Google Groups no longer supports new Usenet posts or subscriptions. Historical content remains viewable.
Dismiss

Sintomatologia psicosomatica in senilità. Quali possibilità d'intervento?

18 views
Skip to first unread message

Ezio

unread,
Aug 21, 2020, 4:00:03 AM8/21/20
to
Se in un soggetto molto anziano (>75 anni) comincia a manifestarsi una
sintomatologia (per es. tosse cronica, mal di testa, dolori, etc.) la cui
origine patologica "organica" non è determinabile a seguito dei percorsi
d'indagine medica, che terminano con diagnosi piuttosto approssimative
concernenti la sfera nervosa come "ansia", "stress", etc., per cui
resterebbe eventualmente solo da valutare l'origine psicologica dei
sintomi, che possibilità odierne concrete offre la psicologia di
effettuare su un soggetto senile del genere un qualsivoglia lavoro
finalizzato alla remissione dei sintomi psicosomatici, così da evitare il
mero utilizzo della farmacologia (ansiolitici, antidolorifici, etc.) come
unico mezzo di attenuazione di tale sintomatologia?

Ho provato a cercare sul web informazioni in merito al supporto
psicologico per gli anziani però ho soltanto trovato riferimenti in merito
all’affrontare fasi di "passaggio" come il pensionamento e la dipartita,
poi poco altro.
Personalmente, e da estraneo la materia, ritengo che siano di prioritaria
valutazione 2 vincoli: quello quantitativo, ovvero sono inverosimili
percorsi psicologici "lunghi" perchè vi è troppa incertezza
sull'aspettativa di vita restante, poi quello qualitativo riferito al
fatto che una mente senile è troppo "sclerotizzata" quindi non ci si può
aspettare lo stesso risultato di una mente giovane riguardo, per es., la
capacità di mettersi in discussione, la presa di coscienza di eventuali
traumi che hanno portato alla sintomatologia psicosomatica e dunque
riuscire a gestire tali manifestazioni fino a non farli accadere. Spero di
non aver semplificato troppo nè d’aver farneticato sull’argomento.
Se dovessi scommettere su un percorso psicologico del genere direi forse
che l’ipnosi potrebbe concludere qualcosa d’efficace in merito alla
remissione dei sintomi in tempi compatibilmente brevi, che resta l’oggetto
della discussione, pur non indagando oltre. L’ho ancora sparata grossa?

elledi

unread,
Aug 23, 2020, 6:42:03 AM8/23/20
to
Il 20/08/20 17:08, Ezio ha scritto:
> Se in un soggetto molto anziano (>75 anni) comincia a manifestarsi una
> sintomatologia (per es. tosse cronica, mal di testa, dolori, etc.) la cui
> origine patologica "organica" non è determinabile a seguito dei percorsi
> d'indagine medica, che terminano con diagnosi piuttosto approssimative
> concernenti la sfera nervosa come "ansia", "stress", etc., per cui
> resterebbe eventualmente solo da valutare l'origine psicologica dei
> sintomi, che possibilità odierne concrete offre la psicologia di
> effettuare su un soggetto senile del genere un qualsivoglia lavoro
> finalizzato alla remissione dei sintomi psicosomatici, così da evitare il
> mero utilizzo della farmacologia (ansiolitici, antidolorifici, etc.) come
> unico mezzo di attenuazione di tale sintomatologia?

Remissione è difficile, contenimento è più probabile.
Ma "molto anziano" a 75 anni non è tanto vero. La domanda che si pone è
se il suo contesto non lo faccia serntire "molto anziano" ergo inutile,
che la vita finisce, che vivere non ha senso ecc, ecc..
A me vien voglia di dire "studiare assieme un progetto" o comunque un
qualcosa di creativo. E' il creativo che si oppone alla morte e genera
vita. Lo dimostrano tutti i grandi anziani alla Montalcini. Anche se
questo si traducesse nell' aggiustare i vecchi trapani.

> Personalmente, e da estraneo la materia, ritengo che siano di prioritaria
> valutazione 2 vincoli: quello quantitativo, ovvero sono inverosimili
> percorsi psicologici "lunghi" perchè vi è troppa incertezza
> sull'aspettativa di vita restante, poi quello qualitativo riferito al
> fatto che una mente senile è troppo "sclerotizzata" quindi non ci si può
> aspettare lo stesso risultato di una mente giovane riguardo, per es., la
> capacità di mettersi in discussione, la presa di coscienza di eventuali
> traumi che hanno portato alla sintomatologia psicosomatica e dunque
> riuscire a gestire tali manifestazioni fino a non farli accadere.

Qui c'è un' esclusione al fare che ha poche possibilità di reggere
perchè dipende dal cosa si fa. Se si tratta di contenere ansie e
sostenere (cosa che qualsiasi psicoterapeuta di buona formazione e
onestà sa fare) non vedo obiezioni. Non è detto che sia cosa lunga o
almeno non intensiva e non è detto che si debba richiedere una messa in
discussione di una vita per raggiungere un obiettivo (di chi
l'obiettivo? suo? forse no)
A volte queste manifestazioni (più che "a volte" ) sono l'unico modo che
ha per dire "esisto", "cerco attenzione, conforto, sicurezza", quindi
ben lontani dalla psicoterapia intesa come percorso lungo e terapeutico
che apparirebbe forse una delega del pacco a qualcuno.
Se fosse un bambino che piange che si farebbe? Non gli si chiede una
"prestazione" ma lo si consola e distoglie.

Spero di
> non aver semplificato troppo nè d’aver farneticato sull’argomento.
> Se dovessi scommettere su un percorso psicologico del genere direi forse
> che l’ipnosi potrebbe concludere qualcosa d’efficace in merito alla
> remissione dei sintomi in tempi compatibilmente brevi, che resta l’oggetto
> della discussione, pur non indagando oltre. L’ho ancora sparata grossa?

lascia perdere, non credo sia quello che chiede e dunque la possibilità
di ottenere il contrario è altissima.
0 new messages