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Necessita' della "firma" di un ingegnere (o informatico) per un progetto: possibile scenario.

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Tinto

unread,
Aug 23, 2001, 6:43:58 PM8/23/01
to
Supponiamo: come alcuni paiono auspicare, un progetto di una rete dati
aziendale richiede la firma di un professionista abilitato per essere
valido.
Come l'ing. edile certifica che il progetto e' ben eseguito e la
costruzione risponde ai criteri di sicurezza (ovvero la casa non
crollera' salvo terremoti sopra una certa intensita' etc etc), l'ing.
informatico o informativo o telecomunicazionista che dir si voglia
certifichera' che la rete risponde ai criteri di sicurezza, ovvero gli
impiegati non piglieranno la scossa e il db contenente dati sensibili
non potra' essere accessibile da persone non autorizzate.

Ora, mettiamo il caso che la rete sia "hackerata" e che ci sia una
violazione, anche solo potenziale, della riservatezza dei dati
sensibili: a questo punto l'azienda che ha commissionato il lavoro si
rivale sul progettista responsabile, in sede civile e magari anche
penale? Teoricamente parrebbe possibile, visto che, per analogia, se
una casa crolla il progettista va nei guai.
In questo scenario, chi si sentirebbe di assumersi la responsabilita'
di garantire la sicurezza di una rete o, che e' poi lo stesso,
l'immunita' da bachi di un software? Ovvero cose che nessuno su questa
terra puo' garantire al 100%?


Questo esempio per dire che secondo me i criteri che si applicano al
settore edile non si possono applicare a quello
informatico/informativo: garantire che una casa non viene giu' pare
umanamente possibile (infatti le eccezioni sono rarissime), garantire
la perfezione di un SW o l'inviolabilita' di un sistema non sembra
proprio altrettanto fattibile.
Quindi spero che non venga mai introdotto l'obbligo di una "firma" per
i progetti di prodotti informatici, che sarebbe magari un vantaggio
per i professionisti laureati (tralasciamo qui se giusto e
giustificato rispetto agli altri professionisti del settore) ma che
per contro li costringerebbe a prendersi responsabilita' al di la'
delle loro possibilita' di azione/controllo, e che con
l'interpretazione della responsabilita' penale che e' tipica di questi
tempi sarebbe molto grave.

--
ciao da Alessandro (aka Tinto)
www.tinto.org

Nick Belane

unread,
Aug 23, 2001, 8:35:35 PM8/23/01
to
Correva l'anno 2001 quando "Tinto" <tin...@bigfoot.com>, risvegliandosi
dall'ibernazione, si alzò in piedi e disse:

> Supponiamo: come alcuni paiono auspicare, un progetto di una rete dati
> aziendale richiede la firma di un professionista abilitato per essere
> valido.
> Come l'ing. edile certifica che il progetto e' ben eseguito e la
> costruzione risponde ai criteri di sicurezza (ovvero la casa non
> crollera' salvo terremoti sopra una certa intensita' etc etc), l'ing.
> informatico o informativo o telecomunicazionista che dir si voglia
> certifichera' che la rete risponde ai criteri di sicurezza, ovvero gli
> impiegati non piglieranno la scossa e il db contenente dati sensibili
> non potra' essere accessibile da persone non autorizzate.

Qui sta il punto :

1) essendo una rete un ambiente dinamico, (a differenza di una casa che
una volta cotruita è così e rimane tale) ad ogni variazione del sw
(es. applicazione patch,installazione applicazioni, upgrade ecc.) ci
vuole un aggiornamento del progetto?
2) se io sono l'amministratore della rete e non curo la sicurezza chi ne
va di mezzo, l'ingegnere?
3) ma soprattutto, perchè io che amministro la rete non posso essere il
firmatario del progetto (o il responsabile a tutti gli effetti) ma deve
esserlo uno che non ne cura la manutenzione?
4) dal momento che l'ing. non dovrebbe toccare una linea di codice, come
fa a firmare un progetto che prevede del sw sviluppato da altri?
Se invece il sw è scritto dall'ing. perchè lui può firmare il progetto
e non può farlo un altro laureato che fa lo stesso tipo di lavoro?

--
Nick Belane

"UNIX is an operating system, OS/2 is half an operating system,
Windows is a shell, and DOS is a boot partition virus"
- Peter H. Coffin

Paolo Colombi

unread,
Aug 24, 2001, 2:40:23 AM8/24/01
to
> 1) essendo una rete un ambiente dinamico, (a differenza di una casa che
> una volta cotruita è così e rimane tale) ad ogni variazione del sw
> (es. applicazione patch,installazione applicazioni, upgrade ecc.) ci
> vuole un aggiornamento del progetto?

negli impianti elettrici il professionista "firma" ogni significativa
modifica al progetto:
perchè in informatica no?

> 2) se io sono l'amministratore della rete e non curo la sicurezza chi ne
> va di mezzo, l'ingegnere?

ognuno per la parte di propria competenza....

> 3) ma soprattutto, perchè io che amministro la rete non posso essere il
> firmatario del progetto (o il responsabile a tutti gli effetti) ma deve
> esserlo uno che non ne cura la manutenzione?
> 4) dal momento che l'ing. non dovrebbe toccare una linea di codice, come
> fa a firmare un progetto che prevede del sw sviluppato da altri?

l'ing. civile mica prepara la malta

Ciao

Paolo

Cris

unread,
Aug 24, 2001, 2:51:21 AM8/24/01
to

"Paolo Colombi" <ing_...@libero.it> wrote in message news:rFmh7.9778>

> l'ing. civile mica prepara la malta
>

E` da anni che penso la stessa cosa........
Saluti,
Cris


luca gioppo

unread,
Aug 24, 2001, 2:51:27 AM8/24/01
to
Personalmente ritengo che per chi fa bene il proprio lavoro non ci siano
gravi e grandi differenze.
Anche se attualmente non firmo alcunchè dei SI che progetto (visto che non
c'è una legge) cerco di comportarmi come se lo dovessi fare perchè il mio
obiettivo è di fare un lavoro a 'regola d'arte', perchè ritengo che se
esiste una differenza tra me e chi non ha conseguito una laurea (ammesso che
ci sia ;-)) ) deve emergere dalla qualità del lavoro fatto.
Ovviamente una legge sottolineerà dei punti che magari oggi non hanno un
rilievo così marcato o imporranno dei vincoli di progetto aggiuntivi.
Luca

"Paolo Colombi" <ing_...@libero.it> wrote in message

news:rFmh7.9778$i81.4...@news.infostrada.it...

Dex

unread,
Aug 24, 2001, 3:13:47 AM8/24/01
to
"Tinto" <tin...@bigfoot.com> ha scritto nel messaggio
news:3b858337...@news.iperbole.bologna.it...

> Supponiamo: come alcuni paiono auspicare, un progetto di una rete dati
> aziendale richiede la firma di un professionista abilitato per essere
> valido.
per la parte hw sicuramente (parametri fisici di linea, adattamento
d'impedenza, bontà link ottici, struttura e componenti idonei).
lo sai che per attaccare un semplice centralino alla rete telefonica occorre
un brevetto di istallatore rilasciato dal ministero delle comunicazioni ?


> certifichera' che la rete risponde ai criteri di sicurezza, ovvero gli
> impiegati non piglieranno la scossa

c'è già....

> Ora, mettiamo il caso che la rete sia "hackerata" e che ci sia una
> violazione, anche solo potenziale, della riservatezza dei dati
> sensibili: a questo punto l'azienda che ha commissionato il lavoro si
> rivale sul progettista responsabile, in sede civile e magari anche
> penale?

e un fulmine che colpisce la casa non la distrugge?
l'ing non dovrebbe guardare alla parte sw (irrazionale) ma alla parte hw
concreta (cavi, connessioni, apparati, messe a terra, scariche esd,
ergonomia dei posti di lavoro, condizioni ambientali (temp, umidità, qualità
ricambi aria), illuminazione delle aree EDP, CED, velocità max, bit rate,
problemi emc, layout impianto, layout postazioni di lavoro).


> In questo scenario, chi si sentirebbe di assumersi la responsabilita'
> di garantire la sicurezza di una rete o, che e' poi lo stesso,
> l'immunita' da bachi di un software? Ovvero cose che nessuno su questa
> terra puo' garantire al 100%?

comunque entro 50 anni ci si dovrà arrivare....... che cazzo sono tutti
questi sw/s.o. che costano un casino e non si assumono responsabilità
alcuna?


> garantire
> la perfezione di un SW o l'inviolabilita' di un sistema non sembra
> proprio altrettanto fattibile.

perchè ? ci dovranno essere norme attuative che descrivono come fare....il
professionista rispetta-certifica l'applicazione del protocollo di norme
idonee.


> per contro li costringerebbe a prendersi responsabilita' al di la'
> delle loro possibilita' di azione/controllo, e che con
> l'interpretazione della responsabilita' penale che e' tipica di questi
> tempi sarebbe molto grave.

hacker = abusivismo informatico = possibile pericolo per la società ---->
tutti i mezzi fisici che possibilmente possono prevenire/ridurre il RISCHIO
devono essere attuati ----> un professionista dovrebbe certificare
l'attuazione di quei sistemi preventivi.

Ipotizza per esempio che per la sicurezza dei dati ci siano 10 gradi di
sicurezza realizzabili in 500 modalità differenti:
la tua banca ha grado 3 di sicurezza
la mia ha grado 8
un'altra ha grado 10

a) perchè non mettere una legge che prescriva un grado minimo ?
b) perchè non fare certificare da un professionista l'applicazione delle
modalità che (secondo norma tecnica EN xxxxx / IEC xxxxxx) garantiscano il
grado minimo ?

Paolo Colombi

unread,
Aug 24, 2001, 3:33:19 AM8/24/01
to

"luca gioppo" <gio...@csi.it> ha scritto nel messaggio
news:newscache$ni8kig$s9l$1...@listsrv01.csi.it...

> Personalmente ritengo che per chi fa bene il proprio lavoro non ci siano
> gravi e grandi differenze.
> Anche se attualmente non firmo alcunchè dei SI che progetto (visto che non
> c'è una legge) cerco di comportarmi come se lo dovessi fare perchè il mio
> obiettivo è di fare un lavoro a 'regola d'arte', perchè ritengo che se
> esiste una differenza tra me e chi non ha conseguito una laurea (ammesso
che
> ci sia ;-)) ) deve emergere dalla qualità del lavoro fatto.
> Ovviamente una legge sottolineerà dei punti che magari oggi non hanno un
> rilievo così marcato o imporranno dei vincoli di progetto aggiuntivi.
> Luca

Scusa ma ritengo che il problema sia un altro: per l'esercizio di molte
professioni
dove è rilevante l'aspetto della sicurezza o della riservatezza (professioni
mediche
e paramediche, di progettazione di ingegneria civile e di impiantistica
elettrica,
attività legali, fiscalistiche e notarili) viene normalmente richiesto che
il lavoro abbia
un responsabile identificabile ed in qualche modo "preselezionato" tra
quelli che,
attraverso un processo formativo ritenuto adeguato (diploma - laurea - esame
di
stato - tirocinio - aggiornamento), sembrano dare caratteristiche di
affidabilità.
Il fatto che il professionista sia iscritto al'albo diventa una garanzia per
l'utente e
permette al professionista, attraverso una riduzione di concorrenza più o
meno
selvaggia, di affrontare i costi per l'aggiornamento professionale che lo
mantengano
qualitativamente valido: ciò si presta anche ad evidenti alterazioni se non
abusi
(la professione notarile ne può fornire moltissimi), ma permette di
prevenire almeno
in parte esempi di scarsa professionalità ed improvvisazione che potrebbero
avere
esiti catastrofici.
Alla progettazione elettronica ed informatica non sono evidentemente
riconosciute
le caratteristiche di criticità di cui sopra, con un evidente paradosso: la
maggior
parte delle professioni e dei servizi si basano ormai ampiamente su prodotti
elettronici ed informatici: un ingegnere civile effettua progettazione
utilizzando
software per effettuare i calcoli delle strutture, i medici ricorrono ad
apparecchiature
elettromedicali e software diagnostici,...
In tal senso riterrei opportuno che chi fornisce gli strumenti fondamentali
ai
professionisti di cui si parlava all'inizio debba dare almeno le stesse
garanzie di
professionalità.

Ciao

Paolo


Cris

unread,
Aug 24, 2001, 3:49:41 AM8/24/01
to

"Paolo Colombi" <ing_...@libero.it> wrote in message news:3rnh7.9901

> Alla progettazione elettronica ed informatica non sono evidentemente
> riconosciute
> le caratteristiche di criticità di cui sopra, con un evidente paradosso

eh, si`..proprio un paradosso. Vi immaginate se per qualche strano motivo il
software di una centrale nucleare o di un'industria chimica dovesse avere
qualche "baco" con relativi problemi?
Altro che errore del medico.....
saluti,
Cris


luca gioppo

unread,
Aug 24, 2001, 3:51:17 AM8/24/01
to
Sono assolutamente d'accordo.
L

"Paolo Colombi" <ing_...@libero.it> wrote in message

news:3rnh7.9901$i81.4...@news.infostrada.it...

Anassimandro©

unread,
Aug 24, 2001, 5:21:14 AM8/24/01
to

Tinto <tin...@bigfoot.com> wrote in message
3b858337...@news.iperbole.bologna.it...

> Supponiamo: come alcuni paiono auspicare, un progetto di una rete dati
> aziendale richiede la firma di un professionista abilitato per essere
> valido.

CUT

Vorrei ricordare a tutti gli amici che per il lato hardware se l'impianto
LAN è installato in una struttura ove per l'impianto elettrico è prevista la
progettazione per la legge 46/90 punto a), la stessa LAN è assimilabile ad
un impianto elettronico di cui al punto b) e quindi è anch'esso sottoposto
all'obbligatorietà del progetto.
Questo ovviamente per il lato hardware.....
L'ho voluto precisare perchè da alcuni post sembrava che tutti gli impianti
fossero affidati al primo che capita, mentre non è proprio così....
Per il lato SW ovviamente a voi la parola...

Salutoni, Alex


Dex

unread,
Aug 24, 2001, 6:04:05 AM8/24/01
to
"Anassimandro©" <apei...@hotmail.com> ha scritto nel messaggio
news:3b861c9a@news...

> Vorrei ricordare a tutti gli amici che per il lato hardware se l'impianto
> LAN è installato in una struttura ove per l'impianto elettrico è prevista
la
> progettazione per la legge 46/90 punto a), la stessa LAN è assimilabile ad
> un impianto elettronico di cui al punto b) e quindi è anch'esso sottoposto
> all'obbligatorietà del progetto.
hai ragione , ma nessuna autorità controlla l'esistenza del progetto di lan
in industrie ove comunque il progetto elettrico c'è ed anche il progetto
per rivelatori fumo/calore esiste

ad esempio i VVFF controllano il progetto elettronico dei rilevatori di
fumo/calore perchè è di loro pertinenza/competenza, ma non controllano gli
impianti di allarme o leLAN

è talmente radicata questa inosservanza della 46/90 che quasi tutti noi Ing
ci dimentichiamo di questo aspetto.....


MaxDamage

unread,
Aug 24, 2001, 10:19:17 AM8/24/01
to
Dex wrote:


> hacker = abusivismo informatico = possibile pericolo per la societą ---->


> tutti i mezzi fisici che possibilmente possono prevenire/ridurre il

Mamma mia.. tutti i pionieri del MIT che hanno inventato i computer come li
conosciamo noi oggi sono degli abusivi informatici ora...
Rivedere la definizione di hacker perpiacere... ^__^
Il pericolo per la societa' non sono gli hacker ma i programmatori che non
scrivono codice sicuro e non perche' non sia possibile ma perche' non ne
sono capaci.

MaxDamage


Nick Belane

unread,
Aug 24, 2001, 10:01:21 AM8/24/01
to
Correva l'anno 2001 quando "Dex" <d...@tin.it>, risvegliandosi

dall'ibernazione, si alzò in piedi e disse:

> comunque entro 50 anni ci si dovrà arrivare....... che cazzo sono


> tutti questi sw/s.o. che costano un casino e non si assumono
> responsabilità alcuna?

E quelli che non costano niente? Chi se ne assume la responsabilità?
Le cose sono 2:
- se sono io a scrivere il sw (e non paragonatemi lo scrivere sw a
gettare la malta) non capisco perchè dovrebbe essere un ing. a firmare
il mio operato, e soprattutto che vantaggi ne avrebbe lui, dal momento
che si assumerebbe la responsabilità di una cosa non sua
- se è l'ing. a scrivere il sw e a firmarlo, beh, perchè non potrebbe
fare la stessa cosa, che so, un programmatore laureato in matematica?

>> garantire
>> la perfezione di un SW o l'inviolabilita' di un sistema non sembra
>> proprio altrettanto fattibile.
> perchè ? ci dovranno essere norme attuative che descrivono come
> fare....il professionista rispetta-certifica l'applicazione del
> protocollo di norme idonee.

Questo può andar bene per un ing. chimico,civile,elettrico, come fai a
definire queste norme per un algoritmo?

Nick Belane

unread,
Aug 24, 2001, 10:01:23 AM8/24/01
to
Correva l'anno 2001 quando "MaxDamage" <tepia...@omniway.sm>,
risvegliandosi dall'ibernazione, si alzņ in piedi e disse:

Parole sante.
Chissą se Dennis Ritchie era iscritto all'albo e aveva potere di firma
quando sviluppņ il C.

Nick Belane

unread,
Aug 24, 2001, 10:01:24 AM8/24/01
to
Correva l'anno 2001 quando "Paolo Colombi" <ing_...@libero.it>,

risvegliandosi dall'ibernazione, si alzò in piedi e disse:

>> 1) essendo una rete un ambiente dinamico, (a differenza di una casa


>> che una volta cotruita è così e rimane tale) ad ogni variazione del
>> sw (es. applicazione patch,installazione applicazioni, upgrade ecc.)
>> ci vuole un aggiornamento del progetto?
>
> negli impianti elettrici il professionista "firma" ogni significativa
> modifica al progetto:
> perchè in informatica no?

Mi spieghi come fai a scrivere un sw "a regola d'arte"? Nessun programma
è esente da bachi, chi se ne prenderebbe la responsabilità? Se poi io
nella famosa LAN utilizzo del sw fornito "without any warranty" come
faccio ad assumermi la responsabilità di un suo possibile
malfunzionamento?

Anassimandro©

unread,
Aug 24, 2001, 10:33:44 AM8/24/01
to

Dex <d...@tin.it> wrote in message 9m58q9$507k$1...@stargate1.inet.it...

> "Anassimandro©" <apei...@hotmail.com> ha scritto nel messaggio
> news:3b861c9a@news...

cut

> è talmente radicata questa inosservanza della 46/90 che quasi tutti noi
Ing
> ci dimentichiamo di questo aspetto.....


Infatti, ha fatto benissimo il collegio dei Periti Industriali di Avellino a
scrivere alla prefettura sulla inosservanza dei comuni per la legge 46/90.
Se tutti gli ordini degli ing. ed i collegi dei p.i. scrivessero alle
prefetture per sollecitare l'applicazione della 46/90 forse un po di lavoro
in più ci sarebbe.....per non parlare poi del DM 6-4-2000..altra truffa !

Questo DM è stato il preambolo alla riforma degli albi. Per i controlli
della 46/90...tutti dentro...olè....

Saluti, Alex


Paolo Colombi

unread,
Aug 24, 2001, 11:16:01 AM8/24/01
to
> Mi spieghi come fai a scrivere un sw "a regola d'arte"? Nessun programma
> è esente da bachi, chi se ne prenderebbe la responsabilità? Se poi io
> nella famosa LAN utilizzo del sw fornito "without any warranty" come
> faccio ad assumermi la responsabilità di un suo possibile
> malfunzionamento?
>
Premetto che non sono un informatico e che per me il problema non
dovrebbe essere visto come dei soli informatici ma almeno anche dei
progettisti elettronici.

La regola d'arte non è la perfezione in nessun campo e non fornisce
certezze assolute in nessun campo: in tutti si propone invece di
identificare delle condizioni in base a modalità di progettazione,
scelta di materiali, test e quant'altro che permettano di garantire un
livello di sicurezza dei prodotti accettabile in base al livello della
tecnologia corrente (stato dell'arte). Le norme non impediscono
peraltro che il progettista edile o quello impiantistico commettano
errori (l'equivalente del bug informatico) dei quali giustamente
devono rispondere. Il progettista edile non risponde del fatto che
il cemento armato differisce da quanto da lui previsto (a meno di
essere il direttore dei lavori), ma del fatto di aver previsto l'utilizzo
di materiale inadatto: non confondiamo progettazione e realizzazione.

Mi pare che esistano delle regole di buona programmazione (modularità,
presenza di commenti e spiegazioni nel codice, test, gestione degli
errori,...), forse non ancora codificate come norma, ma che qualsiasi
professionista (iscritto ad un albo o meno), può utilizzare.

Le conseguenze dell'utilizzo di software "without any warranty" sono di chi
effettua questa scelta e non di chi lo progetta: è proprio per questo che,
da utilizzatore vorrei sapere a priori, quando acquisto quel software, che
chi lo ha progettato aveva delle caratteristiche minime di competenza, che
potrebbero essere garantite da una qualche iscrizione ad albo professionale
apposito, cui si possa accedere solo avendo una formazione adeguata a
garantire un livello professionale medio sufficientemente elevato, anche
senza essere necessariamente ingegneri, anche se questi mi paiono
francamente quelli mediamente più qualificati allo scopo.

Sono d'accordo che gli albi professionali come attualmente strutturati
non sono adeguati a garantire ciò, ma la serietà professionale dei singoli
lo è ancora meno...

Per quelli che pensano che il problema degli aspetti legati agli utilizzi
di informatica ed elettronica in medicina siano trascurabili rispetto a
quelli della gestione del nucleare: se non vado errando nel 97 c'è
stato un recall di un diffuso defibrillatore il cui software non riconosceva
le condizioni nelle quali scaricare... non fatevi venire le palpitazioni
:-).

Ciao

Paolo


Zefram Cochrane

unread,
Aug 24, 2001, 11:45:04 AM8/24/01
to
In the last exciting episode, Dex wrote:

>l'ing non dovrebbe guardare alla parte sw (irrazionale)

Ah no? Secondo te i sistemi informatici funzionano da soli?

Tralasciando il fatto che i confini hardware e software sono piu'
sfumati di come la racconti tu, esiste perlomeno il firmware, il
middleware, il software di rete, e la scelta di come realizzare una
certa (sotto)funzione, a quale livello allocarla, e' una scelta
progettualmente fondamentale, anzi E' il progetto.

>> l'immunita' da bachi di un software? Ovvero cose che nessuno su questa
>> terra puo' garantire al 100%?
>comunque entro 50 anni ci si dovrà arrivare....... che cazzo sono tutti
>questi sw/s.o. che costano un casino e non si assumono responsabilità
>alcuna?

Non si assumono responsabilita' perche' non esiste una teoria matematica
sufficientemente forte e sufficientemente potente da poter essere
impiegata per capire cosa un programma fara'.

Esiste tuttavia un approccio ingegneristico allo sviluppo del software,
il quale non evita che si generino errori, semplicemente facilita la
loro correzione, ed oggi quell'abbroccio _deve_ essere seguito, per
progetti pubblici di grandi dimensioni o critici (Deliberazione 9
Novembre 2000 dell'AIPA: "Regole tecniche e criteri operativi per
l'utilizzo della certificazione EN ISO 9000 nell'appalto di contratti
relativi a progettazione, realizzazione, manutenzione, gestione e
conduzione operativa dei sistemi informativi automatizzati, ex art. 7,
comma 1, lettera a), del decreto legislativo 12 febbraio 1993 n 39)

>> garantire
>> la perfezione di un SW o l'inviolabilita' di un sistema non sembra
>> proprio altrettanto fattibile.
>perchè ?

Per la mancanza di una teoria matematica di cui sopra. Gli ingegneri
civili hanno dalla loro la fisica, ed un potente alleato essa e' :)

>hacker = abusivismo informatico = possibile pericolo per la società
>---->

Fortuna che esistono grandi aziende come Microsoft, che scrivono
software stabile e di qualita'. Senza di loro, saremmo perduti.

>tutti i mezzi fisici che possibilmente possono prevenire/ridurre il RISCHIO
>devono essere attuati ----> un professionista dovrebbe certificare
>l'attuazione di quei sistemi preventivi.

La sicurezza informatica e' un processo, non un fatto. Cosa vuoi
certificare?

Nick Belane

unread,
Aug 24, 2001, 2:39:49 PM8/24/01
to
Correva l'anno 2001 quando "Paolo Colombi" <ing_...@libero.it>,
risvegliandosi dall'ibernazione, si alzò in piedi e disse:

> Mi pare che esistano delle regole di buona programmazione (modularità,


> presenza di commenti e spiegazioni nel codice, test, gestione degli
> errori,...), forse non ancora codificate come norma, ma che qualsiasi
> professionista (iscritto ad un albo o meno), può utilizzare.
>
> Le conseguenze dell'utilizzo di software "without any warranty" sono
> di chi effettua questa scelta e non di chi lo progetta: è proprio per
> questo che, da utilizzatore vorrei sapere a priori, quando acquisto
> quel software, che chi lo ha progettato aveva delle caratteristiche
> minime di competenza, che potrebbero essere garantite da una qualche
> iscrizione ad albo professionale apposito, cui si possa accedere solo
> avendo una formazione adeguata a garantire un livello professionale
> medio sufficientemente elevato, anche senza essere necessariamente
> ingegneri, anche se questi mi paiono francamente quelli mediamente più
> qualificati allo scopo.

Sarebbe la fine dell'informatica in quanto scienza, da che mondo e
mondo le innovazioni in questo campo arrivano da gente che non ha
potere di firma neanche sul proprio conto corrente.
Un esempio su tutti, il webserver Apache, indubbiamente il migliore
server in quanto ad affidabilità e sicurezza, viene distribuito
gratuitamente con una licenza che recita:

THIS SOFTWARE IS PROVIDED ``AS IS'' AND ANY EXPRESSED OR IMPLIED
WARRANTIES, INCLUDING, BUT NOT LIMITED TO, THE IMPLIED WARRANTIES
OF MERCHANTABILITY AND FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE ARE
DISCLAIMED. IN NO EVENT SHALL THE APACHE SOFTWARE FOUNDATION OR
ITS CONTRIBUTORS BE LIABLE FOR ANY DIRECT, INDIRECT, INCIDENTAL,
SPECIAL, EXEMPLARY, OR CONSEQUENTIAL DAMAGES (INCLUDING, BUT NOT
LIMITED TO, PROCUREMENT OF SUBSTITUTE GOODS OR SERVICES; LOSS OF
USE, DATA, OR PROFITS; OR BUSINESS INTERRUPTION) HOWEVER CAUSED AND
ON ANY THEORY OF LIABILITY, WHETHER IN CONTRACT, STRICT LIABILITY,
OR TORT (INCLUDING NEGLIGENCE OR OTHERWISE) ARISING IN ANY WAY OUT
OF THE USE OF THIS SOFTWARE, EVEN IF ADVISED OF THE POSSIBILITY OF
SUCH DAMAGE.
====================================================================
This software consists of voluntary contributions made by many
individuals on behalf of the Apache Software Foundation. For more
information on the Apache Software Foundation, please see
<http://www.apache.org/>.

A questo punto mi chiedo che senso abbia imporre una firma su un
progetto informatico.

--
Nick Belane

Tinto

unread,
Aug 25, 2001, 8:27:13 AM8/25/01
to
On Fri, 24 Aug 2001 11:21:14 +0200, "Anassimandro©"
<apei...@hotmail.com> wrote:

>Vorrei ricordare a tutti gli amici che per il lato hardware se l'impianto
>LAN è installato in una struttura ove per l'impianto elettrico è prevista la
>progettazione per la legge 46/90 punto a), la stessa LAN è assimilabile ad
>un impianto elettronico di cui al punto b) e quindi è anch'esso sottoposto
>all'obbligatorietà del progetto.
>Questo ovviamente per il lato hardware.....

cioe' la stesura dei cavi, la sicurezza degli armadi in cui stanno gli
apparati. Ma e' da li' in avanti che viene il difficile! Ed e' proprio
da questo che dipende l'integrita' dei dati che passano per i cavi.

Tinto

unread,
Aug 25, 2001, 8:34:55 AM8/25/01
to
On Fri, 24 Aug 2001 09:13:47 +0200, "Dex" <d...@tin.it> wrote:

>lo sai che per attaccare un semplice centralino alla rete telefonica occorre
>un brevetto di istallatore rilasciato dal ministero delle comunicazioni ?

si', ma io non sono contrario al fatto che per certe operazioni,
limitate e specificate, siano necessarie abilitazioni particolari.
pero' affermo che non sia sensato fare lo stesso in modo generico,
ovvero pensare che l'ordine degli ing. e l'esame di stato (senza 1 gg
di tirocinio obbligatorio) possa garantire la necessaria
professinalita' a fare alcunche', specie in un campo vastissimo come
quello di cui parlo.

>hacker = abusivismo informatico = possibile pericolo per la società ---->
>tutti i mezzi fisici che possibilmente possono prevenire/ridurre il RISCHIO
>devono essere attuati ----> un professionista dovrebbe certificare
>l'attuazione di quei sistemi preventivi.

1) hacker non uguale ad abusivismo
2) l'hacker vero e' il solo che puo' garantire che un sistema sia
*abbastanza* sicuro
3) mezzi fisici?????
4)il professionista puo' certificare l'aver preso provvedimenti atti a
contrastare (nei limiti delle sue conoscenze) eventuali attacchi, ma
chi certifica il professionista????

> Ipotizza per esempio che per la sicurezza dei dati ci siano 10 gradi di
>sicurezza realizzabili in 500 modalità differenti:
>la tua banca ha grado 3 di sicurezza
>la mia ha grado 8
>un'altra ha grado 10

non penso proprio sia possibile stabilire una relazione d'ordine fra
livelli di sicurezza in campo informatico.

Tinto

unread,
Aug 25, 2001, 8:37:49 AM8/25/01
to
On Fri, 24 Aug 2001 14:01:21 GMT, "Nick Belane"
<openyou...@nofuffayahoo.it> wrote:

>- se sono io a scrivere il sw (e non paragonatemi lo scrivere sw a
>gettare la malta) non capisco perchè dovrebbe essere un ing. a firmare
>il mio operato, e soprattutto che vantaggi ne avrebbe lui, dal momento
>che si assumerebbe la responsabilità di una cosa non sua

probabilmente a molti piacerebbe mettere, a pagamento, una firma senza
poi assumersi vere responsabilita'

>> perchè ? ci dovranno essere norme attuative che descrivono come
>> fare....il professionista rispetta-certifica l'applicazione del
>> protocollo di norme idonee.
>
>Questo può andar bene per un ing. chimico,civile,elettrico, come fai a
>definire queste norme per un algoritmo?

hai centrato il punto: io posso fare il progetto per una diga, vedere
che deve essere spessa 10 metri poi farla di 20.
per un algoritmo mica puoi aggiungere un margine, deve dare un
risultato preciso.

Tinto

unread,
Aug 25, 2001, 8:44:09 AM8/25/01
to
On Fri, 24 Aug 2001 06:40:23 GMT, "Paolo Colombi" <ing_...@libero.it>
wrote:

>> 1) essendo una rete un ambiente dinamico, (a differenza di una casa che

>> una volta cotruita č cosě e rimane tale) ad ogni variazione del sw


>> (es. applicazione patch,installazione applicazioni, upgrade ecc.) ci
>> vuole un aggiornamento del progetto?
>
>negli impianti elettrici il professionista "firma" ogni significativa
>modifica al progetto:

>perchč in informatica no?

perche' passerebbe tutto il tempo a firmare invece che a lavorare :)

>> 4) dal momento che l'ing. non dovrebbe toccare una linea di codice, come
>> fa a firmare un progetto che prevede del sw sviluppato da altri?
>
>l'ing. civile mica prepara la malta

no, ma se non sbaglio fissa le specifiche dei materiali usati, e
spetta al direttore del cantiere controllare il rispetto delle
specifiche.
pero' mi pare piu' facile (ironico) dire "il cemento deve avere
caratteristiche fisiche Y e l'armatura Y ...." piuttosto che fare lo
stesso con il codice che viene prodotto ...

Resta poi che l'ing civile usera' un cemento un po' piu' performante
di quello che i suoi calcoli gli dicono necessario, si terra' un
margine. Lo stesso l'ing. informatico non potra' fare: un algoritmo
deve dare un risultato, e deve essere quello, non puo' aggiungere un
margine.

koryo

unread,
Aug 25, 2001, 1:05:17 PM8/25/01
to
In article <9m5h2b$f4um$1...@ID-81851.news.dfncis.de>, MaxDamage wrote:
>Dex wrote:
>
>
>> hacker = abusivismo informatico = possibile pericolo per la società ---->

>> tutti i mezzi fisici che possibilmente possono prevenire/ridurre il
>
>Mamma mia.. tutti i pionieri del MIT che hanno inventato i computer come li
>conosciamo noi oggi sono degli abusivi informatici ora...
>Rivedere la definizione di hacker perpiacere... ^__^
>Il pericolo per la societa' non sono gli hacker ma i programmatori che non
>scrivono codice sicuro e non perche' non sia possibile ma perche' non ne
>sono capaci.


Sono in accordo con te :)

P.S.:
User-Agent: KNode/0.4, anche tu al MIT ;)

Zefram Cochrane

unread,
Aug 25, 2001, 1:13:29 PM8/25/01
to
In the last exciting episode, Tinto wrote:

>non penso proprio sia possibile stabilire una relazione d'ordine fra
>livelli di sicurezza in campo informatico.

Orange Book.

Dex

unread,
Aug 26, 2001, 4:05:01 PM8/26/01
to
Tinto <tin...@bigfoot.com> wrote in message
3b87992d...@news.iperbole.bologna.it...
ti voglio ricordare che anche le fibre ottiche possono essere
"intercettate", hai una visione troppo sw-eristica..........


Paolo Colombi

unread,
Aug 27, 2001, 8:42:19 AM8/27/01
to
> Sarebbe la fine dell'informatica in quanto scienza, da che mondo e
> mondo le innovazioni in questo campo arrivano da gente che non ha
> potere di firma neanche sul proprio conto corrente.

Sarebbe la fine dell'informatica in quanto creazione
"artistica" e non in quanto "scienza": in tutti i campi
gli inizi e la ricerca sono (ovviamente) "non codificati":
le successive attività di normazione non hanno
bloccato lo sviluppo ed hanno invece introdotto
principi di sicurezza e standardizzazione che hanno
reso la maggior parte delle tecnologie più sicure e
più facilmente fruibili come si vuole per un prodotto
commerciale...
Sarebbe forse anche l'inizio della fine delle allegre
abitudini di commercialzzare software testati in
modo insufficiente per poi vendere le "patch",
sistemi operativi instabili ed altre delizie simili....

Ciao

Paolo


Cris

unread,
Aug 27, 2001, 8:49:50 AM8/27/01
to

"Nick Belane" <openyou...@nofuffayahoo.it> wrote in message

> Parole sante.
> Chissà se Dennis Ritchie era iscritto all'albo e aveva potere di firma
> quando sviluppò il C.
>

Scusa, ma allora aboliamo l'ordine degli Ing. Informatici dato che CREDO sia
nato dopo lo sviluppo di meraviglie quali il C, Unix, ecc....
Saluti,
Cris


Dex

unread,
Aug 27, 2001, 9:10:02 AM8/27/01
to
"Tinto" <tin...@bigfoot.com> ha scritto nel messaggio
news:3b879b7b...@news.iperbole.bologna.it...
non si certifica come è fatto l'algoritmo ma il suo funzionamento.

Un algoritmo Deve funzionare, un collaudo Deve stanare eventuali difetti, la
certificazione potrebbe consistere in un collaudo effettuato secondo una
determinata procedura......

Cosa potrebbe essere un Sw certificato ?
be intanto esiste un detentore del sorgente nella Rev giusta, l'eseguibile
viene collaudato "sotto sforzo" e sotto varie modalità ....... se il
collaudo passa si Emette il tal sw.
Per i sw tecnici ad esempio si possono fare simulazioni con sw analoghi per
vedere se i risultati sono paragonabili..... oppure si potrebbero usare file
di tests comuni, con file risultati già determinati.

Dex

unread,
Aug 27, 2001, 10:26:26 AM8/27/01
to
"Cris" <cgra...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:Olri7.17678$%a4.6...@news.infostrada.it...

> Scusa, ma allora aboliamo l'ordine degli Ing. Informatici dato che CREDO
sia
> nato dopo lo sviluppo di meraviglie quali il C, Unix, ecc....
mi sembra di vedere che gli informatici non sono ancora pronti ad essere
tutelati e inquadrati in una professione con tanto di regolamento, norme,
standards applicabili........

....... preferiscono lodare le performances degli hacker o dedicare il loro
sudore a scrivere codice in C, o a trovare l'originalità forzata anche sul
nick name, ma non hanno ancora visto che i ragionieri programmatori sono già
diventati una "casta" nelle banche ?


Zefram Cochrane

unread,
Aug 27, 2001, 10:57:47 AM8/27/01
to
In the last exciting episode, Dex wrote:

>non si certifica come č fatto l'algoritmo ma il suo funzionamento.

Confido che ora ci racconterai come..

Tinto

unread,
Aug 27, 2001, 5:32:32 PM8/27/01
to
On Mon, 27 Aug 2001 15:10:02 +0200, "Dex" <d...@tin.it> wrote:

>Un algoritmo Deve funzionare, un collaudo Deve stanare eventuali difetti, la
>certificazione potrebbe consistere in un collaudo effettuato secondo una
>determinata procedura......

puo' sembrare giusto, ma non credo sia possibile passare
dall'espressione del concetto a una messa in pratica reale.

Tinto

unread,
Aug 27, 2001, 5:36:45 PM8/27/01
to
On Mon, 27 Aug 2001 16:26:26 +0200, "Dex" <d...@tin.it> wrote:

>mi sembra di vedere che gli informatici non sono ancora pronti ad essere
>tutelati e inquadrati in una professione con tanto di regolamento, norme,
>standards applicabili........
>
>....... preferiscono lodare le performances degli hacker

giustamente ... "hacker" significa persona massimamente capace, fra le
altre cose in grado di trovare potenziali falle di sicurezza nei
sistemi.

Se un hacker vero mi dice "il sistema X e' ragionevolmente sicuro" io
ci credo al 99%, se me lo dice uno che non ha mai provato a forzare un
sistema invece no, anche se ha tutte le certificazioni microsoft,
cisco o ordine degli ingegneri.

Tinto

unread,
Aug 27, 2001, 5:48:58 PM8/27/01
to
On Sun, 26 Aug 2001 22:05:01 +0200, "Dex" <D...@tin.it> wrote:

>> cioe' la stesura dei cavi, la sicurezza degli armadi in cui stanno gli
>> apparati. Ma e' da li' in avanti che viene il difficile! Ed e' proprio
>> da questo che dipende l'integrita' dei dati che passano per i cavi.

>ti voglio ricordare che anche le fibre ottiche possono essere
>"intercettate", hai una visione troppo sw-eristica..........

la mia tesi era in elaborazione ottica dei segnali ....

comunque non capisco bene: anche ammettendo che sia facile 'pizzicare'
una fibra, (magari monomodo?), per "sniffare" quello che ci passa,
allo stato attuale delle reti i pericoli vengono da tutt'altra parte
.. infatti i tratti di una LAN in cui vengono usate fibre non sono di
solito quelli dove ci sono pericoli di intrusioni (sono all'interno
dell'azienda stessa), che semmai vengono dall'esterno, ovvero dalla
rete pubblica (internet, se si preferisce) cui tutti hanno libero
accesso.

Se pensi a dove passa il numero della tua carta di credito quando fai
un acquisto on-line, ti rendi conto che non ci si deve preoccupare di
rendere i propri dati non visibili ad alcuno, ma piuttosto di renderli
intellegibili solo al destinatario autorizzato delle informazioni.
Per questo servono algoritmi e protocolli di criptazione efficaci ed
efficienti, servono accorgimenti che impediscano ai malintenzionati di
andare a leggere i dati dalle memorie di chi tratta, avendone
l'autorizzazione, questi dati sensibili.

Questo esempio si puo' estendere anche alle VPN: i dati privati
passano per la rete pubblica e non per collegamenti dedicati (le fibre
ottiche che possono essere intercettate di cui parli tu). Bisogna
criptare i dati e renderli accessibili solo ai componenti della rete
privata, e proteggere queste aree private dall'accesso non
autorizzato.

MaxDamage

unread,
Aug 27, 2001, 7:09:01 PM8/27/01
to
Dex wrote:

> "Cris" <cgra...@libero.it> ha scritto nel messaggio
> news:Olri7.17678$%a4.6...@news.infostrada.it...
>> Scusa, ma allora aboliamo l'ordine degli Ing. Informatici dato che CREDO
> sia
>> nato dopo lo sviluppo di meraviglie quali il C, Unix, ecc....
> mi sembra di vedere che gli informatici non sono ancora pronti ad essere
> tutelati e inquadrati in una professione con tanto di regolamento, norme,
> standards applicabili........
>
> ....... preferiscono lodare le performances degli hacker o dedicare il

> loro sudore a scrivere codice in C, o a trovare l'originalitŕ forzata


> anche sul nick name, ma non hanno ancora visto che i ragionieri

> programmatori sono giŕ diventati una "casta" nelle banche ?

ma chissenefrega della casta dei ragionieri.
Hai detto che dovrebbero esistere professionisti che certifichino
l'attuazione di sistemi preventivi contro gli hacker ( abusivi informatici
secondo te... e gia' qui parti parecchio male.. vatti a studiare chi sono i
veri hacker.. )
Adesso te la prendi con chi sa scrivere codice in C ( io lo conosco solo
per quello che mi serve , non sono un informatico , studio Ing. Meccanica..
).
Mi spieghi come puo' esistere un professionista che certifica un sistema
informatico e manco sa come si scrive un programma in C ?
Te lo vedi un ingegnere edile che firma un progetto di una casa ma non ha
studiato la teoria della trave ?
Se avessi studiato Ing. Meccanica te la prenderesti con la "casta" dei
tornitori perche' sanno progettare un ciclo di lavorazione senza che sia
obbligatoria la firma dell'ingegnere ?

MaxDamage

xyx

unread,
Aug 28, 2001, 4:23:13 AM8/28/01
to

"Paolo Colombi" <ing_...@libero.it> ha scritto nel messaggio news:Leri7.17620$%a4.6...@news.infostrada.it...

> > Sarebbe la fine dell'informatica in quanto scienza, da che mondo e
> > mondo le innovazioni in questo campo arrivano da gente che non ha
> > potere di firma neanche sul proprio conto corrente.
>
> Sarebbe la fine dell'informatica in quanto creazione
> "artistica" e non in quanto "scienza": in tutti i campi
> gli inizi e la ricerca sono (ovviamente) "non codificati":

Carissimo,

l'informatica č un continuo "inizio & ricerca".

Voler catturare e standardizzare uno "statico" dell'arte porterebbe le professionalitą sicuramente "fuori mercato".

In Italia d'altra parte siamo bravi in questo.

Xyx


xyx

unread,
Aug 28, 2001, 5:03:15 AM8/28/01
to

"Dex" <d...@tin.it> ha scritto nel messaggio news:9mdgqo$205k$1...@stargate1.inet.it...

Spero che tu non sia un ingegnere informatico, perché ciò mi rattristerebbe molto e mi confermerebbe ulteriormente che la nostra
categoria NON DEVE avere compiti esclusivi ma deve SOLO distinguersi sul campo e sulle conoscenze.

Non esiste "bontà" dell'algoritmo in senso stretto.
Esistono un modo di lavorare ed un ciclo di vita del SW che con ogni probabilità produrrà del buon SW (cfr. Ingegneria del Software,
appunto) e delle metodologie di progettazione che prescindono da linguaggi e da implementazioni pratiche (vedi OMT, UML, CASE,
etc.).

Queste metodologie NON SONO e NON DEVONO essere esclusivamente ad appannaggio degli ingegneri, poiché coinvolgono conoscenze e
realtà che astraggono da un corso di studi.

Purtroppo ingegneria mi ha dato veramente poco in termini di contatto con il mondo reale, e dire che un progetto basato su strumenti
di sviluppo relativamente nuovi (che probabilmente il neoingegnere non ha MAI visto) è garantito dalla sua firma mi sembrerebbe una
bestemmia.

Il fatto che non esistano normative analoghe nel mondo mi sembrerebbe un buon indizio.

Od in Italia siamo sempre più furbi?

Xyx


Paolo Colombi

unread,
Aug 28, 2001, 5:54:47 AM8/28/01
to
> l'informatica è un continuo "inizio & ricerca".

>
> Voler catturare e standardizzare uno "statico" dell'arte porterebbe le
professionalità sicuramente "fuori mercato".

>
> In Italia d'altra parte siamo bravi in questo.

? Forse non capisco, e non lo dico con intenzione
polemica. Anche in informatica esistono tecnologie,
linguaggi e metodologie consolidati per affrontrare
problemi consolidati: nell'arco di un'altra discussione
sono emersi siti che trattano di certificazione del sw.
Introdurre in questi campi standardizzazione, livelli
minimi di qualità e norme dovrebbe a mio avviso
comportare unicamente un allargamento del mercato,
e non una sua paralisi: tieni presente che le norme
non sono nè statiche nè obbligatorie, in quanto soggette
ad aggiornamenti e revisioni e non cogenti: quello
che rendono obbligatorio è un livello minimo di sicurezza
del prodotto, che può essere motivatamente garantito
in altri modi.

La richiesta di un obbligo di firma, che è cosa diversa,
per molti può voler dire unicamente una protezione di
casta, per me cercare di non mettere nello stesso paniere
cacca e cioccolato: finchè la maggior parte dei potenziali
clienti non avranno garanzie prima dell'acquisto sulla qualità
minima del software (e negare la responsabilità del
progettista e del programmatore è il miglior modo per
mantenere questa situazione), continuerà a considerare
gli investimenti in informatica come altamente a rischio e
preferirà mettere i propri soldi in qualcosa di più sicuro.

Ciao

Paolo

Cris

unread,
Aug 28, 2001, 5:59:31 AM8/28/01
to

"xyx" <x...@xyz.xyz> wrote in message
news:9mfk29$n3g$1...@lacerta.tiscalinet.it...

> Voler catturare e standardizzare uno "statico" dell'arte porterebbe le

professionalità sicuramente "fuori mercato".
>

e` gia` fuori mercato.........

> In Italia d'altra parte siamo bravi in questo.
>

Siamo anche bravi a riconoscere ben altre figure professionali e pagare
milioni per firme. Ma guai se si tocca il "regno degli smanettoni" (senza
polemica, ma e` la verita`).
L'informatica in Italia assume da sempre le sfumature di hobby e non di
professione.
Saluti,
Cris

xyx

unread,
Aug 28, 2001, 7:00:35 AM8/28/01
to

"Paolo Colombi" <ing_...@libero.it> ha scritto nel messaggio news:HTJi7.23537$%a4.9...@news.infostrada.it...

> > l'informatica è un continuo "inizio & ricerca".
> >
> > Voler catturare e standardizzare uno "statico" dell'arte porterebbe le
> professionalità sicuramente "fuori mercato".
> >
> > In Italia d'altra parte siamo bravi in questo.
>
> ? Forse non capisco, e non lo dico con intenzione
> polemica

Beh, forse la mia polemica è stata troppo sintetica.

Vedi il mio post sotto in risposta a Dex e vedrai che i concetti di qualità li condivido.

E parimenti sono convinto che la firma non darà la qualità, anzi si rischia un effetto chiusura con diminuzione ulteriore della
qualità.

Ti faccio comunque presente che in Italia, NON VALGONO le clausole di de-responsabilità sul software distribuito "AS IS".
Anche su quello free od open-source. (vedi problemi di applicazione della GPL in Italia)

Chiunque progetta e/o programma è responsabile (in che misura lo determina la giustizia) dei danni cagionati dal suo
progetto/prodotto.

Credo che il futuro del mercato sia nell'offrire più servizi, flessibilità sul prodotto e consulenza e non nel blindare attività ai
non iscritti all'albo.
E te lo dice un iscritto.

Parlare di firma quando si iniziano a gestire elaborazioni dati in ASP di intere aziende da continente a continente mi sembra
dettato più dall'ignoranza (nel senso che si vuole ignorare) che da una reale volontà di tutelare il cliente.

Forse 3 anni all'estero mi hanno fatto male....

Xyx

Zefram Cochrane

unread,
Aug 28, 2001, 5:44:13 AM8/28/01
to
In the last exciting episode, MaxDamage wrote:

>Mi spieghi come puo' esistere un professionista che certifica un sistema
>informatico e manco sa come si scrive un programma in C ?

Non vedo quale sia il problema. E' un caso limite, ma fino ad un certo
punto, quello di un capo progetto che si occupi di specifiche ed
analisi, ed abbia maturato una altissima esperienza in questo campo,
e magari non si ricorda tutti i trucchi e le sfumature della
programmazione in C (ammesso che oggi si continui ad usare il C come
linguaggio d'elezione, non e' cosi', e linguaggi come Java e C++ sono
appunto assai piu' ricchi delle sfumature di cui stiamo parlando), e
magari oltre le sfumature ci possono anche essere questioni
sostanziali. Questo non ne inficia l'abilita' di capo progetto.

>Te lo vedi un ingegnere edile che firma un progetto di una casa ma non ha
>studiato la teoria della trave ?

Mi fido qualunque cosa significhi :), appunto pero' si sta dicendo che
l'ingegneria informatica ha aspetti peculiari rispetto alle altre
ingegnerie.

Cris

unread,
Aug 28, 2001, 9:43:17 AM8/28/01
to

"Zefram Cochrane" <paol...@yahoo.com> wrote in message

> In the last exciting episode, MaxDamage wrote:
>
> >Mi spieghi come puo' esistere un professionista che certifica un sistema
> >informatico e manco sa come si scrive un programma in C ?
>
> Non vedo quale sia il problema. E' un caso limite, ma fino ad un certo
> punto, quello di un capo progetto che si occupi di specifiche ed
> analisi, ed abbia maturato una altissima esperienza in questo campo,
> e magari non si ricorda tutti i trucchi e le sfumature della
> programmazione in C (ammesso che oggi si continui ad usare il C come
> linguaggio d'elezione, non e' cosi', e linguaggi come Java e C++ sono
> appunto assai piu' ricchi delle sfumature di cui stiamo parlando), e
> magari oltre le sfumature ci possono anche essere questioni
> sostanziali. Questo non ne inficia l'abilita' di capo progetto.
>

Pienamente d'accordo con Zefram Cochrane.
Mi permetto di fare un piccolo esempio.
Dopo anni di sviluppo in C (restiamo in tema), supponiamo ben 10, un
programmatore
diventa Project Manager (ok..ci sarebbero passaggi intermedi ma
semplifichiamo il tutto).
Dopo due anni di abilissima gestione manageriale nasce un nuovo linguaggio,
un SuperFantaJava,
nel quale il mirabile manager non ha mai programmato.
Domanda: secondo voi il manager dovrebbe essere "declassato" ad altri 10
anni di sviluppo in
quanto non in grado di controllare l'attivita` di "mattone su mattone" dei
programmatori del suo
team????????????
Morale della favola: non occorre essere un cavallo per essere un buon
fantino......
Che poi sia molto dura essere un fantino oppure che non basti un "pezzo di
carta" per esserlo e` un altro discorso...........
Saluti,
Cris

ful

unread,
Aug 28, 2001, 1:49:08 PM8/28/01
to
Ma in caso di terremoto improvviso e inaspettato e seguente crollo di una
costruzione costruita su un terreno dichiarato non sismico non credo sia
possibile rivalersi sul progettista.

La stessa cosa vale se esplode una bomba in un palazzo o se si progetta per
un palazzo nel Sahara e poi diviene zona balneabile per le affluenti piogge
(visti i mutamenti climatici).ů

ciao, ful


Tinto

unread,
Aug 28, 2001, 1:48:20 PM8/28/01
to
On Tue, 28 Aug 2001 09:54:47 GMT, "Paolo Colombi" <ing_...@libero.it>
wrote:

>Introdurre in questi campi standardizzazione, livelli


>minimi di qualità e norme dovrebbe a mio avviso
>comportare unicamente un allargamento del mercato,
> e non una sua paralisi

secondo me se abbiamo un problema in italia e' proprio quello delle
troppe leggi norme e cavilli vari, che rallentano e fanno perdere
competitivita' alle aziende.

> finchè la maggior parte dei potenziali
>clienti non avranno garanzie prima dell'acquisto sulla qualità
>minima del software (e negare la responsabilità del
>progettista e del programmatore è il miglior modo per
>mantenere questa situazione), continuerà a considerare
>gli investimenti in informatica come altamente a rischio e
>preferirà mettere i propri soldi in qualcosa di più sicuro.

non mi pare proprio che fino ad oggi questa carenza di garanzie abbia
frentato gli acquisti di sw ...
al contrario una responsabilizzazione, magari addirittura penale, dei
produttori di sw finirebbe per scoraggiare la produzione di sw.

In questo campo piu' che mai la globalizzazione e' una realta': se
vendendo un sw fatto in italia a un italiano si rischia di dover
pagare danni cospicui per un bug o si lavora solo per l'estero o si
cambia mestiere. Oppure si fanno lievitare i costi di 100 volte. In
ogni caso un grande guaio per tutto il paese.

Tinto

unread,
Aug 28, 2001, 1:51:58 PM8/28/01
to
On Tue, 28 Aug 2001 13:43:17 GMT, "Cris" <cgra...@libero.it> wrote:

>Pienamente d'accordo con Zefram Cochrane.
>Mi permetto di fare un piccolo esempio.
>Dopo anni di sviluppo in C (restiamo in tema), supponiamo ben 10, un
>programmatore
>diventa Project Manager (ok..ci sarebbero passaggi intermedi ma
>semplifichiamo il tutto).
>Dopo due anni di abilissima gestione manageriale nasce un nuovo linguaggio,
>un SuperFantaJava,
>nel quale il mirabile manager non ha mai programmato.
>Domanda: secondo voi il manager dovrebbe essere "declassato" ad altri 10
>anni di sviluppo in
>quanto non in grado di controllare l'attivita` di "mattone su mattone" dei
>programmatori del suo
>team????????????

nessuno sta dicendo questo, semplicemente "se non conosce come sono
fatti i mattoni, come si puo' prendere la responsabilita' (come viene
intesa dai sostenitori dell'obbligo di firma) di dire che la casa non
crolla?"

Cris

unread,
Aug 28, 2001, 3:16:25 PM8/28/01
to

"Tinto" <tin...@bigfoot.com> ha scritto nel messaggio

> nessuno sta dicendo questo, semplicemente "se non conosce come sono


> fatti i mattoni, come si puo' prendere la responsabilita' (come viene
> intesa dai sostenitori dell'obbligo di firma) di dire che la casa non
> crolla?"
>

A questo punto la domanda a cui andrebbe data una risposta è probabilmente
quale sia la reale utilità di un albo per Ing. Informatici. La laurea può
anche servire come cultura personale, ma l'albo?
Saluti,
Cris


Rosario

unread,
Aug 28, 2001, 5:27:09 PM8/28/01
to

"Cris" <cgra...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:d6Si7.27135$%a4.10...@news.infostrada.it...

Semplicemente per differenziarci da chi ha fatto studi completamente diversi
(a parte le solite Fisica e Analisi)... quando mi iscrivero' all'albo di
Ing. Informatica, so (e faro' sapere) di avere fatto un iter di studi
diverso, fatto di Comunicazioni Elettriche, Teoria dei Sistemi, Calcolo
Parallelo, Informatica Teorica, Reti di Calcolatori, piuttosto che Macchine
o Scienza delle Costruzioni. Voglio dire che la "pasta" e' diversa, come
diversa e' quella tra un C.T.F. e un farmacista.
Ma poi mi chiedo: perche' vi dispiace cosi' tanto che gli Ing. Informatici
facciano un albo tutto loro?

Voi ci stareste in un albo di psicologi? No? Rispondetevi perche'....
> Saluti,
> Cris
>
>


Tinto

unread,
Aug 28, 2001, 5:33:39 PM8/28/01
to
On Tue, 28 Aug 2001 19:16:25 GMT, "Cris" <cgra...@libero.it> wrote:

>A questo punto la domanda a cui andrebbe data una risposta è probabilmente
>quale sia la reale utilità di un albo per Ing. Informatici.

infatti io sono di default contrario agli albi, tranne in casi
limitati e con strutture molto piu' semplici di quello che sono ora
gli ordini.

Tinto

unread,
Aug 28, 2001, 5:34:04 PM8/28/01
to
On Tue, 28 Aug 2001 23:27:09 +0200, "Rosario" <r...@ros.it> wrote:

>> A questo punto la domanda a cui andrebbe data una risposta è probabilmente
>> quale sia la reale utilità di un albo per Ing. Informatici. La laurea può
>> anche servire come cultura personale, ma l'albo?
>
>Semplicemente per differenziarci da chi ha fatto studi completamente diversi

per quello basta la laurea!

Cris

unread,
Aug 29, 2001, 2:35:17 AM8/29/01
to

"Rosario" <r...@ros.it> wrote in message
news:9mhp08$69v$1...@nreadb.inwind.it...
>

> Ma poi mi chiedo: perche' vi dispiace cosi' tanto che gli Ing. Informatici
> facciano un albo tutto loro?

Io sono Ing. Informatico, ho fatto l'esame di stato ma non sono iscritto
all'albo per il semplice motivo che non ne vedo l'utilita`. Non sono
contrario ad un albo, ma sono contrario al fatto che cio` risulti unicamente
una presa per i fondelli. Se serve a qualcosa bene, altrimenti aboliamo
questo benedetto albo.
P.S. Hai letto le novita` sull'esame di stato degli Ing.?

Saluti,
Cris


Paolo Colombi

unread,
Aug 29, 2001, 6:03:41 AM8/29/01
to

>
> E parimenti sono convinto che la firma non darà la qualità, anzi si
rischia un effetto chiusura con diminuzione ulteriore della
> qualità.
>

> Credo che il futuro del mercato sia nell'offrire più servizi, flessibilità


sul prodotto e consulenza e non nel blindare attività ai
> non iscritti all'albo.
> E te lo dice un iscritto.
>

Anch'io sono iscritto all'albo e sono estremamente critico
rispetto al suo operato, al punto di dire che, così com'è,
risulta inutile a "selezionare" i professionisti validi.

Però non butterei il bambino con l'acqua sporca: la
temuta "chiusura", se è operata prevalentemente verso
il basso serve a premiare la qualità, in ogni senso.

Ed esistono ordini, anche in Italia, che stanno realizzando
contemporaneamente tutela del cliente e degli interessi
degli iscritti. Mi immagino i benefici della liberalizzazione
assoluta in campo medico, ad esempio: vi fareste curare
dal ragazzino che sta per prendere la maturità? Invece
alcuni di questi ragazzini (ne conosco) stanno producendo
software la cui qualità è in gran parte facilmente immaginabile.
Pensiamo che questa concorrenza sia benefica per il settore?
Che aumenti le possibilità di vendere buon software? Io no:
sono convinto che la concorrenza è benefica quando
si svolge a parità di qualità e questo traspare chiaramente
al cliente prima dell'acquisto, cosa che adesso non avviene.

Ciao

Paolo


Paolo Colombi

unread,
Aug 29, 2001, 6:16:33 AM8/29/01
to

"Tinto" <tin...@bigfoot.com> ha scritto nel messaggio
news:3b8bd85...@news.iperbole.bologna.it...

> On Tue, 28 Aug 2001 09:54:47 GMT, "Paolo Colombi" <ing_...@libero.it>
> wrote:
>
> >Introdurre in questi campi standardizzazione, livelli
> >minimi di qualità e norme dovrebbe a mio avviso
> >comportare unicamente un allargamento del mercato,
> > e non una sua paralisi
>
> secondo me se abbiamo un problema in italia e' proprio quello delle
> troppe leggi norme e cavilli vari, che rallentano e fanno perdere
> competitivita' alle aziende.
>

quarda che l'adozione di norme, possibilmente
a livello internazionale, ed il recepimento di diretive europee
in tal senso si è dimostrato uno dei modi migliori
per bypassare barriere protezionistiche ed allargare i mercati

> > finchè la maggior parte dei potenziali
> >clienti non avranno garanzie prima dell'acquisto sulla qualità
> >minima del software (e negare la responsabilità del
> >progettista e del programmatore è il miglior modo per
> >mantenere questa situazione), continuerà a considerare
> >gli investimenti in informatica come altamente a rischio e
> >preferirà mettere i propri soldi in qualcosa di più sicuro.
>
> non mi pare proprio che fino ad oggi questa carenza di garanzie abbia
> frentato gli acquisti di sw ...

la mia esperienza, sicuramente limitata, mi dice il contrario...

> al contrario una responsabilizzazione, magari addirittura penale, dei
> produttori di sw finirebbe per scoraggiare la produzione di sw.
>

se ciò avviene prevalentemente ai danni del software di bassa qualità
non mi pare un gran problema

Ciao

Paolo

Nifhel

unread,
Aug 29, 2001, 6:20:20 AM8/29/01
to

Paolo Colombi wrote:

> Alla progettazione elettronica ed informatica non sono evidentemente
> riconosciute
> le caratteristiche di criticità di cui sopra, con un evidente paradosso:
Ma in fondo non e' un paradosso: come puo' chi non ha competenze nel
campo riconoscere le caratteristiche di criticita' del settore?
IMHO il passare del tempo aiutera'. Prima ci si scotta e poi si capisce
che il fuoco e' pericoloso.

Saluti
Nifhel

Nifhel

unread,
Aug 29, 2001, 6:51:48 AM8/29/01
to
Nick Belane wrote:

> Le cose sono 2:
> - se sono io a scrivere il sw (e non paragonatemi lo scrivere sw a
> gettare la malta) non capisco perchè dovrebbe essere un ing. a firmare
> il mio operato,
Chiaramente ci saranno, imho, categorie di software ove la firma di un
appartenente all'albo sara' necessaria ed altre no.
E' ancora chiaro che se realizzi un contatore da 1 a 10 per
sollazzamento personale, non verra' un ingegnere a casa tua per firmarti
il software.
Su un progetto di medie/grandi dimensioni dove gli sviluppatori sono
piu' di uno, allora ha senso la presenza della firma di un ingegnere
dell'informazione.

> e soprattutto che vantaggi ne avrebbe lui, dal momento
> che si assumerebbe la responsabilità di una cosa non sua
Chiaramente vantaggi economici. La responsabilita' verrebbe assunta solo
dopo aver vagliato tutti i rischi/vantaggi.

> - se è l'ing. a scrivere il sw e a firmarlo, beh, perchè non potrebbe
> fare la stessa cosa, che so, un programmatore laureato in matematica?
E perche' allora un infermiere non puo' sostituire un medico? E' perche'
una persona dotata di forte empatia non puo' fare lo psicologo? E
perche' un bravo oratore con sommaria conoscenza delle leggi non puo'
fare l'avvocato?

Saluti
Nifhel

Nifhel

unread,
Aug 29, 2001, 7:05:47 AM8/29/01
to

xyx wrote:

>
> Non esiste "bontà" dell'algoritmo in senso stretto.
> Esistono un modo di lavorare ed un ciclo di vita del SW che con ogni probabilità produrrà del buon SW (cfr. Ingegneria del Software,
> appunto) e delle metodologie di progettazione che prescindono da linguaggi e da implementazioni pratiche (vedi OMT, UML, CASE,
> etc.).

Vero, confermo

>
> Queste metodologie NON SONO e NON DEVONO essere esclusivamente ad appannaggio degli ingegneri, poiché coinvolgono conoscenze e
> realtà che astraggono da un corso di studi.

Sono d'accordo, devono essere appannaggio di tutti. Ma serve anche una
categoria certificatrice che,per l'appunto, certifichi l'uso delle
suddette metodologie

>
> Purtroppo ingegneria mi ha dato veramente poco in termini di contatto con il mondo reale, e dire che un progetto basato su strumenti
> di sviluppo relativamente nuovi (che probabilmente il neoingegnere non ha MAI visto) è garantito dalla sua firma mi sembrerebbe una
> bestemmia.

Firmare implica prendersi anche la responsabilita' di quello che si sta
firmando. Esistono due tipi di ingegneri (e di lavoratori in generale):
chi sa fare il proprio lavoro e chi non lo sa fare. Un neoingegnere che
firma cio' che non conosce, sicuramente incappera' in errori e quindi ne
subira' anche le gravi conseguenze.

>
> Il fatto che non esistano normative analoghe nel mondo mi sembrerebbe un buon indizio.
>
> Od in Italia siamo sempre più furbi?

Si ma nel mondo, la situazione e la figura degli ingegneri informatici
e' ben diversa da quella italiana.

Saluti
Nifhel

Nifhel

unread,
Aug 29, 2001, 7:07:44 AM8/29/01
to

Tinto wrote:
> probabilmente a molti piacerebbe mettere, a pagamento, una firma senza
> poi assumersi vere responsabilita'
Ma questo significherebbe guadagnare senza lavorare :-)

Saluti
Nifhel

Nifhel

unread,
Aug 29, 2001, 7:20:57 AM8/29/01
to
Mi inserisco nella tematica sicurezza:

Dex wrote:
> Ipotizza per esempio che per la sicurezza dei dati ci siano 10 gradi di
> sicurezza realizzabili in 500 modalità differenti:
> la tua banca ha grado 3 di sicurezza
> la mia ha grado 8
> un'altra ha grado 10
>
> a) perchè non mettere una legge che prescriva un grado minimo ?
Perche' si dovrebbe generalizzare troppo. Ogni situazione ha troppe
sfumature per essere assimilabile ad un'altra.
A questo punto si dovrebbero specificare molto attentamente tutte le
condizioni di contorno. La conseguenza, imho, e' che l'utilita' della
legge sarebbe praticamente nulla.
Inoltre cio' che e' sicuro oggi, domani non lo e' gia' piu'. La legge
quindi dovrebbe avere un dinamismo di rinnovamento senza precedenti in
Italia.
Infine, per la sicurezza dei dati, dal marzo 1997, l’Italia ha una legge
che introduce per la prima volta il documento informatico: la legge 15
marzo 1997, n° 59 (legge "Bassanini").

Tale legge prevede un apposito Regolamento attuativo, che è stato
emanato con Decreto del Presidente della Repubblica il 10 novembre 1997,
n° 513.

L'articolo 2 del DPR 513/97 contiene la vera "rivoluzione informatica",
dando validità legale ai documenti informatici e alle transazioni su
essi basate:

Art.2 - Il documento informatico da chiunque formato, l'archiviazione su
supporto informatico e la trasmissione con strumenti telematici, sono
validi e rilevanti a tutti gli effetti di legge se conformi alle
disposizioni del presente regolamento.


Il regolamento stabilisce poi le norme generali per la validità della
firma digitale.

> b) perchè non fare certificare da un professionista
E' quello che, piu' o meno, gia' sta accadendo ora

>l'applicazione delle
> modalità che (secondo norma tecnica EN xxxxx / IEC xxxxxx) garantiscano il
> grado minimo ?
Vedi sopra

Saluti
Nifhel

Cris

unread,
Aug 29, 2001, 7:28:36 AM8/29/01
to

"Nifhel" <nif...@tiscalinet.com> wrote in

> E perche' allora un infermiere non puo' sostituire un medico? E' perche'
> una persona dotata di forte empatia non puo' fare lo psicologo? E
> perche' un bravo oratore con sommaria conoscenza delle leggi non puo'
> fare l'avvocato?
>

Perche` l'Informatica in Italia rimane un hobby per molti. Se viene a casa
mia un amico elettricista o idraulico per un lavoretto che io non so fare
pretende (giustamente) di essere pagato. Ma se io vado ad installare un
software da un amico, ad installare il suo nuovo HardDisk,ecc.ecc.. quello
e` per default un favore. Capiamoci, questo e` solo un esempio, ma rende
l'idea. Gli informatici sono diversi da tutti gli altri perche` per hobby
un ragazzino programma in Java, ma non credo si impari gli articoli del
codice civile...
Saluti,
Cris


Paolo Colombi

unread,
Aug 29, 2001, 8:44:15 AM8/29/01
to

> Perche` l'Informatica in Italia rimane un hobby per molti. Se viene a casa
> mia un amico elettricista o idraulico per un lavoretto che io non so fare
> pretende (giustamente) di essere pagato. Ma se io vado ad installare un
> software da un amico, ad installare il suo nuovo HardDisk,ecc.ecc.. quello
> e` per default un favore. Capiamoci, questo e` solo un esempio, ma rende
> l'idea. Gli informatici sono diversi da tutti gli altri perche` per hobby
> un ragazzino programma in Java, ma non credo si impari gli articoli del
> codice civile...

..anch'io posso andare, "per hobby" a riparare il lavandino della mia
amante, e non per questo penserò di iscrivermi alla camera di commercio
o farmi pagare. La "firma" e relative responsabilità dovrebbero riguardare
rapporti commerciali.

Ciao

Paolo


Nifhel

unread,
Aug 29, 2001, 8:58:27 AM8/29/01
to

Paolo Colombi wrote:
> ..anch'io posso andare, "per hobby" a riparare il lavandino della mia
> amante,

Si dice cosi' adesso, eh? :-)

>e non per questo penserò di iscrivermi alla camera di commercio
> o farmi pagare.

Beh, ma potresti guadagnare bene nel farti pagare ;-)

Saluti
Nifhel

Cris

unread,
Aug 29, 2001, 9:05:29 AM8/29/01
to

"Paolo Colombi" <ing_...@libero.it> wrote in message news:zs5j7.31872$%

> ..anch'io posso andare, "per hobby" a riparare il lavandino della mia
> amante, e non per questo penserò di iscrivermi alla camera di commercio
> o farmi pagare. La "firma" e relative responsabilità dovrebbero riguardare
> rapporti commerciali.
>

Siamo un po' fissati con la firma.....
Io non ho nemmeno accennato ad albi, firme,ecc nel precedente post.
Saluti,
Cris

Nick Belane

unread,
Aug 29, 2001, 1:58:34 PM8/29/01
to
Correva l'anno 2001 quando "Nifhel" <nif...@tiscalinet.com>,
risvegliandosi dall'ibernazione, si alzò in piedi e disse:

>> - se è l'ing. a scrivere il sw e a firmarlo, beh, perchè non potrebbe
>> fare la stessa cosa, che so, un programmatore laureato in matematica?
> E perche' allora un infermiere non puo' sostituire un medico? E'
> perche' una persona dotata di forte empatia non puo' fare lo
> psicologo? E perche' un bravo oratore con sommaria conoscenza delle
> leggi non puo' fare l'avvocato?

E perchè l'ingegnere dovrebbe essere più preparato di un matematico ?
Voi stessi avete detto che l'ingegnere "non dovrebbe toccare una linea di
codice".

--
Nick Belane

Tinto

unread,
Aug 29, 2001, 4:12:52 PM8/29/01
to
On Wed, 29 Aug 2001 10:03:41 GMT, "Paolo Colombi" <ing_...@libero.it>
wrote:

>Mi immagino i benefici della liberalizzazione


>assoluta in campo medico, ad esempio: vi fareste curare
>dal ragazzino che sta per prendere la maturità?

ovviamente no, ma la scomparsa dell'albo mica determinerebbe il fatto
che uno non possa scegliersi il medico che preferisce ...

e' chiaro che quello del medico e' un caso molto particolare: per
praticare la medicina sono necessari anni di studio e anni di
tirocinio sotto la guida di colleghi esperti.
altrettanto non si puo' dire per un sistemista linux o un
programmatore.

>Invece
>alcuni di questi ragazzini (ne conosco) stanno producendo
>software la cui qualità è in gran parte facilmente immaginabile.

non condivido

>Pensiamo che questa concorrenza sia benefica per il settore?
>Che aumenti le possibilità di vendere buon software? Io no:
>sono convinto che la concorrenza è benefica quando
>si svolge a parità di qualità e questo traspare chiaramente
>al cliente prima dell'acquisto, cosa che adesso non avviene.

non penso che togliendo dal mercato forzatamente alcune fonti di
concorenza possa migliorare la qualita' dell'offerta.

Tinto

unread,
Aug 29, 2001, 4:21:04 PM8/29/01
to
On Wed, 29 Aug 2001 10:16:33 GMT, "Paolo Colombi" <ing_...@libero.it>
wrote:

>> non mi pare proprio che fino ad oggi questa carenza di garanzie abbia


>> frentato gli acquisti di sw ...
>
>la mia esperienza, sicuramente limitata, mi dice il contrario...

pensa a Windows ;)

>> al contrario una responsabilizzazione, magari addirittura penale, dei
>> produttori di sw finirebbe per scoraggiare la produzione di sw.
>>
>
>se ciò avviene prevalentemente ai danni del software di bassa qualità
>non mi pare un gran problema

avverrebbe ai danni di tutto il software. di nuovo: pensa a windows
.. non mi pare possa dirsi un sw esente da problemi.
Se poi pensi al suo peggior nemico e quasi unico concorrente (certo
non per i desktop) Linux, che viene addirittura "regalato" ....
se si responsabilizzassero i programmatori di questo sistema operativo
esso sparirebbe dal mercato (chi rischia per nulla?) e l'altro
concorrente (Windows) sarebbe ancora peggio di come è ora ... o no?

Zefram Cochrane

unread,
Aug 29, 2001, 4:44:42 PM8/29/01
to
In the last exciting episode, Tinto wrote:

>Se poi pensi al suo peggior nemico e quasi unico concorrente (certo
>non per i desktop) Linux, che viene addirittura "regalato" ....
>se si responsabilizzassero i programmatori di questo sistema operativo
>esso sparirebbe dal mercato (chi rischia per nulla?)

(Linux e' concorrente per Windows anche nel segmento SOHO)

Nessuno mi sembra sia mai stato costretto ad usare un software coperto
da licenza GPL; pero' se io dovessi pagare per avere una patch a Linux
(per rimanere nello stesso esempio) pretenderei delle garanzie, scritte
nero su bianco. NON sulla perfezione del software, ma sul modo in cui e'
scritto (che non significa solo il codice, ma tutto quello che c'e'
intorno), e sul modo in cui saranno sanati tutti i possibili bug (tempi,
modalita', costi).


Zefram Cochrane

unread,
Aug 29, 2001, 4:52:45 PM8/29/01
to
In the last exciting episode, Tinto wrote:

>>Invece
>>alcuni di questi ragazzini (ne conosco) stanno producendo
>>software la cui qualità è in gran parte facilmente immaginabile.
>
>non condivido

Invece e' esattamente cosi'. Si tratta di quelli che il mio professore
di ingegneria del software chiamava sprezzantemente "abili", gente che
scrive codice pastrocchiato e confusionario, pieno di errori e
approssimazioni, portatori di visioni fin troppo personali
dell'informatica, del software e dei sistemi operativi, autori di cose
prive di qualsiasi tipo di documentazione (tanto si capisce quello che
fa!), in genere funzionanti per scommessa (metriche?) e ingestibili
(manutenzione?).

Lo sviluppo software e' una attivita' complessa, e come tutte le cose
complesse richiede innanzitutto _rigore_, e l'universita', questo si',
insegna il rigore.

E il 18enne di cui sopra non ha un metodo di lavoro e di progettazione,
come ovviamente non ce l'avevo io all'eta' sua, come non ce l'aveva
nessun altro.

Tinto

unread,
Aug 29, 2001, 5:26:32 PM8/29/01
to
On Wed, 29 Aug 2001 12:51:48 +0200, Nifhel <nif...@tiscalinet.com>
wrote:

>> - se č l'ing. a scrivere il sw e a firmarlo, beh, perchč non potrebbe


>> fare la stessa cosa, che so, un programmatore laureato in matematica?

>E perche' allora un infermiere non puo' sostituire un medico? E' perche'
>una persona dotata di forte empatia non puo' fare lo psicologo? E
>perche' un bravo oratore con sommaria conoscenza delle leggi non puo'
>fare l'avvocato?

tralasciando il caso dello psicologo, come ho detto in un altro post
mi pare che quelle professioni siano talmente distanti ... e poi sono
praticate da tante migliaia di anni (come gli ing edili) che e'
abbastanza comprensibile e accettabile che ci sia una
standardizzazione, regolamentazione.
Ma in un campo cosi' di recente scoperta e dallo sviluppo tumultuoso
come quello dell'informazion ne' e' possibile ne' e' oppurtuno avere
le stesse sovrastrutture.

Paolo Colombi

unread,
Aug 30, 2001, 2:39:20 AM8/30/01
to
> Siamo un po' fissati con la firma.....
> Io non ho nemmeno accennato ad albi, firme,ecc nel precedente post.

..il 3d parla di firma e software venduto, mica di panini imbottiti:-)

Ciao

Paolo


Cris

unread,
Aug 30, 2001, 2:44:46 AM8/30/01
to

"Paolo Colombi" <ing_...@libero.it> wrote in message
news:sclj7.37802$%a4.14...@news.infostrada.it...

Ma tu hai risposto ad un mio post nel quale non accennavo a cio`. Forse sono
andato OT e mi scuso.
Saluti,
Cris


Nifhel

unread,
Aug 30, 2001, 4:14:52 PM8/30/01
to
Vero, condivido e confermo quello detto da Zefram e dal suo prof.

Saluti
Nifhel

Xyx

unread,
Aug 31, 2001, 10:56:03 AM8/31/01
to
> > Queste metodologie NON SONO e NON DEVONO essere esclusivamente ad
appannaggio degli ingegneri, poiché coinvolgono conoscenze e
> > realtà che astraggono da un corso di studi.
> Sono d'accordo, devono essere appannaggio di tutti. Ma serve anche una
> categoria certificatrice che,per l'appunto, certifichi l'uso delle
> suddette metodologie

Va bene, va benissimo!

Ma qui l'ingegnere non c'entra mica!
Lo sviluppo sw con i criteri di cui sopra NON E' PIU' "opera dell'ingegno"
vecchia maniera (quindi alchimia e baluardo di ordini e professionisti), ma
sempre più "prodotto" con ciclo di vita industrale. (Ho tenuto corsi ed ho
visto task force di laureati in economia e commercio, matematica,
statistica, etc.. snocciolare uml & use cases e dirigere stuoli di
programmatori meglio di quanto avrei potuto fare io!)

Ed a certificare le fasi di produzione, la qualità e l'applicazione di
standard qualitativi, etc. non dovrà essere 1 ingegnere, ma un ente
certificatore che rilasci certificazione visibile anche all'estero
(possibilmente)...

> >
> > Purtroppo ingegneria mi ha dato veramente poco in termini di contatto
con il mondo reale, e dire che un progetto basato su strumenti
> > di sviluppo relativamente nuovi (che probabilmente il neoingegnere non
ha MAI visto) è garantito dalla sua firma mi sembrerebbe una
> > bestemmia.
> Firmare implica prendersi anche la responsabilita' di quello che si sta
> firmando. Esistono due tipi di ingegneri (e di lavoratori in generale):
> chi sa fare il proprio lavoro e chi non lo sa fare. Un neoingegnere che
> firma cio' che non conosce, sicuramente incappera' in errori e quindi ne
> subira' anche le gravi conseguenze.

Sorpresa:
Chiunque crea e distribuisce software è già pienamente responsabile.
Sia ingegnere o analfabeta.
Completamente responsabile per ogni danno cagionato.
Senza esclusioni e disclaimer che tengano.
Provare per credere!

> >
> > Il fatto che non esistano normative analoghe nel mondo mi sembrerebbe un
buon indizio.
> >
> > Od in Italia siamo sempre più furbi?
> Si ma nel mondo, la situazione e la figura degli ingegneri informatici
> e' ben diversa da quella italiana.

Sì, forse nel senso che all'estero hanno studiato meno anni ma sanno le
"cose giuste"....
Niente dire sulla nostra "forma mentis" e sulle interessanti giornate
passate a divertirmi tra meccanica razionale e fisica tecnica. :-((

Rimango della mia idea.

Siamo in presenza della "casta" che si sente (a ragion veduta!) minacciata
da troppi fronti e vorrebbe giustificare la trasformazione di un'attività
che è già processo industriale in attività "dell'ingegno" del
professionista, in nome di una presunta "garanzia" e responsabilizzazione.

Mi tranquillizza il fatto che ciò sarà de facto impossibile.

Xyx


Xyx

unread,
Aug 31, 2001, 10:56:04 AM8/31/01
to
> > Queste metodologie NON SONO e NON DEVONO essere esclusivamente ad
appannaggio degli ingegneri, poiché coinvolgono conoscenze e
> > realtà che astraggono da un corso di studi.
> Sono d'accordo, devono essere appannaggio di tutti. Ma serve anche una
> categoria certificatrice che,per l'appunto, certifichi l'uso delle
> suddette metodologie

Va bene, va benissimo!

Ma qui l'ingegnere non c'entra mica!
Lo sviluppo sw con i criteri di cui sopra NON E' PIU' "opera dell'ingegno"
vecchia maniera (quindi alchimia e baluardo di ordini e professionisti), ma
sempre più "prodotto" con ciclo di vita industrale. (Ho tenuto corsi ed ho
visto task force di laureati in economia e commercio, matematica,
statistica, etc.. snocciolare uml & use cases e dirigere stuoli di
programmatori meglio di quanto avrei potuto fare io!)

Ed a certificare le fasi di produzione, la qualità e l'applicazione di
standard qualitativi, etc. non dovrà essere 1 ingegnere, ma un ente
certificatore che rilasci certificazione visibile anche all'estero
(possibilmente)...

> >


> > Purtroppo ingegneria mi ha dato veramente poco in termini di contatto
con il mondo reale, e dire che un progetto basato su strumenti
> > di sviluppo relativamente nuovi (che probabilmente il neoingegnere non
ha MAI visto) è garantito dalla sua firma mi sembrerebbe una
> > bestemmia.
> Firmare implica prendersi anche la responsabilita' di quello che si sta
> firmando. Esistono due tipi di ingegneri (e di lavoratori in generale):
> chi sa fare il proprio lavoro e chi non lo sa fare. Un neoingegnere che
> firma cio' che non conosce, sicuramente incappera' in errori e quindi ne
> subira' anche le gravi conseguenze.

Sorpresa:


Chiunque crea e distribuisce software è già pienamente responsabile.
Sia ingegnere o analfabeta.
Completamente responsabile per ogni danno cagionato.
Senza esclusioni e disclaimer che tengano.
Provare per credere!

> >


> > Il fatto che non esistano normative analoghe nel mondo mi sembrerebbe un
buon indizio.
> >
> > Od in Italia siamo sempre più furbi?
> Si ma nel mondo, la situazione e la figura degli ingegneri informatici
> e' ben diversa da quella italiana.

Sì, forse nel senso che all'estero hanno studiato meno anni ma sanno le

Tinto

unread,
Aug 31, 2001, 5:03:42 PM8/31/01
to
On Wed, 29 Aug 2001 22:44:42 +0200, paol...@yahoo.com (Zefram
Cochrane) wrote:

>>Se poi pensi al suo peggior nemico e quasi unico concorrente (certo
>>non per i desktop) Linux, che viene addirittura "regalato" ....
>>se si responsabilizzassero i programmatori di questo sistema operativo
>>esso sparirebbe dal mercato (chi rischia per nulla?)
>
>(Linux e' concorrente per Windows anche nel segmento SOHO)
>
>Nessuno mi sembra sia mai stato costretto ad usare un software coperto
>da licenza GPL;

no, ma se passasse il concetto che un programmatore e' responsabile
per eventuali danni causati dal suo codice, anche diffuso sotto GPL
...

>pero' se io dovessi pagare per avere una patch a Linux
>(per rimanere nello stesso esempio) pretenderei delle garanzie, scritte
>nero su bianco. NON sulla perfezione del software, ma sul modo in cui e'
>scritto (che non significa solo il codice, ma tutto quello che c'e'
>intorno), e sul modo in cui saranno sanati tutti i possibili bug (tempi,
>modalita', costi).

ok, tu committente fai un contratto con chi ti fa il lavoro. che
bisogno c'e' di un terzo soggetto (l'ordine) che mangia soldi visto
che in caso di contestazioni e richieste di danni tu committente ti
devi comunque rivolgere alla magistratura ?

Tinto

unread,
Aug 31, 2001, 4:58:26 PM8/31/01
to
On Wed, 29 Aug 2001 22:52:45 +0200, paol...@yahoo.com (Zefram
Cochrane) wrote:

>Lo sviluppo software e' una attivita' complessa, e come tutte le cose
>complesse richiede innanzitutto _rigore_, e l'universita', questo si',
>insegna il rigore.

mah, ho visto laureati con quasi il massimo dei voti essere dei
casinisti terribili ... comunque oggi nulla vieta al committente di
scegliersi un programmatore laureato, il problema sta nel fatto che
spesso il committente non capisce che spendendo meno oggi si spende di
piu' domani. e quello che glielo puo' far capire sono le botte nei
denti, non una legge.

Tinto

unread,
Aug 31, 2001, 5:06:24 PM8/31/01
to
On Fri, 31 Aug 2001 14:56:03 GMT, "Xyx" <x...@xyz.xyz> wrote:

>Siamo in presenza della "casta" che si sente (a ragion veduta!) minacciata
>da troppi fronti e vorrebbe giustificare la trasformazione di un'attività
>che è già processo industriale in attività "dell'ingegno" del
>professionista, in nome di una presunta "garanzia" e responsabilizzazione.

non e' che si senta minacciata, semplicemente vedrebbe con favore una
possibile legislazione che ne innalzasse il valore di mercato

>Mi tranquillizza il fatto che ciò sarà de facto impossibile.

speriamo

Zefram Cochrane

unread,
Aug 31, 2001, 5:44:28 PM8/31/01
to
In the last exciting episode, Tinto wrote:

>>Nessuno mi sembra sia mai stato costretto ad usare un software coperto
>>da licenza GPL;
>
>no, ma se passasse il concetto che un programmatore e' responsabile
>per eventuali danni causati dal suo codice, anche diffuso sotto GPL

Se le parti si mettono d'accordo diversamente, non si applica la legge,
visto che e' una questione tra privati. Non so, le quote condominiali si
pagano secondo un certo criterio che e' deciso dal codice civile e parte
dal valore dei singoli appartamenti, ma se ci mettiamo tutti d'accordo
per tirare a sorte va bene lo stesso.

>ok, tu committente fai un contratto con chi ti fa il lavoro. che
>bisogno c'e' di un terzo soggetto (l'ordine) che mangia soldi visto
>che in caso di contestazioni e richieste di danni tu committente ti
>devi comunque rivolgere alla magistratura ?

Sono d'accordo sul fatto che l'ordine non entri in vicende come queste,
pero' potrebbe a) cacciare chi e' manifestamente incapace e b) essere
uno strumento di lobbying, come tutti gli altri ordini in Italia.

--
"Unix is user friendly, it's just selective
about who its friends are."

Tinto

unread,
Aug 31, 2001, 5:57:10 PM8/31/01
to
On Fri, 31 Aug 2001 23:44:28 +0200, paol...@yahoo.com (Zefram
Cochrane) wrote:

>Sono d'accordo sul fatto che l'ordine non entri in vicende come queste,
>pero' potrebbe a) cacciare chi e' manifestamente incapace

visto quanto raramente accade (ma accade?) con l'ordine dei medici,
dubito che questa sarebbe una possibilita' piu' che teorica

> b) essere
>uno strumento di lobbying, come tutti gli altri ordini in Italia.

ecco perche' non lo (li) vorrei.

Paolo Colombi

unread,
Sep 3, 2001, 2:55:29 AM9/3/01
to
> Siamo in presenza della "casta" che si sente (a ragion veduta!) minacciata
> da troppi fronti e vorrebbe giustificare la trasformazione di un'attività
> che è già processo industriale in attività "dell'ingegno" del
> professionista, in nome di una presunta "garanzia" e responsabilizzazione.

Comincio a seccarmi di sentir dire che la richiesta di responsabilizzazione
sia una difesa di privilegi (che non ci sono). Se uno leggesse e desse
credito ai post
si renderebbe conto che c'è dell'altro. Trovo poco corretto l'atteggiamento
di chi dice "Vuoi l'ordine? E' solo perchè non vuoi confrontarti con il
mercato!".
E' come se io dicessi che chi non lo vuole sostiene le sue tesi solo perchè
non riuscirebbe ad accedervi.... Vediamo di avere posizioni costruttive.

Ciao

Paolo


xyx

unread,
Sep 3, 2001, 5:16:54 AM9/3/01
to

"Paolo Colombi" <ing_...@libero.it> ha scritto nel messaggio news:BPFk7.18761$MO.6...@news.infostrada.it...

> > Siamo in presenza della "casta" che si sente (a ragion veduta!) minacciata
> > da troppi fronti e vorrebbe giustificare la trasformazione di un'attività
> > che è già processo industriale in attività "dell'ingegno" del
> > professionista, in nome di una presunta "garanzia" e responsabilizzazione.
>
> Comincio a seccarmi di sentir dire che la richiesta di responsabilizzazione
> sia una difesa di privilegi (che non ci sono).

Comincio a seccarmi di dovermi ripetere sul fatto che chiunque produce software, da "somma due numeri" a "sw di controllo per
impianti termonucleari" è pienamente responsabile del funzionamento del suddetto SW.
La responsabilizzazione c'è GIA'.
Chi rompe paga e caro.

> Se uno leggesse e desse
> credito ai post
> si renderebbe conto che c'è dell'altro.

Illuminaci.

> Trovo poco corretto l'atteggiamento
> di chi dice "Vuoi l'ordine? E' solo perchè non vuoi confrontarti con il
> mercato!".

Bisogna vedere come il mercato si confronta con te.
Guardare la realtà:
Oggi un I.I. che esce da una università ed abbia SOLO ed ESCLUSIVAMENTE svolto i corsi, senza aver approfondito per interesse
personale, etc. etc. alcunché, viene retribuito con un ingresso <2 milioni e nel migliore dei casi viene formato (te lo dice uno che
fa formazione) per andare a svolgere mansioni di programmatore (sistemista non può se non si è formato da sé).
Questa è la realtà.

Certo che creare delle aree di privilegio sarebbe comodo.... ma utile e giusto?

> E' come se io dicessi che chi non lo vuole sostiene le sue tesi solo perchè
> non riuscirebbe ad accedervi....

Iscritto da 4 anni Ordine di Pisa.

> Vediamo di avere posizioni costruttive.

Concordo

>
> Ciao
>
> Paolo


Cris

unread,
Sep 3, 2001, 5:22:03 AM9/3/01
to

"xyx" <x...@xyz.xyz> wrote in message
news:9mvhed$53j$1...@pegasus.tiscalinet.it...

> Bisogna vedere come il mercato si confronta con te.
> Guardare la realtà:
> Oggi un I.I. che esce da una università ed abbia SOLO ed ESCLUSIVAMENTE
svolto i corsi, senza aver approfondito per interesse
> personale, etc. etc. alcunché, viene retribuito con un ingresso <2 milioni
e nel migliore dei casi viene formato (te lo dice uno che
> fa formazione) per andare a svolgere mansioni di programmatore (sistemista
non può se non si è formato da sé).
> Questa è la realtà.
>

Mi permetto di inserirmi nella discussione.
Il vero problema e` sempre l'Universita`, mi spiace ripetermi. Uno studente
"medio" di Ingegneria si fa gia` abbastanza il mazzo per passare gli esami.
L'insegnamento utile per il lavoro dovrebbe essere una logica conseguenza
degli esami sostenuti e non degli hobby che una persona coltiva.
Saluti,
Cris


Paolo Colombi

unread,
Sep 3, 2001, 6:32:06 AM9/3/01
to
> > Se uno leggesse e desse
> > credito ai post
> > si renderebbe conto che c'è dell'altro.
>
> Illuminaci.
>
..leggi i post precedenti, per favore, quando il 3d
titolava ancora "Necessità della firma etc.

Tinto

unread,
Sep 3, 2001, 5:11:40 PM9/3/01
to
On Mon, 03 Sep 2001 06:55:29 GMT, "Paolo Colombi" <ing_...@libero.it>
wrote:

>si renderebbe conto che c'è dell'altro. Trovo poco corretto l'atteggiamento


>di chi dice "Vuoi l'ordine? E' solo perchè non vuoi confrontarti con il
>mercato!".

non mi pare che si possa definire poco corretto, magari non e' giusto,
ma non mi sembra scorretto.
d'altronde qualcuno (nifhel) ha detto apertamente che vede fra i
compiti dell'albo quello di agire lobbisticamente, creando una specie
di monopolio

>E' come se io dicessi che chi non lo vuole sostiene le sue tesi solo perchè
>non riuscirebbe ad accedervi....

beh io lo dico, e non tanto per me quanto per i profesionisti seri e
preparati, anche se non laureati, che so esistere.

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