La questione è che oltre alle proprietà ci sono poi le regole sui
percorsi che non sono tutti uguali.
Precisando che non sono un giuslavorista, ti segnalo quanto di mia
conoscenza, che ritengo ti possa essee utile:
Ci sono le strade pubbliche (demanio) e quelle private.
Quelle private possono avere pubblica utilità o non averla più.
Il fatto che abbiano pubblica utilità non significa che siano pubbliche,
ma che è imposto un uso pubblico al privato/ai privati.
Se è imposto l'uso pubblico la strada è segnalata in un apposito
registro del comune in cui la strada si estende; quale sia il comune lo
puoi vedere con buona approssimazione su google map.
E aggiungo: Il fatto che una strada non sia nel registro delle strade di
un comune non significa però sempre che non abbia pubblica utilità,
poiché la pubblica utilità ritrae la situazione attuale che quasi
chiunque può far valere, in ultima istanza davanti a un giudice.
Cosa ancora più importante è che il fatto che una strada sia nell'elenco
delle strade pubbliche non significa che lo sia, perché questi elenchi
non sono sempre aggiornati e molte strade sono in disuso e tornano
quindi di fatto agli originari prprietari privati, che ne condividevano
l'uso tra loro.
Spesso una strada in disuso che si muove in una zona privata è una
vicinale privata (a volte ex-pubblica), perché la mancanza di
manutenzione mostra l'assenza del pubblico interesse.
Attenzione ai termini usati dai funzionari, spesso con precise
intenzioni: strade, sentieri, carrareccie o strade campestri, percorsi
(più generico) non sono la stessa cosa. Le strade sono definite sul
codice della strada ed hanno precisi requisiti. L'interesse pubblico è
legato alle 'strade'.
In ogni caso il referente è il comune che può innanzitutto escludere che
il percorso sia demaniale e quindi di sua esclusiva competenza.
Se il percorso è demaniale la manutenzione è di competenza del comune, o
spesso dalla provincia, se invece è privato dipende se ha pubblica
utilità, o meno: In ogni caso la manutenzione è in prima istanza in capo
ai privati, che vanno contattati.
In alcune zone la gente se ne frega e va avanti lo stesso appoggiandosi
a degli usi locali, che dicono spesso che la manutenzione la fa chi usa
la strada e comunque almeno sulla base di una servitù, che bisogna nel
caso essere in grado di dimostrare.
Il lavori vanno poi fatti, chiaramente, chiedendo tutte le
autorizzazioni: comunità montane per il taglio delle piante, che
comunque non puoi tagliare se non sei il proprietario e comuni per gli
interventi con dia e/o autorizzazione edilizia; quali essi siano in
piccola parte varia da regione e regione).
Nel caso contrario un privato che voglia sistemare la sua strada, o di
cui è frontista se sa che è usata da una comunità locale può chiedere
loro di contribuire alla sistemazione (cosa di cui la gente volentieri
si lava le mani), per le frontiste deve prima però scrivere ai frontisti
e se questi non intervengono chiedere al comune di formare un consorzio
obbligatorio. Ciò è possibile se il percorso ha pubblica utilità.
Altrimenti la responsabilità è integralmente dei frontisti privati e di
chi ritenga di vantare servitù di passaggio (cosa difficile da dimostrare).
Per capire quanto sia arduo occuparsi di una strada altrui è utile
notare che in una vicinale privata gli interventi straordinari devono
essere approvati dal 100% dei frontisti e la cosa è ancor più complessa
se tra i frontisti ci siano comunioni familiari, o società (es.
agricole) e se il percorso interessa più comuni.
Per la manutenzione ordinaria basta la maggioranza dei frontisti, per
deciderla, però ritengo che se effettuata da un soggetto esterno, come
nel tuo caso, che non vanti alcuna servitù (e che nel lungo periodo
potrebbe usucapirla) dovrebbe esserci a monte l'autorizzazione di tutti
i frontisti.
Ci sono poi tante altre complicazioni di mezzo che derivano da leggi
anche ottocentesche, per cui ti consiglio di cercare i regolamenti sulle
strade locali, che molti comuni fanno a mò di testo unico delle leggi e
che quindi, sebbene sembrano una loro legge locale, in realtà riassumono
gli aspetti più applicati delle leggi in vigore, che spesso richiamano
con ricchezza di riferimenti.
Inoltre considera che nelle zone a parco i parchi vantano dei diritti
particolari sul territorio che gli permettono spesso di aggirare le
autorizzazioni dei proprietari, facendo la manutenzione dei percorsi
anche privati che considerano 'sentieri del parco', semplicemente perché
acquisiscono pubblica utilità in tale contesto.
Un parco può ad esempio convocare una conferenza di servizi ed ottenere
in pochi giorni le autorizzazione che una persona normale può ottenere
in alcuni mesi (se va bene).
Inoltre un privato potrebbe richiedere una qualsiasi autorizzazione e
vedersela rilasciare per silenzio assenso...
Infine come dicevano altri ci sono funzionari pubblici incapaci e gente
che a suo rischio e pericolo, fa cose non previste, che si vanno ad
assommare a quelle .. previste e nel tempo creano nuove situazioni.
Insomma più si cerca di spiegare questo argomento e più è un gran
casino, perchè c'è spesso il sistema di impugnare le situazioni,
aggirare le norme, appoggiandosi a leggi che anche incidentalmente
interessino un dato percorso ed autorità e gruppi di interesse locali
interessate ad intervenire, o a dire la loro.
Chi più può sono gli enti pubblici locali competenti per zona che
abbiano dei tecnici competenti e corretti.