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[DE_AND] Canto del servo pastore

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Nico Chillemi

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Jan 14, 2002, 1:01:18 PM1/14/02
to
***

CANTO DEL SERVO PASTORE
-----------------------

Dove fiorisce il rosmarino c’è una fontana scura
dove cammina il mio destino c’è un filo di paura
qual’è la direzione nessuno me lo imparò
qual’è il mio vero nome ancora non lo so.

Quando la luna perde la lana e il passero la strada
quando ogni angelo è alla catena e ogni cane abbaia
prendi la tua tristezza in mano e soffiala sul fiume
vesti di foglie il tuo dolore e coprilo di piume.

Su ogni cisto da qui al mare c’è un po’ dei miei capelli
sopra ogni sugara il disegno di tutti i miei coltelli
l’amore delle case l’amore bianco vestito
io non l’ho mai saputo e non l’ho mai tradito.

Mio padre un falco mia madre un pagliaio stanno sulla collina
i loro occhi senza fondo seguono la mia luna
notte notte notte sola sola come il mio fuoco
piega la testa sul mio cuore e spegnilo poco a poco.

***

Mi piaceva l'idea lanciata da Riccardo qualche tempo fa su IFMG di
scrivere dei post con il tag [GUCC]. E' stata una bella iniziativa
che ci ha fatto scoprire diverse cose nelle parole di chi ha postato e
soprattutto ha fatto in modo che diverse persone, con la scusa di
leggere su una canzone di Guccini in particolare, abbiano tirato fuori
le loro sensazioni più nascoste e quindi più belle.

E così mi è venuto in mente di farlo anche qui, con un modo insolito
di rispondere al post "Undici gennaio" (non mi bastava il fatto di
dover postare semplicemente il testo), e non solo perché sono appena
passati 3 anni da quello che sappiamo, ma anche perché c'è una canzone
che ho trovato dentro una certa cassetta (ringrazio Paolotta per
questa sua cassetta che mi ha regalato, accidentalmente rimasta nella
mia macchina a Ravenna dopo Capodanno), che incredilmente continuo ad
ascoltare e riascoltare, mandando più volte indietro il nastro nello
stereo dalla macchina, anche 15 o 20 volte (come ieri durante il mio
ritorno a Milano dopo i 2 giorni all'Elba). Sì, la conoscevo questa
canzone, ma da tempo non la riascoltavo (tanto che non mi ricordavo
neppure in che album fosse).

Credo che dentro ognuno di noi ci sia un po' di questo servo pastore.
Io mi sento molto simile a questo personaggio che, alle "carenze
classiche" di un uomo che vive nei campi e che non sempre ha potuto
studiare, contrappone una dolcezza e una sensibilità che lo rendono
sicuramente ancora più bello come persona rispetto a tanti altri che
invece "conoscono il loro nome". Ma forse dovrei solo dire che ho
delle sensazioni e delle emozioni simili alle sue.

Anche io ho un po' paura del mio destino (filo di paura rende
benissimo secondo me), una paura inconscia, come la sua. Fa sempre
paura accorgersi che il tempo costruisce il nostro cammino senza
regalarci nulla, in maniera inesorabile... e questo cammino va
intrapreso e percorso quasi sempre da soli, perché si tratta di un
cammino interiore che non sempre ha una meta ben precisa perché il più
delle volte non sappiamo nemmeno noi chi siamo e che cosa vogliamo da
noi stessi. In un certo senso nemmeno io so qual è il mio vero nome.
Trovare noi stessi infatti non è facile. Potrebbe essere un teorema
senza soluzione, o con una soluzione che, come il teorema di Fermat,
ha bisogno di troppo tempo per essere trovata. E potremmo non esserci
più quando la si troverà.

La luna che perde la lana, il passero che perde la strada...
bellissimo soltanto leggere queste parole così cariche di vera
poesia... forse è troppo banale ripeterlo, ma è bello quando non si
finisce mai di scoprire, nei personaggi che si amano, ulteriori
conferme di quello che già si sa. Fabrizio ti cattura con la sua
poesia, non c'è nulla da fare, e tu la fai tua immediatamente! E
quando associ ciò che leggi alla voce dalla quale lo ascolti, non puoi
fare a meno di lasciarti trasportare dalle emozioni e dalle
sensazioni. Quante volte abbiamo preso la nostra tristezza in mano e
abbiamo cercato di soffiarla via, lontano! Vestire il proprio dolore
di foglie e coprirlo di piume... spesso non abbiamo alternativa,
dobbiamo fare così per forza. Per sopravvivere. L'ho fatto tante
volte! Anche se so che non potrò mai cancellare qualcosa che mi ha
fatto male. Continuerà a farmi male. Ma nello stesso tempo non si
può permettere che ciò che ci ha fatto male con il tempo ci distrugga.

E infine... sprazzi di vita di questo servo pastore... bellissimi...
su ogni cisto un po' dei suoi capelli, su ogni sugara il disegno dei
suoi coltelli... senza parlarne dà la percezione netta, quasi una
fotografia, di un personaggio che vive e lavora in un luogo
conoscendone ogni palmo... è un po' una sensazione per certi versi,
vista la completa diversità di ambientazione, simile a quella che
provo io con la rete stradale, che spesso conosco quasi come le mie
tasche... per esempio viaggiando da Ravenna a Pescara con Enrica e
Maila, le ho fatte sorridere più volte quando dicevo loro il contenuto
esatto (chilometri compresi) dei cartelli verdi collocati in mezzo
all'autostrada ad ogni chilometro. Si ripropone qui anche il solito
discorso della terra... i genitori che sono entrambi sulla "collina" e
che vegliano, l'amore delle case... ci sono stato un po' su questa
frase, e tuttora non sono sicuro di averne capito il senso... si può
tradire qualcosa che non si è mai conosciuto? Ma forse, come sempre,
non è importante capire il senso delle cose che leggiamo, ma è
importante quello che ci trasmettono. E se questa canzone l'ho
ascoltata almeno un centinaio di volte in questo inizio d'anno,
qualcosa dovrà pur voler dire... anche "se ancora non la so". :-)

Nico

---
e i miei amici io li ho chiamati piedi
perché ero felice solo quando si partiva
analfabetizzazione - claudio lolli

Milo

unread,
Jan 14, 2002, 4:38:11 PM1/14/02
to
Correva il 14 Jan 2002 10:01:18 -0800, quando nicoch...@hotmail.com
(Nico Chillemi) decise di scrivere, apparentemente non molto
ispirato/a:


>
>Su ogni cisto da qui al mare c’è un po’ dei miei capelli
>sopra ogni sugara il disegno di tutti i miei coltelli
>l’amore delle case l’amore bianco vestito
>io non l’ho mai saputo e non l’ho mai tradito.
>
>Mio padre un falco mia madre un pagliaio stanno sulla collina
>i loro occhi senza fondo seguono la mia luna
>notte notte notte sola sola come il mio fuoco
>piega la testa sul mio cuore e spegnilo poco a poco.
>
>***
>

>Credo che dentro ognuno di noi ci sia un po' di questo servo pastore.

>Io mi sento molto simile a questo personaggio che, alle "carenze
>classiche" di un uomo che vive nei campi e che non sempre ha potuto
>studiare, contrappone una dolcezza e una sensibilità che lo rendono
>sicuramente ancora più bello come persona rispetto a tanti altri che
>invece "conoscono il loro nome". Ma forse dovrei solo dire che ho
>delle sensazioni e delle emozioni simili alle sue.

Il sevo pastore è una figura tipica in Sardegna, spesso si trattava di
giovani orfani (spesso ripudiati) che veniva presi a lavorare "al
monte" a pascolare le greggi e li' vivevano gran parte della loro
vita. Quindi non conosce il proprio nome, non studia alla scuola
classica ma, forse, la sua scuola, la natura, è ben più generosa di
esperienze e ben più materna di una qualunque maestra elementare. A
volte la natura può anche esser matrigna (brrr vecchie rimenbranze...)
ma le sue lezioni per il sevo-pastore sono vere lezioni di vita che
gli permettono una particolare sensibilità!

>E infine... sprazzi di vita di questo servo pastore... bellissimi...
>su ogni cisto un po' dei suoi capelli, su ogni sugara il disegno dei
>suoi coltelli... senza parlarne dà la percezione netta, quasi una
>fotografia, di un personaggio che vive e lavora in un luogo
>conoscendone ogni palmo... è un po' una sensazione per certi versi,
>vista la completa diversità di ambientazione, simile a quella che
>provo io con la rete stradale, che spesso conosco quasi come le mie
>tasche... per esempio viaggiando da Ravenna a Pescara con Enrica e
>Maila, le ho fatte sorridere più volte quando dicevo loro il contenuto
>esatto (chilometri compresi) dei cartelli verdi collocati in mezzo
>all'autostrada ad ogni chilometro.

Quando vivi e lavori giornalmente a stretto contattocon una realtà,
questa diventa una tua parte integrante, poi nel pasolare le greggi
non hai molto da fare , in alcuni momenti, quindi devi trovare
qualcosa di rilassante, devi cercare di "staccare": cosa meglio di
concentrarsi su ciò che ti contorna, così spendido ed avvincente,
direi sempre uguale, sempre diverso...

> Si ripropone qui anche il solito
>discorso della terra... i genitori che sono entrambi sulla "collina" e
>che vegliano, l'amore delle case... ci sono stato un po' su questa
>frase, e tuttora non sono sicuro di averne capito il senso... si può
>tradire qualcosa che non si è mai conosciuto?

I genitori, riallacciandomi a quanto detto prima, credo non li abbia
mai conosciuti, però può immagginare o sperare che lo veglino
dall'alto. Mentre l'amore per le case, l'amore bianco vestito penso
siano un riferimento alla città, che lui conosce ma poco e alle
ragazze che vi abitano ma sono per lui inarrivabili.
Per sentire simili emozioni, derivanti da uguali paesaggi e situazioni
ti consiglio di leggere Grazia Deledda: uno dei suoi romanzi, tipo
Canne al vento o La via del male o ancora Elias Portolu. Ma forse li
conosci già, e allora ti chiedo: quando senti Canto del servo pastore
non ti sembra di vedre le terre li descritte ( nei libri) e rivivere
quelle storie? Io ci penso sempre :))

> Ma forse, come sempre,
>non è importante capire il senso delle cose che leggiamo, ma è
>importante quello che ci trasmettono. E se questa canzone l'ho
>ascoltata almeno un centinaio di volte in questo inizio d'anno,
>qualcosa dovrà pur voler dire... anche "se ancora non la so". :-)

Purtroppo a questo non so risponderti, ma ti ringrazio per il bel post
e per la possibilità che mi hai dato di scrivere il mio di risposta.

P.S. :il caso, ascolto, mentre scrivo, i Cordas et cannas...
Ciao
Milo
--
Lottavano così come si gioca
i cuccioli del maggio era normale
loro avevano il tempo anche per la galera
ad aspettarli fuori rimaneva
la stessa rabbia la stessa primavera

Enrica Iaffei

unread,
Jan 15, 2002, 3:48:11 AM1/15/02
to
Nico Chillemi wrote:
>
> ***
>
> CANTO DEL SERVO PASTORE
> -----------------------
>
> Dove fiorisce il rosmarino

cazzo nico, non hai idea di quali ricordi hai mosso, ricordi che
risalgono a piu' di dieci anni fa, quando questa canzone era la "mia"
canzone, quando quel rosmarino ero io, con tutta me stessa.

> ... Quante volte abbiamo preso la nostra tristezza in mano e


> abbiamo cercato di soffiarla via, lontano! Vestire il proprio dolore
> di foglie e coprirlo di piume... spesso non abbiamo alternativa,

> dobbiamo fare cosė per forza. Per sopravvivere. L'ho fatto tante
> volte! Anche se so che non potrō mai cancellare qualcosa che mi ha
> fatto male. Continuerā a farmi male. Ma nello stesso tempo non si
> puō permettere che ciō che ci ha fatto male con il tempo ci distrugga.

soffiare via la tristezza e' qualcosa che devi imparare presto, se vuoi
sopravvivere, io spesso me la faccio soffiare via dalla brezza marina.
Riguardo al vestire il dolore, il trucco e' appunto nel vestirlo di
foglie, cosi' per qualche tempo resta nascosto, poi le foglie cadono e
sei in grado di rivederlo, di risentirlo, perche' hai ragione,
continuera' a far male, sara' un dolore sordo, che ci porteremo dentro.

> ... l'amore delle case... ci sono stato un po' su questa
> frase, e tuttora non sono sicuro di averne capito il senso... si puō
> tradire qualcosa che non si č mai conosciuto? ...

non mi importa che senso avesse per De Andre' quella frase, io ti dico
il senso che ha per me.
Da me le case sono bianche, bianche come il vestito della sposa, quindi
l'accostamento mi viene maturale, mischiare la sposa con la casa e'
facile. Il pastore non ha conosciuto nessuno dei due amori, ne' quello
di una sposa, ne' quello di una casa "stabile". Una cosa pero' sente
dentro, che se l'avesse "saputo" avrebbe anche avuto il bisogno di
tradirlo e l'avrebbe fatto, in nome di quel rosmarino, in nome di quei
cisti. E credo tu capisca benissimo cosa voglio dire.

baci
--
øĪš°`°šĪø,ļļ,øĪš°`°šĪø,ļļ,øĪš°`°šĪø,ļļ,øĪš°`°šĪø,ļļ,øĪš°`°šĪø,ļ
Enrica Iaffei Aggregated Technologies ltd
7, Aristotelous Str. flat 401 3, Demetriou Vikella Str.
1056 Nicosia CYPRUS 1061 Nicosia CYPRUS
phone +357 2 346261 phone +357 2 755750
cell. +357 9 803475 fax +357 2 750654

"Democrazia č il fucile in spalla agli operai"
Lenin
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Stupor Mundi

unread,
Jan 15, 2002, 8:21:34 AM1/15/02
to
mi sono sempre chiesto se quel "nessuno me lo imparo'" e' stata una svista
di Fabrizio, o un modo per rafforzare la figura del Servo pastore
ignorante/filosofo o saggio/analfabeta...
che ne dite?

Lupo Grigio

unread,
Jan 15, 2002, 8:32:47 AM1/15/02
to

"Stupor Mundi" <stupor...@libero.it> ha scritto:

Secondo me è stato un errore grammaticale bello e buono.
D'altronde è risaputo che Fabrizio non ottenne mai la licenza elementare!
--
Lupo Grigio

Enrica Iaffei

unread,
Jan 15, 2002, 10:35:55 AM1/15/02
to

la seconda che hai detto, e non ho neanche mai avuto dubbi :-)

--
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"Democrazia �il fucile in spalla agli operai"
Lenin
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Maria De Canditiis

unread,
Jan 15, 2002, 1:07:07 PM1/15/02
to

"Stupor Mundi" <stupor...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:3C441E93...@libero.it...

già, credo anch'io che sia stato un modo per rafforzare la figura del......

Comunque, accidenti, un errore così difficilmente passa inosservato.
se non se ne fosse accorto lui ci avrebbe pensato il suo produttore o chi
altro....ma no, non credo proprio che sai stata una svista.

ciao.


Riccardo Venturi

unread,
Jan 15, 2002, 1:16:36 PM1/15/02
to
On Tue, 15 Jan 2002 18:07:07 GMT, "Maria De Canditiis"
<decand...@libero.it> wrote:

>Comunque, accidenti, un errore così difficilmente passa inosservato.
>se non se ne fosse accorto lui ci avrebbe pensato il suo produttore o
>chi altro....ma no, non credo proprio che sai stata una svista.

Mmmm....io dubito che, comunque fosse andata, De Andre' avrebbe mai
permesso a un produttore o a chiunque altro di metter mano nei suoi
testi. Neanche io credo sia stata una svista, anche considerando il
fatto che "imparare" per "insegnare" e' comunque un colloquialismo assai
diffuso, e non e' certo l'unico nelle canzoni di Fabrizio.

Saluti

--
|*Riccardo Venturi* |Er muoz gelîchesame die leiter abewerfen so er an
îr ûfgestigen ist | Via Garibaldi 41, 57122 Livorno | 05 86 88 58 75 |
34 02 46 18 74 | venturi(*)email.is | venturi(*)spl.at |
venturi(*)mol.mn |http://utenti.tripod.it/Guctrad/alamanno.html |
http://utenti.tripod.it/Balladven/index.html

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