Il 20/08/20 17:08, Ezio ha scritto:
> Se in un soggetto molto anziano (>75 anni) comincia a manifestarsi una
> sintomatologia (per es. tosse cronica, mal di testa, dolori, etc.) la cui
> origine patologica "organica" non è determinabile a seguito dei percorsi
> d'indagine medica, che terminano con diagnosi piuttosto approssimative
> concernenti la sfera nervosa come "ansia", "stress", etc., per cui
> resterebbe eventualmente solo da valutare l'origine psicologica dei
> sintomi, che possibilità odierne concrete offre la psicologia di
> effettuare su un soggetto senile del genere un qualsivoglia lavoro
> finalizzato alla remissione dei sintomi psicosomatici, così da evitare il
> mero utilizzo della farmacologia (ansiolitici, antidolorifici, etc.) come
> unico mezzo di attenuazione di tale sintomatologia?
Remissione è difficile, contenimento è più probabile.
Ma "molto anziano" a 75 anni non è tanto vero. La domanda che si pone è
se il suo contesto non lo faccia serntire "molto anziano" ergo inutile,
che la vita finisce, che vivere non ha senso ecc, ecc..
A me vien voglia di dire "studiare assieme un progetto" o comunque un
qualcosa di creativo. E' il creativo che si oppone alla morte e genera
vita. Lo dimostrano tutti i grandi anziani alla Montalcini. Anche se
questo si traducesse nell' aggiustare i vecchi trapani.
> Personalmente, e da estraneo la materia, ritengo che siano di prioritaria
> valutazione 2 vincoli: quello quantitativo, ovvero sono inverosimili
> percorsi psicologici "lunghi" perchè vi è troppa incertezza
> sull'aspettativa di vita restante, poi quello qualitativo riferito al
> fatto che una mente senile è troppo "sclerotizzata" quindi non ci si può
> aspettare lo stesso risultato di una mente giovane riguardo, per es., la
> capacità di mettersi in discussione, la presa di coscienza di eventuali
> traumi che hanno portato alla sintomatologia psicosomatica e dunque
> riuscire a gestire tali manifestazioni fino a non farli accadere.
Qui c'è un' esclusione al fare che ha poche possibilità di reggere
perchè dipende dal cosa si fa. Se si tratta di contenere ansie e
sostenere (cosa che qualsiasi psicoterapeuta di buona formazione e
onestà sa fare) non vedo obiezioni. Non è detto che sia cosa lunga o
almeno non intensiva e non è detto che si debba richiedere una messa in
discussione di una vita per raggiungere un obiettivo (di chi
l'obiettivo? suo? forse no)
A volte queste manifestazioni (più che "a volte" ) sono l'unico modo che
ha per dire "esisto", "cerco attenzione, conforto, sicurezza", quindi
ben lontani dalla psicoterapia intesa come percorso lungo e terapeutico
che apparirebbe forse una delega del pacco a qualcuno.
Se fosse un bambino che piange che si farebbe? Non gli si chiede una
"prestazione" ma lo si consola e distoglie.
Spero di
> non aver semplificato troppo nè d’aver farneticato sull’argomento.
> Se dovessi scommettere su un percorso psicologico del genere direi forse
> che l’ipnosi potrebbe concludere qualcosa d’efficace in merito alla
> remissione dei sintomi in tempi compatibilmente brevi, che resta l’oggetto
> della discussione, pur non indagando oltre. L’ho ancora sparata grossa?
lascia perdere, non credo sia quello che chiede e dunque la possibilità
di ottenere il contrario è altissima.