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Intervista a Ottmar Vogel un Grande del Dobermann

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Claudio Zanobi

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Sep 22, 2003, 2:12:20 PM9/22/03
to
Ritengo molto interessante riportare per gli appassionati del
DOBERMANN questa intervista pubblicata da Work Dogs.

INTERVISTA-VERITÀ CON OTTMAR VOGEL

UN GRANDE MAESTRO DELLA RAZZA

DOBERMANN


di Massimo Santini

(traduzione di Silvana Vogel Tedeschi)

Prefazione all’intervista:

Ottmar Vogel è certamente una figura di primo piano
nell’ambiente del cino-agonismo Internazionale fin dal 1954.

Nel 1968 diventa giudice di lavoro e l’anno successivo sarà
nominato responsabile del lavoro dal Dobermann Verein (DV), carica che
ricoprirà fino al 1978.

Nel 1970 redige il regolamento della Körung e nel 1975 partecipa alla
stesura del regolamento dello ZTP per la DV.

Nel 1972 comincia ad allevare la razza Dobermann con l’Affisso
"v.d. Wilden Markgraf".

Nel 1978 diventa responsabile del lavoro per l’IDC
(International Dobermann Club) e, nel 1983, anche giudice di bellezza.

Ottmar Vogel è anche l’autore del libro "Allevamento e Sport con
il Dobermann", tradotto in diverse lingue e considerato ancora oggi da
molti appassionati della razza come "la Bibbia" del Dobermann.

Nel libro, si coglie la personalità del cinofilo rigoroso, con idee
coerenti e principi chiari; ed emerge la figura culturalmente completa
di allevatore, addestratore, giudice di lavoro e di bellezza.

Una figura che si è ulteriormente arricchita dalla conoscenza del
Rottweiler e del Pastore Tedesco (giudice di lavoro ed allevatore di
queste due razze e giudice di bellezza per il Rottweiler).

Questi sono alcuni momenti significativi che segnano la carriera
cino-agonistica di Ottmar Vogel nel mondo del Dobermann.

Confesso che il motivo principale che mi induce a fare
quest’intervista è il fatto di voler capire perché secondo lui -
che considero un "Patrimonio del Dobermann" e che ancora può dare
molto alla razza - si stia cercando di metterlo da parte.

Sò di non essere il solo ad avere quest’impressione ed è per
questo motivo che spero di far nascere da quest’intervista una
verità che possa anche rappresentare una speranza per il Dobermann e
per la cinofilia in generale.

1 D) Non le nascondo, Signor Vogel, una certa emozione
nell’apprestarmi a rivolgerle alcune domande, emozione che nasce
dalla realizzazione di un mio sogno nel cassetto. Innanzi tutto, vuole
raccontarci quando e come è iniziato il suo interesse per il
Dobermann?

Il mio interesse per la razza Dobermann è iniziato nel 1958 visitando
una esposizione internazionale canina.

Dal 1954 mi occupavo di cani e di addestramento: nel 1956 avevo
portato un Pastore Tedesco alla SchH I e in seguito molti altri cani
in gare e in numerose prove al livello SchH II e III.

Ho lavorato con otto diverse razze, per esempio anche razze difficili
da addestrare come i Collie e gli Airedale Terrier, in brevetti SchH
I, II e III.

2 D) Quali aspetti in particolare l’hanno affascinata?

Quello che mi ha colpito di più nel Dobermann è stato l’aspetto,
inteso soprattutto come espressività, nobiltà, forza e movimento.

Inoltre, avevo letto molte cose positive sul carattere di questo cane
e, dato che spesso la realtà appariva diversa, volevo raccogliere il
maggior numero possibile di esperienze personali sulla razza, per
poterla conoscere a fondo.

Perciò ho mantenuto stretti contatti con gli allevatori, gli
espositori e gli addestratori più importanti dell’epoca.

Ben presto ho notato che la maggior parte degli allevatori allevava
soltanto dei bei cani da esposizione e che le massime cariche della DV
non avevano idea dell’addestramento, del carattere e
dell’ereditarietà.

Basti dire che un Presidente della DV di allora sosteneva, scrivendomi
(e lo posso ancora documentare!), che il carattere non si eredita e
che si ottengono determinate prestazioni solamente grazie alla buona
preparazione dell’addestratore…

Non vi era nessuna regolamentazione per l’allevamento,
semplicemente si "produceva".

Poiché in un arco di tempo relativamente breve ero riuscito ad
ottenere certi successi, alcune persone mi hanno notato e così ho
cercato di gettare le basi dell’addestramento e di avvicinare i
vertici della DV al carattere di un cane da lavoro.

Sono stato a lungo amico del sig. H.Palmer (Allevamento von
Fürstenfeld), sicuramente non eravamo sempre dello stesso parere, ma
nessuno conosceva meglio di lui il Tipo della Razza e da lui ho
imparato molto.

3 D) Vorrei sapere da lei quando e perché si è interrotto il suo
rapporto con la DV.

Sia sincero, se può…

Siccome avevo parecchie cariche all’interno della DV
(Responsabile dell’Addestramento e del Lavoro, Responsabile dei
Giudici DV e IDC, Responsabile dell’Allevamento, ecc..), in quel
periodo, contro la volontà di alcune persone, ho potuto istituire
molti regolamenti importanti per l’allevamento:

a) 1976: ZTP (Zuchttauglichkeitsprüfung = prova di idoneità
all’allevamento), quasi identica alla sua forma attuale.

b) 1970: Regolamento della Körung, 1986 nuove aggiunte.

c) 1971: Titolo di campione omologato solamente ai cani con almeno
SchH I.

d) Körung e ZTP si svolgevano in manifestazioni di rilievo, ben
pubblicizzate, e gli allevatori interessati avevano in questo modo la
possibilità di valutare la qualità dei cani.

Inoltre, sono riuscito con tanti articoli ad influenzare allevatori e
proprietari verso determinati sviluppi positivi della razza.

Tutti i Campionati Tedeschi venivano organizzati da me, sceglievo i
giudici e i figuranti, li preparavo e li addestravo specificatamente
per questo importante compito.

Ho tenuto conferenze e corsi di aggiornamento per
l’addestramento, l’allevamento ed il carattere della razza
in tutto il mondo.

Anche in Italia ho tenuto conferenze e corsi di addestramento dal
1982.

A queste partecipavano alcune persone che ancora oggi hanno delle
cariche all’interno dell’AIAD e che hanno imparato da me
le basi della razza.

La rottura con la DV si è avuta negli anni 1988–1992.

La causa era la mia convinzione che il Presidente, sig Wiblishauser
non era interessato al miglioramento della razza, ma soltanto alla
politica nel Club.

Egli, con l’aiuto del responsabile per l’allevamento, ha
boicottato e rifiutato tutte le mie proposte per un miglioramento
della razza.

Inoltre, non mi voleva più nella commissione per la Körung, sebbene
fossi stato io a stabilire e sviluppare questa prova di selezione.

È facile capire che queste divergenze insormontabili abbiano provocato
la rottura.

4 D) Verso la fine degli anni 80, parlando col Signor Roberto Zorzi,
appresi delle sue divergenze con le massime cariche della DV riguardo
alla sua ferma contrarietà ad allevare in stretta consanguineità su
Hertog Alpha v. le Dobry, motivando la sua convinzione, sotto
l’aspetto caratteriale ed attitudinale, col fatto che questo
tipo di accoppiamento avrebbe avuto esiti negativi nella selezione
genetica della razza.

A distanza di molti anni e di fronte alla realtà dei fatti, oramai in
Germania si può purtroppo tranquillamente parlare di due razze anche
nel Dobermann (lavoro/bellezza) come è successo nel Pastore Tedesco e
nel Rottweiler.

E’ possibile ricondurre quelle sue "vecchie considerazioni" a
quello che poi di fatto è successo nel Dobermann?

Ovviamente sì.

La questione Hertog Alpha v.le Dobry è chiara come il sole e semplice
da capire.

Chi è competente nelle tecniche di allevamento conosce anche i
problemi di questo cane.

Hertog Alpha v.le Dobry era un bel maschio corto, dotato di ossatura
robusta, testa robusta (stop al limite), con una mandibola molto
buona, un po’ mancante la lunghezza della testa e con facce
laterali del cranio sporgenti ed un carattere normale.

Era ben addestrato e ed ha superato la Körung-DV con successo.

Hertog Alpha v.le Dobry proviene dalla linea Don Dayan von
Franckenhorst e la sua linea materna portava in parte cani piccoli, ma
anche dotati di un buon impulso predatorio.

Don Dayan era, per quanto riguarda il carattere e l’attitudine
al lavoro, un debole riproduttore; per cui Hertog Alpha v.le Dobry non
era, nella maggior parte dei casi, un riproduttore adatto a migliorare
il carattere.

La conseguenza era che portava cani molto buoni per quanto attiene
alla struttura e contemporaneamente grandi problemi di carattere,
resistenza e robustezza; per la bellezza, nell’allevamento in
consanguineità, portava anche qualche problema relativo alla tipicità
delle teste.

Per questo motivo avevo sempre avvertito di evitare la stretta
consanguineità su questa linea e l’insuccesso mi ha dato
ragione.

Alcuni figli, campioni di questa linea come Graf Guido von
Franckenhorst davano in maniera quasi dominante cattivi caratteri.

Il carattere di questo cane e quello di sua sorella Golda von
Franckenhorst era di per sé molto problematico.

Il fratello Gringo von Franckenhorst era debole di nervi e si riusciva
a nascondere un po’ il problema solo con un’abile
presentazione.

Lo specialista però se ne accorgeva…

Avevo l’impressione che il Direttivo della DV non si interessava
a questi problemi e così ho presentato nel 1991, nell’ambito
della riunione dei giudici, un elenco dal quale risultava che i
discendenti maschi di quel cane influenzavano l’80% di tutto
l’allevamento.

Questo spiegava perché si era inevitabilmente giunti ad una perdita di
qualità.

Il male di questa faccenda, però, era che la commissione allevamento
non conosceva nemmeno la genealogia dei vari stalloni.

Ho dovuto io chiarire loro la situazione.

Una collaborazione proficua per il miglioramento della razza non può
realizzarsi con persone così.

E purtroppo, nemmeno gli attuali responsabili dell’allevamento
hanno compreso i reali problemi.

5 D) Secondo la sua esperienza cinofila, concorda sul fatto che i
danni che molto spesso si verificano nella selezione zootecnica della
razza dipendano da un mancato collegamento (inteso come fattiva
collaborazione) fra i responsabili dell’allevamento e del
lavoro?

Certamente sì.

Altre linee di sangue non venivano riconosciute dai responsabili
dell’allevamento.

Come per esempio Bingo von Ellendonk o alcuni discendenti della linea
Ellendonk: se fossero stati favoriti nell’allevamento, avremmo
avuto indubbiamente un notevole miglioramento nel carattere.

Naturalmente questi cani non erano sempre Campioni di Bellezza, ma il
carattere e l’attitudine al lavoro erano davvero molto
convincenti.

Purtroppo questo potenziale è stato ignorato.

Nessuno dei responsabili della commissione allevamento ha avuto, che
io sappia, iniziative positive per il miglioramento del carattere
della razza.

La carica veniva ricoperta di volta in volta, senza fissare degli
obiettivi e senza un programma.

Ora, logicamente, non c’è da meravigliarsi che queste persone
non dispongano di una profonda e completa competenza.

Un altro problema si poneva per le proporzioni della razza.

Si era convenuto che l’altezza massima al garrese di 72 cm per i
maschi non doveva essere superata.

Nessun giudice all’infuori di me ha mai squalificato un maschio
a causa dell’eccessiva altezza.

È facile dimostrare che i cani troppo alti hanno carenze nel movimento
e nella costruzione, il che si spiega con la conoscenza della Statica;
inoltre, la statura più alta peggiora l’angolatura degli arti
anteriori.

Mi ricordo di un campione allevato in Italia che ha vinto tutti i
titoli anche in Germania, aveva delle angolature anteriori decisamente
scarse e questo cane, dopo aver ampiamente vinto, è stato criticato
dagli stessi responsabili delle sue vincite, in modo del tutto
incoerente.

Aggiungo che il problema dell’altezza toracica eccessiva viene,
per fortuna, risolto dalla natura.

6 D) Mi risulta che in questi ultimi 19 anni le è capitato spesso di
giudicare la razza Dobermann in importanti manifestazioni in tutto il
Mondo; dalla sua posizione solo di Giudice, non avendo attualmente
cariche ufficiali in seno alla DV e all’IDC, che giudizio può
dare in generale sull’attuale realtà della razza?

Attualmente la razza attraversa una perdita di qualità che si
rispecchia nella mancanza di attitudine al lavoro, robustezza e
salute.

Bisogna prenderne atto.

A causa del divieto di amputare orecchie e coda è stata notevolmente
penalizzata.

Personalmente, ritengo che i vertici della DV non si sono impegnati
abbastanza seriamente per impedire questo divieto.

7 D) E’ noto che lei, fin dai primi anni 80, abbia dato un
grosso contributo per il giusto sviluppo della razza Dobermann in
Italia.

A distanza di più di 20 anni, quale è il suo giudizio sulla situazione
della razza in Italia?

Sul Dobermann in Italia posso dichiarare soltanto che da un po’
di tempo non mi è concesso di giudicare e pertanto l’attuale
livello non mi è noto.

Fatto è che anche in Italia sono pochi gli allevatori che ricercano un
miglioramento del carattere.

Purtroppo si è interrotto il rapporto con il Dott. Pezzano: anche lui
preferisce fare politica insieme al sig. Wiblishauser.

8 D) Come vede il suo sviluppo futuro?

Per la forma esteriore sono del parere che la razza ha perso
importanza e come cane da lavoro ha perso "l’aggancio": di
conseguenza, non sono convinto che ci sarà una grande svolta.

Il problema non è mai da ricercare nel cane, ma sempre nell’uomo
e fra i responsabili di una razza.

Alla fine del 2002, dopo 42 anni, ho deciso (io) di uscire dalla DV,
in seguito al provvedimento del sig. Wiblishauser di bloccarmi e non
permettere né a me, né al mio avvocato di difendermi.

Anche se dovessi vincere il processo in corso, egli avrebbe ugualmente
la possibilità di bloccarmi come giudice e con persone di questo
genere non ho più voglia di praticare il mio hobby.

Il sig. Wiblishauser ha assunto abusivamente un doppio incarico (1°
Presidente e Responsabile del Collegio dei Giudici).

Questo non era ammesso secondo lo Statuto e per questo motivo lui lo
ha semplicemente modificato.

Il Signor Wiblishauser non accetta nessuna critica e tutti quelli che
si sono permessi di fare opposizione sono stati esclusi dal club.

Questa è la situazione attuale.

Ringraziandola per averci concesso quest’intervista, esprimo la
certezza del fatto che le sue dichiarazioni serviranno a far sì che in
cinofilia il vero protagonista sia sempre il cane!

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