ruggero albarello ha usato la sua tastiera per scrivere :
Fatta ieri mattina.
Allora, mostre come questa vivono nell'eterno dualismo tra
approfondimento e divulgazione. Per dirla in parole povere: se punti
sull'arrivare al maggior numero di persone possibile, a un
appassionato/conoscitore certe cose potrebbero risultare ovvie,
ridondanti o superflue; se punti ai connaisseurs, rischia di diventare
troppo ostica e poco attraente per il pubblico (e non giustificare un
investimento chiaramente cospicuo).
Nello specifico, di materiale che cultori dei Pink Floyd come noi non
hanno mai visto o conosciuto, mi pare che ce ne sia ben poco. Foto,
video, installazioni: alla fine ci sono cose abbastanza risapute, e
l'impianto della mostra è più che altro improntato alla divulgazione.
Epperò.
A parte che un conto è vedere cose simili stampate su un libro o in un
file, un altro vedersele davanti (tipo le locandine dei concerti, i
quaderni di appunti di Waters o Gilmour), ma poi ci sono quelle
quindici-venti cose che, proprio se sei un appassionato, rimani a bocca
aperta: tipo l'azimut coordinator, per dirne una. O una serie di
testimonianze su come nasce l'Eye. Poi ci sono i pupazzi originali di
The Wall, quello dell'"anima" di Pink che rimane sotto al muro, i primi
gonfiabili (prima ancora del maiale) e la loro genesi spiegata bene,
cose così.
Poi ci sono un paio di momenti divertenti, tipo un paio di mixer che ti
permettono di sentire Money mixandotela in diretta. Tipo sentirla solo
basso e batteria, oppure togliendo il basso, cose così.
Il livello tecnologico è alto: tu hai delle audioguide che, in
automatico, si sintonizzano con il video che stai guardando (ad
altissima definizione) e te ne forniscono l'audio. L'unica cosa è che
questo è un po' alienante (che poi è anche pertinente, in realtà...),
perché se vuoi farti due chiacchiere con chi ti accompagna o indicargli
una cosa devi toglierti la cuffia, ecc. Però è molto funzionale.
Insomma, bello, anche a tratti emozionante, anche se c'è relativamente
poco di nuovo.