione dei costi con il
normale sistema di rendicontazione, essendo irrilevante
la modalita' di ripartizione dei costi (ad esempio, se
il servizio ascensore viene ripartito secondo il numero
di corse fatte, utilizzando ad esempio una smartcard,
non e' che solo per questo diventa un attivita'
di rivendita commerciale, in questo caso del servizio
"ascensore"). Notare che l'inclusione di terzi viene
fatta tramite l'associato (il proprietario) che passa
il costo al terzo (l'inquilino), senza che cio' possa
configurare attivita' di rivendita (naturalmente senza
alcun sovvracarico e con il diritto del "terzo" di
vedere la rendicontazione relativa al servizio a cui
contribuisce).
E questa solo una prima casistica che mi e' venuta in
mente. Sicuramente gli esperti saprano elencarne altre
(SEESEU ? etc. )
> Però nessuno ti vieta di contabilizzare i vari consumi
> per scopi interni, ad esempio nei condomi direzionali
"direzionali" ?
> più complessi si può contabilizzare quanta energia viene
> consumata da impianti di condizionamento, da scale e
>ascensori e da piazzali al fine di ripartire
> correttamente i costi sui vari capitoli. Ma in ogni caso
> mai rivendi l'energia ad altro soggetto
Senza entrare nel merito della differenza tra rivendita
e cessione semplice, neanche considera il caso del soggetto
terzo con cui sussiste un contratto in essere legato
all'esigenza del servizio ceduto ?
> semmai sfrutti il conteggio di quest'ultima
> per ripartire i costi di un servizio.
? (non ho capito il suo fraseggio)