*****I sacerdoti toscani vittime dei nazifascisti
Don Giuseppe Pesci
Quello che segue è un estratto dal saggio I sacerdoti toscani vittime dei
nazifascisti di Don Giuseppe Pesci comparso in "Il clero toscano nella
Resistenza atti del convegno - Lucca 4-5-6/4/75".
. . .
Dopo questa pur doverosa puntualizzazione generale, devo ora scendere nel
dramma dei 59 uccisi e di quelle popolazioni a cui essi, in quei momenti
supremi, furono padri.
Per avere una visione d'insieme `e opportuno sintetizzare e mostrare
brevemente i punti focali del conflitto dove la tragedia li coinvolse e
ricordare i punti salienti che nel loro sacrificio maggiormente esaltarono
la grandezza dell'uomo libero e la forza del sacerdote santo.
Pur riservandomi di accennare a dei casi isolati, concentrero il mio sguardo
su due zone della Toscana che, per essere a ridosso della Linea Gotica, più
a lungo videro il fiammeggiare della guerra e più intenso il martirio del
popolo sotto l'oppressore. Mi riferisco, da una parte alla Toscana orientale
e particolarmente alla provincia di Arezzo, e dall'altra alla zona
nord-occidentale della Toscana, con le province di Pisa, di Lucca e di Massa
Carrara.
Toscana orientale
Nella provincia di Arezzo, nel tragico 1944, furono trucidati 17 sacerdoti
ed un seminarista appartenenti: dieci alla diocesi di Arezzo, cinque a
quella di Fiesole e due alla diocesi di San Sepolcro.
Emergono fra questi alcune figure: un sacerdote martire insieme al fratello
nella città capoluogo ed altri, eroici, nelle stragi di Civitella della
Chiana e di Castelnuovo dei Sabbioni.
Se qualcuno, arrivando ad Arezzo, chiederà di visitare il luogo più sacro
della Resistenza, lo porteranno al carcere e gli mostreranno una cella
trasformata in sacrario. Ivi il 15 giugno 1944 furono massacrati Sante e don
Giuseppe Tani, il giovane Rossi Aroldo e due partigiani che, insieme ad
altri, avevano compiuto il non riuscito tentativo di liberarli. L'unica
colpa del sacerdote assassinato consisteva, secondo i carnefici, nell'avere
egli gli stessi ideali di libertà del fratello, capo partigiano Sante, e
nell'affermare e credere che per quegli ideali anche un sacerdote può e
deve, se necessario, morire insieme ai migliori del suo popolo.
Dopo solo quattordici giorni, a Civitella della Chiana, si ebbe uno dei
più feroci e gravi massacri di innocenti che quei tempi infausti abbiano
conosciuto. Per tre tedeschi uccisi perirono in quel giorno
duecentocinquanta uomini e, terribile nemesi della storia, fra questi anche
alcuni che, per essere essi fascisti, i tedeschi avrebbero dovuto
risparmiare. In quella circostanza però ogni uomo che parlava italiano
doveva essere massacrato. In questa tenebra di sangue fiammeggi`o allora la
luce di un sacerdote, il parroco, don Alcide Lazzeri, medaglia d'oro al
valore civile.
Don Tiezzi, sopravvissuto alla strage, ci ha ricordato come don Lazzeri
chiese ai nazisti di morire lui, lui solo, al posto dei figli innocenti: una
mitragliatrice gli rispose col piombo e fece del pastore e del popolo
accomunati nel sangue, un segno di sacrificio e di eroismo alto sulle
colline che guardano la Chiana e il non lontano Trasimeno.
In questa circostanza furono pure uccisi mons. Sebastiano Fracassi, canonico
aretino ivi sfollato, il seminarista Giuseppe Pasqui, mentre, non lontano,
nella frazione di San Pancrazio, insieme agli ostaggi del suo popolo, moriva
don Giuseppe Tonelli. Furono perci`o tre sacerdoti ed un seminarista quelli
che al popolo dettero testimonianza di coraggio e di certezze eterne nell'
ora della morte. Nella stessa terribile operazione di rappresaglia il fuoco
della violenza raggiunse anche una plaga della diocesi di Fiesole, e
precisamente Castelnuovo
dei Sabbioni, Meleto e Massa dei Sabbioni che ebbero i loro parroci:
don Ferrante Bagiardi, don Giovanni Fondelli e don Ermete Morini, trucidati
insieme al loro gregge.
Don Bargiardi ripeteva il 4 luglio lo stesso gesto che pochi giorni prima
aveva compiuto l'arciprete di Civitella della Chiana. Al muro che sta sotto
la sua chiesa erano stati raggruppati ottanta uomini destinati a morte. Don
Ferrante che se ne poteva stare al sicuro in canonica esce nella piazzetta
chiede prima che siano lasciati liberi quegli innocenti e quando si rende
conto che l'ufficiale tedesco ha preso ormai la sua tragica decisione, si
mette in mezzo a loro, d`a l'assoluzione, distribuisce l'Eucarestia e li
rassicura: "Vi accompagnerò io davanti al Signore". Il piombo, anche in
questo caso accomunò il sangue del padre insieme a quello dei figli.
Poco più in alto, letteralmente scannato, moriva don Ermete Morini
mentre a Meleto periva, insieme agli ostaggi, il parroco don Giovanni
Fondelli.
Insieme ai tre sacerdoti soprannominati fu ucciso anche il seminarista Ivo
Cristofani. Cosi quattro del clero a Civitella e dintorni, quattro a
Castelnuovo, otto su quattrocento vittime, il conto delle belve tornava.
Se Arezzo, Civitella e Castelnuovo dei Sabbioni furono i calvari più
dolorosi del clero aretino e fiesolano, non possiamo dimenticare che ci sono
ben altri otto sacerdoti assassinati nella eroica e provata provincia.
Muore nel mese di luglio a Faeto il parroco don Dante Ricci per non aver
voluto svelare i nomi della Resistenza, per lo stesso motivo viene ucciso il
sacerdote di Sansepolcro don Domenico Mencaroni, mentre don Francesco
Babini, sacerdote della stessa città, trasportato a Forlì, viene ucciso a
Pieve a Quinto, insieme ad otto detenuti politici.
A Castiglion Fiorentino trova morte violenta padre Paolo Roggi, marista,
mentre il 5 settembre 1944, viene trucidato a Partina, vicino a Bibbiena, il
parroco don Ezio Turinesi.
Sempre a Bibbiena, in località Campi, viene ucciso il domenicano padre
Rosario Mirabene.
Ritornando nel Valdarno, a Pulicciano, frazione di Castelfranco di Sopra, il
parroco don Bianco Cotoneschi che si era più volte adoperato per fare
fuggire i giovani della parrocchia ricercati dai tedeschi, fu preso dall'
ultima pattuglia nemica ed insieme al suo giovane sagrestano ucciso in un
bosco non lontano dalla sua chiesa.
Per ultimo, in questo doloroso martirologio del clero aretino e fiesolano ho
lasciato la coraggiosa figura del francescano padre Raffaello Perricchi.
Egli, quando seppe che alcuni suoi parrocchiani di Chiusi della Verna erano
stati feriti dai tedeschi in fase di rastrellamento, corse a soccorrerli e,
colpito dalla rabbia nemica, trovò eroica morte dopo avere lungamente
agonizzato nel più
completo abbandono. Era il 14 giugno 1944.
Con questa straziante morte del padre francescano si chiude la lista dei 17
sacerdoti e seminaristi assassinati nella provincia di Arezzo e mi si
presenta quella ancora più sanguinosa delle provincie di Lucca, Pisa e Massa
Carrara ove, per il ristagnare della guerra nella Linea Gotica, più lunga e
più terribile fu la tragedia dell'occupazione straniera e più aspra la lotta
partigiana.
Toscana occidentale
II carattere sintetico e corale di questa relazione costringe a dare solo
brevi accenni di una tragedia che per l'intera popolazione fu lunga,
drammatica e spesso apocalittica. Quella che oggi `e la dolce Versilia e l'
aspra Garfagnana e la pittoresca Lunigiana, nel periodo che va dal luglio
del '44 alla primavera del '45, videro un duro e doloroso calvario per tanti
innocenti ed ebbero un ribollire infernale di odio, rabbia e violenze di
tedeschi e di italiani armati che sovente, più che combattenti, furono
assassini.
Aprendo le pagine eroiche e dolorose che in quella terra scrissero il clero
secolare e regolare, si trova, in ordine cronologico, che di massima sarà
rispettato, il nome di don Lino Baldini, parroco di Camporaghena, che viene
ucciso il 5 luglio dai tedeschi per non aver voluto dare informazioni sui
partigiani.
Un mese dopo, il 4 agosto, a Zeri, nella Lunigiana, mentre inginocchiato
nella polvere all'ombra della sua casa si era raccolto in preghiera, veniva
massacrato don Eugenio Grigoletti vecchio parroco di Avelana e non lontano
da lui subiva la stessa sorte don Eugenio Quiligotti, canonico della
cattedrale di Pontremoli, l'amico dei perseguitati. Sempre il 4 agosto viene
arrestato a Fiano il parroco don Aldo Mei, poi condannato a morte e fucilato
a Lucca dopo che gli era stato imposto di scavarsi la fossa.
Prima di cadere crivellato dal piombo, volle, come Cristo, perdonare e
benedire i suoi assassini. Questa morte era un preludio oscuro a quella
terribile carneficina che, pur investendo un'ampia zona, passa ormai sotto
il nome di Massacro di Sant'Anna (12 agosto 1944).
Le vittime di quella zona furono 560. Emerge in quella terribile orgia
di sangue la nobile figura di don Innocenzo Lazzeri, parroco di Farnocchia,
medaglia d'oro al valore civile. Fu lui che alle belve di Reder offrì in
cambio inutilmente la propria vita e, allora, come un supremo monito, mostrò
alto ai carnefici il corpo straziato di un bambino, cadendo poi anch'egli
colpito sui suoi fedeli uccisi.
Impiccato dalle SS con tutta la sua famiglia muore il parroco di Stazzema,
don Fiore Menguzzo, che, come ci assicura Icilio Felici, pochi giorni prima
aveva curato cinque tedeschi feriti in un combattimento con i partigiani.
Durante la strage viene pure arrestato il parroco di Valdicastello, don
Libero Raglianti che, trascinato via dalla sua chiesa e dal suo popolo, sarà
poi ucciso il 28 agosto a Laiano di Filettole, con l'unica accusa di avere
dato medicinali e viveri a chiunque si presentava alla sua porta. A
conclusione di quei terribili giorni le stesse SS massacrarono in
Pietrasanta, insieme ad alcuni civili, mons. Giuseppe Simi, canonico della
Collegiata. Subito dopo le stragi di Sant'Anna le SS di Reder il 19 agosto,
per vendicare 17 loro camerati caduti in uno scontro con i partigiani della
brigata Ugo
Muccini, bloccano San Terenzo in Lunigiana e subito ne uccidono il parroco
don Michele Rabino che spira mormorando "Sia lodato Gesù Cristo" ed è il
primo dei 100 massacrati in quella occasione a Valla.
Più tormentata e tragica ancora la morte di don Luigi Janni, parroco di
Vinca. Egli, che il 24 agosto si era recato con il padre verso i monti per
incontrare alcuni partigiani, dall'alto vede colonne naziste dirigersi verso
il suo paese. Cosa fare? `E il dramma di un padre. Può egli lasciare soli i
figli nell'ora del pericolo? Malgrado che alcuni tedeschi, incontrati nel
suo affannato ritorno verso il paese lo consiglino a fuggire dicendogli che
il comandante `e cattivo, egli va dove l'amore lo trascina. `E lo stesso
maggiore Reder che lo prende per il petto e lo consegna ad un milite delle
brigate nere che lo ucciderà sul ponte di Santa Lucia insieme al padre e a
due uomini catturati con loro.
Intanto con l'avanzare lento dei giorni della spaventosa lotta, continuava
pure lo stillicidio dei sacerdoti uccisi insieme agli ostaggi o per avere
svolto opera di aiuto ai patrioti.
Nei canneti di Filettole viene ucciso, dopo essere stato torturato, don
Angelo Uniti, parroco di Lunata (Capannori), arrestato il 16 dello stesso
mese insieme al suo vice parroco don Giorgio Bigongiari, che troverà morte
il 10 settembre nei pressi di Massa dopo dura prigionia. Con lui verrà pure
fucilato lo stesso giorno don Renzo Gori, della provincia di Livorno, ma
preso anch'egli nella zona di Capannori.
Viene poi don Giuseppe Berlini, parroco di Molina di Quosa. Arrestato il 31
agosto, messo nelle carceri di Massa, verrà poi ucciso, come vedremo,
insieme ad altri il 10 settembre sul Frigido.
Precedentemente un altro sacerdote della diocesi di Pisa, don Angelo Orsini,
parroco di Calcinala, era stato ucciso il 22 agosto per i soliti motivi.
Con un ritmo pauroso il 29 agosto viene soppresso nei canneti di Filettole
don Giuseppe Del Fiorentino, parroco di Bargecchia (Massarosa).
60 anni fa ..oggi
E si arriva così a settembre.
Se fino a questo punto si è trattato di parroci che, uno ad uno, muoiono con
il loro popolo o per il loro popolo, il 2 di questo mese ci troviamo di
fronte ad un vero massacro di sacerdoti e di religiosi.
Chi ricorda l'abbazia di Farneta, sa di citare un nome di sangue e di
gloria.
Dodici monaci certosini, dopo avere aperto la loro casa di preghiera a tutti
i bisognosi, ai profughi, a chiunque avesse un dolore da essere confortato,
una sofferenza da essere lenita, accettano in serenità di spirito di pagare
con la morte il supremo dovere di amore che Cristo aveva loro chiesto.
I discendenti degli antichi Unni circondano l'abbazia, la occupano e tutti i
monaci, presi prigionieri vengono percossi, insultati, e trascinati a morte
o deportati.
A Montemagno (Camaiore) il 7 settembre, viene fucilato il priore della
Certosa padre Martino Binz, svizzero, insieme a lui, nella stessa località,
riceve morte monsignor Salvador Montes De Oca, vescovo venezuelano, novizio
certosino: e gli altri dieci, portati nelle carceri di Massa, saranno uccisi
il dieci dello stesso mese nei dintorni di Massa e, in particolare, nella
orrenda carneficina di prigionieri ed ostaggi, circa 170, che va nota sotto
il nome del "Frigido". Morirono con i certosini, prigionieri con loro, don
Giorgio Bigongiari, vice parroco di Lunata, che già abbiamo ricordato, don
Giuseppe Bertini, arrestato il 31 agosto a Molina di Quosa, don Renzo
Tognetti, studente di teologia e fra Marcelle Verona dei Minori Carmelitani.
Per un dovere di giusto onore alla loro memoria ricorderò anche i nomi degli
altri dieci certosini trucidati: padre Gabriele Maria Costa: medaglia d'oro
al V. M.; padre Pio Maria Egger, svizzero, maestro dei Novizi; padre Adriano
Compagnon, francese; padre Benedetto Lapuente, spagnolo; fra Addano Clerc,
svizzero; fra Alberto Rosbach, tedesco; fra Giorgio Maritano, italiano; fra
Michele Nota, italiano; fra Bruno D'Amico, italiano; fra Raffaele Cantero,
spagnolo.
Dopo questa strage restano da ricordare, quasi ultime faville di un grande
incendio alcuni sacerdoti che consumarono isolati il loro martirio.
Prima di tutti tre religiosi: padre Raffaele Mazzucchi, dei Servi di Maria
ucciso a Nocchi di Camaiore il 4 agosto 1944; il francescano fra Antonino
Bargagli, ucciso il 10 agosto in Viareggio mentre tornava al suo convento e
padre Ignazio da Carrara al secolo Luigi Rossi, cappuccino, parroco di
Vittoria Apuana, inseguito e colpito a morte nell'orto del suo convento di
Forte dei Marmi.
Dopo questi tre religiosi, si fa avanti un giovane di ventisei anni, un
sacerdote ardente e attivo collaboratore del Comitato di Liberazione di
Fosdinovo: don Florindo Bonomi, più volte arrestato e il 15 settembre ucciso
dal Comando locale delle SS.
A questo triste elenco di sacerdoti uccisi nelle zone apuane mancano ancora
due nomi: don Carlo Beghe, parroco di Novegigola fucilato ad 81 anni il 2
marzo 1945, dopo essere stato nelle carceri naziste.
Toscana centrale
Nelle province di Siena, Livorno, Firenze e Pistola la guerra ebbe uno
svolgimento più rapido e, benchè il clero facesse nella quasi totalità la
sua parte per la difesa e l'assistenza delle popolazioni e, con a capo il
card. Elia Dalla Costa, si prodigasse per opporre l'amore alla violenza, non
ebbe però a pagare, come altrove, un grande tributo di vittime.
Nella provincia di Pistoia il 23-8-1944 viene ucciso, insieme a sua madre il
seminarista Marino Arinci in localitàa Padule di Fucecchio.
La figura emergente della provincia di Firenze `e padre Eligio Bortolotti,
dei Padri Giuseppini, parroco di Querceto (Sesto Fiorentino). Viene
arrestato, torturato ed ucciso il 5-9-1944 sotto l'accusa di avere
collaborato con i partigiani.
60 anni fa.. oggi
Pochi giorni prima il 25-8-1944 a S. Domenico di Fiesole era stato ucciso il
domenicano fra Antonio Casucci. Antecedentemente, mentre le truppe alleate
serravano su Firenze, viene trucidato a San Casciano Val di Pesa, il 26
luglio 1944 il cappuccino fra Rufino Sani che si era prodigato per aiutare
la popolazione.
Sempre nella provincia di Firenze, a Crespino sul Lamone, il 17 luglio 1944,
trova morte il parroco don Fortunato Trioschi. Egli era stato arrestato
insieme ad alcuni suoi parrocchiani e, per non aver voluto rivelare nomi e
fatti di partigiani, viene costretto a scavarsi la fossa e in essa viene
trucidato.
Con questa, strage del Crespino che vede uniti ancora una volta un padre con
i suoi figli, si chiude questo doloroso ed insieme glorioso elenco di
cinquantanove sacerdoti trucidati perchè difendevano i deboli in obbedienza
ai grandi ideali umani e divini di giustizia, amore e libertà.
A questi, possono essere aggiunti alcuni nomi di religiosi morti sempre nel
tormentato periodo della guerra, dopo avere dato per i fratelli la parte
migliore di se stessi. Sono così da ricordare sacerdoti come: don Italo
Gambini, caduto per la esplosione di una mina, durante il soccorso alla sua
popolazione di Castiglioncello, don Raffaele Rossi, viceparroco di
Castelnuovo di Garfagnana che
da Firenze riattraversa la Linea Gotica per essere vicino ai suoi
parrocchiani sulla linea del fronte e muore in seguito ad un bombardamento;
e così pure don Umberto Lotti deportato in un lager a Linz (Austria) ed ivi
deceduto il 25-7-1944.
60 anni fa il 31 agosto, domani l'altro
A Fiesole si ricorderà sempre la figura di un novizio francescano, fra
Damiano Sargentoni che saltò su una mina mentre faceva da guida alle prime
pattuglie partigiane della Buozzi che muovevano verso Fiesole nel giorno
della liberazione.
Non ci poteva essere figura più degna di questo francescano per chiudere la
lunga vicenda di dolore e di sangue nella quale un così gran numero di
uomini di Dio soffrirono il martirio per essere voluti rimanere con il
popolo nell'ora dell'odio e della violenza. .
.**********************************************
Pomero
Di una cosa posso essere sicuro: non so cosa risponderanno gli altri utenti
a questo post.
Ma sono sicuro che nessuno imiterà pomero. Che nel thread: Leggi questo
rana. ha scritto:
>Alla lista dei Sacerdoti Emiliani Romagnoli uccisi che tu hai postato e che
>io non discuto perché non ho materiale da presentare ho tolto quelli che
>sono stati ammazzati prima del 25 Aprile, pesche potrebbe verificarsi che
>sia stata una uccisione necessaria perché collaboratori con il
nazifascismo,
Sono sicuro che nessuno, risponderà che dalla lista toglie tutti i sacerdoti
toscani uccisi prima del 25 Aprile, in quanto potrebbe verificarsi che sia
stata una uccisione necessaria perché collaboratori con la resistenza.
Ad'I
> Avrei dovuto scrivere il titolo del thread aperto da falko
> "Rana leggi qui" chiunque lo legge è una rana?
..ma no, è la risposta polemica a sergio, che mi chiama takkino
ariano...:)))
> *****I sacerdoti toscani vittime dei nazifascisti
> Don Giuseppe Pesci
> Quello che segue è un estratto dal saggio I sacerdoti toscani vittime dei
> nazifascisti di Don Giuseppe Pesci comparso in "Il clero toscano nella
> Resistenza atti del convegno - Lucca 4-5-6/4/75".
> .. . .
> Toscana occidentale
> 60 anni fa.. oggi
> ..**********************************************
> Pomero
Ti ringrazio nuovamente del tuo contributo nella ricerca della verità:
questi sacerdoti non hanno certo minor dignità di quelli uccisi nel
dopoguerra, perchè non devono esistere morti di serie A o di serie B.
Ciao
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ab...@newsland.it
> Ti ringrazio nuovamente del tuo contributo nella ricerca della verità:
> questi sacerdoti non hanno certo minor dignità di quelli uccisi nel
> dopoguerra, perchè non devono esistere morti di serie A o di serie B.
> Ciao
Mi associo nel cordoglio per questi innocenti. E mi associo nel ribadire
che: Non ci debbono essere morti di serie A e di serie B
Ciao
Forse gli altri utenti capiscono cosa scrivo e non hanno pensieri degni di
Jago
se poi domandano con sincerità (non come te vermicello) si cerca di
rispondere
Pomero
Non posso che rigirare a te tutto il discorso vermicello compreso.
Ad'I
Possibile, c'erano preti che stavano dalla parte dei fascisti e preti che
stavano dalla parte della Resistenza.
Diverse volte venivano uccisi dai tuoi camerati nazisti anche senza motivo
(vedi Boves) che non erano per la Resistenza.
Del resto il tuo pensiero lo hai gia' espresso chiaramente : tu giudichi
TUOI i morti nazifascisti, e parli DI ALTRI riferendoti ai morti che hanno
combattuto i nazifascisti.
Se non ricordi quello che hai scritto (tanto per far la solita sceneggiata
tua) rileggi pure :
http://groups.google.it/groups?hl=it&lr=&ie=UTF-8&selm=Pe4Wc.170733%245D1.8276437%40news4.tin.it
Arduino (ardui...@katamail.com)
Oggetto:Re: Ricordando Fanin
View: Complete Thread (18 articoli)
Original Format
Newsgroups:it.cultura.storia
Data:2004-08-22 09:56:14 PST
"falko" <art...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:cga7s8$pph$1...@news.newsland.it...
> Arduino ha scritto:
> Hai notato il silenzio assordante su questo post?
> Difficile negare l'evidenza...
Si, lo avevo notato. Non ero intervenuto in un primo momento, non avendo
niente da aggiungere. Ma poi ho notato il silenzio. E' la loro solita
tattica, se le vittime non sono loro, o se non hanno penosi appigli su cui
cavillare (come su Muti), semplicemente le ignorano, non esistono, magari
fra qualche giorno, postano qualcosa su uno dei loro rari morti, come se le
loro vittime fossero un unicum; che qualcuno in un mondo idilliaco in cui la
violenza era sconosciuta, si fosse divertito ad infierire sui miti e
mansueti comunisti. E poi accusano gli altri di essere negazionisti. Loro
non si danno neppure la pena di negare, semplicemente ignorano tutta quella
grandiosa parte di storia che non rientra nei loro schemi.
Ciao
Ad'I
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ah ardui', di quale grandiosa parte di storia parlavi in questo post? i
lager fascisti e della RSI di cui non avevi mai sentito parlare? della
collaborazione attiva con le SS alla caccia agli ebrei? dei gas sulla Libia
e l'Etiopia? dei massacri di civili da parte dei fascisti nei territori
occupati tipo i Balcani?
--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Un morto e' un morto.
Ma non puoi certo dire che un repubblichino che ha torturato e fucilato sul
posto un partigiano o che ha rastrellato e deportato un ebreo finito
ammazzato ad Auschwitz meriti di essere posto sullo stesso piano a livello
ideale e morale.
Del resto sei il primo a fare distinzioni tra i morti tuoi (i camerati
nazifascisti) e quelli ALTRI (gli antifascisti) .
E cio' e' evidente in uno dei tanti tuoi post tipo questo (recentissimo):
Arduino (ardui...@katamail.com)
Oggetto:Re: Ricordando Fanin
View: Complete Thread (18 articoli)
Original Format
Newsgroups:it.cultura.storia
Data:2004-08-22 09:56:14 PST
"falko" <art...@libero.it> ha scritto nel messaggio
news:cga7s8$pph$1...@news.newsland.it...
> Arduino ha scritto:
> Hai notato il silenzio assordante su questo post?
> Difficile negare l'evidenza...
Si, lo avevo notato. Non ero intervenuto in un primo momento, non avendo
niente da aggiungere. Ma poi ho notato il silenzio. E' la loro solita
tattica, se le vittime non sono loro, o se non hanno penosi appigli su cui
cavillare (come su Muti), semplicemente le ignorano, non esistono, magari
fra qualche giorno, postano qualcosa su uno dei loro rari morti, come se le
loro vittime fossero un unicum; che qualcuno in un mondo idilliaco in cui la
violenza era sconosciuta, si fosse divertito ad infierire sui miti e
mansueti comunisti. E poi accusano gli altri di essere negazionisti. Loro
non si danno neppure la pena di negare, semplicemente ignorano tutta quella
grandiosa parte di storia che non rientra nei loro schemi.
Ciao
Ad'I
Ma sai leggere?
Ad'I
ne conosci qualcuno?
> ne conosci qualcuno?
Ah già, dimenticavo, gli stermini di stalin sono solo una calunnia per
diffamare i comunisti.
Ad'I
sei proprio una frana non parlavi di stermini ma di scherani
ripeto ne conosci uno?
la tua somaraggine in storia, meschino tuttologo che altro non sei, ti fa
dimenticare che principali vittime di Stalin sono stati i bolscevichi.