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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Allora avevo capito bene
> P.S: su molti libri italiani trovi scritto: La pressione (o la
temperatura)
> totale e' la pressione (o la temperatura) del fluido che questo avrebbe
> all'infinito se venisse rallentato isentropicamente. Ho trovato questa
> definizione sempre fuorviante e fatta in modo tale da confondere piu' che
> spiegare.
>
é proprio questa la definizione che mi ha fatto andare in tilt!
La tua spiegazione dice che la pressione totale la si misura quando si cede
"energia
al fluido che si mette in moto con velocita' V" e la definizione del libro
invece dice che la si misura "se il fluido venisse rallentato
isentropicamente".
Ma se RALLENTO il fluido misuro la pressione statica visto che V è zero e
quindi la pressione è tutta statica!Mah!
Le nozioni che ti darò di seguito sono quelle comuni in ambito
aerodinamico, non posso però garantirti che non esistano altre accezioni.
La pressione statica è fisicamente legata esclusivamente al moto casuale
delle molecole che compongono un fluido ed ai corrispondenti urti. E' la
pressione che misuri in un fluido immobile oppure in una corrente fluida
posizionando opportunamente lo strumento in modo che non risenta del
moto relativo (puoi pensare che lo strumento si muova localmente alla
velocità del fluido, oppure, più semplicemente, che misuri la pressione
in "direzione" normale alla linea di corrente). Analogamente per la
temperatura statica.
Ora, ad un certo istante, in un certo punto di una corrente fluida
siano definite le varie grandezze fisiche statiche (cioè misurate in un
riferimento che si muove con il fluido), in particolare la pressione p,
e l'entalpia h (che per un gas caloricamente perfetto vale h = cp*T). Se
immaginiamo di arrestare l'elementino fluido che occupa quel punto in
quell'istante mediante un processo *adiabatico*, attraverso la
conservazione dell'energia si ricava il valore che misureresti per
l'entalpia h0 del fluido arrestato, che vale
h0 = h + 1/2V^2
questa è l'entalpia totale (da cui, per un gas perfetto, la temperatura
totale T0 = T + 1/2 V^2/cp).
Se invece immaginassimo di arrestare il fluido in modo adiabatico e
reversibile, ovvero *isentropicamente*, la pressione che misureresti
sarebbe la pressione totale p0. Va da sé che misureresti ancora la
temperatura totale T0. L'espressione per la pressione totale la si
ricava dalla relazione isentropica tra pressione e temperatura
utilizzando le variabili idonee (p,T,p0 e T0). Per inciso la semplice
relazione di Bernoulli p0 = p + 1/2rho*V^2 vale *solo* per un fluido
incomprimibile.
Sostanzialmente abbiamo definito delle nuove variabili termodinamiche
associate a ciascun punto del nostro fluido. Nota bene che il fluido non
deve fisicamente arrestarsi, ma semplicemente abbiamo definito certe
proprietà in modo operativo, o se preferisci mediante certe formule, un
po' come si fa con l'entalpia o l'energia libera. In realtà lo scopo
principale delle definizioni non è la valutazione delle grandezze
totali, bensì la semplificazione dei calcoli per flussi particolari.
Infatti in un flusso adiabatico la entalpia totale risulta costante su
ciascuna linea di flusso per *definizione*, il che significa che puoi
sfruttare tale proprietà per ricavare, per due diversi punti su di una
stessa linea di flusso, il valore di una grandezza incognita, note che
siano ad esempio la velocità e la temperatura (statica) in un punto ed
una delle due nell'altro. Se il flusso poi fosse anche isentropico,
potresti utilizzare anche la costanza della pressione totale (oltre che
della temperatura totale che, beninteso, continua a valere).
Saluti,
Sarge
> La tua spiegazione dice che la pressione totale la si misura quando si
cede
> "energia
> al fluido che si mette in moto con velocita' V" e la definizione del libro
> invece dice che la si misura "se il fluido venisse rallentato
> isentropicamente".
> Ma se RALLENTO il fluido misuro la pressione statica visto che V è zero e
> quindi la pressione è tutta statica!Mah!
>
Come ti ho detto prima la spiegazione data e' fuorviante, perche non viene
spiegata come si deve: il rallentamento "isentropico" (in modo che non vi
sia dissipazione di energia in calore) deve avvenire in corrispondenza dello
strumento che mi misura la pressione (quello che io avevo supposto in fondo
al tubo); allora rallentando il fluido isentropicamente vedresti tutta
l'energia che gli avevi dato [V^2/(2*rho*cp)] trasformarsi in pressione. Ma
ti ripeto, da come la espongono, questa definizione e' totalmente fuorviante
perche' non ti dicono ne come, ne dove, ne perche' si deve operare il
rallentamento "isentropico".