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Cronaca

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Felicia

unread,
Dec 17, 1999, 3:00:00 AM12/17/99
to

A volte ritornano. Non soltanto i "morti viventi", ma anche certi nomi
che ci sono sembrati importanti; possono tornare anche in un fatto di
cronaca, non solo in un ricordo o in un incontro casuale.

Sulle pagine sgualcite d'un quotidiano di provincia, magari.

Una vicenda che "non vale due colonne su un giornale", anche se
stavolta, a dire il vero, le ha valse. Nientepopodimeno che un tentato
omicidio.

Un mio ex compagno di liceo ha tentato, dopo una lite furibonda con la
sua fidanzata austriaca, di investirla con l'auto mentre lei era a
terra. Insomma, proprio di passarle sopra con la macchina.

Nei dintorni di una città come Siena, dove di solito non accade mai
niente, se n'è parlato.

"Piccola città, bastardo posto"... Siena come Modena, con l'aggiunta
che, a Siena, nascere fuori dalle mura o in una contrada rispetto ad
un' altra può determinare non dico il destino di una persona, ma
perlomeno buona parte delle sue possibilità.

Lui è figlio di un personaggio abbastanza in vista; impegnato nella
Contrada e studente abbastanza promettente; lei, a quanto ne so, è una
pianista.

Non era in classe con me; ma nell'unico liceo classico della città non
è certo difficile conoscersi. Solo che io venivo dalla campagna,
mentre lui era il "cittadino"; e questa parola, a Siena, ha un valore
molto, ma molto forte. Implica una cerchia di amici, avere inviti ad
ogni tipo di festa; far parte, insomma, della "comunità".

Non è difficile immaginare, una volta cominciato a parlare, che siamo
finiti io sui miei sogni ed i miei cani e lui sulle ex e sulle sue
vacanze a Lerici. Ci siamo trovati solo su un punto: la solita,
immancabile, immarcescibile solitudine; quella che lui non raccontava
praticamente mai a nessuno.

Cosa potrà averlo portato ad un gesto del genere? Una frase mal detta?
Un rifiuto? Sarà stata la stessa persona che conoscevo?

Sognava di iscriversi all'Accademia Navale di Livorno; i casi della
vita. Ho incontrato un livornese, e a Livorno ci sono finita io. Lui,
invece, è rimasto nella sua piccola città. Nel suo bastardo posto.

A questo punto potrebbero partire mille ipotesi. Non è certamente
questo il luogo. Sento intorno a tutta questa storia una colonna
sonora. Incontro. Piccola Città. Un po' di Antenòr, forse.

A volte anche sentirsi protetti da un guscio, che sia una persona o
una città, può diventare davvero una prigione.

> "Felicia"
> Paola Romagnoli Venturi
> diamant...@usa.net
"Il paradiso non è un luogo dove andare ma una dimensione da vivere"

gmg

unread,
Dec 17, 1999, 3:00:00 AM12/17/99
to
On Fri, 17 Dec 1999 15:35:27 GMT, "Felicia" <diamant...@usa.net>
wrote:

>
>A volte ritornano. Non soltanto i "morti viventi",

Più antenòr che altro credo.......
ma antenòr in tutto quel casino non voleva proprio cacciarsi. Fu la
vita (e l' ambiente) a decidere per lui.

Forse la "piccola città bastardo posto" per questo tuo "ex"
concittadino ha avuto un' influenza, come può aver avuto influenza l'
essere nato dentro le mura piuttosto che fuori.

Ma io mi chiedo poi cosa possa averlo portato ad un atto estremo come
cercare di ammazzare una persone.
Uomo o donna che sia, vergine o puttana che sia, quale sarà mai la
ragione per cercare di uccidere una persona?

Cosa c' era nella testa del tuo ex compagno di liceo? Una
"solitudine troppo rumorosa" (tuo marito sa che questo è una specie di
cross.-post) può essere sufficiednte a far nascere manie omicide?

O davvero un essere umano può portare un essere umano ad un livello di
esasperazione tale che l' altro pensa davvero di eliminarlo?

Le discriminazioni di censo e "nascita" sono comuni un po' dappertutto
purtroppo, non sono una peculiarità di siena. Ma cosa cova nella testa
e nell' animo del tuo ex compagno di scuola?

Mi sa che non lo sapremo mai.......

"Il fiume racconta legende
mentre veloce va al mare...."

gmg

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