Ho sempre questa lontana speranza che un giorno l'italiano medio si
svegli realizzando che non esiste stampa libera in Italia, ma e'
tutta pilotata su certi temi specifici a raccontare storielle.
> Ho fiducia che fra qualche settimana mi informino che da subito ci si
> impegnerà ad attuare questa produzione "verde", che sia elettricità o
> carburante, così da prepararci ad un futuro di trasporti elettrici o
> e-fuel (sul quando, mi auguro meno spocchia e qualche doverosa cautela)
In altro gruppo ho gia' commentato, seppure partendo da altro tema:
Il tema era quello di ENI che spingeva i politici italioti a
propugnare i biofuels, ma tra le righe ci sono risposte per tanti
dubbi. Mi cito:
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E come non bastasse, i media italiani stanno mentendo spudoratamente,
dalle televisioni alla stampa, ed ancora una volta a dimostrare che c'e'
una regia di tutta la stampa italiana a sostenere ciecamente la volonta'
politica del momento, come sarebbe la stampa esattamente se ci fosse un
regime fascista. "ci fosse" ? e' ironico.
E attenzione, quando scrivo "regime fascista", non mi riferisco ai FdI, ma
all'intero sistema politico e istituzionale per come funziona.
Allora, ci sono due elementi probatori schiaccianti per cui i biofuels
sono, per dirla alla Paolo Villaggio:
"una cagata pazzesca" a livello della "corazzata potemkin".
Prima di tutto c'e' quello del "consumo di territorio". Per produrre un
litro di biofuel serve 30-50 volte piu' superficie di un litro di efuel.
Con i quantitativi necessari se realmente volessimo arrivare a un saldo di
emissioni di CO2 nullo, non basterebbe l'intero territorio italiano.
Naturalmente ENI (esperta in bio, a quanto pare) ha la sua carta ed e'
quella di colonizzare le produzioni di bio-grassi dei paesi emergenti,
come quelli nel sudest asiatico, quelli che hanno gia' distrutte immense
superfici di foreste, mentre tutti guardano indignati dall'altra parte in
Amazonia. Ovviamente per l'ENI trovarsi ad importare il biofuel e' un
sogno, perche' cosi' continua il monopolio e fare dipendere l'Italia da
intrallazzi tenuti fuori dal suo territorio. Insomma,
se c'e' una cosa che ENI pare evitare come la peste e' qualsiasi
tecnologia che possa rendere l'Italia autarchica. Chissa' perche'.
Ma poi c'e' l'aspetto piu' scandaloso, perche' questi interessi di ENI
costerebbero molto caro all'italiano medio. Ecco ad esempio il dato come
riportato nell'ultimo documento dell'IPCC:
<
https://report.ipcc.ch/ar6syr/pdf/IPCC_AR6_SYR_SPM.pdf>
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PS: qui ringrazio il Luca per averlo sottoposto alla nostra
attenzione.
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Andate a pagina 28, dove sono indicati, tra le altre, il costo per
tecnologia. La fascia azzurra e' quella che costa meno di un riferimento
medio. Notare che per ogni tecnologia abbiamo una serie di fasce colorate
diverse. Questo perche' ogni installazione e' diversa a seconda della
posizione geografica e tecnologia.
Ad esempio, anche se il grosso del solare (che non e' solo fotovoltaico)
ha installazioni in fascia azzurra (cioe' meno costose per unita' di
energia prodotta), ci sono installazioni solari che hanno costi in fascia
gialla, rossa e la peggiore bruna.
Per esempio, il fotovoltaico nei paesi del nord e' in fascia rossa o
bruna, perche' il fotovoltaico costa uguale in Svezia come in Italia, ma
produce molto meno energia in Svezia e quindi l'ammortamento e' molto piu'
lungo ovvero l'energia cosi'
prodotta costa di piu'.
E ora che avete capito come si leggono i grafici,
osservate:
geotermico e idroelettrico insieme hanno circa un terzo degli impianti che
rientrano nella fascia gialla, e cosi' per le successive. Il nucleare ha
un quarto di impianti in fascia azzurra (cioe' piu' convenienti), e poi un
quarto per ogni fascia sempre piu' costosa. Eolico ha piu' della meta'
degli impianti in fascia azzurra, come il solare.
Ma guardate il bio: meta' dell'installato produce in fascia rossa e
l'altra meta' in fascia bruna, ovvero con costi che sono 50-100 $/CO2-eq e
100-200 $/CO2-eq sopra il riferimento. Cioe' ENI vuole spremere
l'automobilista italiano come un limone da buttare via.
Vediamo cosa ne pensa il Sole 24 Ore:
<
https://www.ilsole24ore.com/art/e-fuels-perche-italia-non-vengono-prodotti-AEPcZ53C>
"Il nostro Paese ha puntato sui bio-carburanti."
Ok.
"Uno studio di fattibilità mostra come al momento i costi sono
troppo elevati"
Un giornale economico deve scriverlo, altrimenti negare la verita'
le farebbe perdere i lettori. E gli efuels ?
"La decarbonizzazione del settore dei trasporti in Italia non passa
per gli e-fuels, o electrofuels. Nel nostro Paese non sono presenti
impianti di produzione dei cosiddetti carburanti sintetici, cioè prodotti
a partire dall’estrazione, tramite elettrolisi, dell’idrogeno verde
(alimentata quindi da energia elettrica rinnovabile) che viene
successivamente combinato insieme alla CO2 per dare vita a un
combustibile liquido."
Manca una precisazione: l'efuels "deve" prendere la CO2 dall'aria o
impedire che entri nell'aria di un processo insostituibile che non puo'
fare altrimenti. E quindi e' clima neutrale. Totalmente.
Ed infatti leggiamo:
"Gli e-fuels sono in grado di abbattere le emissioni di gas
climalteranti, essendo carbon neutral, e sono utilizzabili nei
tradizionali motori endotermici."
Cioe', avete presente la proposta tedesca ? Che questa volta l'Italia
possa fare a meno dei gasogeni dell'era fascista, per potere continuare a
circolare con le auto pre-2035 ?
Tra parentesi, i "gasogeni" sono una soluzione bio-demenziale.
E per gli appassionati di Formula 1, il rombo dei motori continuera'
ancora:
"È già deciso che la Formula 1 passerà ai carburanti sintetici a
partire dalla stagione 2026, nella più ampia strategia di raggiungere la
carbon neutrality nel 2030."
E l'Italia imbecille ?
"L’Italia ha intrapreso la via dei bio-carburanti, prodotti a
partire da biomasse o scarti, con l’Eni a farla da protagonista. Il nuovo
piano strategico dell’azienda prevede un’accelerazione dei target di
produzione dei biocarburanti: dagli attuali 1,1 milioni di tonnellate
all’anno agli oltre 3 nel 2025, fino a 5 entro il 2030. «Nella
bioraffineria di Venezia incrementeremo la capacità di 200mila
tonnellate. A Livorno c’è un possibile sviluppo con progetto di
riconversione allo studio, oltre a percorsi di crescita nel mondo»,
spiega Stefano Ballista, ad di Eni Sustainable Mobility."
C'e' solo un problema: quanta materia vegetale usa ENI per ogni litro di
biofuel ? Di quali scarti cianciano ?
Per 5 milioni di tonnellate all'anno entro il 2030.
E tra parentesi, l'Italia consuma 50 milioni di tonnellate,
dieci volte di piu'. Dove li troviamo gli altri 45 milioni di tonnellate ?
Domeniche a piedi? bastardi!
Supponendo che nella produzione non si sprechi nulla (cosa ovviamente
impossibile) sappiamo che 1 kg di biomassa di prima qualita' contiene 16
MJ, mentre 1 kg di biofuel contiene 44 MJ/kg. E' quindi banale dedurre che
per ogni chilo di biofuel servono almeno 44/16 = 2,75 kg di biomassa (che
ovviamente si intende secca, altrimenti vi scordate l'alto valore di 16
MJ/kg). Considerando anche minime perdite nella trasformazione, e' gia'
poco se consideriamo un rapporto 3 a 1.
In ogni caso, promettono:
<
https://www.eni.com/it-IT/attivita/biocarburanti-sostenibili-ecofining-tm.html>
"A differenza dei biocarburanti tradizionali che derivano da
colture in competizione con l’uso alimentare, quelli avanzati trattano
scarti o colture che non sottraggono terreno all’agricoltura, come
paglia, glicerina grezza, gusci, sfalci agricoli e forestali e rifiuti
organici della raccolta differenziata."
Il problema e': dove trovano 10-15 milioni di tonnellate di biomassa e
questo per soddisfare solo un decimo della domanda italiana ?
Sapete a quanto ammonta l'olio esausto italiano ?
A solo 0,29 milioni di tonnllate l'anno, di cui solo un terzo si riesce a
recuperare, nell'uso domestico lo scaricano giu' dal lavandino. Non credo
siano tanti che fanno come me che riempo bottiglie di vetro o di plastica
per poi portarle all'isola ecologica.
Non so se mi spiego: da 0,29 a 15 c'e' un bel divario da superare: ci
mettiamo tutti a mangiare fritti tutto l'anno ?
Quindi, manca la materia prima e il procedimento costa un occhio della
testa.
Ma di fronte a questi dati e fatti inoppugnabili, ecco il citofonatore
nazionale:
<
https://www.ilmattino.it/primopiano/politica/auto_accordo_germania_e_fuel_salvini_cosa_ha_detto-7310226.html>
" ... Matteo Salvini che spera di riaprire la partita sui
biocarburanti, la tipologia di combustibile che l'Italia aveva chiesto di
esentare dalla riforma europea che obbliga la vendita delle sole auto a
emissioni zero a partire dal 2035."
E ha il coraggio di parlare di "buonsenso". In questo frangente,
con queste posizioni ? L'ennesima figuraccia per l'Italia.
Delude anche questo sig.Carlo Fidanza di FdI:
"È necessario difendere strenuamente il principio della neutralità
tecnologica, in base al quale deve essere consentito ridurre le emissioni
inquinanti anche con i biocarburanti che, considerando il ciclo di vita,
sono più sostenibili dell'elettrico."
PIU' SOSTENIBILI DELL'ELETTRICO ? PER CHI ? LE CASSE DI ENI ?
LE CASSE DEI LATIFONDISTI ? LE CASSE DELLA LOBBY DEI GROSSI AGRICOLTORI
?!!
E non teme di fare figuracca da ignorante:
"coerente ... omissis ... con un approccio scientifico realistico
e non ideologico"
Sul serio, sig.Fidanza ? Ma a che razza di consulenti si appoggia ? Quelli
consigliati da ENI ?
E non ci poteva mancare un Luca Squeri di Forza Italia:
"L'accordo tra Germania e Ue sull'uso dei carburanti sintetici,
con l'esclusione dei biocarburanti, è semplicemente intollerabile."
Ma taci, che e' meglio!!!
La proposta tedesca degli efuels e' praticabile e scalabile anche per
coprire 50 milioni di tonnellate di domanda italiana, e richiede solo 1,5
milioni di ettari in Italia.
Territorio che abbiamo, se vogliamo l'autarchia.
E anche se non lo vogliamo, in giro per il mondo ci sono 1,5 milioni di
ettari, senza distruggere foreste primeve (e magari il prossimo Covid-19
causato da questo e' di un virus tipo "ebola" e allora sara' da piangere).
Ad esempio, basta guardare a Sud, nel Sahara, perche' per produrre efuels
non servono fertile terreno agricolo.
Tra l'altro questo attacco agli efuels e' pure scoordinato.
Tale Boraschi:
«Gli e-fuels, in questa prospettiva, risultano un diversivo
costoso e inefficiente rispetto alla trasformazione verso l'elettrico, un
trend industriale già solido sul quale converge tutta l'industria
automotive».