On 13/11/2023 09:39, Cordy wrote:
> Il 12/11/2023 14:10, Giacobino da Tradate ha scritto:
>>
>> Chiedo per una amica che vuole comprare un appartamento con il giardino
>> per sgambare i cani.
>>
>> Ha identificato una palazzina con 3 unita' abitative sovrapposte, di
>> proprieta' di un signore che l'ha presa in blocco all'asta e si e'
>> trasferito al primo piano x godere delle agevolazioni prima casa.
>>
>> Poi il proprietario ha affittato l'ultimo piano a un inquilino,
E questo potrebbe essere un problema: occorre leggere
il contratto d'affitto.
>> e ora
>> venderebbe il piano terra, con affaccio al giardino,
>> alla mia amica.
>> Solo che al momento del compromesso il notaio ha osservato che il
>> giardino e' "proprieta' comune"
Forse c'e' una clausola nel contratto d'affitto ?
>> e quindi non vendibile assieme
>> all'appartamento, per il che il compromesso e' saltato.
Le vendite all'asta spesso lasciano molte situazioni in sospeso.
>> In famiglia abbiamo fatto un po' di pettegolezzi e secondo me la
>> soluzione sarebbe un atto di divisione della proprieta'
>> in cui il
>> giardino da comune diventa pertinenza esclusiva all'app. del piano
>> terra, e le altre due unita' abitative non hanno altri diritti (tranne
>> immagino la servitu' del vialetto). L'inquilino non conta
Bisogna vedere se nel contratto d'affitto dell'inquilino
e' menzionato il libero uso del giardino o altrimenti
configurabile un diritto dell'inquilino al suo.
>> e l'atto di
>> divisione compete al solo proprietario, che gestisce del suo.
Salvo eventuale aggiustamente (economico) del contratto con
l'inquilino.
>> Mia moglie dice che se gli appartamenti sono tre, il giardino va
>> prima diviso in tre e poi la mia amica puo' comprare o affittare gli
>> altri 2/3.
Classica visione "socialista" che osservo tipica dell'altro sesso :-)
>> Chi ha ragione?
>>
>
> In questo momento il condominio non esiste.
Ha centrato il punto, salvo la mina vagante dell'inquilino,
che anche se non e' proprietario, potrebbe avere dei diritti
contrattuali sul giardino.
> Nel momento in cui l'unico
> proprietario decide di vendere un pezzo, si costituisce "ipso facto" (=
> per il fatto stesso) il condominio.
Corretto.
> E solo in quel momento si stabilisce
> come si fraziona, che cosa è proprietà comune, cosa invece è proprietà
> esclusiva. Non capisco in base a cosa il "notaio" al "compromesso"
> avrebbe rilevato la situazione di cui parli. Tutto il racconto non è
> attendibile, così come ce lo hai scritto.
Infatti, possiamo ipotizzare una infinita' di situazioni.
Ad esempio, la prima e' che il venditore "ci ha provato",
ovvero nella scrittura della proposta ha cercato di rifilare
un "usufrutto" invece di una proprieta'.
Il che ci porta all'accatastamento delle varie parti, ovvero
una domanda per i geometri: cosa accade alla variegata
collezione di accatastamenti tipica di un condiminio, quando
il condominio cessa ? Resta un accatastamento residuale di
un giardino come proprieta' comune, anche se il condominio
e' scomparso ? Ovvero, un notaio "passa-carte" si appoggia
ad un visualista che gli riferisce di una particella comune
e non si pone la questione che si tratta di un mera rettifica
catastale che non e' stata fatta essendo il risultato di una
vendita all'asta ? (mai visto il curatore sistemare le pratiche
catastali ...)
> Se si trattava di un atto "promessa di vendita" (= compromesso), bastava
> modificarlo nel senso che vuole la tua amica, se l'unico proprietario è
> d'accordo. Se non lo è, beh, non vuole vendere, inutile proseguire le
> trattative ed ha avuto ragione la vostra amica.
>
> Quindi, in sostanza, tu non hai ragione e tua moglie non ha ragione!!! :)
Concordo.
Salvo per quella mina vagante dell'inquilino, che pero' non credo
possa fare valure un annullamento, ma solo una compensazione
economica dal suo locatore.