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Freddie Mercury e Montserrat Caballé: vent'anni dopo la "superba" racconta: lui sì che era grande

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Leonardo Pelz The Archivist Leo'82 B.R.

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Sep 28, 2012, 3:58:13 AM9/28/12
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Freddie Mercury e Montserrat Caballé: vent'anni dopo la "superba" racconta: lui sì che era grande
dal nostro inviato GIUSEPPE VIDETTI
BARCELLONA. Ammirazione, prima di tutto. Quando uno si trova davanti una leggenda della lirica, può solo sgranare gli occhi, ascoltare stupito, ammirato. Montserrat Caballé, soprano catalana, è seduta come una regina nella suite di un hotel di Barcellona.

In Spagna la chiamano La superba - non perché l'ultima grande diva del bel canto abbia mai fatto ostentazione delle sue capacità vocali, ma perché fin da bambina si è votata alla musica, come una vestale, e da quel tempio non è mai più voluta uscire.

Una medium al servizio dell'arte, posseduta da Mozart, Donizetti e Massenet. "Quando sento dire che il carisma dell'artista rende migliore una composizione io rabbrividisco" esordisce l'immensa signora.

"La musica è un'espressione dell'anima e del sentimento del compositore; è lui, sempre, il vero artista della serata, è lui che ha inventato musica e messaggio. Il cantante è il suo schiavo, più è fedele meglio il messaggio arriva al pubblico.

Tutti pensano che Caruso avesse una grande personalità mentre cantava un'aria al Metropolitan. Non è così. Io l'ho visto: fermo, immobile, solo la voce vibrava nell'aria". Questa matrona austera e dall'aspetto regale, che ancora oggi, a 79 anni, abbassa rispettosamente lo sguardo quando parla di Verdi e Puccini, un quarto di secolo fa, in anticipo rispetto al Pavarotti & Friends, si concesse la sua stravaganza pop incidendo un inno olimpico
e un intero album (Barcelona) con il cantante dei Queen.

"L'occasione delle Olimpiadi era ghiotta e l'incontro con Freddie Mercury irrinunciabile, così mi presi volentieri una breve vacanza dalla mia routine" esclama. Oggi a vent'anni dalla morte del rocker, viene pubblicata una special edition del cd, in cui gli arrangiamenti sintetici delle tastiere originali sono stati sostituiti dall'Orchestra sinfonica di Praga.

"Freddie era diverso, aveva una preparazione che altri rocker non hanno, aveva studiato pianoforte per molti anni, poteva leggere e scrivere musica, non la orecchiava soltanto" spiega la Caballé. "Era un compositore ispirato, le sue linee melodiche erano una bella sfida anche per un cantante d'opera. Per questo ci siamo compresi così bene".

Confessa che all'inizio rimase sconcertata dall'immagine trasgressiva di Mercury, "ma doveva pur avere delle qualità se i miei figli e i miei nipotini erano galvanizzati dalla sua voce. Poi mi resi conto anch'io che non era il solito rock rumoristico, quattro battute e via".

I ragazzi fecero festa quando Freddie comparve in casa. Montserrat ricorda: "Quando Barcellona fu scelta come sede delle Olimpiadi, il prefetto mi invitò a Losanna e mi commissionò un brano che facesse da traino ai giovani. Mi disse: "Voglio una cosa bella, moderna e unica".

Allora mio fratello parlò con Mercury, un artista che veniva spesso ad assistere ai miei spettacoli. Così Freddie venne a Barcellona e c'incontrammo una prima volta con il sindaco, al quale proponemmo un duetto. Registrammo un provino a Londra. Piacque molto, e fu scelto come inno olimpico.

Ci mettemmo un anno e mezzo per incidere tutto l'album, poi lo eseguimmo in una serata evento al Ku di Ibiza e poi alla presentazione delle Olimpiadi, due anni prima dell'inizio dei giochi, a Montjuïc, qui a Barcellona.

Purtroppo la morte di Freddie mandò tutto all'aria, e l'inno olimpico diventò Amigos para siempre, composta da Andrew Lloyd Webber e cantata alla cerimonia inaugurale dei giochi del 1992 da José Carreras e Sarah Brightman".

Il leader dei Queen aveva cominciato ad appassionarsi alle arti alte durante la relazione sentimentale con il ballerino russo Rudolf Nureyev, che sarebbe morto di Aids nel 1993. L'impostazione lirica della voce di Mercury e le aperture sinfoniche dei Queen non sembrarono né scontate né kitsch a una cantante erudita e rigorosa come la Caballé.

"Con lui parlavo di opera, era diventato un appassionato. Amava Verdi, Bellini, Rossini e Donizetti" racconta. "Ricordo un concerto a New York con la Philharmonic diretta da Zubin Mehta; in programma Wagner e Strauss. Freddie era a Chicago e ci raggiunse. Nel camerino, dopo lo spettacolo, era impazzito - io cantavo molto bene all'epoca, sa - mi disse: "Ah questo Wagner, è un genio!".

Non lo conosceva, per lui fu la scoperta di un mondo, come se fosse atterrato sulla Luna. Amava anche Strauss, lo trovava coinvolgente come un rocker. Diceva: "Lui è dentro la musica, la scrive dall'interno". Aveva ragione, è proprio quella l'essenza di Strauss".

L'incontro con Mercury non fu l'inizio di un flirt duraturo con la musica leggera per la Caballé. "Non sono un'appassionata di pop, perché la disciplina dell'opera non lascia tempo sufficiente per esplorare e conoscere, e neanche per feste e sale da ballo. Il nostro percorso esige disciplina, pazienza e dedizione; anni di studio: canto, composizione, repertorio. Ma prima di tutto ci vogliono amore, devozione, passione, curiosità. Il talento naturale non basta".

Per i due artisti il progetto Barcelona fu un momento di grande euforia in un periodo in cui entrambi affrontavano un dramma che, sfortunatamente, non era teatrale. "Il ricordo più caro che ho di Freddie?" mormora la Caballé. "Quando mi confidò la sua malattia. Mi disse: "Ho l'Aids, non c'è cura, questo è il mio canto del cigno". All'epoca non si sapeva molto di questa patologia, ma capii il suo smarrimento. Per questo ogni pezzo di quel disco è così ispirato, testo e musica - ogni nota ha un senso, la consapevolezza della morte vicina. Freddie era speciale, sa. Molto diverso da come si mostrava in scena. Riascolti The Falling Priest, uno dei brani che abbiamo inciso insieme. È una sinfonia".

Nello stesso periodo al soprano, dopo un tormentato recital alla Carnegie Hall, fu diagnosticato un tumore al cervello localizzato all'ipotalamo. "Mi diedero pochi mesi di vita" racconta, "mi proposero un delicato intervento chirurgico. "Potrei continuare a cantare, dopo?", chiesi. Mi risposero di no, così preferii affrontare il cancro a modo mio".

Mentre Freddie era rassegnato di fronte all'aggressione di una malattia che stava sconcertando la comunità scientifica, Montserrat reagì come una belva. "Non avrei potuto vivere senza il canto, quello fu il punto di partenza". Quando, dopo anni di cure, un luminare esaminò di nuovo il suo caso, esclamò: "Lei è una strega!".

Lei gli rispose: "Il tumore è ancora lì, ma ormai abbiamo fatto amicizia". Sospira: "Se Freddie non fosse morto, sicuramente avremmo continuato a collaborare. Ne parlavamo, ma lui sapeva di essere condannato. Mi proposero di cantare quel brano alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi. Rifiutai. Barcelona apparteneva a noi due, non ce l'avrei fatta a cantarla con nessun altro".

Si passa una mano davanti al viso, per cancellare la tristezza. S'impone di cambiare bruscamente discorso: "Quanti ricordi ho dell'Italia! Agli esordi, soprattutto - anni Cinquanta. Mica tutti belli, sa. A Roma, un celebre impresario mi disse: non sei tagliata per questo lavoro, torna a casa, sposati e metti su famiglia. Poi, quando diventai famosa, non la finiva di raccomandarmi: "Non ti verrà in mente di raccontare quell'episodio?"".

Solo il ricordo dei grandi teatri le fa tornare il sorriso: "In Italia tornai da diva: al San Carlo di Napoli - un'acustica meravigliosa, come il Colón di Buenos Aires o il Liceu di Barcellona prima dell'incendio - Firenze, Roma, Milano, Venezia, Ravenna".

Diva di temperamento: una volta, durante una rappresentazione di Il viaggio a Reims al Covent Garden, in un gesto d'ira scagliò una mela contro il direttore d'orchestra; un'altra volta scaraventò una seggiola fuori dal palco perché non ce la faceva a reggere il suo peso. Potere della lirica...

© Riproduzione riservata (28 settembre 2012) Tutti gli articoli di Venerdi


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Leonardo Pelz The Archivist Leo'82 B.R.

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Sep 28, 2012, 6:50:31 AM9/28/12
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PS: quante falsità in questo articolo... Non fu la Caballè a cercare Freddie ma esattamente VICEVERSA e Freddie non ebbe MAI una relazione con Nureyev..
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